It's a Cliché

By -Happy23-

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Hayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juillia... More

Premessa
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12 - Parte 1
Capitolo 12 - Parte 2
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 42 - Parte 1
Capitolo 42 - Parte 2
Capitolo 43 - Parte 1
Capitolo 43 - Parte 2
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59 - Parte 1
Capitolo 59 - Parte 2
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Epilogo
Capitolo 1 Bonus - Parte 1
Capitolo 1 Bonus - Parte 2
Capitolo 1 Bonus - Parte 3
Capitolo 2 Bonus - Parte 1
Capitolo 2 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 1
Capitolo 3 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 3
Capitolo 4 Bonus
Capitolo 5 Bonus
Profilo Instagram

Capitolo 41

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By -Happy23-

«Ripetimi di chi è la festa?» domandò mia madre.

Stava sistemando i vestiti di Ashley nel suo armadio mentre io stavo sistemando il mio zaino per quella sera. Dato che sarei andata da Donna a mangiare e mi sarei preparata da lei.

«Travis. È il suo compleanno.»

«A casa sua.»

«Esatto.» sospirai.

«E sarà una cosa tranquilla?»

Certo. Se per tranquilla intendeva mezza scuola.

«Pochi amici.» la guardai oltre la stanza, sorridendo innocentemente.

Mi guardò sospettosa e poi continuò, «e ci sarà anche quell'Hayden?»

Mi fermai dallo scegliere quale gonna portare per incrociare le braccia e guardarla confusa, «sono amici. Noi lo siamo, quindi si. Perché?»

Alzò le spalle, «voglio solo capire quale rapporto hai esattamente con questo ragazzo.»

«L'hai già conosciuto, mamma. E sai che siamo solo amici.»

Con loro era così semplice mentire.

«Ed è sicuro della sua scelta? Sui soldi?»

Mi morsi il labbro, «si, almeno così sembrerebbe.»

«Mh, apprezzo il gesto anche se lo trovo un po' strano.» commentò, piegando velocemente le magliettine di mia sorella.

«Sinceramente ho smesso di farmi domande sul perché. È sicuro della sua decisione e non si smuoverà da lì.»

«Okay e...» mi lanciò un'occhiata traversa, «dormirai da lui dopo la festa?»

Schiusi la bocca e rimasi a fissarla perplessa. Dove voleva andare a parare con queste domande?

Continuando a guardarla, andai verso la porta e la chiusi.

Mi ci appoggiai contro e sospirai, «dormirò a casa ma...spara, mamma. Cosa vuoi sapere?»

I suoi occhi chiari mi fissarono interdetti e poi si fermò dal piegare i vestiti e mi guardò più seria, «hai rapporti sessuali con lui?»

Dio, che serietà. Già che c'era poteva usare coito o amplesso e poteva andare a cena con Sheldon Cooper.

«Vogliamo davvero fare questo discorso?» arricciai le labbra schifata.

«Voglio solo sapere se sai cosa stai facendo.»

Prima rispondevo e prima avremmo concluso.

«Io non faccio sesso con lui o con altri. E se dovessi farlo so perfettamente come comportarmi e cioè utilizzare quei graziosi palloncini in lattice che tu e papà sembrate odiare così tanto.» tirai un sorriso sornione.

Mi lanciò un'occhiataccia all'ultimo commento e poi dopo essermi allontanata dalla porta, lei si avvicinò per aprirla.

«Mi fido di te, Makayla. È degli altri che non mi fido, quindi, stai attenta.» sottolineò, puntandomi un dito contro.

Le feci l'ok col pollice e schioccai la lingua, volendo chiudere al più presto la conversazione, «puoi stare tranquilla, mamma.»

«Mh,» sospirò e guardò il mio zaino e i vestiti sul letto, «a che ora esci?»

«Tra poco Donna passerà a prendermi.»

«Va bene, salutamela.»

«Lo farò.»

Uscì dalla stanza e buttando fuori un grosso sospiro tornai alla mia scelta di vestiti.

Travis aveva deciso per una serata al neon. Appena arrivati avremmo dovuto sporcarci con della vernice a neon e anche truccarci con colori fluo, per cui aveva avvisato di non indossare i nostri vestiti preferiti.

Avevo deciso di mettere qualcosa di bianco per risaltare i colori della tinta ma ero indecisa se mettere un semplice vestito bianco, aderente, a spallina larga oppure fare un completo con gonna in pelle e body bianco a spalline sottili e uno scollo abbastanza profondo.

Mi ero fotografata con entrambe le opzioni ma non ero convinta.

Forse avrei potuto mandarle a Hayden...

Trovandola una fantastica idea, mi sedetti sul letto e aprii la sua chat inviandogli le due immagini scattate prima con la scritta: quale preferisci?

Un paio di minuti dopo il telefono vibrò e lo schermo si accese. Lo afferrai e lessi la sua risposta.

-Il vestito

Sorrisi e digitai.

-Perfetto, metterò la gonna e il body

-Cosa me l'hai chiesto a fare?

-Volevo solo sapere cosa preferissi

Qualche secondo dopo arrivò la risposta che mi provocò uno sfarfallio incontrollato nello stomaco.

-Il body è scollato, molto.

-Ed è un problema per te?

-Assolutamente no, ma lo sarà per chi proverà a guardare troppo a lungo.

Sogghignai e mi morsi il labbro continuando a scrivere.

-È gelosia questa o sbaglio?

-Sbagli, Adams

-Se lo dici tu, Miller

-Dovrò già sopportati dopo perciò ora sparisci

-Sempre molto gentile

-Lo so.

Conclusi con l'emoticon di un dito medio e poi buttai il telefono sul letto e andai a farmi una doccia prima dell'arrivo della mia amica.

⚜️

A casa di Donna, dopo aver cenato, ci eravamo preparate insieme. Avevo piastrato i capelli facendo qualche piccola treccina qua e là, poi mi ero truccata con i trucchi a neon comprati dalla mia amica. Erano favolosi. Al posto della solita linea nera, questa volta l'eyeliner era giallo fluo mentre lei aveva usato il verde.

Donna aveva optato per un paio di pantaloni bianchi aderenti e un micro top, tutto bianco come me. Sapevo che Travis avesse decorato la casa con luci che avrebbero fatto cambiare i nostri vestiti bianchi, che tra l'altro, avremmo dipinto con la vernice.

«A che ora inizia la festa?» domandai appena scendemmo dalla sua macchina.

«Alle dieci, quindi siamo in orario.»

Perfetto. Eravamo arrivate prima per poterci sistemare bene con i colori a neon e aiutare se bisognava sistemare ancora qualcosa.

Notai già diverse macchine lungo la strada, che dovevano essere della squadra. Riconobbi anche la Porsche di Hayden.

«Hai portato quel rossetto spaziale?» le chiesi, controllando nella mia borsetta di aver preso l'occorrente.

«Certo.»

Era un rossetto rosso ma a neon e si sarebbe visto alla perfezione sotto le luci.

Appena arrivammo di fronte alla porta di casa, Donna non fece in tempo a suonare che la porta si aprì mostrando Travis con un gran sorriso.

«Ehi, piccola.»

Notai la mia amica arrossire e si avvicinò per poi mettersi in punta di piedi e lasciargli un dolce bacio sulle labbra.

«Auguri, amore.»

Lui la ringraziò e poi sollevò lo sguardo verso di me facendo un cenno con la testa.

«Mak.»

«Io non ti bacio.» scherzai mentre avanzavo verso di lui.

«Meglio di no.» ridacchiò.

Lo abbracciai facendogli gli auguri e poi chiuse la porta dietro di noi.

Casa sua era molto grande. Non era la prima volta che venivo qua e mi era sempre piaciuto l'openspace che aveva con l'ampio soggiorno e la cucina.

Sentii delle voci e notai alcuni della squadra in cucina a mangiare della pizza. Hayden non c'era e mi chiesi dove fosse.

«Mak, posso parlarti un secondo?» Sentii dire da Travis alle mie spalle.

Guardai Donna che si bloccò sulle scale e mi sorrise, «ti aspetto in bagno.»

Annuii e mi avvicinai a lui. Indossava un paio di jeans e una camicia bianca con i primi bottoni slacciati. Travis era indubbiamente un bel ragazzo, aveva una faccia da angioletto con quelle ciocche dorate e gli occhi azzurri. Ma in fondo sapevo che non fosse cosi angioletto...Donna aveva preso l'abitudine a raccontare cose.

«Cosa volevi dirmi?» chiesi, appoggiandomi alla parete vicino alle scale.

Sembrava leggermente nervoso.

«Mi dispiace per quello che è successo con Jordan, sul serio. So che in passato ti ha dato del filo da torcere ma non credevo che arrivasse a tanto.» iniziò, buttando fuori un lungo sospiro.

Annuii lentamente, «ne abbiamo già parlato, Travis. Tu non c'entri niente.»

«No, ma ero suo amico e non voglio assolutamente che tu possa pensare che io approvi o difenda il suo comportamento.»

Aggrottai la fronte, «eri?»

Avevo notato un certo distanziamento dopo la serata alle giostre ma non sapevo esattamente cosa fosse successo. Inoltre non mi era mai interessato cosi tanto saperlo.

Si grattò il collo e annuì, «nella mia famiglia è successo un fatto simile e aveva sempre saputo il mio pensiero su queste situazioni.»

«Oh, mi dispiace.»

«Non preoccuparti, comunque, volevo dirti che per quanto io ci tenga a Jordan, come sai è stato il mio migliore amico per molto tempo, ho deciso di prendere le distanze da lui. Finché non metterà la testa a posto.»

«Mi sembra comprensibile, ma non capisco perchè tu lo stia dicendo a me...» tesi un sorriso accigliato alla fine.

«Be', nonostante questo è molto probabile che ci sia oggi.»

«Oh, okay.» Non che pensassi al contrario, comunque.

Si schiarì la voce, «spero di no, ma se dovesse fare ancora qualcosa puoi dirmelo. Lo sbatterò fuori casa.»

Accennai un sorriso sincero, «grazie, Trav. Apprezzo molto la tua preoccupazione.»

Ricambiò il sorriso e si sporse in avanti per stringermi una spalla e poi sospirò, «vai da quella pazza, prima che pensi ti abbia rapita.»

«Subito.» ridacchiai e iniziai a salire le scale.

«Oh, e Mak?»

Mi bloccai a metà e mi voltai, «si?»

«Preferiva il body.» ammiccò con un sorriso beffardo.

Non capii subito ma appena colsi il riferimento, la mascella mi cadde per la sorpresa e il fastidio di essere stata fregata.

Non feci in tempo a chiedere come lo facesse a sapere che aveva raggiunto gli altri ragazzi in cucina.

Ruotando gli occhi, salii le scale con più pesantezza nel passo e quasi rischiai anche di slogarmi una caviglia con quegli stivaletti col tacco.

Sentii delle voci provenire dal grande bagno in corridoio e mi avviai. Al secondo piano c'erano le stanze e il bagno per gli ospiti, quello in cui ero diretta, e ad ogni festa che organizzava vietava l'accesso. Le stanze erano infatti sempre chiuse a chiave, tranne il bagno.

Anche se sapevo che avesse sempre dato una chiave di scorta per la stanza degli ospiti a Jordan. Per portare le sue conquiste serali.

«Come ultimo desiderio nel letto di morte devi soffocarmi con quelle.»

Sorrisi accigliata al commento di Malcolm appena mi vide entrare in bagno dallo specchio.

«Sei gay, Mal.» gli ricordai, incrociando le braccia.

«Non si è mai troppo vecchi per fare esperienza.»

Ruotai gli occhi e, poi seduto sul bordo della vasca, trovai colui che mi aveva ingannata per farmi indossare ciò che voleva lui.

Non potei fare a meno di notare quanto quella camicia bianca fosse perfetta su di lui. Ovviamente aveva solo il primo bottone slacciato, permettendo di farci godere solo della vista delle sue collane a girocollo. I polsini erano ben allacciati. E indossava un paio di pantaloni neri che scommettevo fasciavano il suo culo sodo. Dopo aver terminato la mia ispezione -per niente nascosta- avanzai verso di lui.

«Sei uno sporco bugiardo, lo sai?»

Scrutò il mio corpo da cima a fondo e poi si fermò nelle mie iridi con un sorrisetto irritante, «lo so.»

Ruotai gli occhi e lanciai un'occhiata alle mie spalle trovando Malcolm e Donna farsi una maschera di pallini attorno al sopracciglio con quella tinta a neon.

«Dov'è il tuo trucco, Miller?» sorrisi sbieca.

«Non ci pensare nemmeno.» replicò seccato.

«Non puoi non avere niente di fluo.»

«I ragazzi della squadra so che si scriveranno qualcosa sulle camicie.» parlò Donna alle mie spalle.

Buttai fuori una breve risata e allungai la mano toccandogli il colletto sotto il suo sguardo attento, «il ragazzo prodigio non rovinerà duecento dollari di camicia, vero?»

«Non lo farei neanche se fossero cinque.»

Assottigliai gli occhi e schioccai, «avrai qualcosa di colorato.»

Alzò gli occhi mentre io pimpante andai verso il ripiano del lavandino su cui erano aperti diversi tubetti di colore.

«Bello il fiore.» dissi guardando la guancia di Mal.

«Grazie, sono un artista nato.»

«Ma stai zitto che l'ho fatto io...» sbuffò Donna facendomi ridere.

Mi piaceva l'idea dei puntini attorno agli occhi e così iniziai a farli alternando tra i colori, giallo, verde, blu fluo.

Mentre chiacchieravo con i miei amici sentii tutto il tempo lo sguardo di Hayden perforarmi la nuca. E di tanto in tanto lo incrociavo dallo specchio ma lo interrompevo subito sentendo il mio corpo scaldarsi.

Poco dopo arrivò anche Travis che non riuscii a non notare quanto fosse dolce con Donna. La abbracciò da dietro e le lasciò un bacio sonoro sulla guancia facendola ridacchiare.

«Cos'è quel disegno sulla schiena?» sentii chiedere da Mal.

Incuriosita, feci un passo indietro e guardai la camicia di Travis.

«Una vagina.» risposi a Mal.

«Cosa? Trav, sul serio ti sei fatto disegnare quella roba?» commentò scioccata Donna e lo fece girare.

Travis disse, «lo sai che Cooper è un coglione.»

«Io lo trovo divertente,» scrollò le spalle Malcolm e poi lanciò un'occhiata lunga a Donna, «e quella roba ce l'hai anche tu e ti piace molto quando lui ci gioca.»

Spalancai la bocca ma non riuscii a contenere una risata che mi scappò appena Donna tirò un pugno sul braccio del nostro amico.

«Nessuno ha chiesto il tuo parere, Lee.» sbuffò lei.

Spiai Travis sussurrarle qualcosa all'orecchio che la fece ammutolire e arrossire di colpo. Sentendomi quasi di troppo, tornai a concentrarmi su me stessa.

«Non so cosa disegnare su di me.» borbottai a nessuno in generale mentre mi fissavo allo specchio.

«Posso fare un pene che--»

«No, vai via.» allontanai Malcolm con una mano e poi tamburellai le dita sul ripiano.

Avrei potuto fare delle faccine o dei cuoricini.

«Faccio io.»

Una voce profonda e per niente irriconoscibile al mio cervello mi fece scattare gli occhi a destra sullo specchio, osservando Hayden alzarsi e camminare verso di me.

«Um, cosa vorresti fare?»

«Chiudi gli occhi.»

«Solo se mi paghi.»

Sollevò un angolo della bocca e poi scosse la testa. Stando dietro di me afferrò un tubetto blu e si spruzzò molta tintura sulle mani.

«Che diavolo...» dissi perplessa.

Sentivo gli occhi dei miei amici su di noi e potevo giurare che si stessero godendo la scena più di me.

«No, sul serio, cosa vuoi fare?» domandai, osservandolo mettersi anche sull'altro palmo un po' di colore.

Mi guardò dallo specchio mentre si spalmava su tutto il palmo e dita il blu a neon.

«Apri le braccia e chiudi gli occhi.» ordinò. Un ricciolo gli cadde sulla fronte e mi trattenni dal girarmi e sistemarlo.

Combattuta ma curiosa di sapere cosa avesse in mente, aprii e sollevai le braccia per poi chiudere gli occhi con estrema titubanza.

«Giuro che se fai qualcosa di strano di taglio le--»

Mi si mozzarono le parole in gola e rimasi con la bocca che formava una O appena sentii le sue mani aderire perfettamente sul mio seno, afferrandolo e premendo per bene le il palmo e le dita.

Dio santissimo...

Sgranai gli occhi sentendo dei sospiri divertiti dei miei amici e fissai scioccata le sue mani sulle mie tette mentre cercava di lasciare la sua impronta. Le strinse e queste -già in parte fuori dallo scollo per l'aderenza del body a mo' di guaina- si alzarono maggiormente.

«Posso fartelo sul culo?» Sentii mormorare da Travis e poi udii un ahia. Supposi Donna avesse detto di no.

«Ti taglio le palle, Miller.» scandii in un sibilo appena riuscii a trovare la voce.

Con totale indifferenza, tolse le mani e puntò lo sguardo orgoglioso sulla sua opera d'arte.

Avevo le sue cazzo di impronte sulle mie tette.

«Trovo sia perfetto.»

Erano impronte decisamente più grandi delle mie mani, e afferravano con perfezione tutta la loro magnificenza e per questo sapevo che avrei avuto gli occhi dei presenti addosso curiosi di sapere a chi appartenessero.

«Così attirerai più occhi sulle tette, sei un genio.»

«Può essere ma non a lungo perché comprenderanno che sono già di qualcuno.»

«E da quando sono tue?» inclinai la testa, fissandolo accigliata dallo specchio.

«Da quando l'ho deciso io.»

Poi, mi affiancò e aprì il rubinetto per lavarsi le mani. Continuai a guardarlo male e lui voltò la testa abbassando lo sguardo sullo scollo e poi tornò ai miei occhi, ghignando.

«Ti piace, Adams. Non mentire.» mormorò.

Gli altri erano ancora nel bagno e sapevo si stessero divertendo.

Mi toccai i capelli nervosamente e feci l'altezzosa, «ti piacerebbe. Donna, mi presti quel rossetto?»

Mi guardò con sospetto dallo specchio e poi fece un cenno alla borsetta rosso fuoco sul ripiano, «è dentro lì.»

Mi allungai per prendere la borsetta mentre lui si asciugava le mani.

«Scommetto che stai tramando qualcosa.» disse Mal.

«Ovvio.» risposi.

Trovai la tinta liquida, creata apposta per illuminarsi sotto le luci UV che Travis aveva appeso per casa. Perciò su qualsiasi parte uno lo stendeva, si sarebbe visto.

Mi ammorbidii le labbra con un semplice burrocacao e poi lo stesi facendo attenzione a non sbavare.

«Cosa vorresti fare, sentiamo?» sospirò Hayden.

Gli lanciai un'occhiata, era appoggiato contro il lavandino di schiena e le braccia incrociate.

«Lo vedrai.»

Diedi una seconda ripassata per essere sicura che fosse ben bagnato, una volta terminato mi misi di fronte ad Hayden. Realizzai che nonostante i tacchi fosse sempre più alto di me. Inarcò un sopracciglio in attesa della mia mossa e poi mi inginocchiai.

«Mak, dobbiamo uscire?» domandò Malcolm.

Non gli risposi e continuai ad osservare Hayden da sotto le ciglia.

«Non lo fare.» scosse la testa in ammonizione.

«E invece lo farò.» sorrisi sorniona.

Mi sporsi e, stringendo leggermente le labbra per creare una forma più bella, appoggiai la mia bocca sulla cucitura della patta dei pantaloni, facendolo imprecare leggermente.

«Amore se vuoi fare questo, sappi che sono assolutamente pro.» disse Travis.

«Fattelo fare da Cooper.»

Ignorai il battibecco tra lui e la mia amica e restai in quella posizione per qualche secondo fissando Hayden, fino a ché non lo sentii irrigidirsi e lui grugnì spingendomi via dalla fronte.

Guardai la mia opera d'arte e cinguettai, «trovo sia perfetto.»

Mi fulminò con lo sguardo e nel mentre mi sollevai da terra.

«Sei una stronza vendicativa.»

Finalmente, allungai la mani e gli sistemai il ciuffo che stava ancora solleticando la sua fronte e replicai con assoluto nonchalance, «lo so, e ti piace.»

Le sue iridi brillarono per qualche secondo e io gli feci l'occhiolino.

Subito dopo il campanello suonò e Travis ci lasciò per andare ad aprire. Malcolm e Donna lo seguirono dopo aver recuperato le loro cose in bagno.

Rimanemmo solo io e lui, ancora fermi uno di fronte all'altra. Sentii le voci iniziare a riempire il piano di sotto e qualcuno sembrò arrivare anche con una cassa e la musica a gran volume.

Si leccò le labbra e sollevò una mano per afferrare una treccina, «oggi sarà difficile non trascinarti quassù.»

«Travis chiude tutte le stanze.» annunciai sorridente.

Ed ecco che subito dopo mi sventolò in faccia una chiave e rimasi sorpresa.

«Ti ha dato la chiave.»

Scrollò le spalle e se la rimise in tasca sotto il mio sguardo stupito, «ha detto di usarla con parsimonia ma noi sappiamo bene che non dobbiamo proprio usarla.»

«Non deve finire come l'ultima volta, lo so.» sospirai.

Annuì e poi mi spinse giocosamente indietro, «muoviti, scendiamo.»

«Prima scendo io. Tu aspetta qualche minuto.» dissi dopo aver preso la borsetta.

Uscimmo dal bagno e la musica riempiva già la casa, con tanto di luci spente e alternanza di quelle a UV. Dalla cima delle scale vidi un mucchio di persone, chi entrava, e chi raggiungeva i propri amici tenendo in alto bicchieri contenenti sicuramente non succo o acqua.

Con la coda dell'occhio intravidi anche Jordan raggiungere la squadra e immediatamente mi bloccai.

«Che c'è?» domandò perplesso Hayden appena tornai indietro.

Era nascosto dalla parete e mi fermai di fronte a lui.

«Promettimi che ignorerai Jordan. Qualsiasi cosa dica o faccia, se riferita a me, tu la ignorerai.» dissi seria.

«No.»

«Hayden,» sospirai, «ti prego, non farti incasinare da lui. Se dovesse darmi fastidio giuro che te lo dirò ma tu devi far finta che lui non esista.»

Non era contento delle mie parole. Il cipiglio tra le sopracciglia era marcato ma poco dopo mormorò seccato, «va bene.»

«Grazie, Miller.» sussurrai prima di allontanarmi.

«Adams

Sentii richiamarmi appena scesi il primo gradino e mi voltai per guardarlo.

«Niente schiaffi sul culo questa sera.»

Mi morsi il labbro ricordando la serata di Halloween e come avessi voluto provocarlo con quei video.

«Peccato, pensavo di fartelo provare.»

I suoi occhi si oscurarono immediatamente e me ne andai ghignate.

La festa proseguì alla grande.

Brandon purtroppo non era potuto venire perché doveva studiare per un esame che avrebbe dato a giorni, per cui io e Malcolm non ci staccammo neanche un momento. A differenza di Donna che di tanto in tanto andava da Travis che era col resto della squadra, Hayden compreso.

Sarà stato l'alcool ma le ragazze della squadra di cheer, che circondavano alcuni dei giocatori, mi sembravano troppo interessate ad un certo ragazzo con le mie labbra stampate sui pantaloni che prendevano un colore verde acqua ogni volta che venivano colpite dalle luci.

Malcolm mi aveva ripresa più volte dicendomi di non guardarli ma era più forte di me. Soprattutto quando lui sorrideva a loro e loro gli mettevano una mano sul petto.

Perché non le allontanava?

Perché è single e può fare quello che vuole, mi ricordò quella antipatica vocina.

Nonostante quei piccoli dispiaceri -e i tacchi- mi divertii molto. Le luci a neon illuminavano tutti i vestiti bianchi della casa e soprattutto i colori che ci sporcavano magliette, camicie e quant'altro.

La maggior parte dei presenti aveva optato per scrivere o fare disegni con pennarelli fluo.

Ero perciò l'unica ad andare in giro con due mani sulle tette ero io. Ottimo.

«Oddio, ho sete. Mi serve acqua!» urlai all'orecchio di Malcolm.

Dopo più di un'ora di ballo ininterrotto e qualche bicchiere di vodka lemon la mia gola -e i miei piedi- chiedevano pietà.

Incrociò la mia mano e cercammo di uscire dalla massa di gente che affollava la sala per raggiungere la cucina.

«Dov'è Donna? È sparita da un po'!» dissi a Malcolm, sovrastando la musica potente.

«Probabilmente starà dando il suo regalo al festeggiato.» ammiccò.

Risi perché probabilmente era vero.

Appena raggiungemmo il lavello cercai un bicchiere di carta pulito e poi lo riempii di acqua fresca.

Bevvi due bicchieri rigenerandomi e quando terminai appoggiai la guancia sulla spalla del mio amico.

Di fronte a noi c'era un'ampia finestra che dava sul giardino. Travis aveva sistemato anche quello per la festa. Aveva anche un focolaio per far scaldare le persone e alcune stavano preparando dei marshmallow.

«Vieni, facciamo una foto per Brad.» disse Mal, maneggiando il telefono.

Mi preparai con la lingua di fuori e il medio in bella vista. Scattò la foto e vidi che gliela inviò.

«Dio, i piedi mi stanno distruggendo.» dissi stanca, appoggiandomi al ripiano per alleggerire il peso.

«Brad chiede di chi sono le mani.»

Ruotai gli occhi e mi fece fare un audio in risposta, «immagina, puoi!»

Vidi Malcolm sorridere e poco dopo mise via il telefono, lanciando uno sguardo alle mie tette.

«A parte gli scherzi, sono molto grandi le sue mani.» commentò pensieroso mentre alzava una mano e la avvicinava per vedere la grandezza.

«Lo so. E sono magnifiche. Ottava meraviglie del mondo.» schioccai la lingua, abbassando il mento per guardare la sua "opera d'arte".

«Pensavo che il suo cazzo si trovasse all'ottavo posto.» ammiccò.

Lo imitai e poi gli diedi una leggera spinta, «stupido Mal. Quello è al sedicesimo posto.»

Stava bevendo e quella frase gli fece sputare l'acqua e sgranare gli occhi.

«Stai mentendo!»

Mi strinsi nelle spalle, «centimetro più, centimetro meno...siamo giù di lì.»

Si piantò davanti a me e incrociò le braccia, «esigo una foto.»

Risi e scossi la testa, «punto primo, non ce l'ho e secondo se anche ce l'avessi non te la farei vedere, Mal.»

«Ma siamo migliori amici, noi condividiamo tutto!» esclamò offeso.

«Questo non lo condividerò.» ribadii e sbuffò.

Immediatamente, notai alle sue spalle un certo ragazzo dalle spalle ampie, una camicia che gli calzava a pennello e due iridi blu puntate direttamente su di me.

«Se ti abbandono per un po' mi perdonerai?» chiesi a Mal con una faccia tenera.

Si guardò dietro notando Hayden che stava palesemente facendo finta di cercare qualcosa e poi sospirò, «solo se mi prometti che ti divertirai fino in fondo

Sghignazzai e gli baciai la guancia, «forse, chi lo sa. A dopo, bellezza.»

Lo superai e passai vicino ad Hayden che mi guardò finto sorpreso.

«Oh, chi si rivede. Hai finito di inviare foto a Brandon?» chiese, appoggiandosi all'isola dietro di sé.

«E tu hai finito di farti palpare dalle cheerleader?»

Si leccò il labbro e aggrottò la fronte, «ti da fastidio per caso?»

Mantieni la calma, Mak

«No,» sorrisi affilata e avanzai, fregandomene degli sguardi di chi ancora non era troppo ubriaco per non capire, e mi sporsi fino al suo orecchio, «come sono certa che non ti darà fastidio se la prossima foto che riceverà Brandon sarà senza questo body.»

E comunque volevo proprio sapere cosa avesse detto quel provocatore di suo cugino. La foto l'avevo fatta con Malcolm, non gliela avevo inviata io.

«Punto primo, allontanati--»

«Perchè loro ti possono toccare e io neanche avvicinarmi?» sbuffai, indietreggiando e appoggiandomi al bancone alle mie spalle. L'alcool aveva iniziato a prendere un po' il sopravvento, non andava bene.

«Fino a prova contraria è con te che mi hanno filmato mentre ti succhiavo il collo e dopo essere usciti da una stanza.» replicò piccato.

Mh. Che palle.

«Dicevi?» sospirai.

«Se gli vuoi bene, ti consiglio di non inviargli una foto del genere.»

Schiusi le labbra scioccata, «sei geloso.»

«No.» ribattè infastidito e drizzò la schiena pronto ad allontanarsi.

Però, io gli afferrai il polso per bloccarlo e lui mi lanciò un'occhiata traversa dall'alto.

Dio, quelle potevano palpargli tutto il braccio e io neanche sfiorargli il polso. Tolsi la mano annoiata e poi mi schiarii la gola.

«Ho bisogno di riposarmi. Ho i piedi distrutti.» dissi, sperando captasse l'idea.

«E?» inarcò un sopracciglio.

E ovviamente non aveva capito.

Assottigliai lo sguardo, «devo farti un disegnino?»

Accennò un sorrisetto, «seconda porta vicino al bagno, ti raggiungo.»

Perfetto.

Mi raggiunse quasi cinque minuti dopo e io mi stavo per appisolare contro la porta.

Appena fummo all'interno la prima cosa che feci fu togliermi i tacchi e buttarmi al centro del letto. Ah, finalmente le mie orecchie e i piedi riposavano.

Lui era in piedi, stava digitando velocemente sul telefono e mi domandai con chi si scrivesse. Cercai di cancellare quella domanda e intrecciai le mani sul mio addome, guardandomi il seno che da quella posizione sembrava ancora più grosso e mi arrivava in gola.

«Ancora non ci posso credere che mi hai lasciato queste impronte.» borbottai.

Sentii il materasso abbassarsi e voltai lo sguardo verso di lui.

«Io ho le tue labbra sul mio cazzo,» mi lanciò un'occhiataccia, «meno male che ti avevo detto che dovevamo non farci notare.»

«Punto primo è sulla patta e secondo tu hai iniziato.»

Ruotò gli occhi e si sdraiò al mio fianco piegando il braccio sinistro sotto alla testa.

Rimanemmo in silenzio per qualche momento. Si sentiva la musica rimbombare fin qui ma era decisamente più attutita.

«Jordan ti ha dato fastidio?»

«No,» scossi la testa, «non si è neanche avvicinato.»

«Ottimo.»

Accennai un sorriso mentre mi toglievo da sola qualche doppia punta dai capelli.

«Non che ti avrei permesso di fare qualcosa in mezzo a tutta questa gente, comunque.» borbottai distrattamente.

«Non che ci saresti riuscita, comunque.»

Ruotai gli occhi. Alzai il mento per guardarlo essendo leggermente più su rispetto a me e inclinai la testa.

«Non penso sia la cosa migliore farti riprendere mentre picchi qualcuno.»

Alzò una spalla, «non mi interessa della cattiva pubblicità, Adams.»

Sospirai e mi girai a pancia in giù.

«Mh, sembra una posizione da discorso serio.»

«Idiota. Volevo farti una domanda.»

«Aspetta,» disse mentre mi spostava i capelli oltre le spalle e mi scopriva l'ampio scollo del seno, «okay, parla.»

Assottigliai gli occhi e scossi la testa, lasciando perdere il suo gesto.

«Volevo sapere...hai mai pensato al futuro, in questi mesi?»

Si fece serio, «intendi se voglio continuare la carriera da pianista o interromperla definitivamente?»

Annuii, mordendomi il labbro, «mi hai detto che la Juilliard avrebbe sempre un posto per te ma altri college non ti conoscono e sei bravo, quindi probabilmente andresti nei migliori, e loro osservano se prendi a pugni qualcuno. Sai--»

«L'immagine da bravo studente e del cattivo studente.» accennò un freddo sorriso.

«Be', si...»

Sospirò e distolse lo sguardo, «ci ho pensato, al dopo. Ci penso sempre.»

«E?»

Mi guardò di striscio e gonfiò a fondo il petto, «okay, non l'ho ancora detto a nessuno ma non vedo perchè tenerlo ancora nascosto.»

Mi accigliai confusa ma curiosa, «cosa?»

«Ho inviato alcune domande, in altri college,» confessò e poi agitò una mano, «la Juilliard non è un qualcosa che voglio intraprendere al cento per cento. Suonare, l'ho fatto per molti anni, lo faccio da sempre ma preferisco quando suono per me che per altri.»

Elaborai le sue parole. Non sapevo esattamente cosa pensare. Avevo sempre seguito Hayden e l'idea che potesse smettere di esibirsi e non poterlo più vedere, mi lasciava un sapore amaro in bocca.

«E posso sapere in quali college hai fatto domanda?» lo fissai.

«Stanford, Princeton, Berkeley e Columbia.»

Wow. Impressionante. Praticamente sapeva già di poter entrare nei migliori college senza problemi.

«Fai schifo.» Fu tutto quello che mi venne da dire.

Accennò un sorrisetto, «grazie.»

«Hai pensato di proseguire col football?»

«Proseguire col football?» ripetè, arricciando teneramente il naso, «non penso di volerlo.»

«Perchè? Sei fenomenale.»

«Già, come col pianoforte.» mormorò amaro.

«Hayden, questo è diverso,» mi guardò senza espressione e continuai, «questo è un qualcosa che hai scelto tu. Okay, in parte ti ho spinto io ma non ti ho mai obbligato a continuare. Potevi e puoi fermarti quando ti pare. Hai scelto di proseguire perchè evidentemente ti piace farlo e ti piace anche perchè sai di essere bravo, inoltre è semplicemente uno sport. Suonare è diverso, devi dare una parte di te che se non sei disposto a mostrare diventa difficile farlo.»

Con lo sguardo verso il soffitto borbottò, «un po' mi piace quando esultano perchè faccio touchdown, e mi piace essere acclamato.»

«Ti piace essere adulato perchè in fondo sei un narcisista.» lo provocai.

Ghignò.

«Comunque, pensaci. Ci sarà sempre qualche scrutatore che vorrà scoprire nuovi talenti. E il coach gli parlerà sicuramente di te.»

Accennò un sorriso e annuì, «lo farò.»

«Nel caso dovessi essere reclutato in qualche squadra importante, ricorda che il primo touchdown è mio.» ammiccai.

«Chi ha detto che mi ricorderò di te, Adams?»

Provai a dargli un pugno diretto sulle palle ma mi afferrò il polso con rapidità, «permalosa.»

Assottigliai gli occhi e schioccai, «è impossibile dimenticarsi di me, Miller. Di te, invece, non posso dire lo stesso.»

Inarcò un sopracciglio divertito e ammiccai con fare vanitoso. Mentre tentavo di scendere dal letto, venni agguantata per la vita e mi tirò indietro. Scacciai un gridolino per la sorpresa e poi mi fece sdraiare, plasmandosi lentamente sul mio corpo e deglutii trovandolo così vicino a me.

«Chi è il permaloso adesso?»

«Sempre tu.»

«Perchè?»

«Perchè so che non ti dimenticherai di me, Adams. E l'hai detto solo per farmi infastidire,» abbassò il volto e mi sfiorò la guancia con le labbra arrivando al mio orecchio, «perchè sei una bambina permalosa.»

«Smettila di chiamarmi bambina.» sibilai.

«Mai.»

Ruotai gli occhi, «e tu sei uno stronzo irritante.»

«Solo perché tu sei--»

Gli tappai la bocca e lo fulminai con lo sguardo, «smettila.»

Sentii la sua bocca incurvarsi contro il mio palmo e poi, infilando un braccio sotto di me, rotolò e mi ritrovai su di lui.

Mi sistemai meglio mettendomi a cavalcioni sul suo addome e tamburellai le dita sul suo petto coperto della camicia.

Come un bambino sbirciò sotto la gonna e gli diedi un colpo sulla fronte.

«Niente che non abbia già visto tanto.» scrollò le spalle.

«Dovremmo tornare dagli altri.» ribattei, cambiando argomento.

In realtà non volevo. Sarei rimasta anche tutta la serata così, senza fare nulla, solo perché ero con lui.

«Dovremmo.» annuì.

«Vuoi?»

«Tornare in una sala piena di persone ammassate, ubriache e fatte che staranno iniziando a vomitare nei vasi oppure rimanere qua e godermi questa perfetta vista delle tue magnifiche tette con l'impronta delle mie mani? Scelta davvero difficile.» sospirò finto pensieroso, sistemandosi comodamente le braccia dietro la testa.

«Mi sembra tu sia propenso al vomito nei vasi.» scherzai, passandomi una mano tra i capelli.

«Sicuro. È una mia passione assistere alla gente che vomita.»

Risi ma non riuscii a fare una smorfia per il disgusto e poi dissi in un timido sorriso, «stiamo qui ancora dieci minuti?»

Annuì e a quel punto provai a scendere da lui mai bloccò i fianchi.

«Cosa non hai capito della parte del godermi questa visuale?» indicò il mio seno.

«Non sono così leggera, fammi scendere.»

Aggrottò la fronte, «scherzi, vero?»

No. Insomma. Ero comunque un peso letteralmente appoggiato sullo stomaco. Dopo un po' dava fastidio.

Di fronte al mio silenzio i suoi lineamenti si indurirono e ogni sfumatura di divertimento venne spazzata via come una folata di vento.

«Perchè diavolo in questi giorni hai questi complessi sul tuo corpo?»

No. Non avrei intavolato con lui questo discorso. Provai ad scendere nuovamente dal suo corpo ma mi afferrò i fianchi per allontanarmi e scappare da lui e dalla domanda.

«Parlo sul serio, Kay.» mormorò, mi fissò negli occhi.

Mi guardai le unghie per evitare il suo sguardo.

«Non ho mai avuto complessi seri ma a volte succede. Ci sono quei momenti di bassa autostima. Penso sia normale...con tutti gli stereotipi che si vedono in giro.» borbottai, senza guardarlo.

E dopo aver visto che razza di dea era la tua ex ragazza.

«Non devi basarti su ciò che vedi. Non devi pensare che quello sia giusto o perfetto.»

Non riuscii a farmi scappare una risatina amara.

«Cosa?» domandò confuso.

Scrollai le spalle, «fa ridere che lo dica tu, quando la tua migliore amica fa la modella e fa parte di quel mondo che diffonde l'idea di quale sia il corpo ideale femminile.»

Serrò la mascella e deglutì. Poi posò una mano sulla mia coscia e ci tamburellò sopra.

«Non pensare che sia tutto rosa e fiori anche per loro.»

«Non lo penso.»

Prese un profondo sospiro e si pizzicò il naso, «dai, dimmi cosa non ti piace di te.»

«Non è che non mi piaccio, la maggior parte del tempo mi sento bene con me stessa ma a volte vorrei solo essere un po' diversa.»

«Va bene, dimmi cosa vorresti fosse diverso.»

Rimasi in silenzio per un po' e poi mi morsi il labbro, «dopo mi prenderai in giro?»

«No, Adams. Ma ti prenderò a schiaffi se sento troppe cazzate.»

Gli feci il medio ma rimase impassibile.

Mi schiarii la voce e iniziai, «be', i capelli, non mi piacciono, lo sai. Trovo ingiusto che le mie sorelle siano nate con questi bellissimi capelli biondi e lisci e io no. Insomma, sono la prima femmina, dovevo avere io i geni migliori e non...questa roba indefinita e ingestibile,» gesticolai iniziando ad aprirmi con lui e continuai sotto il suo sguardo attento, « e anche gli occhi. Perché metà della mia famiglia li ha chiari e io no? È ingiusto. Dovrebbe esserci un girone dell'inferno per gente come loro.»

Alzò una mano e mi stoppai dal parlare, «poi posso commentare?»

Arricciai il naso, «se devi proprio.»

«Si, devo. Ora, vai avanti.»

«Le tette- no! Non farmi niente. Non hai idea di quanto sia stato difficile fregarmene. Alle medie ero quella più sviluppata e tutti facevano battutine insopportabili e di cattivo gusto. Andavo quasi sempre con felpe per poterle nascondere. Adesso, me ne frego ma so che la gente mi può etichettare facilmente come una poco di buono per uno scollo profondo perché "fa vedere tutto", ma non è colpa mia se sono nata così.» ruotai gli occhi, ricordandomi tutte le occhiate ricevute dalle ragazze quando avevo iniziato ad essere più confidente e non pensare troppo al loro giudizio. Poi aggiunsi con più titubanza, «e le smagliature. Sono cresciute troppo in fretta e i ragazzini facevano stupidi commenti su quelle.»

Fece un colpo di tosse coprendo un coglioni e poi mi sorrise con fare teso e mi disse di proseguire.

Abbassai lo sguardo e mi toccai la pancia coperta dal body, «a volte si fanno i rotolino quando indosso determinati pantaloni ma se sto dritta non si vedono,» premetti le labbra e poi mi toccai la cosce, stringendo un po' di pelle, «e queste, be', a volte le vorrei semplicemente un po' più sottili.»

Feci un momento di pausa e mi schiarii la gola, «so che molte mi direbbero che non posso lamentarmi ma io vedo lo stesso qualcosa che vorrei fosse diverso. Penso capiti a tutti. Non sono complessi seri ma semplicemente pensieri che in certi momenti, non so- bussano alla porta e mi fanno dubitare un po' di me stessa.»

Come dei maledetti tarli che si svegliano e decidono di infastidirmi.

Mi tirai indietro una ciocca e buttai fuori l'aria, «in più, c'è stato un periodo, principalmente quando stavo Jordan, in cui tendeva a farmi notare che avrei dovuto perdere qualche chilo. Ero piccola ed era il mio ragazzo quindi credevo di dovergli dare ascolto perché aveva ragione e lo faceva per il mio bene. Così ho iniziato a mangiare un po' meno, a volte saltavo i pasti e cercavo di non mangiare schifezze. Poi i miei fratelli hanno capito che qualcosa non andava e si sono incazzati molto con lui, poi da lì, ho ripreso con il mio solito modo di fare. Ma, non so, capita ancora adesso che penso non avesse tutti i torti.» confessai, il cuore che batteva leggermente più forte.

«Come faccio a non pestarlo adesso che so anche questo?» mormorò, più a se stesso che a me.

«È storia passata.»

«Non lo è se hai ancora questi pensieri.» ribattè severo.

Sospirai a fondo ma non dissi niente.

«A me piacciono i tuoi capelli. Lo so che ti preferisci liscia ma stai meglio al naturale, te l'ho già detto.»

Si. L'aveva detto. Ma preferiva una massa scura disordinata e ondulata o dei lucenti capelli biondi e morbidi come quella della ragazza misteriosa?

«E gli occhi scuri vengono sempre sottovalutati ma sono spettacolari tanto quanto gli altri. Hanno moltissime sfumature e io li trovo più intensi.» continuò a parlare e a farmi nascere una nuova farfalla nello stomaco ad ogni parola che diceva.

«E queste,» schioccò, posando senza problemi le mani sulle impronte che aveva fatto ad inizio serata e gli scoccai una finta occhiata annoiata, «i ragazzini sono dei semplici coglioni. Poi quando crescono c'è chi lo rimane e chi capisce cosa va apprezzato. E queste sono assolutamente perfette, Adams. In più non ci ho mai fatto caso a quelle cicatrici.»

Sul serio?

Abbassò le mani e mi agguantò la vita accarezzandomi con i pollici l'addome da sopra il body, «mai visti i rotolini di cui parli, infatti credo tu debba andare a farti una visita agli occhi. Ma comunque, se ci fossero, non sono un problema. Non dovrebbero esserlo per nessuno.»

C'erano. Io li vedevo.

Raggiunse le mie cosce e me le accarezzò, «anche queste, sono perfette per me.»

Sorrisi.

«Se proprio vuoi cambiare, puoi sempre fare qualche esercizio fisico. Mettere su qualche muscolo non fa mai male.»

Feci una smorfia, «lo sport non fa per me. Ho sempre detto che di attività fisica ne avrei fatta solo una.»

«Rompere i coglioni?»

«No, quello è un nuovo hobby che ho iniziato solo per te,» sorrisi a trentadue denti e poi aggiunsi con un colpo di tosse, «il sesso

I suoi occhi saettarono nei miei e le pupille si dilatarono. Si passò la lingua sui denti e gonfiò il petto, «be', per ora dovrai concentrarti su altri tipi di attività fisica.»

«Ci ho provato, con Donna e Mal. Ma lei sembra un generale tedesco e mi fa passare la voglia.» sbuffai.

«Allenati con me.»

«Con te?» inarcai un sopracciglio incredula.

Alzò le spalle, «si. A casa con me.»

Sarei svenuta. Non per la fatica ma perché avrei avuto lui in tenuta sportiva davanti a me.

«Mi vorresti fare da personal trainer?»

«Perchè no. Basta che non mi fai venire un esaurimento con i sono stanca, non ce la faccio, è troppo difficile...perché altrimenti ti uccido.» mi lanciò un'occhiata di avvertimento.

«Non ti vendi bene come personal trainer. Mi sembri abbastanza aggressivo e per niente paziente.»

Si morse il labbro e con un movimento, che sembrò così facile per lui, si tirò su per poi farmi sistemare sulle sue gambe mentre appoggiava senza problemi le mani sul mio sedere. I nostri visi erano ad un palmo di distanza e incrociai le mani dietro al suo collo.

«Allenati con me.» ripetè, le iridi blu luccicarono mentre mi osservava.

Rimasi a fissarlo in silenzio e poi mi arresi sorridendo, «una giornata di prova e poi vedrò se abbonarmi, okay?»

Sogghignò e mi tirò a sé, portando il volto contro il mio collo per baciarlo e deglutii. Cazzo.

«Torniamo alla festa.» mormorai con fatica.

«Si.» soffiò.

Però non ci alzammo. Lui appoggiò la fronte alla mia e guardai in basso. Una sua mano si tolse dalla mia natica ed entrò nella visuale sfiorando il seno dallo scollo aperto.

Respirai a fatica quando tracciò le strette striscioline delle smagliature a cui ormai tendevo più a non farci caso così come prima e poi ci affondò il volto per baciarle. I miei occhi pizzicarono. Buttai indietro la testa per il piacere improvviso di quel gesto e perché le sue labbra stavano baciando ogni lembo di pelle del mio seno scoperto.

«Hayden...» ansimai senza fiato.

Continuò a baciarmi il seno, premendo e affondando le dita nei miei glutei. Feci fatica a tenere aperti gli occhi e se non fosse stato per il suo autocontrollo, gli avrei detto di non fermarsi e di fregarcene della festa.

Alzò la testa con le labbra gonfie che fissai per qualche secondo. Poi incrociai i suoi occhi appannati dal desiderio come i miei.

Aprì la bocca come per dire qualcosa ma si morse il labbro mentre una luce si spense nei suoi occhi e mormorò solamente, «è ora di tornare giù.»

Annuii imbambolata e ci misi qualche secondo a riprendermi e a spostarmi.

Mentre lui si alzava dal letto io mi infilai i tacchi e poi mi diedi un'occhiata ad uno specchio vicino alla porta. La gonna si era alzata e l'abbassai e controllai anche che il trucco fosse a posto.

Sentii Hayden fissarmi contro la porta e alzai lo sguardo verso di lui, «cosa?»

Scosse leggermente la testa, «niente, sei pronta?»

Annuii e lui si staccò dalla porta per poi aprirla. In quel momento la musica tornò a risuonare con forza nei timpani e sentii vibrare anche il petto. Per fortuna, a differenza dell'altra festa, non c'era nessuno su questo piano avendo Travis vietato l'accesso e non ebbi timore di essere vista uscire dalla stanza con lui, situazione alquanto fraintendibile.

Lo aspettai mentre chiudeva a chiave la stanza e poi, quando lo vidi metterla nella tasca dei pantaloni, feci per andarmene ma venni afferrata dal suo braccio che circondò la mia vita e mi tirò indietro, facendomi sbattere la schiena contro il suo petto. Risucchiai un respiro e fissai di fronte a me con il cuore che batteva più veloce contro il petto. Sentii l'altra mano scoprirmi il collo e poi le sue labbra sfiorarmi il lobo dell'orecchio destro.

Il suo respiro caldo si infranse contro la mia pelle e rabbrividii. Poi parlò, e pensai di morire esattamente in quel posto.

«Ti dovresti vedere con i miei occhi per capire quanto tu sia perfetta, Kay.»


S/A.

Hayden in Sweet Mode🥺❤️‍🩹

➡️ Vi ricordo che Makayla ha vietato ad Hayden di farle il regalo di Natale. Secondo voi lui accetterà la sua condizione o farà di testa sua? E se lo farà, cosa avrà in mente? 🤔👀

Lasciate una stellina e un commento se vi è piaciuto! ❤️

A presto, Xx 👽❤️

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