Potremmo ritornare

By letsforgethim

286K 9K 755

«Io qua non ci voglio più stare» aveva pensato Alice, ormai un anno prima. E se n'era andata via veramente, a... More

1. Il Murphy's
2. Occhi verdi
3. L'amore è una maledizione
4. Colazione e chiacchiere
5. Tanti perché
6. Soliti venerdì
7. Ciuffo ribelle
8. Allianz Stadium
9. Scherzo degli astri
10. Vinovo
11. Scelte
12. È stato un piacere conoscerti
13. A pranzo con Higuain e Dybala
14. Una come lei
15. Due anni della mia vita
16. Sonya
17. Fortunata al gioco, sfortunata in amore
18. Ti piace Paulo?
19. Sei qui per lei?
20. Morto un papa se ne fa un altro
21. Countdown
22. Chi è quella?
23. La quiete prima della tempesta
24. Non gli piacciono le bionde
25. Mi fai stare bene
26. Il lunedì più lunedì di sempre
27. Sotto la stessa luna
29. L'ora della verità
30. Non ti merita
31. Una serata in discoteca
32. Quant'è piccola Torino
33. Mi vuoi baciare?
34. Firenze
35. Ci sono storie senza lieto fine
36. Italia-Svezia
37. L'arte di saper perdonare
38. Tensione
39. Occhio per occhio, dente per dente
40. Amici
41. Invito a cena
42. Dimenticami
43. Incontri inaspettati
44. La verità
45. Pelle contro pelle
46. Tu vali la pena
47. Quando tutto torna alla normalità
48. Al centro dell'attenzione
49. Un nuovo capitolo della sua vita
50. Juventus-Real Madrid
51. In famiglia
52. Dove tutto ha avuto inizio

28. Un ufficio per due

4.7K 188 31
By letsforgethim

«Non credi che quella gonna sia un pochino troppo corta?» domandò Nicola guardando la stoffa nera che arrivava a fatica a coprire metà coscia della ragazza.

Alice guardò l'amico da sopra la tazza di cappuccino bianca che teneva con entrambe le mani e poi abbassò lo sguardo verso la gonna che aveva scelto dal suo armadio, come se non l'avesse vista prima e volesse constatare se quello che aveva appena detto Nicola fosse vero o no.

«Si tira su quando sono seduta - gli spiegò dopo aver preso con calma un bel sorso della sua bevanda calda. La sveglia non era ancora suonato, quella mattina, quando il cellulare aveva iniziato a vibrare sul comodino, svegliandola. L'amico aveva lezione alle dieci e l'aveva chiamata per chiederle se le andava di vedersi per fare colazione assieme - Non è cosi corta.»

Nicola fece schioccare la lingua contro il palato, «Mah - mormorò poco convinto - Farai perdere la testa a qualcuno oggi.»

«Figurati.»

«Fidati. Se poi accavalli le gambe potrebbero scambiarti per Sharon Stone in Basic Instinct.»

Alice non riuscì più a rimanere seria e scoppiò in una fragorosa risata, scuotendo la testa.

«Con qualche differenza, tipo che lei è bionda.»

Nicola fece un gesto vago con la mano, «Dettagli - commentò - Comunque… come mai quella faccia?»

«Che faccia?»

«Che ne so, sembri incazzata.»

«Non sono incazzata.»

Bugia, e lo sapeva perfettamente anche da sola.
La sera prima non era riuscita a dormire bene - cosa veramente insolita ultimamente, aveva pensato sarcasticamente - e si era ridestata irritata, senza alcuna voglia di affrontare quella giornata.
Avrebbe tanto voluto che fosse già domenica e lei fosse in viaggio verso Firenze, lontana per un po' da Torino e da tutti i problemi che le stavano attorno.

«Ah, no? - domandò - 'Sta mattina avevi una faccia! Sarà mica per via della sconfitta della Fiorentina?»

«Lasciamo perdere - sbuffò. Le bastava anche solo ripensare a quella partita perché il nervosismo tornasse ad impossessarsi di lei. Nicola sorrise, sia per aver indovinato al primo tentativo cosa le stava passando per la testa, sia perché capiva benissimo lo stato d'animo dell'amica, in fondo anche la sua Inter non ne combinava più di due giuste di seguito - Ultimamente non c'è una singola cosa che mi vada bene.»

«C'è qualche problema al lavoro?» le chiese, preoccupato.

«No, il lavoro va bene, è tutto il resto che va uno schifo» sospirò scoraggiata.

«Ah, amica mia!» esclamò lui con fare teatrale.

«Ho bisogno di alcol. Sabato voglio ubriacarmi, voglio bere fino a dimenticarmi persino il mio nome, voglio bere fino a che l'alcol non prende il posto del sangue che ho nelle vene.»

Nicola scoppiò a ridere divertito, «Ti dico io di cosa hai bisogno, tu hai bisogno di scopare» proclamò scandendo per bene le sillabe dell'ultima parola.

Alice spalancò gli occhi, arrossendo, guardandosi attorno col terrore che qualcuno avesse sentito.
Si appoggiò con la fronte sul tavolino e «Sei volgare» gemette.

Nicola rise, ancor più divertito dall'imbarazzo dell'amica, «Non c'è nessuno della Juventus con cui ti piacerebbe…»

«No! - lo interruppe prima che avesse modo di terminare la domanda - E poi te l'ho già detto come la penso su questo argomento.»

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, «Ancora con questa storia che per andare a letto con qualcuno devi per forza provare a qualcosa a livello affettivo?»

«E' il mio pensiero - asserì tornando a sedersi per bene sulla sedia, e si strinse nelle spalle: non ci poteva fare niente, l'aveva sempre pensata in quella maniera e la sua idea non poteva di certo cambiare da un giorno all'altro - E possiamo smetterla di parlare di sesso a quest'ora del giorno?» domandò abbassando la voce.

«Io un pensierino su Dybala lo farei» rivelò lui, ignorando completamente la sua domanda.

«No, Nic, per piacere, eh. Già ci sono Giulia e... - stava per dire Federico, ma si fermò prima di pronunciare il suo nome perché poi avrebbe dovuto spiegare a Nicola tutta la storia per filo e per sengo e non ne aveva né le forze, né il tempo e soprattutto le mancava la voglia per parlare di lui - e gli altri a rompere con 'sta storia di me e Paulo, quindi ti prego non ti ci mettere anche tu» lo implorò.

Lui alzò le braccia, «Non dico nient'altro - Addentò l'ultimo pezzettino che era rimasto della ciambella che aveva ordinato insieme al caffè e si pulì gli angoli della bocca col fazzoletto - Al compleanno di Sofia ti vuoi mettere il vestito che abbiamo comprato insieme?» le chiese lasciando perdere il tema sesso.

«Sì, l'ho preso apposta. Non riuscivo a trovare niente di decente dentro al mio armadio.»

«Dovrò tenerti d'occhio perché con quello addosso eri una bomba.»

«Sì, sì, tienimi d'occhio perché come ti ho detto ho intenzione di ubriacarmi e non potrei rispondere delle mie azioni» scherzò.

«Sei in ottime mani, fidati di me.»

***

Alice cominciò a domandarsi se quella gonna non fosse veramente corta.
Stava attraversando il corridoio per andare in sala pranzo - col telefono attaccato all'orecchio, impegnata in una conversazione che durava da oltre mezz'ora con il suo capo - e già era stata squadrata dalla testa ai piedi da quattro uomini su cinque che aveva incontrato.
Si tirò la gonna più giù possibile e attraversò la stanza, guardando davanti a sé, senza spostare lo sguardo a destra o a sinistra.
Si sedette accanto a Paulo e si limitò a sorridergli e mimargli un «Ciao» con le labbra.
Era talmente attenta ad ascoltare l'avvocato che non si era minimamente accorta di come lui l'aveva guardata appena aveva messo piede in quella stanza.

«Sì, sì. Sì, okay. La chiamo io. Va bene. Sì, okay. Certo, sì. Buona giornata - lo salutò e finalmente poté spegnere la chiamata - Tu non mi parlare più» avvertì Gonzalo, visto che la stava guardando, e alzò un indice nella sua direzione in segno di monito.

Lui inizialmente sembrò non capire, tant'è che corrugò la fronte, fino a che un'illuminazione non lo colpì, e scoppiò a ridere.

«Ridi, ridi.»

«Alice, mi dispiace, però capisci che es mi trabajo.»

«Certamente - commentò con tono beffardo - Tu perché non hai giocato?» chiese rivolgendosi a Paulo.

«Problemi al polpaccio - le spiegò brevemente - Però se avessi giocato, non avrei fatto goal contro la tua squadra. Nunca.»

«Por supuesto que no» lo prese in giro Gonzalo, che in risposta ricevette un dito medio da parte del numero dieci.

Consumarono il pranzo così, punzecchiandosi e ridendo, come al loro solito.
Gonzalo raccontò ad Alice del casino che avevano combinato in hotel e, cosa che la fece morire delle risate, di come quando avevano preso l'autobus dopo la partita per tornare in hotel avevano dimenticato due dei ragazzi - di cui non fece i nomi - nello spogliatoio, rendendosi conto solo dieci minuti dopo che il bus era partito che c'era qualcosa che mancava.
Erano tornati indietro e si erano dovuti subire la sclerata del mister, che ovviamente aveva contribuito a rendere il tutto ancora più comico.
Gonzalo si era esibito in un'imitazione che l'aveva fatta quasi piangere dal troppo ridere.

Alice aveva provato ad ascoltarlo cercando di rimanere seria, ma la sua maschera da ostile che aveva indossato appena si era seduto al tavolo con lui aveva retto sì e no due minuti.
Era impossibile non ridere con quei due, la mettevano di buon umore con una semplicità disarmante.

Qualche minuto più tardi li raggiunse anche Michela e, poco dopo, arrivarono direttamente dallo spogliatoio anche Douglas e Rodrigo.

Quando finirono di mangiare, i ragazzi se ne andarono in palestra per concludere il loro allenamento, mentre le due ragazze salirono le scale e tornarono ognuna nel proprio ufficio.

Per Alice quella era giornata di telefonate: aveva segnato sull'agenda più di dieci numeri che doveva chiamare.
Aveva già parlato con due di quelle persone - un nuovo cliente a cui aveva fissato un colloquio e un dipendente del tribunale a cui doveva chiedere informazioni per il processo del presidente - e stava chiamando il terzo, tamburellando con le dita sulla scrivania aspettando una risposta, quando sentì bussare alla porta.

«Avanti!» esclamò, chiedendosi chi mai dovesse essere.

Rimase a bocca aperta vedendo l'ultima persona al mondo che avrebbe mai immaginato potesse entrare nel suo ufficio.

Federico?

«Che ci fai qui?»

Il ragazzo chiuse la porta alle sue spalle, «Io e te dobbiamo parlare» annunciò, fissando i suoi occhi verdi in quelli di Alice.

«Io non ho niente da dirti - asserì, abbassando lo sguardo. Posò il telefonino sul tavolo e prese a sfogliare le carte del fascicolo che aveva davanti a sé - Ti dispiace uscire e lasciarmi lavorare?» gli chiese, tornando a guardarlo.
Cercava di usare un tono di voce tranquillo, ma la punta del piede che continuava ininterrottamente a battere sul pavimento tradiva in realtà tutto il suo nervosismo.

«Non vado da nessuna parte finché non abbiamo parlato.»

«Io non ho niente da dire» ribadì, ferma.
Tutto quello che aveva sulla punta della lingua non erano altro che insulti.
Ma che diavolo voleva?

«Allora mi ascolti perché io, invece, ho tante cose da dirti.»

Alice lo guardò con gli occhi sgranati mentre si girava verso la porta e girava la chiave nella serratura, per poi infilarla nella tasca dei suoi pantaloni.

«Che cosa stai facendo?» riuscì a mormorare, sbigottita, dopo aver inghiottito il nodo che aveva in gola.

Federico prese posto sulla sedia di fronte a lei, «Non usciamo di qua finché non ho finito di parlare.»






Salve!

Terminare questo capitolo e raggiungere le 1500 parole - il minimo che prefisso ogni volta - è stato un parto.

Riguardo a questo capitolo non ho nulla da dire, aspetto che siate voi a commentare.

Una piccola informazione di servizio (se così la possiamo definire): nelle ultime settimane ho iniziato a leggere storie su Dybala (non so cosa mi stia succedendo) e il passo successivo, già lo so, sarà probabilmente cominciare a scrivere su di lui.
A rendere questo ancor più grave è il fatto che ho già cercato e trovato la protagonista femminile di una possibile storia (di cui un sesto di trama è già nella mia testa) su di lui.
Probabilmente non interessa a nessuno, se non a quelle ragazze che nei commenti mi avevano chiesto una storia su di lui e mi hanno messo in testa quest'idea, però ci tenevo a farvelo sapere.
Non vi garantisco niente.

A presto (forse).

M.

Continue Reading

You'll Also Like

53.3K 1.2K 45
anche dopo anni,l'effetto che ha su di lei è sempre lo stesso; ||la storia certe volte non è basata su persone reali||
120K 3.4K 75
perché ho gli occhi molto più cechi del cuore e non sono mai riuscita a vederci amore... rebecca chiesa, sorella di federico chiesa, affronta la sua...
159K 5.2K 67
"L'amore è come una partita di calcio: ci sono momenti di gioia e trionfo, ma anche momenti di tensione e sconfitta. Ma con Kenan al mio fianco, sape...
260K 5.7K 52
COMPLETA "I wish i could turn back time to when everything was perfect" Quando il ragazzo che hai sempre amato decide di voltare pagina tu non puoi f...