Gioco di sguardi #1 (Dramione)

By LazySoul_EFP

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[STORIA COMPLETA] Dal testo: «Cosa vuoi ancora da me?», gli chiese: «L'umiliazione dell'ultima volta non è ba... More

A lezione
Litigi interrotti
Pranzo
In biblioteca
Nell'aula di pozioni
Compleanno
Specchio delle Brame
Grattastinchi
Nello studio della McGranitt
Hogsmeade
Missione di salvataggio
Duello
Insonnia
Facciata
Verità
Finta indifferenza
Boccetta d'inchiostro
Folletto
Messaggio
Orgoglio
Sospetto
La Pozione
"Coso" babbano
Cinque secondi
Insoddisfazione
Anti-Dolore
Risveglio
Impazienza
A lezione - II parte
Incomprensioni
Bella Addormentata
Dormire insieme
Le bugie hanno le gambe corte
Furia e sbagli
Il giorno dopo
Virus, fotografie e sogni erotici
Prima pagina
Consigli
Normalità
Scuse
Bagno dei Prefetti
Le candele della biblioteca
Smalto
Caos in biblioteca
Come scaricare la tensione
C.R.E.P.A
Tisana di Natale
Ciclo
Scacchi magici
Cartoleria Scrivenshaft
Guferia
In ginocchio
Per la felicità di Colin Canon
Sul treno verso casa
Vigilia di Natale
Fidanzamento
Momenti rubati
Sectumsempra
Addio

Resa

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By LazySoul_EFP







Hermione stava leggendo il manuale di Trasfigurazione, il naso affondato tra le pagine consumate dall'usura e la fronte aggrottata dalla concentrazione.
«Non la trovi anche tu strana?», chiese Ronald, masticando titubante una Gelatina Tuttigusti+1.

«Chi?», chiese Harry distrattamente, distogliendo lo sguardo da Ginny Weasley che, a pochi tavoli di distanza, stava studiando con Dean Thomas.
«Ugh, vomito», si lamentò il rosso, continuando a masticare la gelatina: «Hermione, ovviamente».
Il Bambino Sopravvissuto non notava nulla di strano nella sua migliore amica: stava studiando (come sempre), con il suo cipiglio concentrato (come sempre), senza degnarli di attenzioni.

«Non capisco. Secondo te perché ci ha impedito di andare a dirne quattro a Malfoy? Insomma, le continua a dare fastidio e lei non reagisce in nessun modo», continuò il rosso, grattandosi il capo: «Non lo trovi strano?»
Harry si sfregò distrattamente la cicatrice: «Beh, ma è Hermione», disse infine sollevando le spalle.

Ron annuì, soppesando le parole del moro: «Forse hai ragione».
La riccia alzò lo sguardo dal volume di Trasfigurazioni, notando che i suoi due migliori amici, a due tavoli di distanza, la stavano fissando: Ron le fece un saluto con la mano, Harry invece le sorrise; poi tornarono entrambi ai loro compiti con aria colpevole.

Hermione non diede troppo peso alla cosa e scandagliò con lo sguardo la sala studio, dove si era chiusa quel sabato mattina per portarsi avanti coi compiti.

Constatò che non si scorgeva da nessuna parte la chioma bionda di Malfoy e un sorriso sereno le distese le labbra.

Stava facendo di tutto pur di evitarlo in quei giorni; dopo lo scontro che avevano avuto per i corridoi due sere prima, non aveva intenzione di averci nulla a che fare. Sentimento che sembrava ricambiare anche Malfoy, il quale si faceva vedere il meno possibile e rimaneva nelle retrovie senza cercare di attirare la sua attenzione in nessun modo.

Erano cessati gli scherzi, le frecciatine, i tentativi di avvicinamento...

Erano tornati ad una parvenza di normalità; si odiavano e basta.

O almeno, quella era la maschera che avevano deciso di indossare.

Hermione tornò a concentrarsi sul libro di Trasfigurazioni, perdendosi l'ingresso in sala di Tiger e Malfoy, che si sedettero pochi banchi dietro di lei.

Il biondo Serpeverde aveva avuto la forte tentazione di fare dietrofront, così da cercare un'altra aula studio, ma non era riuscito a fermare Tiger in tempo ed era stato costretto a seguirlo al tavolo libero a pochi metri dalla Grifondoro.

Malfoy si impose il massimo autocontrollo: doveva tenere lo sguardo basso tutto il tempo, così da non aver la tentazione di sbirciare nella direzione della Granger e dedicare tutta la sua attenzione ai compiti e allo studio. Non riuscì però a impedirsi di sbirciare un paio di volte, così da constatare che la massa informe di capelli ricci era sempre al suo posto, due banchi davanti a lui.

Quando iniziò ad avvicinarsi l'ora di pranzo molti studenti uscirono dall'aula, diretti verso la Sala Grande.

Tiger aveva abbandonato Malfoy già da un pezzo, quando Ronald raggiunse il banco di Hermione per avvisarla che lui e Harry sarebbero andati a pranzo. La riccia non si scompose minimamente, dicendo all'amico che lei si sarebbe trattenuta ancora, il tempo necessario per terminare il compito.
Hermione Granger e Draco Malfoy rimasero da soli nell'aula studio, entrambi troppo concentrati sui compiti per prestare attenzione ai borbottii dello stomaco e al richiamo della Sala Grande.

Fu la Grifondoro a terminare per prima il tema.

Sorridendo soddisfatta del suo lavoro, iniziò a ritirare nella borsa i suoi libri, facendo attenzione a non rovinarli.

Il sorriso le si gelò sulle labbra quando si rese conto che, due banchi dietro al suo, c'era la persona che quel giorno sperava proprio di non vedere: Malfoy era chino sul banco, i serici capelli biondi gli coprivano in parte il viso, le mani forti — che più di una volta l'avevano stretta con veemenza — erano appoggiate sul banco; le dita tamburellavano dolcemente sul legno.

Sentì una dolorosa fitta di desiderio attorcigliarle lo stomaco e il basso ventre.

In quell'istante Malfoy alzò lo sguardo, incontrando quello della ragazza.

La sorpresa nei suoi occhi si tramutò ben presto in intensa passione; mentre stringeva le mani a pugno e dischiudeva le labbra.

Hermione sostenne il suo sguardo con fierezza, serrando le labbra in una linea sottile.

«Mezzosangue», disse lui, il tono più aspro e crudele che poté trovare nel suo repertorio, mentre cercava di mostrarsi il più impassibile possibile — cosa non facile dopo averle sbandierato il suo desiderio fino a pochi secondi prima.

«Furetto», ribatté lei, sollevando il naso in aria con superiorità, prima di tornare a riempire la sua borsa, come se nulla fosse successo.
Malfoy la scrutò ancora per qualche secondo, prima di seguire il suo esempio e sgomberare il tavolo dai suoi libri.

«Dovrebbero esserci delle regole che impediscano ai Sanguesporco di girare liberamente per il castello», borbottò Malfoy a voce abbastanza alta da farsi sentire dalla ragazza: «Non fate altro che insudiciare l'aria con la vostra presenza aberrante».

«Ti aborro».

La Grifondoro strinse forte le mani a pugno e, animata dalla risoluzione, abbandonò la sua borsa sul banco, dirigendosi verso Malfoy.
Il ragazzo si rese conto troppo tardi del repentino avvicinamento della riccia e non riuscì a scostarsi in tempo, ritrovandosi bloccato dalla presa ferrea della ragazza, che gli aveva afferrato i capelli in una morsa.

Hermione avrebbe voluto colpirlo — proprio come il terzo anno — ma non ci riuscì.

Lasciò andare i capelli, per afferrargli il mento.

Fece scontrare le sue labbra con quelle del biondo, determinata a fargli rimangiare le orribili parole che aveva appena pronunciato.

Malfoy ricambiò il bacio, sporgendosi il più possibile, malgrado il banco non gli permettesse di avvicinarsi quanto avrebbe voluto alla riccia.

Hermione gli morse forte il labbro, sentendolo gemere dal dolore.

Soddisfatta, sciolse la stretta e si allontanò di un paio di passi.

Malfoy sorrise: «Non riesci a controllare il desiderio, Granger? Mi vuoi troppo per riuscire a starmi lontana almeno dieci metri?»

«Dovrebbero esserci delle leggi che impediscano alle persone come te di esistere», ribatté la riccia con tono aspro. Era delusa del suo stesso comportamento. Perché l'aveva baciato, di nuovo? Cosa le era preso?
«Non te la prendere con noi persone belle, Mezzosangue. Sei tu ad avere un problema di autocontrollo», rispose lui, alzandosi in piedi e portandosi la borsa a tracolla.

Hermione avrebbe voluto urlargli contro, ma si trattenne: «L'unico mio problema sei tu», disse, sollevando lo sguardo per poterlo guardare in viso.
«Vedo che almeno su una cosa siamo d'accordo», sorrise maliziosamente il ragazzo, facendo il giro del banco per posizionarsi di fronte alla Grifondoro.

Avrebbe voluto avere la forza di resistere, ma non ci riuscì e finì coll'allungare la mano, immergendola nei ricci della ragazza.

«Devo andare», disse lei, districandosi dalla sua stretta e muovendo alcuni passi verso l'uscita.

La porta si chiuse di colpo, facendola sussultare dalla sorpresa.

«Non così in fretta».

Hermione si voltò giusto in tempo per vedere Malfoy riporre la bacchetta nella tasca interna del mantello: «Cosa significa?», chiese, battendo i piedi a terra con impazienza.
Malfoy raggiunse la riccia in poche falcate: «Significa che mi sono stancato», disse, prima di afferrare le spalle della ragazza e baciarla con impazienza.
Si erano dati il tormento per giorni; lui ideando dispetti insignificanti, lei ignorando la sua presenza. Ancora prima si erano desiderati senza capirne il motivo, cercandosi con senso di colpa e tormento.

Avevano finto di non provare attrazione, di essere immuni alle leggi della fisica che li sospingevano, impietose, l'uno verso l'altra.

Non rimaneva altro che la resa; abbassare le armi, dichiararsi sconfitti.

Hermione non oppose resistenza, Malfoy non rovinò il momento con le sue frecciatine maliziose. Avevano entrambi messo da parte l'orgoglio e l'arroganza, rimanendo spogli e vulnerabili.

Il Serpeverde non perse tempo, spingendo la ragazza verso il banco più vicino e facendocela salire con impazienza. Le allargò le gambe con altrettanta foga, sollevandole la gonna troppo lunga ed esponendo alla vista le cosce lattee della ragazza.

Hermione Granger strinse le ginocchia, avvolgendo i fianchi di Malfoy, imprigionandolo, mentre con gesti febbrili tentava di sfilargli il mantello, che cadde a terra con un suono attutito.

La Grifondoro gemette dal piacere che la frizione tra i loro due corpi le provocava.

La maniglia della porta si abbassò con forza, facendo sussultare dalla sorpresa entrambi.

Si allontanarono, mettendo quanta più distanza possibile, sistemandosi i vestiti e cercando di regolarizzare il respiro e il battito cardiaco impazziti.

Udirono un borbottio dall'altra parte della porta, poi il rumore inconfondibile di una chiave che veniva girata nella toppa e due secondi dopo Gazza era entrato nell'aula studio, seguito dall'immancabile Mrs. Purr.

Il custode rimase a fissarli con un ghigno a dir poco maligno: «Bene, bene, cos'abbiamo qua?», chiese, mettendo ulteriormente in mostra i denti gialli e storti: «Cosa ne dici Mrs. Purr? Abbiamo interrotto un incontro amoroso?»
«La sola idea mi fa venire il voltastomaco», s'indignò Malfoy con un'espressione schifata in volto: «Siamo rimasti chiusi dentro a cause di Pix, a quanto pare intendeva uccidermi, segregandomi nella stessa stanza con una Sanguesporco».
Hermione non potè fare a meno di sorridere, brevemente, prima di mostrarsi altrettanto oltraggiata dalle insinuazioni del signor Gazza: «Quanto mi piacerebbe poterti uccidere con la mia sola presenza, Furetto, peccato che non sia possibile».
Malfoy recuperò la sua borsa da terra e lanciò un'occhiata di disprezzo alla Grifondoro: «Verrà il giorno in cui fecce come te la smetteranno di mettere piede ad Hogwarts».

Hermione copiò i movimenti del biondo, munendosi a sua volta di borsa e libri: «Buffo, stavo pensando la stessa identica cosa», ribatté, prima di precedere il ragazzo fuori dall'aula studio.
Malfoy uscì a sua volta pochi istanti dopo, subito dopo aver raccolto da terra il suo mantello.

Il custode intanto era rimasto interdetto a guardarli scomparire lungo il corridoio che portava alla Sala Grande, con un misto di insoddisfazione e dispiacere stampato in faccia.

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