Fino Alla Fine

By seicomeungirasole

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La complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16 parte 1
Capitolo 16 parte 2
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
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Capitolo 69
Capitolo 70
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Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
RINGRAZIAMENTI
Freedom
✋🏻👆🏻
Oh capitan,my capitan!
AAA
Civico 182
Sorpresa
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Hoplites

Capitolo 50

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By seicomeungirasole

Il ricordo di ieri continuava a vivere dentro la mia testa e i miei occhi; persino mentre cercavo di impegnarmi nell'afferrare i miei capelli ,ancora troppo corti, per fare una cosa simile ad una coda o comunque qualcosa che tenesse i miei capelli legati e lontani dal mio viso.
Non era cambiato nulla o almeno apparentemente sembrava cosi; alla fine le persone che volevo lo sapessero mi ero resa conto che lo avevano capito ancor prima di me e forse quella fu la vera sorpresa per loro, scoprire che nonostante tutta la scaltrezza lavorativa, per quello che riguardavano i sentimenti ero ancora un neonato a cui bisogna imparare a camminare ma, iniziavo a cavarmela bene perche accanto a me non avrei avuto un maestro ma un bambino come me, con cui cadere e sbucciarsi le ginocchia per poi ridere e rialzarsi e cadere ancora, come un circolo vizioso; dentro di me speravo di non impare mai a camminare perché sarebbe diventanto monotono e non vi avrei più dedicato tutte le mie attenzioni.
-pensi di farcela per questa mattina?- la voce insolente dell'attacante numero dieci, echeggiava tra le pareti del mio bagno mentre il suo volto si affacciava dalla porta e mi guardava dal riflesso dello specchio.
No, non avevamo dormito insieme e non perche i miei ormoni o i suoi fossero spenti ed anestetizzati, più probabilmente perché aspettavamo il momento giusto e adoravo da morire il fatto che non ci fosse fretta.
Bruciavamo al contatto ma sapevamo spegnerci quando capivamo che non era così che volevamo consumare il nostro primo momento insieme.
Ci avevo pensato per nottate intere e molte volte era il pensiero stesso a tenermi sveglia.
Il desidero che il mio corpo ,ma molto di più la mia mente ,aveva di lui era come una scossa di magnitudo sette nella scala Rickter.
Avvertivo la percezione di sentirmi una preda e allo stesso tempo il cacciatore, perché quando il suo corpo si chinava sul mio, la mia pelle sembrava calamitata dalla sua come se due magneti si stessero attraendo e poi, il profumo intenso del suo corpo , quello che nonostante gli shampi sportivi e i doccia schiuma maschili per coprire la puzza di sudore, erano comunque inutili al confronto della sua pelle.
Amavo la sensazione di poter riconoscere la sua fragranza, quella che non avrei potuto acquistare in nessun supermercato e che avrei custodivo nelle vibrisse del mio naso e ogni volta che le risvegliavo, inevitabilmente il mio cuore cominciava a scalpitare fuorioso nel mio petto.
Mi ero girata a guardarlo con i miei stessi occhi perché,non avrei mai voluto che essi dimenticassero tutti i piccoli dettagli del suo volto, sfumature delicate del colore dei suoi occhi verdi ma che vicino l'iride si schiarivano cosi tanto da sembrare il colore dell'acqua.
Quella piccola cicatrice vicino il sopracciglio destro che gli si era sanata da sola, era quasi impossibile da vedere a meno che i tuoi occhi non fossero estremamente vicini ai suoi e il pensiero che qualcuno avrebbe potuto avere la possibilità di avvicinarsi cosi tanto a lui scatenò un senso di gelosia dentro di me.
-a cosa sta pensando la tua testolina?- si avvicinó al mio corpo avvolgendolo con le sue muscolose braccia; indossava una delle sue felpe che gli fasciavano il petto e lo tenevano al caldo. Non aveva per niente l'aspetto di un uomo che stava crescendo ma, al contrario conserva quei tratti ancora bambineschi che avevano il potere di renderlo eternamente giovane.
Non c'era il tempo a scandire la sua vita, lui ne era padrone e pensai che fosse la ricompensa a tutto quello che aveva dovuto subire.
Anche ad occhi chiusi sentivo la sua aura vibrarmi attorno, come fosse uno di quei potenti dei dell'Olimpo.
Marte o Ares, dio della guerra e la mia mente continuava a restiturmi l'immagine del suo corpo in tensione dentro quel campo di calcio, facilmente paragonabile ad un campo da guerra ed io sarei scesa in battaglia insieme a lui, bruciando nel fuoco più ardente del mondo.
Il mio corpo scattò inevitabilmente verso il suo,in una muta richiesta di stargli vicino, di tenermi salda tra le sue braccia forti come rocce. Tutto di me aveva voglia di lui, il bisogno misto a giovane desiderio carnale sfavillavano prepotentemente dentro di me e dai sui occhi, che si iscurivano, emettendo un campo elettrico che piano piano iniziava a crescere.
Indietreggiai sbattendo contro la porcellana del lavabo; ero preda e come tale gli offrii libero accesso al mio collo che in automatico si piegò verso un lato.
Mi afferrò le coscie e le sollevò adagiandomi sul lavandino, si spinse tra le mie gambe e morse un lembo del mio collo annusando il profumo, scatendano una tempesta dentro di me  che avrei difficilmente arrestato.
Ogni volta ci spingevamo sempre un po più in la e poi frenavamo di colpo;iniziavo a pensare che piacesse ad entrambi questa situazione di profonda passionale cupidigia che iniziava a dilaniare la mia e la sua ragione, ormai schiavi del desiderio.
- sei bellissimo- perche era vero, perche lo pensavo veramente e soprattutto perche adoravo vedergli le gote imporporarsi di un rosso quasi scarlatto mentre le sue iridi si stringevano come a volersi nascondere.
Era bello da far male, come se vederlo anche a non far nulla fosse diventato il mio obiettivo nella vita.
Il suo corpo era atletico al punto giusto, non aveva quei muscoli super accentuati che odiavo da morire e soprattutto il suo corpo per quanto  allenato fosse, aveva mantenuto i giusti contorni rispettando le regole dell'anatomia umana.
Mi baciò delicatamente e passionalmente le labbra e glielo lasciai fare molto volentieri, volevo percerire il suo sapore per il resto della giornata, lasciandomi accompagnare da esso per tutto il tempo come monito per quello che , alla sera, avrei riavuto indietro.
Probabilmente gli avrei detto ti amo come i miei occhi stavano facendo ma volevo che quel momento fosse tanto bello da poterlo ricordare come il migliore della mia vita.
Volevo che fosse bello per lui perché era giusto che sapesse quanto apprezzassi la sua persona, quanto mi facesse sentire bene e amata ma, volevo allo stesso modo che fosse un momento indimenticabile per me che non ero ancora riuscita mai a dire quelle due parole.
Girai il mio volto verso lo specchio, i nostri corpi sembravano fusi e i nostri sguardi erano carichi di tutto, tante cose trattenute che sbattevano prepotentemente contro quelle catene che iniziavano a cedere. Il verde dei suoi occhi era color bosco e si sposava perfettamente con l'intenso marrone che viveva dentro i miei.
Entrambi segni della terra, entrambi segni del fuoco.
-a lavoro nenita- mi aveva guardata  e mi aveva baciato le labbra mordendole e poi la punta del naso,in un modo tenero ed estremamente affettuoso ed era perfetto così. Tutto ed il contrario di tutto!

A lavoro fui estremamente felice di trovare Martina all'ingresso mentre mi attendeva tutta sorridente, mi aspettava qualche domanda a cui rispondere e non provavo paura perché ero sicura che quello che provavo per Paulo era vero e lo percepivo con ogni fibra del mio essere.
-dunque ti sei messa con Paulo Dybala, non che qualcuno lo avrebbe mai messo in dubbio- la guardai interrogativa e mi sorrise
-perche ne eravate tutti convinti?- vorrei davvero sapere cosa vedono gli altri che io non riesco a vedere
-perche ogni volta che siete nella stessa camera si crea un sistema a parte dove non credo le leggi della natura continuino a governare. Oppure perche appena faccio il suo nome i tuoi occhi diventano quasi diversi e la stessa cosa vale per lui- per istinto la abbracciai.
Quando le porte dell'ascensore si aprirono, alcuni dei miei colleghi erano intenti a parlottare tra di loro; sapevo che saremmo stati l'argomento caldo del momento e forse questo mi disturbava parecchio ma allo stesso tempo non avrebbe guastato il mio umore.
Ero felice, davvero felice e se mi guardavo intorno non c'era nulla che non mi piacesse della mia vita.
Torino continuava ad essere il mio attuale posto nel mondo, qui avevo un lavoro che amo davvero perche mi ripaga di tutti gli sforzi che avevo fatto e che continuavo a fare. Questa città, così a nord dell'Italia ma mai troppo, custodiva la mia famiglia e aveva ospitato Paulo con tutti i suoi sogni divenuti progetti per una vita intera.
Torino mi aveva concesso l'opportunità di incontrarlo e di innamorarmene, di amare la passione che ci metteva nelle cose, che fosse semplicemente venire a prendermi la mattina per portarmi a lavoro,come se fosse tutto normale.
E lo era.
Era normale perché è la normalità che volevo con Lui; non volevo il famoso calciatore ne l'attaccante numero dieci della Juventus, quello sarebbe stato solo il contorno a qualcosa che valeva ancora molto di più.
Volevo Paulo per quello che realmente era, per il suo carattere estremamente testardo e orgoglioso, perché tra di noi era quasi una guerra tra Titani e non mi faceva paura.
Volevo il ragazzo ventiquattrenne che ha lasciato le pareti di casa sua per inseguire il suo sogno di bambino, perche il suo sogno non era solo suo ma era quello dell'uomo che più amava al mondo: suo padre.
Volevo l'uomo che era diventato,nonostante i mille difetti che potesse avere perche erano stati quelli ha renderlo perfetto ai miei occhi; perfetto nelle imperfezioni.
-hai la faccia di una che si è proprio presa una bella sbandata- distrattamente sfilai il cappotto dalle mie spalle e percepii un piccolo sbalzo termico che mi fece accapponare la pelle sotto la camicia di raso bianca che indossavo,insieme ai miei tailleur che erano ritornati più gloriosi di prima.
Avevo trovato difficile indossare nuovamente vestiti eleganti perché a New York non avevamo un codice di abbigliamento e allora avevo preferito tenermi comoda, evitando come la peste le camicie.
Sul vetro della scrivania si trovavano, ordinatamente sistemate, tutte le pratiche lavorative a cui avevo già finito di lavorare; la fine dell'anno si avvicinava e bisognava fare un bilancio totale di quello che avevamo fatto.
Guardando ai diversi progetti, mi sentivo fiera per quello che ero stata in grado di portare a termine e questa era stata la carica giusta per spingermi a fare ancora meglio per il prossimo anno.
Nel frattempo che la mia mente ingrana la marcia per quello che sarà il prossimo anno, un dubbio balena immediatamente nella mia testa.
-Marti- la richiamo mentre sta digitando velocemente qualcosa al pc.
-dimmi- di volta nella mia direzione
-ti hanno rinnovato il contratto?- avevo quasi paura a sapere quale fosse la sua risposta.
Ne avevo parlato con Agnelli, quasi subito dopo essere arrivata dalla grande mela.
Martina aveva lavorato abbastanza bene e per me si meritava un posto di lavoro nella società, non sapevo bene cosa il direttore le avrebbe proposto ma se la sarebbe cavata.
-ecco, è giusto che te ne parli- si alzò da dietro la sua scrivania e raggiunse la mia, accomodandosi disordinatamente su una delle due poltroncine di pelle.
Le mie mani continuavano a torturare una penna che, avevo precedentemente usato per firmare dei documenti.
-il Presidente mi ha proposto un altro anno qui ma, nell'ultima settimana di novembre ho ricevuto una proposta di lavoro dall'università per quel concorso a cattedra che avevo fatto- ricordavo vagamente la giornata in cui me ne aveva parlato ma per sommi capi credevo facesse riferimento a quando mi disse di voler provare a lavorare nel mondo dell'insegnamento universitario.
-hai accettato?- accettare avrebbe significato due cose: sarebbe andata via dal mio ufficio e non l'avrei più trovata al mio fianco come tutte le mattine e allo stesso tempo voleva dire che si stava imbarcando in una nuova grande avventura.
-ho accettato- mi guardò per alcuni attimi e le sorrisi davvero contenta.
Mi dispiaceva non averla più come fidata collega ma ero cosciente del fatto che bisognava che lei continuasse a seguire i suoi sogni.
-non sei arrabbiata?- perche avrei dovuto esserlo, aveva il volto sereno e contento a manifestazione del fatto che quello che sarebbe andata a fare non la turbava per niente.
-sono contentissima per te- avrei avuto altri mille modi per continuare a vederla
-pensavo mi avresti sbattuta fuori dalla porta- lo disse ridendo
-in realtà il mio piano è quello di sbatterti la porta addosso- scherzai con lei e conservai questo momento nel cassetto dei miei ricordi.
La mattinata voló cosi velocemente che non me ne resi conto; domani sarebbero iniziate le vacanze di Natale ma giorno ventisette sapevo di dover tornare in ufficio per continuare a lavorare.
Non era un peso per me, anche perché non contavo di andare in vacanza poiché ero tornata da poco dagli Stati Uniti e volevo mettere nuovamente radici a casa mia.
Avevo ancora qualche valigia da disfare perche la pigrizia aveva avuto la meglio, se solo mia madre ne fosse venuta a conoscenza probabilmente avrebbe fatto testamento disonorandomi come figlia.
Giù, alla caffetteria dello Juventus Center, Tony si affeccendava a servire gli altri dello staff e in lontananza gli sorrisi andandomi ad accomodare nel mio solito tavolinetto vicino le vetrate.
Come al solito a Torino pioveva e i miei occhi vennero catturati dalla pioggia che si scagliava contro il vetro.
-questo posto è rimasto libero per mesi interi- la sedia di fronte alla mia venne spostata da Roberto.
Fui felice di verderlo, era stato il primo collega che mi si era avvicinato rendendosi disponibile nei miei confronti.
-Roby- lo salutai contenta
-come va,giovane americana?- risi della battuta perche la trovai assurda.
Sembravo non avere più una nazionalità di riferimento; in America era la giovane italiana e paradossalmente in Italia ero diventata la giovane americana.
-me la cavo bene e tu ?- aprí la confezione della sua insalta, uguale alla mia, e gli versó l'olio della bustina insieme al sale.
-perfettamente, mi hanno appena offerto una promozione- gli sorrisi sentitamente contenta.
Avevo letto alcuni suoi articoli e sapeva scrivere come pochi, i suoi articoli calcistici sembravano poesie.
-finalmente- glielo dissi emozionata per lui perché ne riconoscevo il talento e sapevo che se lo fosse meritavo davvero.
-il mio primo articolo sarà pubblicato sulla gazzetta dello sport, mercoledì prossimo- dal suo sorriso si percepiva quanto fosse orgoglioso di se stesso.
Come è giusto che fosse.
-conto di trovare il giornale sulla mia scrivania- volevo che sapesse che lo sostenessi perché credo sia importante avere amici a lavoro,cosi come nella vita.
-sarà fatto ma, parliamo di te- mi fece un occhiolino
-l'hai visto il bell'americano con cui mi sono messa?- ci scherzai sopra e scoppió a ridere
-si, lo sto venendo particolarmente bene- mi voltai di scatto vedendolo entrare insieme ad Alex Sandro e Douglas.
Si guardò intorno, forse cercandomi e appena mi trovò con lo sguardo mi sorrise e io lo feci di riflesso.
-per essere americano è particolarmente abbronzato- effettivamente Paulo aveva una bellissima carnagione abbronzata e continuavo a chiedermi come facesse a mantenerla anche qui a Torino,dove il sole era più o meno un miraggio.
Era meglio per me ritornare a concentrarmi sui pomodorini dell'insalata prima che mi si abbronzasse pure l'anima per le forti vampate di calore che sentivo dentro di me.
-ciao, piacere Paulo Dybala- stentai a credere che lo stesse facendo veramente; per sicurezza mi voltai nel punto dove lo avevo localizzato precedentemente e si, lui non c'era più.
-Roberto- gli rispose l'altro stringendogli la mano.
Non capivo come non si fossero mai incontrati ma, effettivamente i calciatori difficilmente si avvicinavano a quella parte dello staff che non li riguardasse in prima persona, anche perché Allegri pretendeva la massima concentrazione.
-nena- si abbassò verso di me e mi baciò spiazzandomi, letteralmente.
Avevo la sensazione che mi avesse appena fatto la pipì addosso e sapevo che se glielo avessi fatto notare ne avremmo discusso, come era tipico di noi.
Spostò la sedia accanto alla mia e si sedette come se quello fosse di fatto il suo posto.
-che lavoro fai?- gli chiese e lo trovai divertente e ridicolo allo stesso tempo.
-lavoro per il settore giornalismo alla Juventus, due mesi fa circa ti ho intervistato- ci pensò su alcuni minuti
-non me lo ricordo- la mia bocca si spalancò immediatamente e pensai che la mascella mi si stesse per dislocare.
-ne incontrerai tanti di giornalisti- gli rispose educatamente Roberto e fui immensamente grata per questo suo atteggiamento rispettoso nonostante Paulo si stesse comportando da cretino.
-si, in effetti ne incontro parecchi e vi somigliate tutti - afferrò una mia mano sul tavolo e iniziò a giocare con le dita, intrecciandole tra di loro.
-Paulo?- lo richiamai pretendendo la sua attenzione.
Quando mi guardò lessi un barlume di sfida mista a gelosia che non capii se mi compiacesse o mi infastidisse, probabilmente entrambe le cose.
-que pasa?- l'accento argentino sortiva un particolare effetto sulle mie ovaie e se fosse stato possibile, di questo passo sarei rimasta gravida con solo il pensiero.
Lo guardai con ammonimento; non avevo avuto mai un ragazzo che fosse geloso di me anche solo per il semplice fatto che tendevo per natura ad essere una persona particolarmente fedele.
Se ci pensate,non vedo perché una persona debba vivere con la paura e i sensi di colpa, non potendosi ,a lungo andare, guardare allo specchio; è normale innamorarsi delle persone che incontriamo se queste sono persone che meritano il nostro amore ed è altrettanto normale scegliere con chi voler condividere la propria vita.
Fidanzarsi non è sinonimo di galera, motivo del perché ero fermamente convinta che il matrimonio sapesse di contratto, cosa che mi infastidiva parecchio.
-vuoi scusarci due secondi- mi alzai dal mio posto e Paulo mi segui immediatamente.
Uscii il più velocemente possibile dal ristorante e raggiunsi il mio ufficio, consapevole del fatto che per quell'ora avremmo avuto la privacy che ci spettava.
Chiusi la porta,lasciandolo entrare e indicandogli il divanetto.
Rimasi in piedi perché quando il sangue mi bolliva nelle vene, difficilmente riuscivo a starmene seduta.
-puzzo di piscio- glielo dissi senza mezzi termini, volendo che le mie parole gli si abbattessero contro.
Mi guardò impassibile, sapevo che avesse ben chiaro a cosa mi riferissi e il fatto che fingesse innocenza mi faceva letteralmente dare di matto.
-stai sudando, ne vale la pena?- il tono insolente che assunse la sua voce mi fece scattare verso di lui.
Mi sorrise maliziosamente,come se prendesse tutto per una fottuta sfida che percepivo pure io.
-sei uno stronzo- perche lo era, perché i suoi capelli umidi dalla doccia post allenamento si sposavano perfettamente con il rosso delle sue labbra.
-l'ho imparato da te- mi afferrò velocemente i polsi e mi trascinò sul suo corpo.
Avrei voluto aggredirlo di parole ma la mia bocca venne taciuta dalla sua che vi si scagliò contro, divorandola.
Le sue mani avrebbero stropicciato il tessuto del mio vestito e difficilmente avrei potuto camuffare quello che stava succedendo.
-questa cosa mi si ritorcerà contro- poteva giurarci.
Con il naso sfiorai la pelle estremamente sensibile vicino al suo orecchio e ispirai il profumo tipico dei suoi capelli che venivano continuamente lavati con lo stesso tipo di shampoo.
-prova ancora una volta a zittirmi per averla vinta e mi occuperò personalmente di farti tacere per il resto dei tuoi giorni- mi alzai dal suo corpo e prima di lasciarlo,seduto nel divanetto, lo guardai mettendo benzina sul fuoco e poi mi chiusi la porta alle spalle.


Eccomi eccomi, in notevole ritardo ma ieri avevo premuto su pubblica ma a quanto pare a Wattpad non era arrivato il segnale.
Huston we have a problem 🤭😂.
Fatemi sapere se vi piace e soprattutto se ,come me, pensate che questa piccola forma di gelosia sia adorabile.
Vi adoro babes ❤️

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