It's a Cliché

By -Happy23-

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Hayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juillia... More

Premessa
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12 - Parte 1
Capitolo 12 - Parte 2
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42 - Parte 1
Capitolo 42 - Parte 2
Capitolo 43 - Parte 1
Capitolo 43 - Parte 2
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59 - Parte 1
Capitolo 59 - Parte 2
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Epilogo
Capitolo 1 Bonus - Parte 1
Capitolo 1 Bonus - Parte 2
Capitolo 1 Bonus - Parte 3
Capitolo 2 Bonus - Parte 1
Capitolo 2 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 1
Capitolo 3 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 3
Capitolo 4 Bonus
Capitolo 5 Bonus
Profilo Instagram

Capitolo 32

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By -Happy23-

Domenica avevo scritto ad Hayden. Due volte. Non mi aveva mai risposto. Non volendo risultare troppo appiccicosa smisi di cercarlo ed evitai di pensarci, passando tutto il giorno a risentire la mia composizione e segnarmi dei punti da rivedere.

Avevo deciso che prima di portarla definitivamente alla competizione, che si sarebbe tenuta quel sabato, l'avrei fatta sentire a Rhonda. Volevo un'opinione esterna di una professoressa e lei era perfetta. Mi conosceva ma non aveva problemi a dirmi che c'era qualcosa che non andava o suonava male.

Durante quella giornata avevo anche provato a non farmi sopraffare dai ricordi della sera prima e dell'aggressione di Jordan. Quando ero tornata a casa, dopo essere rimasta a dormire a casa Miller, mi ero fatta un caldo bagno e mi ero strofinata la pelle fino a farla diventare rossa per cancellare le sue tracce. Purtroppo quelle invisibili erano sempre indelebili.

«Brillantini neri o oro?» chiese Mal, appoggiandosi agli armadietti.

Lo guardai confusa, «per cosa ti servono?»

«Il cartellone per la gara, ovvio.»

«Oddio, no. Niente cartelloni. È già tanto che abbia accettato la vostra presenza.»

«I cartelloni sono d'obbligo, dobbiamo attirare anche la giuria.»

Guardai Donna in cerca di supporto ma si strinse nelle spalle sconsolata, «sai che adora fare queste cose.»

Sbuffai, «va bene ma non farlo troppo appariscente.»

«Impossibile. Appariscente è il mio secondo nome.»

Grandioso.

Chiusi l'armadietto e mi appoggiai contro con la schiena.

«Hayden mi ha ignorato tutto il giorno. Dite che si è offeso per qualcosa?» domandai piano, per non farmi sentire dagli studenti che passavano.

«Magari è stato impegnato.» rispose Donna.

«O magari gli è venuto un colpo al cuore per la foto del bacio con Myles e il video in cui vieni sculacciata da suo cugino.» ammiccò il nostro amico.

Abbozzai un sorriso ma si spense poco dopo. C'era qualcosa che non andava. Non era una persona che viveva col telefono in mano ma neanche una che lo ignorava di così a lungo.

«Oggi lo vedrai?»

«Non so nemmeno se è tornato,» confessai a Donna, «sapete come sono quando bevo, ho paura di aver fatto qualcosa e di non ricordarmelo.»

«Sei stata con noi tutto il tempo, non hai fatto nulla di troppo strano.» mi rassicurò Malcolm.

Continuammo a discutere, questa volta su cosa avrei indossato per l'esibizione e al suono della campana corsi alla prima lezione. In quelle successive avrei avuto Biologia e Spagnolo, per cui, se ci fosse stato, lo avrei visto. Non volevo scrivergli per chiedergli se fosse tornato. E comunque due messaggi ignorati erano abbastanza, non ne volevo un terzo.

Appena iniziata la lezione mi ero ripromessa di non pensare a lui. O al perchè mi stesse evitando. Provai a concentrarmi sulla lezione ma con scarsi risultati. La mia mente continuava a ripetere quanto accaduto alla festa e quasi non lasciai la lezione quando quei ricordi mi sembrarono diventare di nuovo reali.

Quando qualcuno bussò alla porta, interrompendo la lezione, mi diedi una tregua con i pensieri e mi stropicciai gli occhi volendo solo tornare a casa e starmene sotto le coperte. Entrò un bidello con in mano un fogliettino che passò al professore.

Per un momento pensai di essermi sognata lo sguardo rapido del prof su di me, ma poi disse, «Adams, devi andare in presidenza.»

«Cosa? Perché?» domandai, cadendo dalle nuvole.

Lui ripose il biglietto sulla scrivania e mi guardò da oltre gli occhiali, «il preside vuole parlare con lei quindi si sbrighi.»

Perplessa e preoccupata, infilai tutto nello zaino e poi uscii. Non avevo fatto niente, perché mi voleva parlare? Era successo qualcosa ai miei fratelli? Sicuramente Gabe aveva fatto qualcosa.

Velocizzai il passo lungo i corridoi vuoti e quando arrivai in presidenza trovai seduti nell'atrio della segreteria, Jordan, Gabe e...Hayden. E nessuno di loro aveva un bell'aspetto.

Mi si mozzò il respiro alla vista del volto del ragazzo dagli occhi cobalto che -a quanto pareva- non si era preoccupato di avvisarmi del suo ritorno. Si stava tenendo del ghiaccio secco sotto l'occhio e aveva un taglio sanguinante sulla tempia e un altro sul labbro.

Tuttavia, era Jordan quello messo peggio, oltre ad un labbro sanguinante aveva sicuramente il naso rotto, la camicia bianca era sporca di sangue ancora fresco, e aveva diversi lividi sul volto.

L'unico apparentemente normale era Gabe, non era ferito ma lo sguardo livido mi fece intendere che fosse successo qualcosa di grave.

Ero rimasta immobile sulla soglia della segreteria e non riuscivo a dire niente. L'unica idea che mi balenò in mente speravo fosse sbagliata. Guardai la donna dietro alla scrivania con evidente shock.

«Si sono azzuffati in corridoio. Il preside vuole parlare con lei e suo fratello.» mormorò con fare annoiato.

Sospirai ed entrai avvicinandomi a loro. Jordan a differenza di Hayden e Gabriel era seduto distante e non provò nemmeno a guardarmi. Mi misi davanti a loro e incrociai le braccia.

«Che diavolo hai fatto?» sibilai verso mio fratello.

Con Hayden ci avrei parlato dopo. Forse. Non mi aveva ancora degnata di uno sguardo.

«Niente.» replicò scocciato.

«E allora perché ti trovi in presidenza?»

Aprì bocca per parlare ma la porta dell'ufficio del preside si spalancò e mi voltai verso quella direzione.

«Signorina Adams, può entrare con suo fratello.» disse autoritario, lanciando una Gabriel.

Strinsi la cinghia dello zaino sulla spalla e mi feci strada verso l'ufficio con Gabe dietro di me. La motivazione di tutto quello iniziò a balenare nella mia mente ma sperai che non fosse così.

Il preside era a conoscenza della nostra situazione familiare, soprattutto perché conosceva bene anche i nostri fratelli più grandi avendo frequentato la scuola. Sapeva che per i nostri genitori fosse difficile lasciare il lavoro per queste situazioni ed essendo io la più grande, se non erano problematiche gravi, evitava di chiamare i miei genitori.

«Non ho fatto niente.» disse Gabe annoiato appena si sedette.

Gli lanciai una brutta occhiata. Il preside si sistemò la cravatta e poi incrociò le braccia.

«È stato trovato nel bel mezzo di una rissa, non direi che sia niente

«Io- scusate se interrompo, non ho idea di cosa sia successo.» sospirai, mordendomi il labbro.

Il preside continuò a puntare i suoi occhi cerulei e su mio fratello, «ce lo può spiegare lui, non è così Gabriel?»

Guardai mio fratello e notai che non stesse guardando nessuno. Aveva lo sguardo fisso per terra e la mascella serrata.

«Gabe, cos'è successo?» sussurrai flebile. Perché Hayden è conciato in quel modo?

Inspirò a fondo e sollevò lo sguardo verso l'uomo dietro alla scrivania scura, «stavo andando in bagno e loro stavano già discutendo. Sono intervenuto solo ho sentito Hughes fare il suo nome.»

«Chi ha iniziato la rissa?» chiese il preside con fare composto ma duro.

Gabe si ammutolì nuovamente e allora capii che stesse cercando di difendere Hayden.

«Se lui non ha fatto niente perché è qui? Lui non c'entra niente con la rissa, è evidente.»

Dato che solo due avevano il volto distrutto.

«Perchè quando sono intervenuti il professor Baker e il professor Sanders suo fratello aveva attaccato Jordan Hughes contro gli armadietti e lo stava per colpire, non è cosi Gabriel?»

Trattenni dal coprirmi il volto con la mano e sospirai affranta.

«Cos'ha fatto scattare quella rissa?» domandò ancora.

«Quel coglione-»

«Linguaggio.» lo rimproverò secco il preside.

Gabe ruotò gli occhi, «Hughes ha fatto dei commenti poco graditi su mia sorella, tutto qua. Sono stanco di sentire ogni volta quelle stronzate uscire dalla sua bocca.»

Il presidente mi guardò rapidamente e io mi sentii sprofondare.

«Mi dispiace per il comportamento offensivo del signorino Hughes, ma la violenza non è mai la risposta adatta.»

Non dissi niente ma dentro di me sapevo che Jordan non avrebbe ricevuto nessuna punizione per quella parte. In fondo, nessuno aveva sentito davvero cosa si fossero detti e inoltre era un giocatore fondamentale della squadra. I giocatori non prendevano mai detenzioni o note che potevano sporcare la loro performance per una possibile borsa di studio al college.

«Chiuderò un occhio per questa volta, hai già fin troppi richiami, ragazzo. È bene che ti dia una regolata.»

Guardai mio fratello che annuì incurante delle sue parole.

«Non avvertirò i vostri genitori ma al prossimo sgarro, ci sarà una severa detenzione.»

«Non accadrà più, vero Gabe?» sibilai.

«Si, signore.» sbuffò.

Il preside annuì, «bene, potete tornare a lezione.»

Mi alzai dalla sedia e raccolsi lo zaino. Gabe aprì la porta e io lo seguii. Hayden evitò ancora i miei occhi preoccupati.

«Miller, Hughes, entrate.» tuonò il preside alle mie spalle.

Gli passai accanto, le nostre braccia si sfiorarono ma nessuno parlò. Quando la porta dell'ufficio venne chiusa buttai fuori un sospiro e raggiunsi mio fratello in corridoio.

«Gabe, aspetta.» lo raggiunsi correndo.

Si bloccò e si voltò con fare seccato, «cosa vuoi?»

«Dimmi cos'è successo?»

«Sai già perché stavano discutendo,» sputò sconcertato e distolsi lo sguardo sentendomi a disagio, «perchè non hai detto niente?»

Quindi, Jordan aveva davvero raccontato quello che aveva fatto? Perchè? Cosa ci avrebbe guadagnato?

«Non c'era niente da dire e non volevo che altri lo venissero a sapere.» risposi sinceramente.

Gli occhi simili ai miei mi guardarono con rimprovero e fu difficile reggere lo sguardo. Primo perché era mio fratello minore ed io quella che doveva rimproverare lui, non il contrario. E secondo, perché non volevo sapere cosa pensasse davvero.

«Se pensi di incazzarti con lui, non farlo. Ha semplicemente preso le tue difese. Quel coglione lo stava provocando facendo passare quel momento come se fosse stato una cosa da te gradita.»

Detto quello, mi diede le spalle e si incamminò lontano fino a salire le scale e sparire dalla mia vista.

Non ero arrabbiata con lui. Forse un po'. Non sapevo cosa provavo. Volevo solo che Jordan la smettesse di intromettersi nella mia vita.

Attesi l'uscita di Hayden contro gli armadietti, lontano dalla segreteria. Non potevo farmi vedere ancora per i corridoi.

Quando sentii la voce del preside più forte, capii che avesse aperto la porta e mi nascosi dietro l'angolo per evitare di essere vista. Dovevo parlare con Hayden e volevo anche curargli quelle ferite. Mi sentivo in colpa per quanto successo. Non avrei voluto che lo scoprisse, e soprattutto non in quel modo.

Appena vidi Hayden sbucare verso il mio corridoio, i nostri sguardi si incrociarono per un millisecondo ma poi sospirò e riprese a camminare superandomi e ignorandomi. Di nuovo.

«Ehi, aspetta.» sibilai, seguendolo con fare rapido.

Buttò il ghiaccio in un cestino e andò verso i bagni di quel corridoio.

«Hayden, ti prego.»

Si bloccò, voltandosi rapidamente e dovetti fermarmi di colpo per non finirgli addosso.

«Non voglio parlarne, Makayla.»

Mi persi in quell'oceano in tempesta dei suoi occhi, «mi dispiace, io--»

«Torna a lezione.» disse freddamente, riprendendo a camminare.

Questa volta non lo seguii. Sentii un groppo in gola e gli occhi mi si fecero lucidi. Perchè era arrabbiato con me?

Aprii bocca per fermarlo ma non uscì nulla. Rimasi a fissarlo mentre entrava nel bagno dei maschi e buttai fuori un respiro tremante.

Ottimo. Se prima mi stava ignorando e non sapevo nemmeno perchè ora potevo aggiungere un'altra motivazione al suo insolito comportamento ma questa volta ero consapevole che fosse per colpa mia.

⚜️

Durante il resto della giornata le voci principali erano rivolte al perchè Hayden e Jordan fossero conciati in quel modo e cosa fosse successo.

Donna e Malcolm mi avevano chiesto se sapessi qualcosa e avevo risposto che Jordan lo aveva infastidito con alcuni commenti, ma senza scendere troppo nel dettaglio.

Non parlai con Hayden. Non ci provai nemmeno a farlo.

Tutto quello che desiderai durante quelle ore fu di tornare a casa e appena varcai la soglia, mi chiusi la porta alle spalle e andai dritta in camera mia.

Dave era a casa e avrebbe potuto guardare lui i nostri fratelli, io non ero dell'umore.

Mi tolsi la divisa scivolando in abiti più comodi e caldi per poi infilarmi sotto le coperte e perdermi tra note musicali dei Coldplay. Si, mi piaceva ascoltare canzoni tristi quando ero triste.

In matematica meno per meno faceva più, in questo caso, triste più triste equivaleva a pianto.

Ero combattuta perché mi dispiaceva che Hayden si fosse trovato in mezzo a questa questione e perché era arrabbiato con me. Probabilmente perché si aspettava che glielo dicessi ma io volevo tenerlo nascosto a tutti. Nessuna eccezione. Faceva male che ce l'avesse con me per quel motivo ma non potevo decidere sulle emozioni altrui.

Mi addormentai con le lacrime a bagnarmi le guance e la musica nelle orecchie.

Non avevo idea quanto fosse passato ma quando riaprii a fatica gli occhi -gonfi per il pianto- mi resi conto che la musica della mia playlist si fosse fermata e che ora potevo sentire bene le voci divertite dei miei fratelli al piano di sotto mentre giocavano tra loro.

Mi passai una mano sulle guance per togliermi i residui delle lacrime secche, poi mi misi seduta sul letto sbadigliando e stiracchiandomi.

«Dormito bene?»

Mi voltai di scatto e quasi strillai per lo spavento.

Hayden era seduto sulla sedia girevole e aveva tra le mani una mia cornice di quando ero piccola.

Cazzo. Il cuore stava per esplodermi nel petto. 

«Cos...come sei entrato? Cosa ci fai qui?» borbottai scioccata ma ancora assonnata.

Dio, dovevo essere orrenda. Occhi gonfi e rossi e capelli arruffati.

«Tuo fratello,» rispose, rimettendo la cornice sulla scrivania, «non era proprio contento ma mi ha fatto salire lo stesso.»

Oh. Grazie Dave.

Annuii e mi tirai una ciocca dietro l'orecchio, «okay, e- um- cosa ci fai qui?»

«Volevo parlarti.»

«O quindi ora vuoi parlare.» incrociai le braccia piccata.

Nonostante guardarlo mi creava un senso di disagio non potei non fermarmi sui suoi segni. C'era un sottile cerotto sul taglio sulla tempia e il livido sotto l'occhio era nettamente più visibile e gonfio. Anche il labbro era gonfio ma almeno il taglio non era più coperto di sangue.

«Mi dispiace per prima, dovevo ancora sbollire la rabbia.» sospirò piano.

Mi tirai le ginocchia al petto e mi misi contro alla parete del letto attendendo che parlasse, ma non lo fece, così iniziai io.

«Perchè mi hai ignorata?» domandai.

Sbuffò in una mezza risata fredda e prese a giocare con gli anelli.

«Mi hai chiamato, di notte.»

Oh, davvero?

«I-io...non me lo ricordo.» ammisi con voce imbarazzata.

«Ho immaginato.» replicò secco.

Iniziai a mordermi il labbro. Cosa gli avevo detto?

«Um, sapevi già...si, insomma, di Jordan?» chiesi a fatica.

A quel punto, sollevò lo sguardo e mi inchiodò con quelle iridi buie.

«No,» disse duro, «ma hai preferito informarmi che avresti scopato Myles, se non fosse stato per Brandon.»

Chiusi gli occhi imbarazzata. Cristo.

«E hai insinuato che le mie decisioni sul perché non voglia farlo con te sono o paranoie o perché sono uno stronzo.» continuò, sentivo la sua voce tesa e quasi ferita.

«M-mi dispiace, io--»

«Mi sono incazzato perché non ti permetto di prendertela con me per le mie scelte,» mi bloccò con voce severa e non riuscii guardarlo in volto, sentendomi una bambina sgridata, «non lo faccio perché sono uno stronzo, te l'ho già detto e se non vuoi accettarlo sono affari tuoi, ma non prenderti gioco delle mie decisioni, perché hanno dietro delle motivazioni che non sono obbligato a darti.»

Giocai con un filo della mia felpa e annuii lentamente.

«Non volevo offenderti. Io...» mi schiarii la gola, «dopo quello che è successo con Jordan, ho bevuto più del dovuto e...ho visto anche le tue foto e non so, non ero in me.» confessai a disagio.

«Si, hai fatto riferimento anche a quelle durante la chiamata.»

Ovviamente. Stupida Makayla.

Avrei voluto piangere e non sapevo neanche perché. Era un'insieme di emozioni contrastanti che mi faceva sentire sopraffatta e volevo solo buttare tutto fuori.

«Perchè non me l'hai detto?» chiese, sembrava ferito e confuso.

Continuai a guardare in basso -avrei pianto se avessi incrociato le sue iridi- e mi strinsi nelle spalle, «solo Brandon lo sa ma perché è intervenuto, altrimenti nessuno lo avrebbe saputo.»

«Brandon lo sa?»

«Si, ma gli ho detto di non dire niente a nessuno quindi non arrabbiarti con lui.» mormorai.

Lo sentii inspirare a fondo e mi morsi l'interno della guancia sbattendo le palpebre.

«In realtà, volevo dirlo a te, non so perché ma volevo farlo solo-» mi bloccai premendo le labbra.

«Solo?»

Trovai la forza di sollevare lo sguardo tremante e sfocato per le lacrime e lo puntai su di lui. Strinse la mascella di fronte ai miei occhi.

«Ho visto quelle foto e non volevo disturbarti.» confessai piano.

«Tu non- Cristo, Makayla.» scosse la testa, tirandosi i capelli indietro.

Una lacrima solcò la mia guancia e l'asciugai velocemente. Lui con un movimento veloce si avvicinò, sedendosi sul mio letto e tirandomi verso di sé e stringermi. Sentire il calore del suo corpo mi permise di lasciarmi andare, e avvolsi le braccia dietro al suo collo e ricambiai liberandomi delle lacrime.

«Se non fosse arrivato tuo fratello, a quest'ora sarebbe in ospedale.» disse al mio orecchio.

Iniziai a singhiozzare e nascosi il volto contro il suo petto e mi accarezzò i capelli premendo il mento sopra alla mia testa.

«N-non credevo arrivasse a tanto...» 

Il mio corpo era scosso da singhiozzi e odiavo sentirmi così vulnerabile per colpa di Jordan.

Mi scostai leggermente e mi asciugai il viso mentre lui continuava ad accarezzarmi il braccio.

«Mi...mi vergogno, per questo non voglio che nessuno lo sappia.» soffiai tremante.

La sua mano si fermò e mi mise due dita sotto al mento, «guardami.»

Lo feci solo perché aveva usato un tono molto serio e cupo. I suoi occhi erano stupendi come sempre ma molto più tetri.

«Non devi vergognarti. Non sei tu a doverlo fare, okay?» mormorò alternando lo sguardo tra le mie pupille, «lui è il viscido bastardo che dovrebbe farsi un'esame di coscienza bello profondo. Tu non hai colpe e non devi sentirti in imbarazzo.»

Aveva ragione. Lo sapevo bene ma...era una sensazione che andava oltre tutto. Sentivo ancora le sue dita nel mio interno coscia e mi faceva vomitare il ricordo.

Asciugò col pollice una lacrima che stava scivolando lungo la mia guancia e prese a fare cerchi sulla mia pelle, gesto che mi scaldò il petto.

«Se vuoi raccontarmi quello che è successo io ti ascolto ma non sei obbligata a farlo, va bene?» disse, il tono più morbido rispetto a poco prima.

Accennai un triste sorriso, abbassando il mento, «lo sai già.»

«Quello che so sono informazioni distorte di un figlio di puttana. A me interessa solo la tua versione, se vorrai darmela.»

Mi morsi il labbro valutando se raccontarlo o meno. Avrei voluto farlo subito quella sera, quindi perché non ora. Mi fidavo di lui. Non avrebbe mai pensato che fosse colpa mia. Mi aveva appena rassicurata.

Presi a giocare con le punte dei miei capelli mentre lui appoggiò una mano sul mio ginocchio e lo strinse quando iniziai a parlare. Gli dissi tutto. Non che ci fosse molto da dire ma lo feci, a fatica, e con qualche lacrima ad accompagnare il tutto, ma riuscii a parlarne.

Lui mi ascoltò in silenzio, notai gli occhi farsi più neri quando confessai dello schiaffo ma non disse nulla. Una volta terminato il racconto mi strinse di nuovo contro il petto e insieme cademmo sul mio letto. Avevo la guancia premuta su di lui e appoggiò il mento sopra alla testa come prima mentre la sua mano scorreva lungo la mia schiena.

«Se avessi saputo che ti aveva anche colpita, probabilmente a quest'ora mi trovavo davanti ad un giudice.»

Mi venne da sorridere. Giocando con le sue collane, dissi, «per essere uno contro la violenza, queste mi sembrano frasi molto contraddittorie.»

«Te l'ho già detto, lui è l'eccezione di questa regola. Lui e chiunque altro provi a fare del male.» mormorò grave.

L'altra volta non aveva detto quella parte e il mio cuore si fermò nel sentire quelle parole. E dovetti cercare di rimettere a tacere le farfalle nello stomaco.

«Sai,» mi leccai le labbra, vergognandomi già per quello che avrei detto, «quando ho pensato di andare a letto con Myles era solo...era solo un pensiero stupido ma dettato dall'idea che una volta fatto, Jordan avrebbe perso quel pallino che ha per me. Lui vuole solo portare a termine quello che non è mai riuscito raggiungere durante la nostra relazione.»

Il silenzio che cadde dopo le mie parole mi fece vergogna anche solo di averle pensate in quel momento.

«Ma ero ubriaca quindi--»

«Hai paura di lui?»

«Io...» deglutii.

Mordendomi il labbro, mi sollevai per poterlo guardare in volto e continui a giocare con le sue collane che sbucavano dal maglione scuro.

«Ho paura del fatto che se lo ha fatto una volta, può farlo anche una seconda.» confessai, con un nodo doloroso in gola.

Sentii nuovo gli occhi lucidi e strinsi le palpebre per non piangere.

«Mak, guardami,» chiuse la mano sulla guancia, «apri gli occhi e guardami.»

Affondando i denti nel labbro e inspirando a fondo, lo feci.

«Ti prometto che non ti farà più del male, non glielo permetterò. Non voglio tu faccia più pensieri di questo tipo, okay?» disse, tremendamente serio.

Annuii, tirando su col naso.

«Se osa farlo di nuovo, sarà l'ultima cosà che farà.»

La minaccia non era velata e non sembrava neanche finta.

«Grazie.» sussurrai.

«Non voglio tu mi ringrazi, voglio che tu mi creda quando ti dico che non devi più temere di lui.» disse, fissandomi dritto negli occhi.

Quelle parole mi strinsero anche il cuore.

Annuii in fretta, «ti credo.»

Mi tirò a se, baciandomi la fronte e, con il volto in fiamme, tornai ad appoggiare la guancia sulla sua spalle e feci scivolare le mani dietro il suo collo per giocare con i ricci.

Rimanemmo in quella posizione per diverso tempo. Stranamente nessuno venne a disturbarci, e ne fui grata. Non sapevo quale fosse il pensiero di Dave su me e Hayden ma credevo si sarebbe lamentato della porta chiusa e invece non aveva fatto o detto ancora nulla.

Era la prima volta che mi ritrovai con Hayden in atteggiamenti che andavano oltre il nostro semplice rapporto. Questo era più un qualcosa che mi aspettavo di fare con Malcolm, e non con lui. Ma sapevo che fosse anche un momento diverso, voleva darmi conforto dopo aver attraversato un'esperienza che mai avrei voluto provare e si stava dimostrando un grandissimo amico.

Ripensai a quello che avevo fatto e purtroppo anche dimenticato. Lo avevo chiamato per dirgli di Myles e delle foto di lui e quella modella. Ricordavo di averle viste, me lo ricordavo bene. Ma non avevo idea di averglielo spiattellato come una sciocca bambinetta gelosa. Probabilmente il motivo di quella telefonata era quello di farlo incazzare, come le storie che avevo fatto per provocarlo, ma ci ero riuscita fin troppo bene. Non volevo offenderlo, e mi dispiaceva che ci fosse rimasto male. Non avrei più tirato fuori quell'argomento, sembrava molto provato. Nonostante avessi voluto sapere quali fossero le cause che lo avessero spinto ad arrivare a quelle decisoni, aveva reso chiaro che non era disposto a confessarmele quindi non potevo spingermi troppo su quell'argomento.

«La chiamata,» spezzai il silenzio, la sua mano arrestò i movimenti sul mio fianco, «in parte l'ho fatta perché volevo darti fastidio.»

Sospirò e raccolsi il coraggio di tirarmi su e mi scostai dal suo petto per restare a pancia in giù sul letto, con le braccia sotto al cuscino mentre lo guardavo.

Aveva un braccio piegato dietro alla testa e mi scrutò attentamente mentre afferrava una ciocca e la sistemava dietro l'orecchio, scoprendomi il viso.

«Lo avevo capito, lo hai fatto tutta la serata con quelle storie.» 

Socchiusi gli occhi facendo finta di non essere soddisfatta delle mie azioni. Allora le aveva viste.

«Come fai a vedere le mie storie? Tu non mi segui.»

«Un mago non svela mai i suoi trucchi.» sogghignò.

La sua mano premette contro il mio fianco e mi tirò più contro di lui facendomi mancare un battito.

Sbattei piano le ciglia e trattenni un sorriso con i denti, «be', ti sono piaciute?»

Si morse il labbro mentre osservava le sue dita intrufolarsi sotto l'elastico dei pantaloni della tuta e mi diede un pizzicotto sulla natica facendomi sussultare dal dolore.

«Bastardo!» gli diedi un colpo alla spalla.

Gli schiaffeggiai il braccio per allontanarlo dal mio sedere ma non lo spostò. Al contrario, si mise su fianco e mentre stringeva le mie natiche facendomi aumentare il battito, lui avvicinò il viso al mio e mi sfiorò la guancia bollente con le labbra.

«Non mi è piaciuto il bacio tra te e il Muppet e nemmeno quello che ha fatto mio cugino, che a proposito pagherà caro.»

«Addirittura? Per un piccolo schiaffo?» mormorai, provocandolo.

Si scostò guardandomi dall'alto delle sue iridi decisamente più brillanti rispetto a prima e schiusi la bocca senza respiro quando le sue dita seguirono il tessuto del mio perizoma finendo a contatto con la mia intimità.

«Eri piegata di fronte a quei coglioni con un fottuto vestito che sarebbe da proibire.»

«Filtro, Miller.» sogghignai.

Ricambiò il sorrisetto ma premendo due dita contro il tessuto che da quella posizione copriva a malapena il mio sesso infuocato e mi dimenai sotto quel tocco.

«Ti ho detto che avresti dovuto comportarti bene.»

«E non l'ho fatto?»

Si morse il labbro, mentre iniziò a fare dei cerchi sull'interno coscia, «no, affatto,» gracchiò.

«E quale punizione dovrebbe spettarmi, signore?» soffiai mielosa, sbattendo lenta le ciglia.

Mi guardò con uno sguardo di chi la sapeva lunga, «chiamami ancora così e i tuoi fratelli sapranno quale tipo di amico sono.»

Probabilmente lo sapevano già.

Ridacchiai e poi mi imbronciai leggermente sollevando un dito per avvinghiarlo attorno alle sue collane d'oro e fredde, «non ti è piaciuta nemmeno la foto del mio outfit? Brandon era sicurissimo del contrario.»

«Brandon è sempre ad un passo più vicino alla sua morte.»

Avrei scherzato dicendo che fosse un comportamento da geloso ma avrebbe negato.

«Che ne dici di aggiungere altre regole al nostro accordo?» mormorò, affondando e stringendo la mano attorno alla carne del mio sedere.

«Del tipo?» deglutii.

Il suo tocco mi stava attivando quelle cellule che avrebbero fatto molti disastri.

«Questo,» strinse una mia natica e poi abbassò lo sguardo verso lo scollo della mia canotta nera, «quelle,» poi lo sollevò verso la mia bocca, «e questa, è tutto mio

Sgranai gli occhi sorpresa e leggermente divertita, «tuo?»

Annuì serio, «nessun altro potrà toccarti, tranne me. Se hai bisogno di qualcuno, verrai solo da me. Niente più giochetti del cazzo con Myles o mio cugino.».

«Vorresti...tipo un'esclusiva?»

«Si, fino a che non arriverà qualcuno con cui vorrai fare di più, a quel punto smetteremo di essere quel tipo di amici.»

Di più, cioè, sesso e avere una vera relazione.

«E tu?»

«Io, cosa?»

Alzai le spalle, «rinunceresti a poter scopare solo per avere qualche pompino da me?»

«Sei molto scurrile, Adams.»

Ruotai gli occhi, «in questa ultima ora hai imprecato più di me, signorino Miller.»

Sorrise languido e mi incatenò ai suoi occhi magnetici, «sono per la parità. Esclusiva per te, esclusiva per me.»

Questo ci avrebbe avvicinato molto. Sarei stata in grado di sopportare l'idea che doveva rimanere tutto senza sentimenti? Probabilmente no.

«Va bene.»

«Quindi, non ti farai più sculacciare in quei giochi idioti?»

«È successo solo una volta,» sbuffai, «e se non fosse stato Brandon, non l'avrei neanche fatto.»

«Se non fosse stato Brandon a quest'ora il poverino non aveva più la mano.»

Schiusi la bocca sconcertata, «tu lo sai che questo non è un comportamento normale, vero?»

Mi guardò con occhi innocente mentre mi dava un piccola pacca sul sedere facendomi assottigliare lo sguardo, «sono solo un amico che tenta di proteggerti da chi vuole allungare un po' troppo le mani e ne approfitta della situazione.»

«Disse quello con la mano nei miei pantaloni.»

«Io posso.» decretò secco.

Trattenni una risata e sollevai la mano sfiorandogli il livido sullo zigomo e abbassò lo sguardo.

«Scommetto che non vi hanno sospeso.»

Sorrise amaro, «in realtà l'ha fatto ma il coach è andato a parlargli perché non possiamo saltare gli allenamenti e la partita di venerdi.»

«Per quanto non sono d'accordo con questo favoritismo nei confronti della squadra sono felice che non ti abbia sospeso.»

«Mh, anche io. Sarebbe stato un problema spiegarlo ai miei.»

Deglutii e giocai con le mie dita, «ti hanno fotografato. Scommetto che già qualcuno sta facendo qualche articolo a riguardo, è cosi?»

«Non lo so e non mi interessa. L'ho fatto per un motivo e lo rifarei senza problemi.» disse senza scomporsi.

Non avrebbe dovuto farmi sentire sollevata ma provai proprio quella sensazione.

«Hai iniziato tu?» mi morsi il labbro con fare nervoso.

Notai un velo scuro attraversare i suoi occhi e perse ogni forma di felicità nel volto.

«Si.»

«Non sarai d'accordo con quello che starò per dire ma la prossima volta ignoralo. Non voglio che tu ti faccia male o che abbia problemi per colpa sua.»

«Hai ragione, non sono d'accordo.»

Sospirai. Sarebbe stato complicato fargli cambiare idea perciò speravo solo che Jordan evitasse sia lui che me.

Le sue dita si trovavano ancora a contatto con la mia pelle e quando tracciò il profilo della mia intimità quasi ansimai e per evitare di farlo premetti il viso sul cuscino.

«Hayden...» sibilai con voce attutita.

«Mi hai fatto davvero impazzire con quei video, Kay.» graffiò.

Sentii le sue labbra premere contro la pelle nuda della mia spalla mentre le dita premettero contro di me, stuzzicandomi da sopra al tessuto già umido.

«Sicuro? Scommetto che la modella ha saputo distrarti.» riuscii a dire senza fiato, l'acidità sulla punta della lingua.

Sorrise contro la mia pelle, «dopo quello che hai fatto, non puoi proprio fare quella gelosa.»

«Non lo sono.» dissi a denti stretti.

Lui rise e in millisecondo il suo tatto svanì e io sollevai la testa con il volto bollente e lo stomaco in poltiglia. Aveva tolto la mano. Stronzo.

«Sul serio?» ruotai gli occhi.

Fece finta di niente, «hai bisogno di qualcosa?»

Strinsi lo sguardo mentre lui giocava con la spallina della mia canotta.

«Non vuoi lasciarmi così per la seconda volta.»

«È una minaccia?» ridacchiò, tracciando linee sul mio braccio.

«Sono sempre stata una buona amica, posso sempre smetterla e farti davvero impazzire.»

I suoi occhi saettarono su di me, rapidi e intensi, «non ti consiglio di provarci.»

Affilai un sorriso, «allora non fare lo stronzo e fammi venire.»

Un luccichio attraversò il suo sguardo e in un gesto rapido mi afferrò il viso e premette le sue labbra alle mie. Il mio stomaco si riempì di farfalle infuocate che mi trasportarono ad approfondire il bacio, accogliendo la sua lingua nella mia bocca. Mi girai di schiena e lasciai che il suo corpo aderisse al mio mentre si intrufolava con una gamba tra le mie.

Ma mi bloccai poco dopo, «il taglio--»

«Zitta.» ruggì, agguantando le mie labbra con le sue.

Una sua mano arpionò il mio fianco e risalì facendomi rabbrividire. Le nostre bocche si scontravano come se non sentissimo il sapore l'uno dell'altro da mesi. Strinsi i suoi capelli quando trovò il rigonfiamento del mio seno vicino al costato e ci passò il pollice. Il flash di lui e quella ragazza mi balenò nella mente ma cercai di scacciarlo via pensando che da quel momento, fino a data indefinita, nessun'altra sarebbe stata al mio posto. Ansimai contro le sue labbra quando il pollice trovò la punta sensibile e turgida del mio seno e inarcai la schiena premendo il petto al suo.

«Se i miei fratelli dovessero--»

«Dave ha detto che si sarebbe assicurato di non far salire nessuno.»

Dio, in questi casi volevo fargli una statua di miglior fratello al mondo.

Annuii senza fiato e tornò a baciarmi mentre riprendeva a massaggiare il mio seno, assicurandosi di stimolare anche la punta con il palmo. Con una mano gli accarezzai il torace scolpito coperto del maglione ma quando arrivai alla cintura, agguantò i miei polsi piantandoli sopra la mia testa e facendomi esplodere un fuoco mai sentito prima.

Mi inchiodò con le iridi cobalto da sotto le lunghe ciglia scure, «oggi è solo per te.»

Mi morsi il labbro annuendo piano.

Sorrise con quel fare mozzafiato e impertinente e, tenendo fermi i polsi sopra alla mia testa, abbassò il volto per chiudere in bocca il mio capezzolo da sopra la canotta. Inarcai la schiena e lui prese a succhiare a mordere ansimando contro e mandando vibrazioni elettriche. Affondai i denti nel labbro quando, aiutandosi con la mano libera, sollevò il tessuto e stringendo un seno con quella, leccò e succhiò l'altro con la bocca. Per quanto mio fratello avesse immaginato cosa avremmo fatto, non volevo dargli conferma per cui mi promisi di non fare rumore e era difficile quando mi mordeva e succhiava in quel modo.

Sussurrai il suo nome e abbassai lo sguardo vedendo solo la massa dei capelli arricciati scendere verso lo stomaco e mi baciò sotto l'ombelico facendomi irrigidire l'addome. Mi liberò i polsi per aiutarsi ad abbassare i miei pantaloni e appena furono un ammasso buttato a terra, tirai i suoi capelli mentre mi baciava e stuzzicava l'interno coscia.

Liberai dalla mente tutti problemi, Jordan, quella modella, l'esibizione, la Juilliard e concentrai solo su di lui e sul piacere che mi stava procurando.

Agitai il bacino quando premette le labbra contro di me da sopra le mutandine bagnate e mi tappai la bocca per non gemere. Dio, speravo davvero che Dave stesse facendo da guardia perché non volevo assolutamente spiegare ai miei fratelli e sorelle minori cosa stessi facendo.

«Devi fare più silenzio di così.» mi ammonì quando spostò di lato il tessuto e mi sfiorò delicatamente.

Strinsi i denti e gli feci il medio facendolo ridacchiare. Gliel'avrei fatta pagare. Poteva scommetterci.

Giocò con il mio centro di nervi pulsante e mi agitai in preda al piacere. Il calore si arrampicava come radici stritolanti e mi sentivo quasi soffocare. Piagnucolai sottovoce il suo nome per qualcosa di più. E tenendo le cosce ben separate si tuffò con ampie e seducenti colpi di lingua. Gli occhi rotolarono indietro e strinsi le coperte del mio letto a piazza singola su cui stavamo molto stretti.

Mi rubò gemiti e brividi con solo l'abilità della sua lingua che entrava ed usciva, che si arricciava in me e sentiva le mie pareti calde e fradice per lui. In tutto questo, continuò a ruotare il pollice sul mio punto infuocato alimentando il tutto. Abbassai lo sguardo per godermi la vista di lui in mezzo alle mie gambe e dei riccioli disordinati che mi solleticavano le cosce e l'addome. 

Poi alternò le posizioni e mi ritrovai ad essere riempita dalle sue dita che si mossero agili e svelte in me facendomi tremare le gambe. Ansimai più forte del dovuto e mi piantai ancora una mano sulla bocca mentre lui aveva la sua attorno al mio clitoride e lo succhiava come se fosse una deliziosa caramella.

Per diverso tempo avrei privato altre ragazze di questo, ne andavo molto fiera.

Pompò le dita più veloce, arrivando fino alle nocche e le arricciò facendomi vedere le stelle. Imprecai sottovoce sentendo quella bolla di piacere bollente scendere dal mio stomaco ed esplodere sulle sue dita. Le mie pareti si strinsero con spasmi attorno alle sue falangi e continuò a succhiare con gusto quel centro ormai ipersensibile.

Sentivo i miei liquidi abbandonarmi e quando iniziò a rallentare i movimenti, anche il mio respiro prese la strada verso la regolazione. Tolse le dita e leccò ogni goccia di me, accarezzandomi e prendendosi cura di ogni centimetro. Rischiai di venire ancora sotto quel tocco setoso e delicato.

Respirai piano e fissai le mie foto da bambina sopra di me. Era strano fissarle dopo un orgasmo e un po' imbarazzante.

Mi stampò un bacio nell'interno coscia prima di sistemarmi il perizoma e tornare a sovrastarmi per baciarmi con foga. La sua lingua si unì alla mia e mi rubò ancora il respiro per diversi minuti. Interruppi il bacio solo quando capii di non resistere più senza ossigeno.

«Sono stato un buon amico adesso?»

«Rimani sempre sotto di uno ma te la faccio passare.» sospirai drammaticamente.

Sorrise per poi tirarmi uno schiaffo sulla coscia nuda e alzarsi. Trattenni un sorriso mordendomi il labbro e lo osservai sistemarmi i capelli mentre si piegava per prendere la tuta buttata a terra.

«Copriti, Adams. Non voglio essere responsabile di un trauma infantile per i tuoi fratelli.»

Ridacchiai e scesi dal letto per indossare la tuta e mi sistemai la canotta.

«Domani vieni da me per provare.» disse, alzandosi.

«Domani non posso.»

«Perchè? La gara è sabato, devi sfruttare questi ultimi giorni.» mi ricordò con fare diligente.

«Lo so,» sospirai, passeggiando per la stanza, «volevo solo farla sentire a Rhonda, la mia vecchia insegnante.»

Per un momento vidi la sorpresa nel suo sguardo, ma non era una sorpresa positiva. Sembrava più offeso.

Mi morsi il labbro, «voglio solo avere un'opinione esterna, ragazzo prodigio, tutto qui.»

Ruotò gli occhi e sospirò, scrollando le spalle, «come vuoi, Adams.»

«Ma mercoledì verrò senza problemi.»

«Verrai da me o per me?»

Gli lanciai un pupazzetto preso dal letto di Ashley facendolo ridere.

Idiota.

S/A.

Dunque, dunque, dunque...😶‍🌫️

➡️Hayden e Jordan si sono scontrati. Sarà l'ultima volta?

➡️Makayla si è aperta con Hayden e ha mostrato un lato protettivo🥺

➡️Poi è tornato in sé ☻️🌶 e le ha chiesto ✨️l'esclusiva✨️

➡️Adesso diventerà tutto più difficile, Makayla dovrà tenere separati i sentimenti, ma ci riuscirà? E Hayden?

Lasciate una stellina e un commento se vi è piaciuto ❤️

A presto, Xx👽❤️

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