Fino Alla Fine

By seicomeungirasole

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La complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16 parte 1
Capitolo 16 parte 2
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
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Capitolo 69
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Capitolo 99
Capitolo 100
Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
RINGRAZIAMENTI
Freedom
✋🏻👆🏻
Oh capitan,my capitan!
AAA
Civico 182
Sorpresa
Annuncio
Hoplites

Capitolo 80

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By seicomeungirasole

-Paulo la crema solare l'hai messa nello zaino?- mi guardò come a capire se fossi seria.
-Gwen- spostò la tenda dalla finestra della sua camera
-piove, te ne rendi conto?- si, me ne rendevo conto ma  Torino era una cosa, Messina in Sicilia era tutt'altra storia.
-tu mi faresti il favore di metterla lì dentro? - la prese dal mobile del suo bagno e gliela mise dentro chiudendo le cerniere
-non guardami cosi, tu sei abbrozzanto di natura io rischio di scottarmi. Vuoi che mi scotti?- non era questione di fare gli splendidi.
Io purtroppo avevo ereditato la pelle chiara ,quasi nivea, di mio padre e i primi giorni di sole erano sempre la stessa storia ogni anno.
Protezione cinquanta più e stavo al sicuro.
-ma con quella roba non ti abbronzerai mai- controllai che avessimo preso tutto per questo giorno e mezzo in Sicilia.
-tu sei abbronzato abbastanza per entrambi- gli risposi stizzita e con due passi mi raggiunse buttandomi nel letto e stringendomi a se stesso .
-permalosa- mi disse lasciando morbidi baci sul mio mento.
-non è vero- invece si che lo ero; mi dava fastidio quando mi doveva contraddire ma, a differenza di tutto l'intero universo, lui era l'unico che innescava e disinnescava la bomba, ad un velocità pari a quella della luce.
-farò le lampade cosi smetterai di prendermi in giro per la mia pelle chiara- mi guardò negli occhi.
-io amo la tua pelle chiara, perché è diversa dalla mia e non perdo di vista nemmeno una curva- passò le mani calde sotto la felpa dove il mio corpo nudo si proteggeva dal fresco primaverile, ancora troppo torrido.
-c'è tua mamma- gli sussurrai mentre  lasciò cadere il suo capo sul mio petto e sbuffò, scalciando con i piedi come un bambino infastidito.
-ti ho mai detto che amo la Sicilia?- mi sussurrò
-si, negli ultimi quattro giorni almeno una ventina di volte- ridacchio e mi baciò le labbra per poi alzarsi dal letto con un'agilitá formidabile.
Tipica di lui.
-su nenita, abbiamo le campagne sicule che ci aspettano- non credevo la campagna fosse il suo vero interesse,in quella mini vacanza.
Piuttosto immaginavo adorasse sapere di essere soli, insieme a tutti i suoi amici e colleghi, in un posto caldo e non freddo e piovoso come Torino.
Ancora mi chiedevo come fosse stato in grado di adattarsi a dei cambiamenti climatici cosi repentini.
Non conoscevo gli inverni argentini ma immaginavo non dovessero essere così rigidi come quelli del nord Europa o semplicemente del Nord Italia.
Da noi c'erano settimane intere in cui il sole sembrava essere stato risucchiato dal nulla e pioveva a dirotto, senza sosta ne pietà per noi Torinesi o in generale per i piemontesi .
Dal sua cabina armadio usci fuori con quella che riconobbi essere una coppola siciliana, e mi fece sorridere il fatto che in quel piccolo, si fa per dire, spazio della sua casa, gli avesse praticamente inserito qualsiasi cosa.
Non scherzava affatto quando diceva "amo la Sicilia" nemmeno ci fosse nato in quella terra.
-dove l'hai nascosto il cannolo?- gli dissi per battuta e lui rise e mimó uno sguardo malizioso.
Era proprio un pestifero ed io lo amavo anche per questo.
-Gwen,è solo un giorno - e quindi? Io volevo la mia valigia e lui avrebbe avuto la sua.
Che male c'era se ognuno di noi avesse la propria valigia?
-non ti lamentare sai?!- alzò le mani in segno di resa e mi aiutò a chiuderne le cerniere.
Quando poggiò le valigie per terra, se le portò dietro uscendo dalla sua stanza ed aveva proprio l'aria di uno che non vede l'ora di raggiungere quel posto.
-mamì?!- la chiamò a gran voce mentre Alicia uscí dalla cucina con la vestaglia allacciata in vita ,un paio di occhiali sul ponte del naso e un romanzo d'amore tra le mani.
-siete pronti?- ci sorrise contenta.
Avevo provato a convincerla in tutti i modi a venire con noi, addirittura ad una certa avevo detto che allora non ci saremmo andati e saremmo rimasti a Torino ma lei, si era imposta obbligandoci ad andarci e alla fine?
Noi saremmo andati a Messina e lei sarebbe partita con i miei per quattro giorni a Berlino.
Hai capito loro?
Ed io che mi preoccupavo.
-chiamatemi quando arrivate e Paulo, se non mi porti un limone non ti faccio mettere piede a casa- Paulo rise e le baciò le guance più di una volta.
Era un mammone assurdo, inutile che provava a nasconderlo e comunque non c'era da biasimarlo e meravigliarsi perché Alicia era il suo punto di riferimento e il suo sinonimo di casa.
Appena salimmo in macchina non perse tempo a baciarmi per bene, quasi staccandomi le labbra dalla faccia.
-voglio fare l'amore con te- mi sussurrò piano piano,nonostante in quell'abitacolo ci fossimo solamente noi.
Gli sorrisi in risposta baciandolo a mia volta; anche io volevo tanto fare l'amore con lui ma, la macchina non era il posto in cui mi sarei spogliata.
E poi, avremmo perso il volo per Palermo e non mi sembrava il caso.
-stasera- gli dissi e lui annui come a volerselo ricordare prima di impazzire davvero.

Il suo jet privato fu nuovamente il mezzo che ci consentì di poter raggiungere la Sicilia cosi, con i tempi che ci servivano e che ci erano permessi.
Venivamo da un'intensa giornata di Pasqua conclusasi solo appena sei o sette ore prima di adesso e mio padre aveva come sempre esagerato con le porzioni della carne ed io avevo la sensazione che a momenti mi sarebbe esplosa la pancia.
Non volevo sentir parlare di carne per almeno altri venti giorni e ringraziavo il cielo se Andrea e Maddalena avevamo programmato un lunedì di Pasquetta all'insegna della grigliata di pesce, altrimenti mi sarei tagliata le vene.
-puoi dire di abbassare l'aria, sto congelando- mi lamentai stringendomi al suo corpo che mi faceva da comodo sedile.
-appena passa qualcuno glielo dico- mi abbracciò ancora di più e ci copri con una leggera coperta che era poggiata sul bracciolo.
-vuoi che ti tolga le scarpe?- mi chiese ed io annui.
Viaggiare comodi, in un aereo privato era un'immensa goduria anche se pensavo che il costo di una cosa simile doveva essere esorbitante per davvero.
-sei proprio un micetto bisognoso d'affetto- reclinò di poco il sedile e mi coccolò come piaceva a me.
Adoravo quando tutte le sue attenzioni erano rivolte verso di me, soprattutto quando anche lui lasciava che lo coccolassi.
-mio- gli dissi sul collo aspirandone il buon profumo.
Non saprei come spiegarvi bene questa sensazione, un po carnale se cosi la possiamo definire.
Amo da impazzire il modo in cui il suo corpo reagisce ai miei tocchi, ai miei sussurri ed al mio fiato.
Amo da morire quando la mia pelle profuma di lui, dopo aver fatto l'amore per tutta la notte senza mai stancarsi veramente.
-e di nessun'altra- completò la frase quasi leggendomi nel pensiero ed io annui ridacchiando baciandogli quelle labbra che amavo tanto.
Mi persi ad osservare i suoi occhi che erano fissi nei miei.
Non c'era più nulla intorno a noi, se non uno sfondo sfocato che ospitava noi che ci perdevamo l'uno nell'altra.
Non riuscivo a capire come facesse a scatenare in me tutte quelle cose che pensavo fossero tipiche di una coppia di teenagers.
Chiusi gli occhi baciandogli le labbra e inumidendogliele con la lingua; le schiuse immediatamente accogliendomi e diedi vita uno dei baci più passionali che ci eravamo mai scambiati.
Il mio corpo era calamitato dal suo ed era un reale bisogno fisico quello di stare a contatto.
Intrecciai le mie dita ai suoi capelli e istintivamente il mio corpo si posizionò a cavalcioni sul suo.
In un momento di lucidità non mi sarei mai permessa una roba simile ma, questo chiaramente non era un momento di lucidità.
L'unica cosa che ero in grado di pensare era stata: lo voglio dannatamente tanto.
Il rumore dei nostri baci schioccanti fu l'unico suono che echeggiava all'interno di quel Jet e per fortuna nessuno uscì fuori dalla cabina mettendoci in imbarazzo.
Sarebbe stato assurdo se fosse uscita fuori una nostra foto così; a mio padre sarebbe venuto un infarto.
-sei il mio uomo- non pensavo di essere una ragazza particolarmente passionale ma con lui imparavo sempre nuovi lati di me.
-mi fai impazzire- mi morse il collo ed io semplicemente lo inclinai maggiormente lasciandogli ancora più accesso.
Alla fine non avrei visto i miei colleghi e il mio ufficio per i prossimi tre giorni e prima di allora il livido si sarebbe schiarito e con della semplice fondotinta sarebbe spartito, come se non ci fosse mai stato.
Dovetti trattenere tutta me stessa dal togliermi la felpa e spogliarmi li sopra per fare l'amore con lui e sapevo che anche lui come me stesse facendo degli sforzi disumani.
-sei bellissima- gli sorrisi lusingata che lo pensasse e che non lo desse per scontato.
Innamorata più che mai del fatto che continuasse a corteggiarmi,come sempre,come dal primo istante.
-mia moglie-mi sussurrò tra i capelli facendomi battere il cuore.
Non era una cosa che avremmo fatto con fretta ne nel futuro imminente ma, semplicemente era una promessa,un giuramento a noi stessi e a quello che sapevamo avremmo costruito insieme da adesso fino alla fine.
-mi piace un sacco sentirtelo dire- appoggiai la testa sulla sua spalla, annusando il suo buon profumo .
-a me piace un sacco dirlo- ridacchiai e lui mi baciò dolcemente
-penso a quando sarai la signora Dybala- mi si accapponò la pelle ed ebbi un brivido
-lo so lo so, fa questo effetto anche me; solo che io ci penso da quel giorno e ci sto prendendo piacere - risi contenta stringendo le mie braccia per avvicinarlo ancora di più a me.
-vuoi che cambi il mio cognome?- in Italia non si faceva ma,ero consapevole che in America fosse usuale,forse non obbligatorio ma decisamente comune.
-non vuoi?- mi chiese
-li voglio entrambi- gli dissi sicura.
Volevo ancora la me stessa di sempre e quella nuova che si sarebbe plasmata insieme a lui.
-ed io che pensavo che avremmo discusso- gli morsi leggermente il mento.
-invece no, perché mi piace il tuo cognome e si sposa benissimo con il mio nome- rise scuotendo la testa.
-quindi se mi fossi chiamato diversamente non l'avresti preso?- ci pensai su
-se era un cognome bruttino no ma, tu sei bello ed hai un cognome altrettanto bello quindi il problema non si pone- mi afferrò il volto baciandolo in ogni centimetro facendomi ridere di pura felicità.

Sfilai il cappotto perché stavo soffocando dal caldo; Paulo guardò il mare che ci affacciava di fronte mentre gli lessi tutta una serie di ricordi che gli affiorarono in mente.
-dillo- gli dissi guardandolo e sorridendogli
-su dai, dillo- rise , si sfilò gli occhiali da sole per permettere a questo di finirgli direttamente in faccia.
-compà- disse contento e respirando a pieni polmoni.
Talmente era bello che dovetti immortalare il momento perché,mai ero riuscita a vederlo così contento come adesso.
-ma se proponiamo ad Andrea di trasferire la Juventus qui?- legai i miei capelli in un cipollotto sulla testa e afferrai la mia borsa,recuperandola da sopra l'asfalto del parcheggio dell'aeroporto.
-la Juve sta a Torino e a Torino rimane- non esisteva Torino senza Juventus,inutile girarci attorno.
-qualche altra volta ti porto a vedere Mondello- forse dimenticava che mio nonno Alessandro era di Palermo e che io conoscevo questa città ,non come le mie tasche ma, sicuramente molto più di una semplice turista che veniva in vacanza per tre giorni.
-no, se vuoi ti ci porto io- gli dissi e lui rise
-va bene signorina so tutto io- mi scimmiottò mentre affrettò il passo per raggiungere il noleggio delle macchine.
-Dybala, se ti prendo sei finito- lo urlai e lui si girò immediatamente guardandomi con gli occhi spalancati.
-Gwen!- mi disse ed io arrossi portandomi una mano sul volto.
Circa una ventina di persone si girarono verso di me e poi più avanti verso Paulo.
Ero una deficiente, ed ora saremmo rimasti fermi sette ore prima di riuscire a svignarcela.
-corri- gli dissi semplicemente mentre lui rise e si mise sul serio a correre con le valigie che a momenti si sfracellavano sull'asfalto.
Eravamo i soliti, i soliti cretini di sempre e non c'era verso che la cosa sarebbe potuta migliorare perché era una cosa che ci apparteneva e che probabilmente ci teneva legati.
Quando mi accorsi che avevamo attirato molta  attenzione, forse decisamente troppa, finsi sicurezza e continuai a muovermi tranquilla sulle mie scarpe da tennis e la mia tuta dell'Adidas, rigorosamente bianca e nera,come la stessa che stava indossando Paulo.
Appena raggiunsi il signore sistemato nel gabbiotto di legno, lo stesso che parlava con Paulo che aveva già le chiavi in mano, mi sorrise e mi lasciò passare al tornello.
-buongiorno- salutai gentile affiancandomi a Paulo
-buongiorno signorina- mi sorrise e mi porse la mano che gli strinsi
-benvenuti in Sicilia- la maglia di Paulo, quella del Palermo con il numero 9, era appesa con i chiodini alla parete del suo "ufficio" e a vederla un sorriso spontaneo spuntò sul mio volto,c'era neanche quella della Juventus con il numero ventuno e quella con il numero dieci. Non ci voleva molto per capire che era un tifoso di Paulo e non me ne meravigliai affatto perché era stato capace di trovare tifosi persino in Cina, figuriamoci qui a Palermo dove praticamente se giocasse ancora con i rosaneri, avrebbero istituito una festa in suo onore, alla pari di Santa Rosalia.
-allora picciriddu, vogliamo andare o rimaniamo qui? - stupii sia lui che il proprietario dell'autonoleggio.
-buone vacanze- ci salutò contento mentre rubavo le chiavi a Paulo per mettermi alla guida.
-vuoi guidare tu?- mi chiese stupito
-certo che si, sei venuto qui per guardare la tua Sicilia ed io sarò felicissima di farti da autista- mi baciò e andò a mettere le valigie nel cofano,mentre io sistemavo il seggiolino della decappottabile che aveva noleggiato.
-dove mi porta signorina?- mi chiese allacciandosi la cintura mentre guardavo che gli specchietti fossero a posto
-sulla luna- gli risposi, citando un film di cui non ricordavo nemmeno il nome.
-mi sembra un posto perfetto- risi e feci retromarcia.
Non mi piaceva guidare,o meglio non mi piaceva guidare le macchine utilitarie ma, le sportive le guidavo anche molto piacevolmente.
-non correre- mi disse prima di iniziare a smanettare con lo stereo.
-non rompere- gli risposi,mentre aspettavo che la sbarra del parcheggio si alzasse.
-ti amo- mi voltai velocemente a guardarlo e gli sorrisi.
La macchina profumava di arbre magique ai frutti di bosco, che stava appeso allo specchietto centrale della macchina.
-scrivi Faro Superiore, Messina- gli dissi mentre annui e digitò velocemente le lettere.
-ci sono tre ore di macchina- mi avvisò lasciando parlare la voce metallica della macchina.
-tre ore in macchina con te? Aiuto- mi guardò inarcando un sopracciglio
-la gente pagherebbe per stare anche solo dieci minuti in macchina con me- si vantò
-Dybala? Scendi per cortesia.- gli risposi semplicemente mentre aprii i finestrini per lasciare all'aria calda del posto di sbattere contro le pareti della macchina.
Pochi minuti dopo la sua voce accompagnò la musica che si diffuse nell'abitacolo;musica rigorosamente latinoamericana.
Paulo non sapeva vivere senza ascoltare questa musica  e l'unica cosa che pensavo era che se fossi stata al suo posto, avrebbe voluto significare che avrei fatto tutta la vita ad ascoltare musica italiana, cosa impossibile per me che ascoltavo molta musica inglese e anche francese.
C'era del leggero traffico ma niente a cui non fossi abituata ma, camminando lentamente mi stupì osservare alcune persone che si addentravano per i boschetti che costeggiavano le strade; a dire la verità sapevo che ci fosse un posto vicino il Renzo Barbera , penso si chiamasse la Favorita, che veniva occupato proprio per le scampagnate ma forse realmente non mi rendevo conto di cosa significasse il termine occupare o scampagnate per i siciliani.
-mia mamma pagherebbe oro per essere qui a mangiare con quelli li- a lei piacevano queste cose così, con settemila parenti tutti insieme a ridere contenti attorno ad un tavolo di plastica con la pasta al forno, fatta con gli anellini, inconcepibile per me che ero stata abituata a mangiare le lasagne ma.
Paulo ,guardò assorto quello che ci circondava, e rise  annuendo concorde con me.
Quando mia madre iniziava a parlare della sua Palermo,sembrava un macinino del caffè attivato per sempre e da quando aveva trovato l'argentino che le dava corda, mi sembrava che a momenti mi avrebbero dovuto dare la cittadinanza ad honorem,per tutte quelle cose che stavo imparando.
-io sono andato con Nuhauel e Federico a fare un picnic in quel monte, ma hanno un concetto di picnic molto più in grande rispetto a voi- lo immaginavo.
-loro sono grandi in tutto, mica plebei come noi- e lo pensavo davvero.
Se prendevi me e mi proponevi un picnic, al massimo avrei preparato dei tramezzini mentre loro erano capaci di portarsi dietro un pranzo intero, compreso di antipasti,frutta,dolci e digestivo.
-anche in Argentina siamo cosi- disse ed io lo guardai velocemente per capire se facesse sul serio.
-tu mi vorresti dire che saresti capace di portarti tavolino pieghevole e sedie pieghevoli per mangiare in un boschetto?- annui tranquillo
-dove vuoi mangiare, per terra?- se era picnic supponevo contemplasse una tipica tovaglia a scacchi adagiata sul prato.
-perche tu no?- gli chiesi
-no, io mangio seduto come gli umani- lo immaginai più vecchio di qualche anno,con addosso un paio di pantaloncini e una canotta di quelle imbarazzanti bianche di cotone rigato, mentre con borsa frigo alla spalla e sedie di plastiche si dirigeva nella prima area attrezzata di Torino.
L'avrebbero denunciato.
-devi viverla Palermo per capirla davvero- Carlotta Leone esci da questo corpo.
-ammettilo, sei cittadino onorario di Palermo- gli dissi mentre osservavo tutto quel bel paesaggio che mi circondava, apprezzandolo come sempre.
-Palermo è un po come casa mia- sorrisi contentissima per quello che disse.
Lui aveva dato a quella città, forse la metà di quanto quella città aveva dato a lui ma, era forse l'unico in tutta la storia del calcio che era rimasto fedele alla sua ex squadra e sapevo che stesse soffrendo nel vederla in serie B.
-amo quando parli di Palermo, a volte mi sembra di non esserci mai stata-nonostante invece la conoscessi
-perché non ti ho ancora portato a conoscere la mia Palermo ma, un giorno ti faccio vedere il posto in cui sono diventato il numero ventuno e dieci della Juve- mi si riscaldò il cuore per le sue parole.
Forse se avessi incontrato un palermitano di nascita, non credevo sarebbe stato capace di parlare della sua città con tutto quell'amore che invece Paulo ci metteva.
A Torino, nel suo appartamento grigio e poco simile a quello che invece era lui, c'era una cosa che mi piaceva da matti; uno spazio fatto di ciò che la Sicilia aveva dato a Paulo.
C'era una cornice del suo volto, molto più giovane di adesso che sorrideva verso l'inquadratura di una macchina fotografica mentre alle sue spalle il tempio della Concordia si ergeva fiero e maestoso per quello che era.
C'era una foto più sbarazzina, dove aveva i capelli alla Zac Efron e stava seduto alla guida della sua porche nera,insieme ad altri suoi vecchi compagni di squadra.
-forse sei uno di quei pochi giocatori che hanno un filo indistruttibile con la loro ex squadra- e non era per dire, lo si poteva costatare dal fatto che la quantità di tifosi siciliani che si abbonavano al club bianconero, cresceva di anno in anno.
Paulo aveva creato bei ricordi per Palermo ed era un amore, il loro, che non si sarebbe affievolito mai.
Due ore più tardi, mi trovavo per stradine perse nel bel mezzo di appezzamenti di terreno ricchi di vigneti.
-Barza, si stiamo arrivando- rispose alla chiamata dell'amico e poi mise giu.
Quando l'indicazione mi consigliò di svoltare a destra, un'enorme cancello in ferro battuto riportava sopra la scritta " le Casematte", smaltato con del color oro.
Suonai con il clackson e pochi secondi dopo ci aprirono il cancello consentendoci l'ingresso.
La macchine noleggiate degli altri erano parcheggiate sullo sterriccio, coperto da un tetto di legno dove potevamo rimanere all'ombra.
Andrea e Maddalena furono i primi a raggiungerci mentre scendevo dalla macchina per sgranchire le gambe,intorpidite dalle tre ore di viaggio.
-eccoli- ci saluto Maddy abbracciando entrambi
-pensavamo non sareste più arrivati- commentò Andrea
-Paulo non mi ha fatto superare i centotrenta, ha paura della velocità-mi guardò come a dire "che cavolo dici, hai toccato persino i centottanta e non mi sono lamentato".
-sta mentendo- si difese mentre gli uomini recuperarono le valigie.
-allora, tutto bene?- mi chiese lady Barzagli mentre mi accompagnava verso quel resort che ci avrebbe ospitati.
-si, a parte la mancanza di sonno- mi sorrise e mi abbracciò nuovamente
-sono contenta di avervi qui- ed io lo ero a mia volta.
-e noi siamo contenti di essere qui- le risposi sincera.
Quando entrammo dentro, i bambini erano seduti davanti al tavolo a giocare a quello che riconobbi essere Jenga, non ci giocavo dai tempi delle medie.
Mattia,l'unico figlio maschio di Andrea, fu il primo a rendersi conto del nostro arrivo.
-Ginevra- esultò contento,facendo strisciare la sedia nel pavimento e correndomi incontro per abbracciarmi.
Mi accucciai un pochino per stringerlo maggiormente mentre Edin e Nina sgambettarono verso di me.
Adoravo passare del tempo con loro, mi facevano divertire da matti e ne combinavano di tutti i colori.
-scusate, nessuno viene da me?- si lamentò Paulo volendo sempre stare al centro delle attenzioni.
Camilla lo guardò per alcuni secondi e poi gli saltò addosso.
-ciao Paulino- gli disse facendo ridere tutti
L'argentino la tenne salda su i suoi avanbracci e lei le passò le braccia attorno al collo.
-gli altri?- chiesi non vedendo i figli di Claudio ne Claudio stesso.
-la famiglia Marchisio è andata a fare un giro in quod, Carolina e Giorgio erano a telefono- annui ma mancava all'appello Alena e i suoi figli e Miralem.
-gli altri dormono ancora- rispose Paulo facendo ridere Andrea che annui.
-Cami, vuoi scendere?- gli disse suo padre
-no, fammi stare con la mia fidanzatina- La bambina arrossi mentre io ridacchiai.
-dai, andate a sistemarvi- Maddy si avvinò al mio orecchio.
-vi ho lasciato la camera all'ultimo piano,voi che siete i più giovani- la guardai imbarazzata oltre l'inverosimile mentre lei se la rideva con il marito,ovviamente suo complice.
-vado a posare le valigie e vengo a giocare con voi, mi raccomando tenetemi il posto- gli dissi scombinandogli i capelli e dirigendomi verso le scale.
Andrea fu gentilissimo da salire la valigia al posto mio e poi ci lasciò sistemare nella nostra camera.
Aveva un splendida finestra sul vigneto e osservai l'appezzamento di terra che distava solo pochi centimetri dall'orizzonte dove si vedeva il mare, lo stretto.
Un posto bellissimo che mi metteva una bella sensazione di tranquillità addosso.
Paulo mi abbracciò da dietro, poggiando il suo mento sulla mia spalla destra e intrecciando le sue braccia al mio corpo.
-vuoi riposare?- mi chiese ed io mi voltai a guardarlo.
-no, facciamo una doccia e poi gioco un po con i bambini- mi sorrise contento .
Anche a lui piaceva molto lasciarsi andare con i bambini, forse perche li capiva meglio o forse perche non voleva crescere.
-vieni, facciamo la doccia insieme- mi afferrò una mano e prima che me ne dimenticassi, chiusi la porta a chiave, già consapevole di cosa realmente avrebbe preceduto il bagno.
Mi spogliai ,senza vergogna, davanti ai suoi occhi e raggiunsi il getto dell'acqua tiepida ben prima rispetto a lui che mi guardò in piedi da fuori e mi sorrise passandosi una mano davanti al volto.
Quando entrò dentro la mia pelle e i miei capelli erano già bagnati dall'acqua e mi spostai un po più in la per lasciargli l'opportunità di bagnarsi anche lui.
In un impeto di amore, lo abbracciai facendo aderire la nostra pelle e non era per niente malizioso o veloce quello che volevo con lui.
Mi era mancato davvero tanto, non che non lo avessi visto durante questi giorni ma, era diverso poterci fare l'amore; è come se si ritagliasse uno spazio aldilà del mondo,uno spazio fatto di noi.
Non so bene come spiegare, quella sensazione che mi fa attanagliare lo stomaco ogni volta che mi rendo conto che saremo un solo corpo, anche solo per venti minuti.
Strinsi le mie gambe attorno al bacino nudo e mi fece appoggiare la schiena alle fredde mattonelle della doccia .
L'acqua continuava a scorrere tra i nostri corpi mentre le mie labbra e le sue si torturavano piacevolmente a vicenda.
Mi fidavo di lui, della sua solida presa, delle braccia che stavo stringendo tra le mie mani e delle dolci spinte che si accanirono sul mio corpo.
Mi amò nel modo più semplice che potesse, nel modo più dolce e privo di barriere, mi amò ed io mi sentii amata.

-eccomi- annunciai mentre le wags si affacciarono dalla cucina venendomi incontro.
La prima che strinsi fu Alena che non vedevo da troppo tempo e poi abbracciai le altre con cui avevo un bellissimo ,anzi ottimo, rapporto.
-Lena ma sei sempre più bella- ed io non riuscivo a capire come caspita facesse.
-tutto merito del bell'imprenditore- le schiacciò un occhiolino Roberta.
-oookay- si alzò Claudio insieme agli altri.
-abbiamo capito,meglio lasciarvi da sole ai vostri pettegolezzi. Su ragazzi a giocare a palla- tutti eccetto Camilla e Nina corsero verso la porta, non prima di averli sbaciucchiati un pochino.
-a me non la dai un bacino- mi chiese Paulo prima di andare verso la porta.
-Dybala, cammina - lo spinse Andrea mentre io risi della sua faccia imbronciata.
Quando si allontanarono ci guardammo tutte e ridemmo ,come se fossimo amiche da sempre.
-che bello sarebbe il mondo senza uomini?- disse sognante Alena.
-ma smettila- la rispese Maddy sapendo che parlava così solo per la brutta esperienza che aveva avuto con il suo matrimonio andato a rotoli,anche molto peggio di quello che si poteva immaginare.
Forse l'ultima volta che Alena si era parlata con Gigi, risaliva al momento in cui anni fa avevano presi accordi legali per la custodia dei bambini.
-facciamo un dolce?- propose Carolina, per allontanare via il brutto ricordo dalla mente di Alena.
Mi offrii volontaria per preparare del caffè e Roby si cimentò insieme e Caro nella preparazione del Tiramisù, un dolce abbastanza facile, a detta loro.
-allora, qualcuno ha qualche novità da raccontare?- chiaramente Alena non frequentando Torino, capitava che rimanesse indietro su certe cose.
-vado in Russia per i mondiali grazie ad un contratto con Sky sport- era la prima volta che glielo dicevo a tutte quante, solo Carolina ne sapeva qualcosa ma unicamente perché abitando più o meno vicine, ci eravamo organizzate per andare a correre insieme, tutti i sabato mattina, senza saltarne nemmeno uno.
-auguri tesoro- mi abbracciarono tutte
-vai con Paulo?- mi chiese Alena contenta per me e credo anche per Paulo
-non proprio, ho la mia camera nel resort dove va l'Argentina ma, la mia sede centrale è a Mosca e poi da li dovrei prendere gli aerei privati dell'azienda Sky per seguire le partite- spiegai velocemente
-segui tutte le partite o solo quelle dove giocano i calciatori della Juve?- domanda più che lecita.
-solo quelli dove giocano i calciatori della Juve- anche se era davvero un lavoro immane dal momento che dovevo essere in due stadi diversi quasi tutti i giorni.
-io tifo Croazia- disse contenta Alena ed in parte me lo aspettavo
-io tifo Argentina- continuò Roberta e Carolina annuì con lei.
-io tifo Spagna- e mi sembrava anche parecchio normale dal momento che Maddy era ossessionata dalla Spagna.
-tu che tifi Gwen?- mi chiesero ridendo sapendo già la squadra che avrei tifato
-la Francia- dissi seria trattenendo le risate mentre i loro volti mi guardarlo stupiti.
-che cosa?!- mi dissero in coro
-ma vi pare che tifo la Francia? Nulla contro Blaise ma purtroppo la Francia non la tiferò mai!- era più forte di me
-la tiferà quel coglione, tanto se ne va al PSG e si toglie dai maroni- si, Alena l'aveva superata benissimo.
-anche se andrà al Paris, non pensò proprio che sia in grado di tifare la Francia- spezzai un lancia a favore di Gigi.
-il prossimo anno se la Juventus non vince la Champions mi incazzo a bestia. È l'anno giusto per vincerla così vedi come rosicherà- Roby non riuscì a trattenere le risate e la abbracciò coinvolgendola.
Il rumore della moka mi distrasse dalle loro chiacchiere e mi affrettai a spegnere il fornello prima che schizzasse via dalla caffettiera.
-lui non gliel'ha ancora detto; siamo andati a cena da Andrea due settimana fa ed hanno parlato solo del passaggio della fascia ma, non ha detto a Giorgio che ha intenzione di continuare al Psg- annuimmo tutte.
Io stessa per prima non ero riuscita a guardarlo, per due giorni di fila, quando in riunione con il suo procuratore ne aveva parlato.
Andrea gli offriva l'opportunità di diventare socio come Pavel ma, a Gigi piaceva giocare e  si sentiva ancora in forma per farlo altri due anni o solo semplicemente voleva vincere la Champions e l'offerta del Psg era come un biglietto aereo in prima classe per la finale.
-voi non fatene parola con nessuno- gli ricordai ma mi fidavo di loro abbastanza da sapere che sarebbero state mute come pesci.

Per pranzo, il barbecue di pesce fatto in veranda mi piacque tantissimo.
Paulo si divertiva con Miralem e i bambini a giocare a palla insegnadongli qualche lancio, anche se i più grandi sapevano già qualcosa.
Edin lo guardava come se fosse stato il suo idolo e Camilla arrossiva ogni qualvolta le mandava dei baci volanti.
-sareste dei bravi genitori- il buonissimo vino bianco, delle vigne di Barzagli, quasi mi andò di traverso.
-facci crescere- le risposi mentre Roby mi guardava con il suo solito sguardo da investigatrice privata.
-non aspettare troppo, poi saresti troppo grande e non potresti goderti la maternità- ci avevo pensato ma con Paulo stavamo insieme da poco,nonostante  ci conoscessimo già da un anno ma, volevo godermi la vita insieme a lui e fare tante cose in due e quando sarebbe arrivato il momento avremmo costruito la nostra famiglia.
-ho ancora ventitre anni, sono pochi no?- Alena annui concorde con me
-ne hai ventitre per ancora pochi giorni- ancora mancavano cinque giorni.
-che facciamo per il compleanno di Gwen?- chiese ad alta voce,lei che era amante delle feste e dei casini.
-abbiamo la partita in trasferta contro il Benevento- rispose prontamente Paulo, con cui giá ne avevamo parlato.
-cheppalle- si lamentò perche non avrebbe potuto fare baldoria come invece sperava.
-a me non piace festeggiare il compleanno- le dissi onesta.
Non mi piaceva affatto perché mi sembrava come la data di scadenza degli alimenti, io vivevo l'età un po come un concetto astratto.
Inusuale ma molto mio.
-amore niente party- la prese in giro Claudio facendoci ridere
-festeggierà la sera dopo la partita- Roberta era una persona che non avrebbe demorso neppure per un istante.
-fa il compleanno anche la mamma di Paulo e penso che una torta per entrambe nel suo appartamento a Torino, vada più che bene- liquidai l'argomento.
-va bene, vorrà dire che me ne occuperò io- Claudio mi guardò sconsolato sapendo che la moglie mi avrebbe sicuramente organizzato qualcosa in grande come piaceva a lei.
Dopo pranzo mi divertii un sacco a giocare con i bambini a ninja,
Tra tutti gli unici che resistettero all'abiocco fummo io Paulo e Miralem, e la cosa ovviamente non fu casuale per niente.
Capiamoci.
-ma dove l'hai trovato sto gioco- mi chiese Pjanic mentre si teneva in bilico per non farsi acchiappare da Camilla che facendo danza era la più agile.
-allo scout- risi nel vedere Nina provare ad afferrare le mani di Edin, l'unico che avesse più o meno la sua stessa altezza.
-vai Matty fai fuori Paulo- incitai il bambino che si trovava tra Paulo e Davide il maggiore dei figli di Claudio.
-niiin-ja- lo schivò per un pelo e Paulo gli fece la linguaccia.
-ragazzino non mi farai fuori- si vantò mentre distratto io facevo la mia mossa colpendolo
-niin-ja- colpita ed affondata la sua mano sinistra.
-ma che caz-provò ad imprecare trattenendosi sul finale
-Paulo le parolacce- lo fermai in tempo
-non vale Gwen ero distratto- si lamentò mentre Miralem rideva come un matto.
-peggio per te- mi mimò uno "stronza" con il labiale e il gioco continuò.
Più tardi decidemmo di andare a fare una passeggiata a piedi in mezzo al terreno,con Paulo che insegnava ai ragazzini come tenere un filo d'erba in bocca.
Mentre io guardavo i fiori di campo, evitando che Nina ed Edin potessero rimanere punti da qualche insetto che vi si nascondeva.
-questa è una margherita- provai ad insegnare ad Edin come si pronunciasse ma fu parecchio difficile.
-Gwen- mi chiamò Mattia e mi girai a guardarlo
-questi sono per te- mi portò un bel mazzo di papaveri rossi mentre gli sorrisi e gli baciai una guancia.
-a Mattia piace Gwen, lallaralalla- lo presero in giro i più grandi dei ragazzini facendolo arrossire.
-lasciali perdere tesoro- gli sussurrai lasciando che tornasse tra loro.
Guardai Paulo che mi schiacciò un occhiolino mentre io risi, capendo già che Mattia doveva essere per forza di cose il suo bambino preferito,insieme ad Edin.
Ad un certo punto Louis e Leonardo, i più grandi di tutti si misero a rincorrersi sul terreno e speravo vivamente che non fossero caduti perché altrimenti si sarebbero sbucciati le ginocchia ed io non volevo saperne nulla.
-hei voi due, non vi allontanate troppo- li riprese Paulo che con Davide, Mattia e David Lee, osservavano le vigne che pensavo fossero state accuratamente legate non più di qualche giorno prima.
-Tu e Paulo siete come la mia mamma ed il mio papà?- mi chiese Camilla attirando la mia attenzione
-non ancora, ma ci vogliamo tanto bene come loro- la risposta le piacque e mi sorrise abbracciandomi.
-che ne pensate se torniamo a casa e ci andiamo a lavare le mani e coloriamo?- annuirono tutti entusiasti.
-Paulo, noi torniamo dentro- gli dissi e lui ci salutò con le mani insieme agli altri.

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Hola 💃🏻🕺🏽 dolcezze.
Vi lascio questo capitolo che come avete letto, parla della Sicilia 🌞.
Spero vivamente di non aver commesso molti errori nella descrizione del posto ma, perdonatemi si sono stata tre giorni a Giugno e ho provato a ricordare quanti più dettagli possibili ,di Palermo.
Vi ringrazio 🙏🏻per tutto quello che fate per la storia e per la dolcezza 🍫🍬🍭🍪🍩🎂🍮🍰🍦🥧🍨🍯che riservate nei miei confronti.
Grazie di vero cuore♥️.
Questo ⬆️ è tutto vostro.

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