It's a Cliché

By -Happy23-

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Hayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juillia... More

Premessa
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12 - Parte 1
Capitolo 12 - Parte 2
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42 - Parte 1
Capitolo 42 - Parte 2
Capitolo 43 - Parte 1
Capitolo 43 - Parte 2
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59 - Parte 1
Capitolo 59 - Parte 2
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Epilogo
Capitolo 1 Bonus - Parte 1
Capitolo 1 Bonus - Parte 2
Capitolo 1 Bonus - Parte 3
Capitolo 2 Bonus - Parte 1
Capitolo 2 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 1
Capitolo 3 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 3
Capitolo 4 Bonus
Capitolo 5 Bonus
Profilo Instagram

Capitolo 74

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By -Happy23-

«...E ora potete lanciare i cappelli!» annunciò il preside al microfono sul palco. 

Il cielo sopra le nostre teste venne coperto per alcuni secondi da cappelli scuri con nastrini gialli. Applausi e fischi partirono da tutti i presenti e iniziammo ad abbracciarci a vicenda. Alcuni di noi stavano anche piangendo. 

La scuola era ufficialmente finita.

«Mak!»

Mi girai e vidi Myles sorridere verso di me. Mi fermai a parlare con lui, il cappello che avevo recuperato da terra lo tenevo stretto tra le mani, e di tanto in tanto mi guardavo attorno.

«...e congratulazioni per la Juilliard.»

Sbattei le palpebre sorpresa che lo sapesse e poi lo ringraziai.

Il campo da football, su cui si era tenuta la cerimonia, era pieno di studenti che si abbracciavano con gli amici e parenti.

«Adams!»

Sentii alle mie spalle. Sapevo chi fosse e rivolsi l'ultima parola a Myles prima di dargli un rapido e piccolo abbraccio e voltarmi.

Hayden si trovava a pochi metri. La tunica blu che stavamo indossando tutti, su di lui sembrava qualcosa di tanto serio e importante.

Scoppiai in un urlo di gioia ed entusiasta e gli andai contro saltellando.

«Abbiamo finito!» esultai mentre lo abbracciavo.

«Dobbiamo dire addio al nostro sgabuzzino.» disse, le braccia chiuse attorno alla mia vita.

Ridacchiai e lo baciai rapidamente prima di intrecciare le nostre dita e cercare i nostri amici.

Prima che potessi trovarlo, però, venni travolta da due bestie dalla testa castana mentre un il puffo dai codini dorati andò verso Hayden col suo pupazzetto di Olaf in mano.

«Abbiamo urlato fortissimo. Ci hai sentiti?» disse Tyler appena smise di stringermi.

«Vi abbiamo sentiti tutti.» rispose Hayden mentre io scompigliavo loro i capelli.

«Dove sono gli altri?»

«Boh...noi ti abbiamo trovata per primi.» rispose Connor.

Annuii e ci fermammo in quel punto. Sicuramente i miei erano alla ricerca di loro tre. Quando guardai Hayden lo trovai con Ashley in braccio. In quel periodo si era lasciato un po' andare con la mia famiglia e, le volte che era a casa mia, cercava anche di giocare con i miei fratelli. Ashley era quella che non si scollava da lui se ne aveva l'occasione.

«Ehi, furbetta. Saluti lui e non me?» dissi, facendole il solletico alla pancia.

Rise e si dimenò tra le braccia di Hayden.

«Questo perché lei è una brutta strega cattiva, vero?» parlò Hayden.

«Mi piaci perchè sei bello.» disse con la sua vocina decisa.

Hayden mi lanciò un'occhiata, «deve essere una caratteristica di famiglia.»

«Avere buon gusto? Certo.»

Incurvò lentamente le labbra e poco dopo sentimmo la dolce e innocua voce di mia madre che sgridava Connor e Tyler.

«Vi avevo detto di non correre!»

Hayden lasciò andare Ashley che andò verso mio padre. Dopo che sgridarono i gemelli, portarono le loro attenzioni su di me. C'erano tutti, anche Jamie e Ethan, che mi soffocarono nei loro abbracci protettivi. I miei genitori si congratularono anche con Hayden, il quale ringraziò tutti con fare composto. Poco dopo ci raggiunsero anche Brandon con Dorothea e Jeremy. Si dedicarono ad Hayden e mi rese felice il fatto che avesse qualcuno con cui condividere questo momento.

Mia madre mi disse che si erano presentati tutti mentre attendevano l'inizio della cerimonia e infatti si scambiarono altri saluti in quel momento.

«Perchè non ci sono i genitori di Hayden?» domandò Tyler.

«Perchè il padre è morto, idiota.» rispose Charlotte.

«Si ma sua mamma--»

«Ehi,» li zittì tutti quanti, «nessuno deve parlare dei suoi genitori. Nessuno deve fare domande su questo argomento. Chiaro? Non sono affari vostri.»

«Si, signora...» sbuffò Connor.

Li ignorai e andai alla ricerca dei miei amici. Purtroppo durante la cerimonia eravamo in posti diversi e non ero ancora riuscita a salutarli. Allungando il collo e superando i vari gruppetti di persone, li individuai. I genitori di Donna e quelli di Malcolm stavano parlando insieme e loro due erano lì.

Mi sbracciai quando vidi la mia amica guardarsi attorno e appena incrociò il mio sguardo sorrise e mi venne incontro. 

«Oddio, hai visto che stavo per cadere?» disse Donna, prendendomi per le spalle e sgranando gli occhi, «c'era quel dannato gradino che mi ha fatto inciampare.»

Effettivamente stava per cadere.

«Eri bellissima lo stesso.» dissi.

Lei ruotò gli occhi e poi mi abbracciò, «abbiamo finito, amica.»

«Eh già...»

Al nostro abbraccio si aggiunse Malcolm che baciò la testa ad entrambe.

«Dopo dodici lunghissimi anni, eccoci qui...» disse lui, le braccia attorno a noi, «tra poco ci separeremo per davvero.»

E mi colpì. La dura realtà. In soli due mesi avrei dovuto salutare i miei migliori amici, e anche se sapevo che con Donna ci saremmo viste di tanto in tanto, era comunque diverso. Avremmo fatto nuove conoscenze e non potevo più andare da loro quando volevo sfuggire dalle urla di casa mia. 

Appena guardai Donna che aveva gli occhi lucidi, non riuscii a non scoppiare a piangere ma allo stesso tempo risi perchè mi sentivo idiota nel farlo. 

«Mi mancherete.» dissi, stringendo le braccia attorno a lui.

«Abbiamo ancora diversi giorni da passare insieme. Non è ancora finita.» mi rassicurò Malcolm.

Non era ancora finita ma prima o poi quel giorno sarebbe arrivato, e non era così lontano come poteva sembrare.

Al nostro trio si aggiunsero anche Travis e Hayden e vedendoci insieme, i nostri genitori ci obbligarono a scattare delle foto ricordo. Hayden provò a scappare ma gli afferrai il polso e lo tenni al mio fianco mentre ci scattavano queste foto di gruppo.

Rimanemmo su quel campo da football ancora per un po'. I miei genitori si fermarono a parlare con quelli di Donna e Malcolm. Hayden raggiunse i ragazzi della squadra con Travis per scattare altre foto che sarebbero finite in vetrina come squadra vincente del campionato. 

Mi godetti quegli ultimi momenti tra quelle mura che avrei ricordato per sempre.

Poi, arrivò il momento di festeggiare e ognuno aveva la propria festa a cui andare. Malcolm e Donna sarebbero andati ognuno nelle proprie case a festeggiare con i rispettivi parenti, mentre Hayden aveva organizzato un rinfresco a casa sua per me e la mia famiglia.

«Porca puttana, ora capisco perchè sei sempre qui...» sentii dire da Gabriel appena Hayden aprì l'enorme porta in legno.

«Le parole, Gabriel.» sibilò mia madre.

Superammo l'ingresso ed entrammo in soggiorno. Essendo una bella giornata, aveva sistemato il giardino esterno per mangiare. Un lungo tavolo già ben allestito con una tovaglia bianca era sotto alla veranda. 

«Gatto!» esclamarono in coro Connor e Tyler appena videro Ares sui divani da esterno.

«Non dategli fastidio.» li avvisai ma ormai erano già andati verso di lui con Ashley appresso.

Metà della mia famiglia era in giardino con Brandon e Jeremy mentre l'altra stava ammirando il soggiorno. Hayden aveva raggiunto sua nonna in cucina.

«Wow...» borbottò Jamie, «aspetta, quello è un serpente?»

«È Jack.» dissi.

Guardai i miei fratelli maggiori avvicinarsi e studiarlo con fare sorpreso e affascinato. Gabriel invece stava fissando la piscina che si vedeva dalle vetrate della sala.

«Si può usare?» domandò verso di me, indicandola.

«Certo. Ho anche avvisato che potevate portare un costume.»

«Non ti ascolto sempre quando parli.»

Feci una smorfia. Stronzo.

«Sentite, non rompete niente e prendete posto fuori.» sospirai prima di raggiungere Hayden.

L'isola era piena di teglie con cibi da mettere in forno e piatti già da servire. Quando Hayden aveva detto che voleva che festeggiassimo insieme gli avevo risposto che era un pazzo. Eravamo troppe persone e mi dispiaceva far sgobbare sua nonna in questo modo ma lui mi aveva assicurato che la maggior parte dei piatti li avrebbero preparati insieme.

«Ehi, devo fare qualcosa?» 

«Puoi portare gli stuzzichini a tavola?» domandò Hayden mentre infornava la prima teglia di lasagna.

«Certo.»

Nel giro di venti minuti eravamo tutti a tavola a divorare ogni portata che era stata cucinata. Avevamo terminato gli antipasti abbastanza velocemente e quando arrivò il primo -due teglie di lasagna e due teglie di maccheroni al forno- rallentammo a mangiare per gustarci al meglio i piatti. 

Hayden era a capotavola e io ero seduta alla sua sinistra, davanti a me c'era Brandon e al mio fianco Ethan. Tutti parlammo con tutti. I nonni di Hayden chiesero ai miei fratelli maggiori cosa studiassero e ogni conversazione ne portava ad altra. 

Nessuno fece domande inopportune o imbarazzanti e questo era un gran traguardo dato che i miei genitori erano medaglie d'oro in questo.

«Bello il pianoforte che c'è qui...» iniziò mio fratello Jamie sporgendosi in avanti sul tavolo e indicando alle sue spalle per intendere quello in soggiorno, «usavi questo per allenarti?»

«Mh, no.»

«Ce n'è un altro nella stanza insonorizzata al piano di sopra. Usavano quello.» intervenne Brandon con un tono fin troppo allegro.

Io e Hayden lo fulminammo con lo sguardo. 

«Hai un stanza insonorizzata?» gli domandò Ethan diffidente.

Hayden si schiarì la voce, «mio padre ha voluto che ci fosse per farmi suonare senza disturbare nessuno.»

«Capisco.» 

«E quanto è insonorizzata?» chiese Jamie, gli occhi stretti.

Mi grattai la guancia nervosamente e decisi di intervenire vedendo un bagliore negli occhi di Brandon.

«Che razza di domanda è? È insonorizzata, punto.» 

«Molto utile, se volete sapere.» parlò Brandon con fare sfacciato.

«Immagino.» rispose Ethan con fare atono, fissando Hayden che nonostante la situazione, non si fece intimorire e resse lo sguardo.

Oh, accidenti.

«Ha anche una palestra,» affilai un sorriso, «così...se volete sapere la struttura di tutta la casa.»

«Quella purtroppo non è insonorizzata.» disse Brandon con una leggera smorfia.

Ora lo uccido.

Il silenzio ricadde in questa area di tavolo. Tutti nella mente avevano lo stesso pensiero e dovevo eliminarlo assolutamente, soprattutto dalla mente dei miei fratelli.

«E' ora del secondo, vero Hayden?» parlai poco dopo.

«Si, certo.» rispose subito e insieme ci alzammo da tavola.

Brandon si alzò con noi e ci aiutò a portare via i piatti. Appena arrivammo in cucina, diedi un calcio a Brandon che quasi cadde con i piatti in mano.

«Perchè cazzo hai detto quelle cose?» sibilai, mentre posavo quelli che tenevo io nel lavandino.

«Sei un coglione.» disse Hayden.

«Scusa, dolcezza, ma è divertente vedere le loro facce che realizzano quanto sei sporcacciona.» mi diede un buffetto sul naso.

Gli scacciai la mano e lo guardai male, «sono i miei fratelli, idiota. Non devono sapere certe cose.»

Scrollò le spalle, «per questo è divertente.»

«Porta questi a tavola e sta' zitto.» disse Hayden spazientito, dandogli delle ciotole di crostini, insalata e verdure grigliate.

Sospirai e mi appoggiai al ripiano mentre Hayden si fermò davanti a me e appoggiò le mani sui miei fianchi. I suoi occhi mi scannerizzarono da cima a fondo. Quel giorno avevo indossato un semplice vestito rosato che era stato nascosto tutto il tempo della cerimonia dalla tunica. Indossavo anche il punto luce che mi aveva regalato per il ballo.

«Ti avevo detto che invitare la mia famiglia non era una grande idea.» sorrisi, appoggiando le mani alle sue braccia. Lui indossava una camicia bianca.

«Il problema è mio cugino.»

Sbuffai in una mezza risata e mi misi sulle punte per baciarlo a fior di labbra.

«Sei bellissima,» soffiò roco, «e questo vestitino ti fa fin troppo innocente.»

«Io sono innocente.» 

Sollevò un angolo della bocca, «si, proprio un angioletto.»

Ridacchiando, lo baciai ancora e mi staccai quando iniziò a diventare troppo intenso. Guardai l'isola con i piatti di carne e pesce che avremmo dovuto portare fuori. Gli diedi una leggera spinta per allontanarlo e lo superai.

«Andiamo o tutta la mia famiglia inizierà a pensare male.»

«Cosa credono che tu faccia quando resti qua a dormire?» domandò mezzo divertito.

«Lunghe e intense partite di scacchi.» 

«Oh, sai giocare a scacchi?» domandò.

«No.» 

Afferrò una teglia e mi passò vicino con un sorrisetto malizioso, «ti insegno io. Ad ogni pedina che perdi, ti spogli.»

«Sai, non credo siano le regole ufficiali del gioco.»

«Mi stai dando del bugiardo, Adams?»

Risi e gli diedi una leggera spinta prima di prendere l'altra teglia e portarla fuori insieme a lui.

⚜️

Avevamo finito il pranzo da un bel po' e ognuno stava facendo cose diverse. Io e Hayden eravamo sdraiati sul dondolo. Un cuscino era dietro Hayden e io ero sopra di lui, il braccio che penzolava verso l'esterno e la guancia premuta sul suo petto. Il sole era alto nel cielo ma noi eravamo all'ombra e sentivo solo il calore che c'era nell'aria che mi accarezzava la pelle. Oltre quello, c'era anche la sua mano che mi accarezzava il fianco e la schiena. Sui divanetti in giardino c'erano i miei genitori che parlavano con Dorothea e Jeremy. Inoltre, avevo detto a mia madre di portare dei costumi per le mie sorelle e fratelli perchè avrebbero potuto usare la piscina se ci fosse stato bel tempo, e infatti era così. Sentivamo i loro schiamazzi mentre erano in acqua. Jamie, Ethan e Gabriel erano sdraiati sulle sdraio a bordo piscina e dovevano controllare che nessuno affogasse. Brandon e Dave erano in soggiorno a giocare alla play ed Ashley stava dormendo sul divano controllata da Dave. 

«Be', alla fine è andata bene.» mormorai, gli occhi chiusi mentre mi beavo del suo tocco e del venticello tiepido.

«Si,» il suo petto si alzò, «tranne per quando tuo padre e Ethan sono entrati in cucina e mi hanno beccato mentre avevo una mano sotto al vestito.»

Già. Quello era stato imbarazzante e sconveniente.

«Ti avevo detto che avevo sentito dei passi.»

Sbuffò e io sorrisi. Mi mossi e strofinai il naso contro il suo collo mentre appoggiavo la mano sopra al suo petto caldo. La camicia era troppo fastidiosa in quel momento, volevo che fosse senza.

«Se tornassi indietro, faresti ancora la scelta di trasferirti qui?» domandai.

«È la miglior scelta che abbia mai fatto.» 

Il mio cuore sfarfallò nel petto e, felice della risposta, premetti un bacio sotto la sua mascella.

«Se non fossi uscita entro quei due minuti, avresti davvero chiamato la polizia?» 

Non sapevo perchè lo stessi tartassando di domande, ma lo volevo sapere. 

Il suo corpo vibrò mentre rideva piano, «no, Adams.»

«Che stronzo.»

«Ma di certo non ti avrei invitata a bere un tè.»

«E invece è così che si accolgono gli ospiti.»

Mi diede un pizzico al fianco che mi fece squittire e gli diedi uno schiaffo sul petto.

«Tu non eri un'ospite, piccola criminale.»

Io ero stata solo un ospite....inaspettato

Mi sollevai e appoggiai le braccia sul suo petto e lo guardai. Il vento scompigliò i miei capelli e lui me li sistemò.

«Ho portato il costume.» mi morsi il labbro mentre giocavo con le sue collane.

«No.» schioccò.

Aggrottai la fronte, «perchè no? Tu resti in maglia.»

«Non è per me il problema. È per te. Che costume è?»

«A due pezzi,» dissi, «sgambato. »

Si imbronciò, «mi vuoi uccidere?»

«È solo un costume.»

«Quando lo capirai che non sono i vestiti che mi eccitano ma tu che li indossi. Mi è già difficile tenere le mani a posto con questo affare.» mormorò, tirando la spallina regolabile del vestito.

Il mio stomaco si attorcigliò e quello che disse mi portò a baciarlo. Schiuse le labbra e lasciò approfondire il bacio. Le sue braccia si strinsero dietro la mia schiena e mi premette al suo corpo. Giocai con i suoi capelli che avevano bisogno una spuntata e continuammo a baciarci fino a che non fu lui a staccarsi, il respiro pesante e la fronte contro la mia.

«Smettila di provocarmi, Adams.» gracchiò.

Sogghignai e lo baciai ancora. Quando mi staccai, mi leccai le labbra per assaporare il suo sapore e sbattei le ciglia.

«Non ti sopporto, Miller.» sospirai.

«Perchè?»

«Perchè ogni volta fai questa cosa che mi porta a guardarti, a baciarti, a toccarti, a volerti...» 

Ghignò lievemente, «e cosa farei?»

«Respiri.»

Rise con un bambino e mi afferrò il volto per poi le labbra sulla mia guancia e rilasciando uno schiocco sonoro. 

«Se è per questo, anche io non ti sopporto, Adams.» mormorò.

Quella volta fui io a ridere e tornai a rannicchiarmi sopra di lui più felice che mai.

⚜️

«È entrato?» chiese.

«No.» 

«Lecca la punta e riprova.»

Lo fulminai con lo sguardo, «l'ho già fatto tre volte. Non entra.»

«Non sei capace.»

Sbuffai e gli mollai l'ago e il filo. 

Stavamo andando fuori a cena ma avevamo fatto una piccola sosta in un parcheggio isolato perchè lui stava scoppiando e io ero troppo bella. Mi aveva aperto la camicetta in modo troppo aggressivo ed erano saltati dei bottoni. Ora, dopo aver terminato la nostra sveltina, stavamo cercando di ricucire i bottoni dato che Hayden il Perfezionista aveva un piccolo set da cucito nel cruscotto. Non chiedete il perchè.

«Sei sicura siano essenziali?» domandò mentre provava a infilare il filo bianco nero nel buco.

Incrociai le braccia e lo fissai. Lui abbassò lo sguardo verso il buco che si creava senza i bottoni letteralmente davanti alla riga delle mie tette e sospirò. 

«Va bene. Ora la sistemo.»

«Dovevi per forza aprirla in quel modo?»

«Si.»

«Io non ti rompo le camicie.»

«A me non dispiace se lo fai.» ammiccò.

Ruotai gli occhi e lo aiutai a infilare quel dannato filo. Dopo altri cinque minuti di imprecazioni, riuscimmo e attaccò i bottoni al loro posto.

«Non pensavo sapessi anche cucire.» dissi, mentre tirava strappava l'ago e filo.

«Lo sai che ho mille talenti, Adams.»

«Uno di quelli è anche distruggermi i vestiti.»

«Smettila di lamentarti,» mi lanciò un'occhiata annoiata, «so che ti piace.»

«Mi piace,» confermai, «ma non se siamo in giro e rischio di rimanere nu--»

Mi afferrò il viso e mi stampò un bacio sulle labbra per zittirmi. Assottigliai lo sguardo e lui sogghignò.

«Ho risolto. Ora smetti la lamentarti? Grazie.»

Sbuffai ma non ribattei più. Allacciai la cintura e lui mise in moto la macchina.

Eravamo a New York da alcuni giorni. Avevamo visitato tutto quello che mi veniva in mente e ora stavamo andando a cena in un ristorante che conosceva molto bene, così aveva detto. Non mancava molto alla fine della nostra vacanza. Presto sarei tornata a casa, avrei trascorso qualche giorno con i miei amici a Charleston e poi con la mia famiglia prima di tornare nuovamente qua e iniziare un nuovo capitolo.

«Hai parlato con Travis?» domandai.

Purtroppo, durante la vacanza in Richmond, Travis e Donna avevano litigato. Donna era insicura su come avrebbero fatto e Travis si era arrabbiato dicendo che se era insicura era perchè non credesse abbastanza in quel rapporto. Era da due giorni che erano tornati a casa e non si parlavano.

«Non ti dirò niente.»

«Cosa-Perchè no?» mi offesi.

Mi guardò sbieco, «tu mi dirai quello che vi siete dette tu e Donna?»

Restai in silenzio. Lui sorrise. Io ruotai gli occhi.

«Mi dispiace, però,» sospirai, «tu dici che risolveranno?»

«Dico che se ne non c'è lo stesso impegno, è difficile mandarla avanti. Soprattutto a distanza.»

Non era facile affrontare questo discorso perchè magari noi avremmo potuto avere lo stesso problema, ma al momento, io sapevo che avrei sempre dato il cento per cento. E lo stesso Hayden.

D'istinto, afferrai la sua mano, stretta attorno al mio ginocchio, e la intrecciai alla mia.

«Ma Travis vorrebbe--»

«Non dirò niente, Adams.» ridacchiò rauco.

«Ma oltre ad essere la tua ragazza sono anche la tua migliore amica. Puoi confidarti con me. Confidati, avanti.» tentai ancora una volta.

«Prima di tutto, Meredith potrebbe offendersi, e secondo, se seguiamo questo ragionamento, anche tu puoi dirmi questi segreti.» 

«Meredith può piangere in aramaico, per quanto mi interessa.» ribattei piccata e accavallai le gambe, rivolgendole verso la portiera. Avrei anche districato le nostre mani ma lui sembrò fare forza sulla presa e infastidita non le tolsi.

«Ehi, io non sono geloso di Malcolm e Donna.»

Lo guardai annoiata, «saresti geloso se fossi andata a letto con uno dei due?»

Strinse le labbra e sbattè le palpebre, fissando la strada. Esattamente.

«E comunque, io ti considero il mio terzo migliore amico. Quindi puoi fida--»

«Terzo?»

«Si. Al primo posto ci sono Donna e Mal, poi mio mio fratello Eth e poi tu.»

Restò in silenzio con espressione corrucciata e pensierosa.

«Allora anche tu sei al terzo posto.» scrollò le spalle.

Mi offesi profondamente.

«Che diavolo c'è al secondo scusa?»

«Brandon è al primo, ma non dirglielo. Meredith al secondo e tu sei terza.»

«Ma a me non piace il terzo posto.» borbottai, fissandolo. 

«E anche a me non piace il terzo posto, principessa.» mi guardò divertito.

Non volevo essere quel tipo di ragazza che soffiava il posto alla migliore amica. Ma a me Meredith stava sulle palle quindi sti cazzi.

«Facciamo che entrambi siamo al primo posto ma non lo diciamo a nessuno.»

Annuì lentamente, «ci sto.»

«Perfetto e ora che siamo migliori amici, puoi raccontare.» sorrisi elettrizzata e mi misi sull'attenti.

L'istante successivo la macchina si fermò e guardai fuori dal finestrino. L'insegna luminosa era a qualche metro da noi. 

«Mi dispiace, piccola ficcanaso, ma dovrai aspettare.»

Feci una smorfia delusa e lui mi baciò le labbra arricciate prima di invitarmi ad uscire.

Ovviamente il ristorante era da lusso da fare schifo. Vidi borse che costavano quando la mia casa appese alle sedie. Le proprietarie indossavano outfit che non mi sarei potuta permettere neanche in cent'anni di vita.

Il cameriere ci portò al nostro tavolo, leggermente isolato, che dava sulla città da cui si intravedeva anche il ponte di Brooklyn illuminato.

«La devi smetterla di portarmi in questi ristoranti e dirmi di vestirmi come voglio,» lo sgridai sottovoce, «tutte mi guardano come se fossi una scappata di casa.»

«In realtà ti guardano male perché i loro accompagnatori ti hanno osservata per bene.» mormorò mentre mi tirava indietro la sedia.

Non credetti alle sue parole ma nel dubbio controllai che la camicetta fosse ben chiusa, e che tutti i bottoni fossero ancora al loro posto.

Hayden spostò la sedia e si mise al mio fianco, non più frontale. Alle nostre spalle. Lui allungò una mano sulle mie gambe e sentii il calore del palmo attraversare i jeans. Intrecciai il braccio al suo testo e lo baciai sotto alla spalla, facendogli girare la testa verso di me.

«Dopo andiamo sul ponte?» chiesi.

«Sarà ancora troppo presto per fare le brutte cose, Adams.»

Ruotai gli occhi, «idiota. Voglio solo stare sul ponte.»

Sorrise e mi strinse la coscia, «certo, bellissima. Ci andremo.»

Durante la cena, nonostante stessimo sempre scherzando e chiacchierando, non riuscivo a ignorare il tarlo maledetto che mi avvisava che questa specie di luna di miele sarebbe finita presto.

Mi persi qualche momento a guardarlo. Studiai il modo in cui i muscoli della mascella scattavano quando masticava e quando gli facevo battutine sottovoce su una coppia in sala e cercava di non ridere. O il modo in cui gonfiava il petto e tamburellava le dita sulla mia gamba, quando provavo a provocarlo a voce. Il suo sguardo si oscurava e sembrava davvero l'oceano in quegli occhi si scombussolasse con onde e scintille. La forma delle sue labbra così ben disegnata, così rosse e carnose che era difficile non baciarle tutto il tempo. I ricci -che aveva spuntato qualche settimana prima- che erano quasi sempre selvaggi ma allo stesso tempo curati. Quei ciuffetti ondulati che gli sfioravano la fronte e che facevano pizzicare le mie dita. La sua voce, calda e roca, che mi entrava nelle viscere e le rendeva sue ogni volta che mi sussurrava qualcosa di sconcio all'orecchio. E il modo in cui rideva, come mostrava i denti perfetti e inclinava la testa, stringendo gli occhi e creando quelle piccole rughe di espressione che avrei baciato all'infinito. Mi soffermai sui particolari, i piccoli nei che costellavano alcune zone del collo e del viso. Ne aveva uno sotto al pettorale che baciavo sempre.

Mi sarebbe mancato ogni singola cosa di lui. Ogni sfumatura. Sia fisica che caratteriale. Per me era difficile pensare di poterlo sentire solo al telefono e vederlo durante le vacanze -se ci fosse stato il tempo- in quanto avrebbe avuto una tabella molto pesante con la squadra, e magari non sarebbe riuscito ad essere presente in quei momenti di pausa.

In quegli ultimi mesi avevo passato ogni momento con lui, anche all'inizio dell'anno quando non ci parlavamo, ero certe che se avessi avuto bisogno di lui, sapevo che avrebbe fatto i salti mortali per aiutarmi. E non mettevo in dubbio che ci avrebbe provato anche adesso, ma era diverso. La distanza era davvero troppa e il fuso orario non aiutava affatto.

E cazzo il non poterlo toccare--quello era ciò che mi avrebbe fatto impazzire. Non sentire il suo profumo, sentire le sue carezze e i suoi baci...ma solo immaginarli quando ne avevo bisogno.

«Ehi,» mi diede una leggera spinta mentre si passava il tovagliolo sulla bocca, «ti sei incantata. Non hai neanche toccato il mio dolce.»

Sbattei le palpebre, risvegliandomi dai miei pensieri, e realizzai che avessi tenuto la forchettina in mano senza usarla.

«A cosa pensi?» domandò, la mano che mi accarezzò la nuca per poi baciarmi la tempia, «non mi piace quando sei silenziosa in questo modo.»

«Stavo pensando a te...» ammisi con tono sottile e un leggero sorriso.

I suoi occhi brillarono, «oh, mi piace quando pensi a me.»

Il mio sorriso si allargò e afferrai la sua mano per poi mordermi il labbro, ragionando se confessare i miei pensieri o meno.

«Tu sei sempre stato un punto fondamentale per me,» parlai, tenendo gli occhi sulle nostre mani congiunte, «ancor prima che ci conoscessimo davvero, la tua musica mi ha sempre fatto sognare. Mi aiutava quando ero giù e mi ha fatto compagnia quando non ho più potuto suonare. In modo o nell'altro, anche se non lo sapevo, eri sempre con me. La tua musica lo era. E per me eri un semplice ragazzo che riusciva ad esprimere quello che sentiva nel modo più poetico in assoluto.»

Restò in silenzio.

«È vero che avevo una cotta per te ma eri--sei bello, è impossibile non cascarci almeno una volta...» ridacchiai ma poi tornai seria, «da quando ci siamo conosciuti, la tua presenza era diventata la mia quotidianità. Prima era la tua musica che riusciva a farmi stare bene, e poi eri tu. Solo tu.»

Sentii un bruciore alla gola che mi fece tremare il labbro.

«A-anche quando eravamo solo amici, era come se fossi completa. Mi sentivo come se non avessi bisogno di altro. Sei davvero il mio migliore amico, Hayden. E...» deglutii, «lo so che mi hai già detto che non accadrà ma...se al college dovessi trovarti bene con qualcun'altra che non sono io--»

«Makayla--»

«No, fammi finire-» tirai su col naso e giocai con l'anello che gli avevo regalato, «-può succedere, okay? Tu sei un ragazzo d'oro. Hai tutto ciò che una ragazza vorrebbe e io sono così fortunata ad averti m-ma io...io non sono niente di speciale, sul serio, ce ne sono tantissime di ragazze come me. E magari, ne trovi una migliore e lo accetto--lo accetterò.»

Ingoiai il groppo amaro e mi sforzai di sollevare lo sguardo su di lui. I miei occhi lucidi si innamorarono del suo viso anche se corrucciato.

«Fammi solo una promessa,» mi leccai le labbra, «promettimi che non mi abbandonerai mai. Che, anche se non dovesse funzionare, resterai al mio fianco. Resteremo amici. Perché io avrò s-sempre bisogno di te.»

Faceva già male al cuore il pensiero che non sarebbe stato mio per sempre ma non avrei potuto accettare di perderla anche in amicizia.

«Posso parlare?» mormorò, passando il pollice sotto l'angolo del mio occhio destro per catturare una lacrima.

«Sappi che se rimaniamo amici, non verrò al tuo matrimonio. Almeno non se ti sposi quella subito dopo di me. Se sarà con quella dopo ancora, si.»

Scosse leggermente la testa e sospirò, «ora posso parlare?»

«No, vado in bagno a piangere e poi torno e parli.»

Mi alzai rapidamente e mi allontanai dal tavolo prima che potesse bloccarmi. Mi passai il dorso sotto gli occhi e mentre camminavo a passo spedito, cercai di non scontrarmi contro i cameriere che viaggiavano su quel piano.

Vidi la scritta toilette sul muro e la freccia a destra ed entrai in quel corridoio. Prima che potessi aprire le doppie porte un braccio scivolò attorno alla mia vita e mi ritrovai sbattuta al muro. La mia testa bloccata tra le mani di Hayden che premevano sul muro ai lati.

Respirai affannata e fissai tutto tranne che lui.

«Mi lasci fare il mio piantino liberatorio da sola?» piagnucolai, incrociando le braccia.

«No.» replicò e afferrò il mio viso tra le mani costringendomi a guardarlo.

Sbattei le ciglia umide e fissai le sue iridi scure. Un cipiglio era presente sulla fronte e la mascella serrata.

«Prima di tutto, tu sei speciale. Tu sei la prima persona con cui io sia riuscito ad aprirmi nel giro di pochissimo tempo. Mi sono fidato e ti ho permesso cose che neanche a persone che conosco da tutta la mia vita, ho mai lasciato fare. E non lo rifarò ancora, perché tu sei unica per me. Sei esattamente ciò che ho sempre desiderato ma ho sempre avuto paura di ammettere, perché sei tutto ciò che io non sarò mai e per questo mi completi.»

Il mio cuore piangeva lacrime d'amore e batteva a ritmo delle sue parole.

«Secondo, vuoi che ti prometta che non sparirò dalla tua vita? Va bene. Te lo prometto.»

La sua voce era sicura, quasi arrabbiata per quello che avevo appena detto.

Si avvicinò e risucchiai un respiro nel sentire il suo calore avvolgermi. Lo guardai da sotto le ciglia, il mento sollevato, e le mani ancora sulle mie guance umide. I suoi occhi non si staccarono un secondo dai miei, alternavano tra i miei occhi.

«Ti prometto che nell'assurda ipotesi io dovessi incontrare un'altra persona, tu avrai sempre una parte di me e io ne sempre avrò una di te. Ma ti assicuro, Makayla, ti posso assicurare al cento per cento che nessuna potrà mai raggiungere anche solo la metà di quello che tu significhi per me,» disse, «nessuna, mi hai capito?»

Annuii e risposi con un flebile si.

«Bene.»

Avvicinò il suo volto. Chiusi gli occhi perché già sentivo il sapore delle sue labbra. Mi aggrappai disperatamente alle sue braccia e cercai di non annaspare, inebriata dal suo profumo.

«Mi ascolti, bellissima?» mormorò, i nasi che si sfioravano.

Deglutii, «si.»

«Ti faccio un'ultima promessa, la vuoi?»

Mi scostai leggermente per guardarlo negli occhi e li vidi brillare. Un leggero sorriso rendeva tutto più bello.

«Quale?»

«Ti prometto che la persona che sposerò, sarai tu.»



S/A.

Il prossimo aggiornamento sarà l'Epilogo e arriverà molto presto ⌛️🤧

Io non sono pronta a lasciarli e voi?🥺🖤

Prima di lasciarvi mi serve un piccolo aiuto da parte vostra.

Volevo cambiare la copertina (e magari lasciare come titolo solo Cliché)

1) Questa è la copertina di adesso:

2) E questa quella nuova:


➡️ Quale preferite: 1) o 2)?

Grazie se parteciperete a questo sondaggio. 🫶

Lasciate una stellina e un commento se vi è piaciuto il capitolo!

A presto, Xx ❤️👽

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