It's a Cliché

By -Happy23-

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Hayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juillia... More

Premessa
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12 - Parte 1
Capitolo 12 - Parte 2
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42 - Parte 1
Capitolo 42 - Parte 2
Capitolo 43 - Parte 1
Capitolo 43 - Parte 2
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59 - Parte 1
Capitolo 59 - Parte 2
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Epilogo
Capitolo 1 Bonus - Parte 1
Capitolo 1 Bonus - Parte 2
Capitolo 1 Bonus - Parte 3
Capitolo 2 Bonus - Parte 1
Capitolo 2 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 1
Capitolo 3 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 3
Capitolo 4 Bonus
Capitolo 5 Bonus
Profilo Instagram

Capitolo 27

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By -Happy23-

«Oh, finalmente siete arrivati!» esclamò Donna, appena raggiunsi il nostro gruppo di amici. Erano tutti accerchiati attorno una poltrona.

«Per poco Hayden non mi convinceva a tornare a casa.» schioccai la lingua con fare vittorioso.

Mi lanciò uno sguardo omicida e ridacchiai sotto i baffi, «ma io sono stata molto più convincente di lui. Non è vero, Miller?»

Non rispose. Continuò a guardarmi dall'alto con fare irritato. Aveva perso la sfida. Di davvero pochi secondi ma era venuto prima di me.

«Pensavo aveste risolto, perché ha ancora questa faccia da scorbutico?» intervenne Brandon, agganciando le sue spalle con un braccio e dandogli degli schiaffetti sulla guancia.

Hayden lo fulminò con lo sguardo.

«Mi correggo, sembra molto più scorbutico di prima.»

Trattenni un sorriso e poi allungai un braccio verso la mia amica, «ho bisogno di ballare.»

Venni subito accontentata e mi buttai nella massa di ragazzi in mezzo all'ampio soggiorno. Anche Malcolm ci raggiunse e insieme iniziammo a ballare.

Sapevo di essere osservata, e non solo perché percepivo due iridi che mi perforavano la nuca, ma anche perché ogni volta che mi guardavo oltre le spalle con fare disinvolto e rapido dalla musica, i miei occhi cadevano sempre su quell'unica persona a cui stavo dando attenzione e da cui volevo riceverne.

Hayden non si sarebbe mai schiodato dal resto del gruppo, ora composto da altri della squadra che bevevano e parlottavano tra loro. Probabilmente facendo anche commetti su diverse ragazze che passavano sotto i loro nasi da come si giravano a guardarle. Tutti tranne Travis, essendo fidanzato, e Hayden.

«Non capisco se ti voglia staccare la testa o scoparti violentemente!» urlò Malcolm al mio orecchio.

Arrossii, ruotando gli occhi e continuai a ballare a ritmo di una canzone spagnola e molto reggaeton.

«Più probabile la prima.» risposi memore di ciò che era accaduto nel parchetto.

Non era stato contento di perdere. Affatto.

Agguantai la spalla della mia amica con un braccio e insieme ballammo molto sensuale con le gambe incastrate e i bacini che ruotavano, scendevano e risalivano insieme.

Risi quando Malcolm si mise alle mie spalle afferrò i miei fianchi simulando cose che era meglio non dire.

Avevo sete ma volevo anche usufruire di quel momento di gioia prima che i miei piedi chiedessero pietà dati i tacchi.

Faceva caldo. Tutti i corpi sudati e ammassati che si muovevano sotto il ritmo incessante e perforante della musica rendeva tutto molto caotico. Mi voltai con il corpo attaccato a quello del mio amico e le braccia alzate. I capelli erano un ammasso di ciocche disordinate e mosse e fu proprio tra esse che ritrovai due fari blu che, tra le luci di vari colori che illuminavano la stanza, sembravano color petrolio.

Aveva un bicchiere rosso in mano ma sapevo che non avrebbe bevuto un goccio.

Ora c'erano delle ragazze che si erano unite al gruppo, e due stavano cercando di attirare la sua attenzione. Senza successo perché era Brandon che stava portando avanti la conversazione, senza problemi, aggiungerei.

"Vieni." Mimai in mezzo ad un sorriso.

Come sospettavo, sollevò un sopracciglio e negò risoluto.

Sbuffai e spostai l'attenzione a suo cugino. Ci impiegai qualche secondo ad avere la sua attenzione ma appena lo smeraldo dei suoi occhi mi trovò, gli feci segno con l'indice di raggiungermi e non se lo fece ripetere due volte.

Salutò le due ragazze e le lasciò con Hayden che lo vidi serrare la mascella e fulminare Brandon con lo sguardo.

«Riccioli d'oro, me la lasci?»

Sorrisi per il nomignolo che aveva dato a Malcolm e quando il mio amico mi liberò mi ritrovai tra le sue braccia. Indossava una camicia scura trasparente con ricami particolari, questo permetteva di intravedere il corpo e tutti i suoi tatuaggi.

Brandon era indubbiamente un bellissimo ragazzo. Tutti i Miller avevano il loro fascino che riusciva a stregarti.

«Molto belle quelle due ragazze.» dissi mentre spingevo la mia schiena contro il suo petto.

«Mh, Hayden non la pensa allo stesso modo.»

Guardai dietro di noi e questa volta lo vidi intrattenere una conversazione con entrambe. E aveva la stessa scioltezza di Brandon sul volto.

«Non sembra.» replicai, distogliendo di scatto lo sguardo.

Lo sentii ridere e mi fece fare una piroetta. Mi ritrovai con il petto contro al suo e avvolsi le mani dietro al suo collo.

«Non dovresti essere gelosa, dolcezza.»

«E infatti, non lo sono.»

Il bruciore allo stomaco era dovuto all'alcool.

Nonostante la musica, avendo i volti molto vicini era possibile tenere la voce normale. Lo smeraldo dei suoi occhi era molto acceso e limpido, e un po' lucido per l'alcool.

«Se dirlo ti fa dormire la notte...»

Ruotai gli occhi e lanciai uno sguardo verso Hayden. Da questa posizione potevo spiarlo senza troppi problemi.

«Tu ci andresti a letto?» domandai, seriamente curiosa di sapere la risposta.

«Con la bionda, si.»

Puntai lo sguardo su di lei, era quella che stava cercando disperatamente di attirare l'attenzione di Hayden che però sembrava riposta più sull'amica.

«Hai un debole per chi è biondo?» chiesi, scostandomi per guardarlo.

La musica attorno a noi avrebbe dovuto far muovere i nostri corpi ma eravamo fermi a parlare.

«Si,» rispose e poi ghignò, lanciando uno sguardo alla mia figura, «ma ci sono sempre le eccezioni.»

Sorrisi e scossi la testa, «non verrò mai a letto con te, Brandon.»

«Ouch

Ruotai gli occhi, «non so cosa ci sia tra te e Mal, ma non ci proverei mai con qualcuno è stato o che va con i miei amici.»

«Comprensibile, ma sappiamo bene che non è questo il vero motivo.»

Inarcai un sopracciglio, «è perché sono vergine?»

«No- aspetta...» si accigliò e fermammo i nostri movimenti mentre il resto continuò a ballare, «sei vergine? Sul serio?»

«Si. Perché è strano?»

«Non è strano ma ora capisco molto di più.» rispose per poi scoppiare a ridere.

Lo guardai storta e mi leccai le labbra, «tu sai che lui non va a letto con chi è vergine.»

Annuì ghignante, «e tu non hai idea di quanto questo sia divertente.»

«Perchè?»

Mi prese per i fianchi tirandomi saldamente a lui e risucchiai un respiro quando le nostre labbra quasi si scontrarono per quel gesto improvviso.

«Ti scoperebbe in ogni angolo di questa casa ma non può farlo, dolcezza. Sarai la sua rovina.»

«Sono certa che possa trovare altre con cui intrattenersi in quella parte.» replicai, cercando di ingoiare l'acidità.

Continuò a ridere di me, o di noi, e scosse la testa mentre abbassava il volto e sfiorava il mio lobo con le labbra.

«Lo può fare, ma non è ciò che desidera. Credimi.»

Deglutii e osservai oltre la sua figura. Le due ragazze ora erano sparite ed era affiancato da alcuni della squadra ma le iridi scure erano puntate su di me.

«Ci sta guardando, vero?»

Annuii e si allontanò sfiorando la mia guancia con il naso e quasi rabbrividii. Lui e Hayden avevano un qualcosa che ti avrebbe sempre fatto tremare le ginocchia. Distolsi lo sguardo dal ragazzo in fondo alla parete e lo puntai sulle labbra del cugino a pochi centimetri dalle mie. Era più sottili di quelle di Hayden ma avevano una bella forma.

«Potremmo baciarci e farlo incazzare.» propose con malizia.

«Mal-»

«Gli parlerò e comunque tra noi non c'è nulla di serio.»

«Hayden non si incazzerà.»

«Scommettiamo?»

Non osai cercare quei pozzi blu, non ne avevo bisogno. Li sentivo bruciare contro di noi.

Sospirai, «perchè no.»

Sorrise ampiamente poi strinse la presa sui miei fianchi, senza scendere o salire da quel punto e in un batti secondo mi ritrovai le sue labbra sulle mie. Ci impiegai poco a ricambiare, questo perché l'alcool nelle vene aiutò il processo. Speravo che Malcolm non si arrabbiasse, non volevo discutere con lui.

Modellò le sue labbra morbide contro le mie e riuscì solo a sfiorare la punta della mia lingua tastando il sapore dolce dovuto al drink bevuto prima che qualcuno si intromise, schiarendosi la gola con insistenza.

Brandon si allontanò con un sorriso arrogante sul viso e ammiccò verso di me. Era praticamente stato solo uno scontro di labbra, non eravamo riusciti a fare molto.

Qualcuno alla nostra sinistra torreggiava e quando porta lo sguardo sulla figura, il cuore mi finì in gola.

«Avete finito?» Hayden chiese con freddezza e un muscolo che guizzò sulla mascella.

«Avevamo appena iniziato, in realtà.» replicò il cugino, leccandosi le labbra.

Se lo sguardo avesse potuto uccidere, a quest'ora Brandon si trovava già nel regno dei morti.

«Malcolm ti sta cercando, non dovresti farlo aspettare.» disse il moro a denti stretti.

Nel sentire quel nome, vagai preoccupata alla ricerca del mio amico. Quando lo trovai mi stava facendo il medio ma con un sorriso giocoso sulle labbra.

"Scusa," mimai e lui ruotò gli occhi scuotendo la testa divertito.

«Dolcezza, vieni con me o--»

«Lei resta qui.»

Inarcai un sopracciglio al comando di Hayden e feci per replicare ma l'occhiata fulminea e glaciale mi fece cambiare idea.

«Resto qui.» ripetei con un sospiro.

Brandon ci salutò con un inchino mentre si passava le dita tra i capelli e spiai nella camicia trasparente mentre si allontanava da noi.

Hayden dovette schiarirsi ancora la gola per attirare la mia attenzione, e sapevo quanto lo infastidisse.

«Che vuoi?» chiesi, incrociando le braccia.

A differenza del cugino, Hayden sapeva farmi tremare le gambe con un solo sguardo. La sua figura era più sovrastante di Brandon.

«Cosa credevi di fare, esattamente?» inclinò la testa, stringendo lo sguardo.

«Divertirmi. Cosa che dovresti fare anche tu, sei troppo rigido.» risposi con naturalezza, toccandogli il petto con l'indice.

«Pensavi di farmi ingelosire?»

«No,» mentii, agitando la testa per avere un po' di aria fresca sul coppino, «pensavo solo di farmi un bel ragazzo mentre il cugino continuava a fissarmi come un maniaco.»

Si irrigidì per un istante e poi si leccò l'angolo della bocca con occhi freddi, «non so a quale gioco tu stia giocando, Adams, ma sappi che giocherai da sola.»

«Abbastanza ovvio. Hai fatto scappare il mio compagno.»

«Malcolm lo cercava.»

Sorrisi, «okay.»

Inspirò a fondo e feci per andarmene dalla massa di ragazzi che ci circondava quando venni trascinata indietro per un polso e mi ritrovai con la schiena premuta al petto solido di qualcuno a me familiare.
La sua colonia mi avvolse e le immagini del parchetto mi tornarono in mente facendomi stringere le cosce.

Chiuse un braccio attorno al mio addome mentre con le labbra mi sfiorava l'orecchio. Non avevo idea se qualcuno ci stesse osservando. Era abbastanza da scoop un'immagine se scattata in quel momento, ma non mi importava.

«Perchè sei così bambina, Adams?»

Quelle parole avrebbero dovuto offendermi o infastidirmi almeno, ma fecero il contrario. Ridacchiai e piegai la testa per poterlo guardare ma mi ritrovai le sue labbra proprio altezza occhi.

«Guarda che io volevo solo divertirmi.»

Accennò un sorriso cinico, «perchè non ti diverti senza farti infilare la lingua in gola da mio cugino?»

«Volevi essere tu?» sussurrai, alzando una mano per sfiorargli la guancia con l'indice, incrociai i suoi occhi profondi e bui.

«Niente baci fuori dal sesso.» soffiò con avvertimento roco.

«Ma noi non facciamo--»

«Hai capito cosa intendo.» disse serio, afferrando la mia mano per abbassarla.

Premetti le labbra e inspirai a fondo, «peccato, non sai cosa ti perdi.»

Non replicò ma dal suo sguardo sembrò voler dire: "so cosa mi perdo."

Sorrisi languida e sgusciai via dalle sue braccia, «vieni.»

«Dove?»

«A quest'ora si gioca ad obbligo e verità.»

Sbuffò alle mie spalle, «non ci penso neanche a giocare.»

«Allora, resta a guardare ma ti avviso, è il genere vietato ai minori di diciott'anni.»

«Ancora più idiota.»

Notai una certa tensione nella sua voce ma non replicai. Al contempo lo trascinai nella zona del gioco, un'area del soggiorno vicino al camino dove sapevo avrei trovato tutti gli altri.

«Giocate?» chiese Donna con occhi lucidi e un sorriso ubriaco.

«Io si, lui--»

«No, grazie.»

Come sempre, noioso. Ruotai gli occhi e mi andai a sedere su un divanetto vicino alla mia amica.

C'era anche Myles seduto a terra che salutai allegramente. Non avevo idea di chi lo avesse invitato ma sospettavo Brandon, dato che mi fece l'occhiolino dal divano frontale.

Hayden si sedette sul bracciolo al mio fianco e rimase impassibile.

«Tutti pronti? Le regole sono le stesse.»

E cioè, se non volevi fare quello che si aveva scelto bisognava bere uno shottino di vodka.

La bottiglia in vetro sul tavolino venne girata e il gioco iniziò.

⚜️

Erano passati diversi round. Ero uscita due volte, in una avevo scelto obbligo e nell'altra verità. Al primo obbligo avrei dovuto baciare il culo di un ragazzo a caso e mi ero rifiutata generando diversi versi di malcontento. E la verità era stata: tra i ragazzi presenti chi è il più attraente?

Avevo risposto Brandon. 

Avevo mentito? Si, ma nessuno avrebbe questionato essendo uno dei più attraenti. 

Hayden aveva tossito, facendomi ridere internamente.

Non avevo idea di quello che fosse successo prima, ma tornai alla realtà quando vidi la bottiglia indicare me. Sentii quel pizzico di adrenalina scorrermi nelle vene. 

«Mak, obbligo o verità?» chiese Travis con un sorriso brillo. 

Anche lui aveva evitato di fare diverse cose non volendo discutere con Donna essendo cose meglio fare da single. 

Guardai proprio la mia amica alla mia sinistra in cerca di un suggerimento e mi sorrise in modo malizioso.

«Obbligo.» 

«Bene,» si schiarì la voce ghignando, notando il nostro cambio di sguardi e poi lesse lo schermo del telefono su cui erano scritti i vari obblighi e verità da fare, «fatti fare un succhiotto dalla persona che si trova al tuo fianco.» 

Sospiri indignati delle ragazze echeggiarono nelle mie orecchie e lui girò il telefono per far leggere ai presenti l'obbligo che era uscito.

«Io mi tiro indietro perchè non vorrei mai far ingelosire il mio ragazzo.» commentò la mia amica con un fintissimo sospiro dispiaciuto.

Stronza.

«Hayden non sta giocando.» replicò una voce femminile con astio.

«Se lui vuole, può farlo.» rispose Travis.

Lo fulminai con lo sguardo. Era vero che il gioco non comprendeva solo i giocatori, ma anche persone esterne, ma non potevo farmi fare un succhiotto da Hayden. Lo avrebbero ripreso di sicuro e sarei finita nuovamente su qualche tabloid con qualche strana didascalia da clickbait

«Per me va bene.»

Diversi fischi si innalzarono e con le guance rosse alzai la testa verso di lui.

«Paura, Adams?» mormorò.

Assottigliai lo sguardo e la presi come una sfida. Mi alzai facendo contenti tutti i presenti e mi sedetti sulle sue gambe stando di profilo. 

«Ci filmeranno.» dissi a denti stretti mentre lui sorrideva soddisfatto.

«Prima volevi baciarmi.»

«Sapevo avresti detto di no.» scattai a bassa voce.

«Non vuoi?» domandò serio, spingendomi più verso di lui.

Certo che si. 

«Entro domani!» urlò qualcuno.

Ruotai gli occhi e allacciai le braccia al suo collo, facendo sfiorare i nostri nasi per la vicinanza, «spero riprendano il mio lato migliore.»

Rise sottovoce mentre mi liberava il collo dai capelli, «idiota.»

Ora il mio stomaco era diventato un groviglio di emozioni miste al desiderio, nervosismo, agitazione. Cercai di apparire tranquilla ma la verità era che sarei potuta svenire da un momento all'altro. Circondò la mia vita e chinò il volto annusando la pelle del mio collo. Non poteva fare così, però. Ignorai i commenti dei presenti che ci incitavano a muoverci. Non aveva nessuna intenzione di velocizzare quel momento. E io volevo godermi ogni singolo secondo.

Lui sorrise contro la mia pelle e io risucchiai un respiro quando con avvertii una nocca mi accarezzarmi la giugulare. Non riuscii a non ansimare e affondai le unghie nelle sue spalle per reggermi mentre inclinavo la testa per lasciargli più spazio.

Era in paradiso o all'inferno?

«Dove lo vuoi, Adams?» gracchiò al mio orecchio per poi chiudere la mano attorno al mio collo e accarezzare con il pollice la vena pulsante.

Porca puttana. Inferno. Decisamente quello.

Deglutii a fatica per tutta la situazione troppo intensa e fissai la gente alle sue spalle, anche altri ci stavano guardando, «stupiscimi.»

Si tirò leggermente indietro per incontrare i miei occhi annacquati di piacere e alcool e alzò un angolo della bocca, «non ti conviene lasciarmi carta bianca, non quando siamo di fronte a tutta questa gente.»

Avvampai, il calore si propagò in fretta anche tra le mie cosce e le accavallai. 

Respirai tremante per poi mantenere il contatto visivo e staccare una mano dalla sua spalla per afferrare il suo pollice e portarlo appena sotto alla mascella.

«Qui.» soffiai a respiro corto.

«Per l'assurdo, era lo stesso punto che stavo pensando anche io.» sogghignò per poi togliere la mano dal collo e posarla sulla mia coscia, affondando le dita nella pelle mentre il suo viso si nascose nell'incavo del collo.

Mi fu difficile tenere gli occhi aperti e non ansimare, ma dovevo mantenere un certo contegno. Non eravamo soli. Avvolsi le braccia attorno al suo collo per reggermi e inspirai a fondo quando sentii le sue labbra morbide posarsi con un dolce bacio proprio nel lembo di pelle indicato poco prima.

Dannato, Miller

Si prese tutta la calma del mondo, ignorando le richieste di muoversi dei nostri amici e compagni di gioco. Le sue labbra piene si chiusero e iniziò a succhiare provocandomi un leggero bruciore in quella zona ma soprattutto nello stomaco e basso ventre. Il mio cuore stava per sfondare la gabbia toracica e il mio sangue aveva raggiunto livelli di pressione altissima. Morse e leccò la mia pelle irritata, poi continuò a succhiare mentre non riuscii più a trattenere un pesante sospiro che si perse nei suoi capelli.

Si staccò pochi istanti dopo, assicurandosi di aver lasciato un altro umido bacio sul marchio dolente e che nessuno lo vedesse.

Sentii le sue labbra sfiorarmi il lobo e affondai i denti nel labbro per poi deglutire, «ammetto che inizia a piacermi questo gioco.»

Ridacchiai ancora intontita e appena mi liberò dalla sua morsa, mi sollevai e -cercando di non cadere- tornai al mio posto.

Avrei voluto toccare quel segno ma non potevo farlo di fronte a tutti.

Sentii un paio di occhi fissarmi e riconobbi subito a chi appartenesse quello smeraldo. 

"Sei bagnata?" mimò con un ghigno.

Lo guardai male e mi grattai la punta del naso con il medio facendolo ridere.

Ma la risposta sarebbe stata: si

⚜️

Il gioco era andato avanti. E per me non nel migliore dei modi.

Per questo motivo mi trovavo in bagno, in attesa che la mia migliore amica arrivasse con il mio perizoma che avevo tolto per evitare di bermi il settimo shottino di vodka, che mi avrebbe stordita completamente.

Appena sentii la porta del bagno aprirsi tirai un sospiro di sollievo.

«Oh, finalmente, Don-»

Merda. Non era Donna. Me lo sarei dovuta immaginare.

«Cercavi queste?» domandò Hayden chiudendo la porta con una mano mentre con l'altra con due dita teneva il mio perizoma blu.

Inspirai a fondo avanzando con rapidità, «dammele», sibilai a denti stretti.

Cercai di strapparle dalla sue mani ma fu più veloce ad allontanarle e se le rinfilò in tasca superandomi per andare verso il lavandino e fermarsi davanti.

Mi passai una mano tra i capelli e lo raggiunsi incrociando le braccia e sguardo annoiato. Aveva quell'espressione sfacciata mentre si specchiava e si sistemava i ciuffi arricciati.

«Puoi ridarmele, per favore?»

«Ti sei divertita con il Muppet.»

Sapevo avrebbe tirato in ballo il gioco. Durante un turno era uscito lui e aveva dovuto farmi un tequila body shot. E io a lui.

Assottigliai gli occhi con fare malizioso, «effettivamente sa quello che fa.»

E ovvio che stessi mentendo. Perché per tutto il tempo non avevo fatto altro che pensare a lui. Impossibile non farlo dato che per tutto il tempo avevo sentito il suo sguardo bruciarmi la nuda.

Un muscolo guizzò sulla mascella ma nascose quel breve movimento facciale con un sorriso arrogante, «con la faccia da Muppet che si ritrova, è essenziale che sappia fare almeno quello.»

Schioccai la lingua seccata e sospirai a fondo. Stronzo.

Evitai di ribattere perché sapevo avrebbe avuto sempre la risposta pronta, più insulto che altro, e mi spostai dietro di lui per poi allungare la mano e sfilargli le mie mutande dalla tasca dei suoi pantaloni. Purtroppo, aveva già le mani dentro, e questo non mi permise di fare niente se non grugnire in modo frustrato.

Si voltò lentamente, accavallando le caviglie e mi guardò dalla sua altezza in modo beffardo. Le iridi blu erano vive.

«Non posso stare nuda.. sotto, per tutta la festa.» dissi con fare ovvio e stanco.

Perché diavolo Donna gli aveva lasciato il mio perizoma?

«Ma sarebbe divertente, non credi?» mormorò con un sorriso serafico.

No. Non sarebbe stato divertente, Miller.

Ma...

Ricambiai il sorriso, «anche se, così Myles non avrebbe difficoltà a--»

Le parole mi morirono in gola e risucchiai un sospiro sorpreso quando, di scatto, mi afferrò per i polsi trascinandomi verso di sé per poi ruotare i corpi e facendo scontrare me al lavandino.

Mi aggrappai alla ceramica con una presa ferrea nonostante le sue mani fossero ben salde attorno alla mia vita. Ma avevo bisogno di un supporto perché il tessuto del mio vestito era talmente leggero che permetteva al calore delle sue mani di penetrare e bruciare la mia pelle.

Avevo il respiro affannato quando abbassò le testa per far scontrare le nostre fronti.

«Parli sempre troppo, Adams.» mi ammonì con uno schioccò di lingua.

«Ma è divertente, non trovi?» cantilenai.

Una sua mano iniziò a scendere verso la mia coscia e appena le sue dita mi sfiorarono la pelle fredda, questa si increspò di brividi e un calore improvviso esplose in ogni centimetro di me.

«Lo scopriremo presto.» graffiò con voce roca mentre si staccava per portare il viso nell'incavo del mio collo.

Buttai indietro la testa e chiusi gli occhi beandomi delle sue labbra che sfiorarono il mio orecchio. A differenza di prima, ora potevo lasciarmi andare. Era una tortura trattenere le vere reazioni che il mio corpo avrebbe voluto avere con lui.

«L'ha fatto apposta a buttare il sale sul mio stesso segno,» iniziò facendomi contorcere le budella sia per la voce ma sia per il fatto che la sua mano adesso si stava infilando sotto l'orlo del vestitino in raso, «non sai quanto avrei voluto strappargli la lingua.»

Tremai quando le sue dita mi sfiorarono la zona dell'inguine. La presa al bordo del lavandino si fece più forte nonostante i palmi sudati.

«Un po' eccessivo, Hayden.» sussurrai con il cuore in gola per tutta quella situazione.

Faceva caldo. Troppo.

Ridacchiò contro la pelle del mio collo provocandomi una scarica di brividi lungo la spina dorsale e schiusi la bocca con un ansimo sordo appena le sue dita mi sfiorarono con facilità non indossando niente sotto.

Cazzo.

«No, eccessivo è lui che ha pensato di crearsi una chance con te dopo quello stupido body shot.»

«Chi dice che non l'abbia ottenuta?» provocai, ma non ero esattamente nella posizione per farlo.

Infatti, dopo aver passato su e giù le dita tra le mie pareti scivolose e aver raccolto i miei umori, allontanò le dita lasciandomi un senso terribile di piacere insoddisfatto.

Piagnucolai mentre lui portava nuovamente la fronte contro la mia e sollevava le dita brillanti del mio miele vicino al mio viso.

«Le chance devono servire a qualcosa, non essere inutili ripieghi.» beffeggiò.

Odiai come quelle parole suonare troppo veritiere e mi concentrai sulle sue dita che mi sfiorarono il labbro invitandomi a schiudere la bocca. E così feci, soggiogata da ogni parola e da ogni suo movimento.

«E lui è decisamente un inutile ripiego.» mormorò.

Gemetti attorno alle sue dita appiccicose e dolci mentre la mia lingua le accarezzava per ripulirle. Lo guardai da sotto le lunghe ciglia e constatai che le sue pupille si fossero dilatate di molto. Sorrisi e aprii la bocca per liberare le sue dita che si posarono sul labbro inferiore premendolo dolcemente.

«Ma se cosi non fosse, sarebbe un problema per te?» lo sfidai con tono soave e vellutato.

Nel mentre lui riportò la mano in mezzo alle mie cosce che richiedevano urgentemente il suo tocco. Il nero dei suoi occhi mi rapì e insieme al tocco delicato delle sue dita su di me, mi mandò in un universo parallelo che riuscivo a raggiungere solo con lui.

«No ma mi dispiacerebbe per te, Adams. Rimarresti perennemente insoddisfatta.» rispose con un ghigno arrogante.

Era sempre così pieno di sé. Non lo sopportavo. O si. No. Ma volevo baciarlo.

Dio, era frustrante!

«Inoltre, sarebbe solo uno spreco di tempo.» mormorò fissandomi intensamente mentre infilava le due dita in me rubandomi un gemito, «e lo sappiamo entrambi, non credi?»

Quel ghigno malefico e vittorioso che aveva sul viso era ciò aumentava la voglia di toglierlo, ma era difficile farlo quando il mio corpo tradiva la mia mente lasciandoli andare al suo tocco magico.

Quando andò a stuzzicare quel punto celestiale sentii nello stomaco formarsi quella bolla di piacere che riusciva a crearsi in così poco tempo solo con lui. Il respiro si fece più affannato soprattutto quando sfiorò il mio naso con il suo facendomi desiderare di sentire le sue labbra sulle mie.

«Ma se vuoi provare a far giocare anche altri, è tua la scelta.» soffiò continuando a piegare con più velocità le dita in me facendo bagnare le cosce dalle mie gocce di piacere.

Stavo per venire ma nella mia testa si accese un campanello di allarme quando iniziò a parlare contro la mia mascella.

«Sarà divertente vederli provare a fare quello che solo io riesco a provocarti.»

Deglutii sentendo l'ondata di piacere scivolare verso il basso e proprio in quel momento, quel bastardo manipolatore, sfilò le dita da me lasciandomi completamente vuota e sull'orlo dell'orgasmo.

«Miller-»

«Fatti aiutare dal faccia da Muppet, Adams.»

Strinsi i denti mentre si allontanava da me con un'espressione ghignate, succhiò le dita continuando a guardarmi e si diresse alla porta.

Non l'aveva fatto sul serio. Non poteva avermi lasciata cosi. Lo fulminai con lo sguardo restando aggrappata al lavandino dietro di me per evitare di cadere.

«Sei un figlio di puttana.»

«Vero,» arricciò il naso sorridente mentre appoggiava una mano alla maniglia e l'altra sfilava il mio perizoma dalla tasca, «ma sono un figlio di puttana che fa dei magnifici ditalini.»

Assottigliai lo sguardo con il volto in fiamme.

«Al volo, Adams.» disse sorridente, lanciando il mio intimo.

Lo presi al volo e lo guardai lanciarmi un ultimo sguardo beffardo per poi aprire e sgusciare fuori come se nulla fosse successo.

Correzione: era un grandissimo figlio di puttana.

Trattenni un urlo di frustrazione e mi guardai allo specchio. Le guance ancora rosse per il suo tocco e il nervoso.

Non poteva lasciarmi così. Non glielo avrei permesso, ero troppo eccitata. Ed entrambi sapevamo che non sarei mai andata da Myles per farmi aiutare.

C'erano due strade che avrei potuto percorrere: andare da Hayden e dire addio alla mia dignità ma avere un orgasmo epico, oppure essere orgogliosa e tornare alla festa come se nulla fosse successo.

Mi guardai allo specchio. Sapevo quale scelta fosse corretta. Ma fare le scelte sbagliate era il mio hobby.

Infilai il perizoma nella borsetta e con passo svelto andai alla porta per poi uscire. Diverse coppie si stavano dando da fare contro i muri del corridoio e mi allontanai alla svelta. Trovai Hayden in prossimità delle scale e sperando che nessuno stesse prestando attenzione a me, camminai svelta verso di lui. Nonostante i tacchi riuscii a non cadere e quando fui alle sue spalle gli afferrai il polso facendolo girare di scatto.

Quando mi vide il suo viso si rilassò immediatamente e sollevò un angolo della bocca, «da quanto tempo, Adams.»

«Stai zitto.» sibilai e lo trascinai con me.

Chi c'era su quel piano era troppo impegnato a limonare o troppo fatto per far caso alla nostra presenza.

«Mi sembri nervosa, come mai?»

La voce beffeggiante alle mie spalle era davvero irritante. Soprattutto quando tra le mie gambe il pulsare non voleva svanire.

«Tu adesso finirai quello che hai iniziato.» lo avvisai piccata.

Dopo aver aperto diverse porte, e aver visto scene che avrei preferito non assistere, ne trovai una vuota. Era una camera da letto, anche abbastanza grande e ordinata. Entrai senza pensarci troppo e chiusi la porta a chiave.

«Cosa ti fa pensare che--»

Non gli diedi la possibilità di terminare perché avvinghiai le mani dietro al suo collo e attaccai le mie labbra alla sue. La sua schiena si scontrò alla porta e ringraziai il fatto di indossare i tacchi perché non avevo bisogno di mettermi sulle punte. Non arrivavo alla sua altezza ma era meglio di niente.

Lo sentii sorridere nel bacio e ruotò i nostri corpi incastrando me tra il suo corpo e la porta. Le sue grandi mani si modellarono al mio corpo facendomi ansimare contro di lui e voler approfondire il bacio.

«Mi hai convinto.» soffiò sulle mie labbra prima di afferrare le mie cosce e sollevarmi.

Feci scivolare a terra la borsetta e rimanendo ancorata a lui con le gambe e le braccia, mi staccò dalla porta e camminò verso il letto. Quando i nostri corpi cadere sul materasso il suo bacino si scontrò al mio e ansimai contro le sue labbra. Il tessuto dei suoi vestiti strofinò tra le mie cosce nude e quello non fece altro che aumentare il calore liquido che mi avvolgeva.

Continuando a baciarmi, a far scontrare i nostri denti e lingue, una sua mano era premuta nel materasso per reggersi mentre l'altra mi accarezzerò la vita per poi arrivare alla coscia allacciata a lui. Rabbrividii sotto i suoi polpastrelli e il battito aumentò quando la infilò tra i nostri corpi e accarezzerò l'interno coscia.

«Non le hai rimesse.»

«Certo che no.» ribattei con un mezzo ghigno che si trasformò in una smorfia di piacere quando leccò un lembo di pelle del collo per poi baciarlo.

«Scommetto che non ti bastano le mie dita.» ridacchiò contro il mio collo e nel mentre mi sfiorò con due dita facendomi alzare di scatto il bacino.

«Scommetti bene.»

Fissai il soffitto gli occhi semichiusi dal piacere e inarcai la schiena sentendo quel pizzicore familiare nel mio stomaco dovuto alla sua bocca che tormentava il mio collo e le sue dita che giocavano con il centro sensibile.

Tirai i suoi capelli in un gemito soffocato quando infilò due dita in me pompando con una straziante lentezza.

«Hayden...»

«Si?» mormorò, mordendo il mio collo e scendendo verso la clavicola.

Serrai la mascella, odiavo dirlo, «ti prego.»

«È sempre entusiasmante sentirtelo dire.»

Gli tirai i capelli, con più forza del solito, ma non ottenni il risultato che volevo perché si limitò a ridere e a baciarmi appena sopra la clavicola facendomi rabbrividire. Poi però finalmente si staccò e sollevai il bacino per permettergli di alzare il vestito fin sopra i fianchi.

«Te l'ho già detto che sei bellissima in questo vestito?» disse con un ghigno mentre si inginocchiava davanti a me.

«In questo momento non mi interessa.» confessai anche se il rossore sulle mie guance diceva il contrario.

«Sei molto insistente, Kay, non capisco perché.»

Ruotai gli occhi e inclinai la testa guardandolo. Le mie ginocchia piegate e le sue dita che avevano arpionato le mie cosce per tenerle aperte davanti a lui.

«Parli così tanto anche quando scopi?»

«È un trattamento speciale solo per te.»

Gli feci il medio e ammiccò con quel suo modo sfacciato. Era incredibile che riuscissimo a discutere anche in momenti del genere.

Il nostro breve bisticcio terminò nel momento in cui con le dita premute nelle mie cosce, abbassò la testa e un tocco caldo e bagnato passare tra le mie pieghe bollenti e ormai fradice. Il momento di estasi che provai fu indescrivibile, il gemito mi morì in gola e fui solo in grado di stringere la coperta sotto di me e fai scattare il bacino verso la sua lingua. Divorò ogni millimetri di me, vagò tra i vari spazi e stuzzicò i punti più delicati rubandomi il respiro e aumentando quel calore liquido concentrato tutto nel basso ventre. Era una piacevole, incredibile e afrodisiaca tortura. Il modo cui succhiò e fece ruotare la lingua attorno alla parte più sensibili di me e pulsante, mi fece piagnucolare e affondai i denti nel labbro mentre tutto ciò che riuscivo a vedere di lui erano i suoi capelli che solleticavano le mie cosce. Affondai una mano proprio da quelle ciocche morbide e lui gemette su di me mandandomi scosse in tutto il corpo.

«Perchè non siamo venuti qui subito?» soffiò roco proprio sul mio punto delicato e ansimai con le palpebre che non riuscivano a stare aperte.

«Me lo chiedo anche io...»

Tornò a divorarmi senza pensare all'attacco di cuore che avrebbe potuto causarmi e quando entrò in me con la lingua mi tappai la bocca per non gridare troppo. Per quanto fosse scontato quello che succedeva nelle stanze non volevo essere scoperta.

Stuzzicò le mie pareti calde, strette e umide raccogliendo ogni il mio piacere liquido e non riuscii a contenere i miei gemiti più di tanto. Agitai i fianchi a ritmo della sua lingua che entrava ed usciva e stuzzicava il centro pieno di nervi. Imprecai e ansimai il suo nome con il petto che si alzava e abbassava affannosamente. Tutto di lui era l'inferno. E sapeva come trascinarmi nel suo mondo.

Mi portò all'estremo quando infilò due dita e con la lingua continuò a stuzzicarmi. Le arricciò e pompò con velocità facendomi tremare anche il cuore. Strinsi le coperte e i suoi capelli quando piano piano sentii quella bolla formata nel mio stomaco scendere ed esplodere su di lui. Venni ansimando il suo nome e continuai a tremare quando leccò ogni centimetro di me, non mancando neanche uno spazio, per ripulirmi del mio miele.

Quando tornò a sovrastare ancora il mio corpo stanco ma appagato, i suoi occhi luminosi erano più scuri che blu e non mi diede molti secondi di tregua perché mi baciò con foga, permettendomi di sentire il mio sapore su di lui.

«Contenta?» sussurrò con le labbra lucide e gonfie.

Sorrisi stanca, «abbastanza.»

Sollevò un sopracciglio, «abbastanza? A me non sembrava quando--»

«D'accordo, molto contenta.» dissi, dopo aver tappato la sua bocca.

Sorrise contro il mio palmo e ruotando gli occhi liberai la sua bocca e feci cadere gli occhi tra i nostri corpi. La sua eccitazione era abbastanza evidente e tornai a guardarlo con occhi socchiusi.

«Anche te vuoi essere molto contento?»

Si leccò le labbra mentre la mia mano si era già intrufolata tra noi. Non rispose ma rimase con lo sguardo incastrato nel mio mentre la mia mano si chiudeva sopra di lui dal tessuto dei jeans e mi si strinse lo stomaco quando ansimò piano mordendosi il labbro.

«Se me lo permetti, sarebbe fantastico.»

La sua voce roca mi colpì nuovamente tra le cosce rendendomi ancora insaziabile.

Mi morsi il labbro per trattenere un sorriso nel vederlo così debole e allacciando le gambe alla sua vita lo costrinsi a cambiare le posizioni. Una volta ritrovata a cavalcioni su di lui, le sue mani si strinsero sulle mie natiche e mi spinse a baciarlo. La sua lingua accarezzò il mio labbro e nel mentre slacciai i suoi pantaloni.

«Questa sera sei molto bisognoso.» mormorai, accarezzandolo da sopra i boxer. Era già gonfio e duro.

«Capita quando qualcuno decide di aprire le gambe di fronte a te e ti prega di farla venire.»

«Deve essere stata molto convincente per essere riuscita a fare questo, senza che ti toccasse.»

Sorrise a pochi centimetri dalle mie labbra e quando infilai la mano nei boxer mi strinse il retro delle cosce facendomi bollire il sangue.

Mi afferrò il volto e mi tirò a se per riprendermi a baciarmi mentre la mia mano iniziò a muoversi su di lui e a stuzzicare la punta sensibile con il pollice.

«Cazzo,» imprecò e gli tirai il labbro con i denti facendolo irrigidire sotto di me, «non durerò a lungo.»

«Sarebbe un peccato lasciare in sospeso il lavoro.» arricciai le labbra.

La sua espressione sbiancò e poi strinse i denti, «non ci pensare nemmeno.»

Ridacchiai e premetti il pollice sulla sua punta facendogli scattare il bacino e la vena del collo si gonfiò mentre bloccò un verso di gola.

«Tranquillo, non sono stronza come te.»

«Mi sembra di aver portato a termine alla perfezione il mio lavoro.»

«Ti ho dovuto trascinare qui dentro e pregare per fartelo fare.» gli ricordai assottigliando gli occhi ma continuando a muovere la mano sulla sua lunghezza di marmo e bollente.

Si leccò le labbra e con le dita ancora infossate nelle mie guance mi tirò a se strofinando i nostri nasi, «lo sai che lo farei anche se non mi pregassi.»

«Abbiamo un patto, ci mancherebbe anche altro.» borbottai.

Abbassò lo sguardo alle mie labbra per poi tornare ai miei occhi e li trovai più scuri ed pieni di eccitazione, «lo farei anche senza patto.»

Mi si seccò la gola e il cuore mancò un battito.

Mi accarezzò la guancia con le nocche e si morse il labbro, «non devi pregare con me ma ammetto che mi fa impazzire quando lo dici.»

Sorrisi, «vedi, sei uno stronzo.»

«Un po'.»

Ruotai gli occhi ma alla fine decisi di portare a termine il lavoro e mi ritrovai davanti a lui, le sue dita strette nei miei capelli e il suo membro nella mia bocca.

«Sul serio, perché cazzo non siamo venuti qui dentro subito.» gemette con voce rauca mentre lo prendevo fino in fondo, fino a farmi lacrimare gli occhi.

Mi sentii ancora bagnata e sapevo che questo era un loop che non aveva mai fine.

Non ci mise molto a venire nella mia bocca e ingoiai il tutto. Lo ripulii mantenendo lo sguardo nel suo e dopo aver terminato il mio servizio, mi sdraiai al suo fianco e mi passai le dita sulle labbra mentre lui si sistemava i pantaloni.

Voltai la testa trovandolo seduto con le braccia indietro che mi guardava da sopra la spalla. Non avevo idea di che aspetto potessi avere, di sicuro dovevo sistemarmi il trucco e il vestito. Ma soprattutto dovevo sistemare ancora la questione tra le mie cosce.

Ma come se avesse capito il mio disagio, fece scivolare una mano sulla mia coscia sinistra mentre si sistemava su un fianco. Ora il suo viso era decisamente più vicino, si tenne il suo sollevato contro il palmo e, continuando a farmi affogare in quella pozza cerulea, mi accarezzò vicino all'inguine andando sempre più verso il centro.

Non sapevo se guardare i suoi occhi o le sue labbra piene e rosse. Lui non osò abbassarsi per baciarmi e io non veci il primo passo, troppo persa sotto al suo tocco magico.

«Potrei continuare a farlo per tutta la sera se è questo che hai bisogno.» la sua voce bassa graffiò il mio cuore.

Schiusi le labbra piano con un leggero tremore quando passò lento le dita sulla mia intimità raccogliendo per la seconda volta il mio piacere bollente.

«Oh, saresti così gentile?»

Studiò il mio viso, mi sentii quasi accarezzata dai suoi occhi e mi persi nei dettagli del suo. In quelle ciglia lunghe e curve che abbellivano quei occhi famelici. O il modo in cui sollevava di pochi millimetri l'angolo sinistro della bocca in un nascosto ghigno, che mi faceva contorcere le viscere. O i riccioli che gli sfioravano la fronte e le tempie. Tutto di lui era perfezione. Non capivo neanche come potesse essere reale.

«Sarei molto di più che gentile. Sai,» si leccò le labbra mentre un suo dito si fece spazio tra le mie labbra calde e umide entrando in me e perdendosi tra le mie strette pareti ormai abituate a lui, «mi dispiace davvero non poterti avere come bramo di fare.»

Le sue parole mi trascinarono in una parte remota della sua mente, quella più nascosta, un vicolo che non ero sicura di voler percorrere perché non sapevo come ne sarei uscita. Affondai i denti nel labbro mentre lui arricciando il dito dentro di me andava a colpire quel punto sensibile e a lui non più nascosto.

«A quest'ora non saremmo a questa festa, di certo non dopo averti visto con un vestito del genere.» continuò a sussurrare come se fosse un incantesimo di magia oscura e peccaminosa.

Inarcai la schiena e d'istinto chiusi gli occhi premendo la nuca al materasso. Poco dopo sentii un respiro caldo contro il mio collo e non osai aprire gli occhi. La sua voce era come la musica che doveva incantare un serpente a sonagli. E lui era anche quello. Sapeva stringerti, soffocarti, e avvelenarti di lui. Non ne potevi uscire.

Sfiorò il segno fatto da lui con le labbra, «per un momento ho sperato che qualche bastardo avesse avuto la fortuna di averti già avuta, ma quando ho scoperto il contrario, mi sono sentito molto sollevato.»

La stanza sembrava essere diventata un forno. O forse era il mio corpo ad emettere troppo calore. E non respiravo. E per la prima volta non era per l'orgasmo che mi stava procurando ma per le sue parole.

«Ma così- non mi puoi avere tu.» riuscii a dire a mezza voce, sollevando piano le palpebre e fissando il soffitto color panna.

«Vero, ma nessuno di loro sarebbe alla tua altezza. Nemmeno io. A te non importa, e posso anche comprenderlo, ma non sottovalutare quel momento, Kay.»

Non lo sottovalutavo, solo non lo trovavo così importante. Era sbagliato?

Sollevò la testa e piegai la mia per ritrovarmi il suo viso a pochi centimetri mentre lui continuava a muovere il dito in me con estrema lentezza ma continuando a premere nel punto giusto.

«Ti rendi conto di quello che dici, vero?» mormorai con il cuore bloccato in gola.

Aggrottò leggermente la fronte scrutando i miei occhi, «cosa? Che vorrei scoparti come se non ci fosse un domani?»

Mi ricordai delle parole di Brandon e mi stupii del fatto che lo sapesse. Avrei anche riso per l'assurdità, se non fosse che aggiunse un secondo dito e mi rubò un gemito soffocato che lo fece sorridere vittorioso.

«Be' ma-» deglutii, «prima o poi qualcuno lo farà.»

«E sarà meglio per lui che io non sappia il suo nome o non conosca la sua faccia.»

Feci una smorfia, «peccato, saresti stato il primo a saperlo.»

I suoi occhi si velarono di scuro per qualche secondo ma cercò di scacciare quel sentimento alla svelta e, per distrarmi, aumentò la velocità delle dita in me creando quel rumore inconfondibile che mi faceva arrossire. Mi agitai al suo fianco e il mio stomaco si contorse all'idea che stesse godendo nel vedermi in quello stato per solo le sue dita.

Arrivata al punto di non ritorno, esplosi per la terza volta bella serata in un potente orgasmo che mi fece tremare le gambe. Imprecai sottovoce e chiusi gli occhi con il respiro pesante. Mi accarezzò con le dita bagnate di me e raccolse ogni goccia del mio piacere e quando le allontanò, sollevai le palpebre per guardarlo.

«Apri.» ordinò.

Non me lo feci ripetere due volte e schiusi le labbra accogliendo le sue dita. Il contatto con la mia lingua mi fece gemere e le sue pupille si dilatarono.

«Sei illegale, Adams. Riusciresti a far impazzire anche un monaco di clausura.»

Sorrisi con le dita nella mia bocca e le ripulì per bene. Quando le tolse mi leccai le labbra continuando ad assaporare il mio miele mentre lui sembrava lottare con se stesso sul baciarmi oppure no.

«È meglio che io vada adesso, o non ne usciremo più questa sera.»

«Si, è meglio.» confermai.

Prima di sollevarsi dal letto però mi sistemò le spalline del vestito e lanciò un'occhiata rapida, ma che non mi passò inosservata, al segno sul mio collo.

«Vado dagli altri.»

«Si, tra poco vi raggiungo.»

Mi diede una leggera pacca sulla coscia che poi strinse facendomi ridacchiare e poi si alzò. Lo imitai ma solo per recuperare la borsa a terra e dirigermi al bagno che fortunatamente era in quella stanza.

«Adams...»

Mi bloccai di fronte al bagno aperto e mi voltai, lui non aveva ancora aperto la stanza ma aveva la mano sulla manopola.

Scrutò il mio corpo da capo a piedi e sapevo di non essere nelle perfette condizioni. Il vestito storto. I capelli spettinati a causa delle sue mani che si erano incastrate diverse volte, trucco sbavato. Occhi lucidi. Labbra gonfie. Aprì bocca ma per qualche secondo non gli uscì niente, si passò la lingua sui denti e io rimasi ad attendere una sua parola.

Poi scosse la testa e accennò un sorriso mentre apriva la porta, «ricordati le mutandine.»

Gli regalai un medio sorridendo.

Quando chiuse la porta lasciandomi sola, buttai fuori un sospiro che non pensavo neanche di star trattenendo.

Questo non porterà a nulla di buono, Makayla. Assolutamente no.







S/A.

Ehilà,👽❤️

Alla fine Hayden ha perso, ve lo aspettavate? 👀😏

In questo capitolo, Makayla + Hayden = 🌗💀😈💦🌶🤯

Lasciate una stellina e un commento, se vi è piaciuto ❤️

A presto, Xx👽

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