Potremmo ritornare

By letsforgethim

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«Io qua non ci voglio più stare» aveva pensato Alice, ormai un anno prima. E se n'era andata via veramente, a... More

1. Il Murphy's
2. Occhi verdi
3. L'amore è una maledizione
4. Colazione e chiacchiere
5. Tanti perché
6. Soliti venerdì
7. Ciuffo ribelle
8. Allianz Stadium
9. Scherzo degli astri
10. Vinovo
11. Scelte
13. A pranzo con Higuain e Dybala
14. Una come lei
15. Due anni della mia vita
16. Sonya
17. Fortunata al gioco, sfortunata in amore
18. Ti piace Paulo?
19. Sei qui per lei?
20. Morto un papa se ne fa un altro
21. Countdown
22. Chi è quella?
23. La quiete prima della tempesta
24. Non gli piacciono le bionde
25. Mi fai stare bene
26. Il lunedì più lunedì di sempre
27. Sotto la stessa luna
28. Un ufficio per due
29. L'ora della verità
30. Non ti merita
31. Una serata in discoteca
32. Quant'è piccola Torino
33. Mi vuoi baciare?
34. Firenze
35. Ci sono storie senza lieto fine
36. Italia-Svezia
37. L'arte di saper perdonare
38. Tensione
39. Occhio per occhio, dente per dente
40. Amici
41. Invito a cena
42. Dimenticami
43. Incontri inaspettati
44. La verità
45. Pelle contro pelle
46. Tu vali la pena
47. Quando tutto torna alla normalità
48. Al centro dell'attenzione
49. Un nuovo capitolo della sua vita
50. Juventus-Real Madrid
51. In famiglia
52. Dove tutto ha avuto inizio

12. È stato un piacere conoscerti

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By letsforgethim

«Allora? Posso avere la tua attenzione o quella pizza è più interessante di me?»

Alice alzò gli occhi dal piatto e gli sorrise.

«Ad essere sinceri, Nic, questa pizza è indiscutibilmente più interessante di te.»

Ricevette in risposta un calcio da sotto il tavolo.

«Ahi» si lamentò.

«A parte gli scherzi, Ali, che ci facevi nel covo dei gobbi?»

«Il mio capo ha ricevuto un'offerta di lavoro da parte di Andrea Agnelli - gli spiegò alla fine lei abbassando la voce di modo che gli altri clienti della pizzeria non la sentissero - Eravamo lì per un colloquio con lui.»

«Wow - fu il commento del suo amico - Che problemi hanno per rivolgersi a degli avvocati?»

«Qualcosa che ha a che fare con la vendita dei biglietti. Non ne so ancora molto e comunque non dovrei parlarne con terzi.»

«Tranquilla, non ne farò parola con nessuno - le assicurò prima di attaccarsi alla cannuccia del tè - Non è che per caso rischiano il fallimento?»

Alice sorrise, «Credo proprio di no. Mi dispiace.»

Mangiarono per un po' in silenzio, concentrandosi ognuno sulla pizza che aveva davanti a sé.

Nicola aveva ordinato una quattro stagioni - ogni volta che usciva fuori a mangiare ne sceglieva una diversa - mentre Alice, come sempre, ne aveva ordinata una con patatine.

«Come va con lo studio?» gli chiese poi.

«Semplicemente va. A volte ho questo impulso di buttare i libri, il computer e i miei genitori fuori dalla finestra. Poi però non lo faccio, anche se sarebbe davvero bello.»

Alice scoppiò a ridere.

«E liberatorio, anche» aggiunse.

«Assolutamente sì - concordò lui - Però ci sono cose più importanti dell'università» affermò con uno strano luccichio negli occhi mentre continuava a sorseggiare la sua bevanda.

Lei inclinò la testa di lato, «Ah, sì?» gli chiese.

Annuì, «Cose tipo tu e il numero trentatré della Juventus - Alice alzò gli occhi al cielo - Di che parlavate l'altro giorno?»

«Del più e del meno.»

«Oh, certo! Vi lasciate dopo due anni che siete stati insieme, tu non lo puoi più nemmeno sentir nominare, ma quando vi rivedete per la prima volta dopo non so quanto parlate del più e del meno?»

«Sì.»

«Ok, so che non ne vuoi parlare, ma mi preme dirti una cosa prima di chiudere qui il discorso.»

Avrebbe voluto domandarle cosa fosse successo per portarla a lasciarlo, ma sapeva che Alice non ne voleva parlare e che probabilmente non gli avrebbe nemmeno risposto, così lasciò stare quella domanda.

Magari gliene avrebbe parlato lei più in avanti, quando si sarebbe sentita pronta.

«Vai, spara.»

«Non so cosa tu provi o non provi più, ma per quel poco che ho visto penso che lui ci tenga ancora a te. Lasciando perdere il fatto che al Murphy's aveva chiesto di te, l'altro giorno non ti ha tolto gli occhi di dosso. E non solo quando parlavate, ma anche dopo, mentre te ne stavi andando. Non sei d'accordo?» le chiese vedendo la sua espressione dubbiosa.

Alice scosse il capo, «Non credo» rispose prima di avvicinare la forchetta alla bocca.

Vedendo che Nicola continuava a guardarla come fosse in attesa che lei proseguisse il discorso, mandò giù il boccone e «Una persona non dimostra di tenere a te con uno sguardo o una parola gentile. Voglio dire, non è solo da uno sguardo, da un Ti voglio bene o da un Ti amo che capisci se qualcuno tiene o meno a te. Sono i gesti che fa, il modo in cui ti tratta, il rispetto che ha di te che ti fanno capire se veramente ci tiene o meno» asserì.

«Hai ragione - annuì -, ma non puoi negare che a volte uno sguardo è capace di dire cose che anche con mille parole non riusciresti a spiegare.»

«Non ti facevo così romantico.»

«Sinceramente nemmeno io mi facevo così romantico» disse per poi scoppiare a ridere insieme ad Alice.

«Magari alla fine veniamo a sapere che quello più adatto ad una relazione sei te.»

«Nah, quello mai! - esclamò convinto - Non penso di essere in grado di stare con la stessa persona per più di...»

«Una sera?» gli consigliò Alice divertita.

Nicola annuì, «Proprio così.»

«Forse perché non hai ancora trovato la persona giusta per te.»

«Eccolo!»

«Eccolo chi?» gli chiese non capendo.

«Il tuo lato romantico e da sognatrice.»

«Sai, Nic, a volte vorrei vedere certe cose come le vedi te. Uscire con un ragazzo, andarci a letto e la mattina tornarmene a casa come se niente fosse.»

«Fallo.»

«Non ci riesco - sbuffò - Non riesco ad andare con uno che mi attrae solo fisicamente ma per cui non provo niente a livello affettivo. Beh, a meno che non si tratti di Zac Efron» aggiunse ridendo.

Nicola sorrise a sua volta pensando che chiunque avrebbe fatto eccezione ad una qualsiasi regola per uno come l'attore statunitense.

«Ah, a proposito di ragazzi - si ricordò - Giacomo mi ha chiesto il tuo numero.»

«Chi è Giacomo?»

«Il mio vicino di camera al campus. Hai presente la foto che ci siamo fatti allo stadio e che ho caricato su Instagram? Ecco, lui ha messo like e poi mi ha scritto in direct per chiedermi chi fossi.»

«Capisco.»

«Mi ha detto che ti aveva anche mandato la richiesta di amicizia, ma che ancora non hai accettato.»

«Non guardo quasi mai le notifiche o i messaggi su Instagram.»

«Gli passo il tuo numero?»

Lo guardò inarcando un sopracciglio, «Scherzi? L'ultima cosa di cui ho bisogno adesso è un ragazzo.»

«Sicura? Non sarà Zac Efron, però non è male. È anche simpatico.»

«No - ribadì categorica - Sto bene così.»

«Oh, andiamo, Ali, non devi per forza metterti con lui o altro. Gli do il tuo numero di telefono e vi sentite, poi vedi te se vuoi uscirci o no.»

«No» ripeté.

Nicola sbuffò, scuotendo la testa.

Le luci del locale facevano apparire la sua massa di capelli biondi ancor più chiari di quanto già non fossero.

Che fosse un ragazzo bellissimo era stata la pima cosa che aveva pensato quando l'aveva visto la prima volta.

Sarà che lei aveva da sempre avuto un debole per i biondi.

«Dai, andiamo» asserì alzandosi.

Lui la imitò, sorpassandola per andare alla casa e pagare per entrambi.

«Dai, Nic, per una volta volevo pagare io» si lamentò Alice.

«Sarà per la prossima» rispose lui con un occhiolino.

***

Alice incontrò Michela nel parcheggio dello Juventus Center.

Aveva appena chiuso la macchina quando l'aveva vista dirigersi verso il cancello d'entrata.

Tirò un sospiro di sollievo nel vedere l'unica persona di quel posto che conosceva, anche perché non aveva la minima idea di quale fosse la strada per raggiungere il suo nuovo ufficio e da sola non l'avrebbe mai trovata.

«Michela!» la chiamò aumentando il passo per raggiungerla.

La segretaria di Agnelli si girò e le sorrise.

«Buongiorno, Alice.»

Ricambiò il sorriso, «Buongiorno.»

Michela aveva trent'anni e lavorava per il presidente da ormai sei anni.

Anche senza i tacchi era comunque più alta di Alice.

Aveva i capelli di un castano ramato e gli occhi marroni ambrati.

Da sotto il cappotto si intravedeva l'outfit che aveva scelto per quel giorno: un semplice, ma elegante tailleur nero con abbinata una camicetta dello stesso colore.

Alice aveva passato più di dieci minuti davanti al suo armadio quella mattina per decidere cosa fosse meglio mettersi, ma in quel momento pensò di aver speso male quel tempo.

Rispetto a Michela si sentiva "nuda": la sua gonna a tubo nera arrivava a coprire le gambe solo fin sopra le ginocchia.

Michela sembrò leggerla nel pensiero e le sorrise rassicurante.

«Tranquilla, vai benissimo. Sono sicura che i ragazzi apprezzeranno - le disse sorridendole - Su, andiamo.»

Entrarono dentro al centro sportivo, Michela passò il suo badge mentre Alice lasciò una firma sul foglio delle entrate alla reception.

«Dobbiamo fare tutto il giro da fuori per andare negli uffici» le spiegò spingendo la porta di vetro che portava ai campi di allenamento e alle scale.

Davanti a loro si estendeva uno dei manti verdi dove i bianconeri erano al lavoro per preparsi alla prossima partita di campionato.

Il mister era al centro del manto eroboso, le braccia conserte al petto, occupato a controllare i suoi giocatori.

Quando Alice si accorse di starli scrutando uno ad uno in cerca di Federico girò la testa di scatto verso Michela.

«Il signor Cortesi non viene 'sta mattina?»

Le fu grata per quella domanda.

«No, aveva degli appuntamenti con alcuni clienti. Ha detto che passa questo pomeriggio» le spiegò.

Stavano camminando sul selciato che divideva il campo dall'edificio quando all'improvviso il pallone passò velocissimo a qualche centimetro dai loro volti, per poi rimbalzare contro il muro e cadere per terra.

«Tutto bene?» le chiese Michela.

«Sì, sì.»

Si portò una mano al petto per lo spavento improvviso.

Se avesse fatto un passo in più, oltre alla pallonata dritta in faccia e al dolore, avrebbe guadagnato il record di più veloce figura di merda della storia fatta sul posto di lavoro.

Rugani stava già andando verso Alice e Michela per riprendere la palla e scusarsi, quando Paulo gli posò una mano sulla spalla e «Tranquilo, Dani, voy yo

«Ehi» salutò appoggiandosi con le braccia sulla barriera metallica, fissando Alice curioso.

L'aveva notata subito durante il giorno dello shooting e avendola riconosciuta ora non voleva perdere l'occasione di presentarsi.

«Ciao, Paulo» ricambiò il salutò Michela.

«Todo bien? - domandò ad Alice senza staccarle gli occhi di dosso - Es culpa de ese estúpido que no sa tirare un pallone» disse con il suo accento argentino, indicando con il pollice qualcuno dei suoi compagni.

«E' tutto a posto» lo rassicurò lei.

«Bueno, soy Paulo» si presentò - come se lei non lo conoscesse - porgendole la mano.

Gliela strinse, «Alice.»

Dietro all'attaccante c'era praticamente tutta la squadra che stava guardando quel siparietto, mister e preparatori atletici compresi.

La cosa la mise in soggezione, soprattutto perché sapeva che tra di loro c'era anche Federico e sentiva il suo sguardo addosso più di quello di tutti gli altri.

«Paulo!» lo richiamò Allegri, e dal tono di voce si capiva quanto già fosse irritato.

L'argentino roteò gli occhi al cielo.

Erano stupendi i suoi occhi, pensò Alice, talmente chiari da sembrare pozzi d'acqua.

«Puedes pasarme la palla?»

Alice racattò il pallone da terra e glielo lanciò direttamente tra le braccia.

«Ha sido un placer conocerte, Ali» la salutò girandosi verso il campo, non prima di averle lasciato un occhiolino.

«Hai già fatto conquiste» ammiccò Michela.




Chiedo perdono per questo ritardo, mi dispiace veramente.

Vi spiego: questo capitolo era già bello pronto, però ho aspettato a pubblicarlo in modo da averne almeno altri tre pronti, cosicché una volta pubblicato questo potevo tornare a mantenere il ritmo di pubblicazione di un capitolo a settimana.

Spero di essermi fatta capire.

Penserete "Questa sparisce per quasi un mese e torna con questo capitolo in cui praticamente non accade nulla", lo so, lo so.
Anche io - sia come autrice sia come lettrice - non amo particolarmente i capitoli di passaggio.

Però almeno avete il pensiero di Alice sulle relazioni e, cosa forse più importante, c'è una new entry: Paulo Dybala!

Prometto che avrete presto il prossimo capitolo.

Scusate eventuali errori.

Spero abbiate apprezzato, fatemi sapere cosa ne pensate.

Un abbraccio.

Sempre vostra,

M.

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