Potremmo ritornare

By letsforgethim

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«Io qua non ci voglio più stare» aveva pensato Alice, ormai un anno prima. E se n'era andata via veramente, a... More

2. Occhi verdi
3. L'amore è una maledizione
4. Colazione e chiacchiere
5. Tanti perché
6. Soliti venerdì
7. Ciuffo ribelle
8. Allianz Stadium
9. Scherzo degli astri
10. Vinovo
11. Scelte
12. È stato un piacere conoscerti
13. A pranzo con Higuain e Dybala
14. Una come lei
15. Due anni della mia vita
16. Sonya
17. Fortunata al gioco, sfortunata in amore
18. Ti piace Paulo?
19. Sei qui per lei?
20. Morto un papa se ne fa un altro
21. Countdown
22. Chi è quella?
23. La quiete prima della tempesta
24. Non gli piacciono le bionde
25. Mi fai stare bene
26. Il lunedì più lunedì di sempre
27. Sotto la stessa luna
28. Un ufficio per due
29. L'ora della verità
30. Non ti merita
31. Una serata in discoteca
32. Quant'è piccola Torino
33. Mi vuoi baciare?
34. Firenze
35. Ci sono storie senza lieto fine
36. Italia-Svezia
37. L'arte di saper perdonare
38. Tensione
39. Occhio per occhio, dente per dente
40. Amici
41. Invito a cena
42. Dimenticami
43. Incontri inaspettati
44. La verità
45. Pelle contro pelle
46. Tu vali la pena
47. Quando tutto torna alla normalità
48. Al centro dell'attenzione
49. Un nuovo capitolo della sua vita
50. Juventus-Real Madrid
51. In famiglia
52. Dove tutto ha avuto inizio

1. Il Murphy's

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By letsforgethim

Anche quell'estate era trascorsa velocemente, forse un po' troppo velocemente.

Così come le tre settimane di ferie di Alice.

Il primo di settembre si era dovuta alzare la mattina presto, prendere la macchina e tornare al lavoro.
Le era sembrato che solo ventiquattro ore prima fossero iniziate le sue ferie e invece ora le toccava riabituarsi al solito frenetico ritmo di Torino.

I primi due, tre giorni era stato terribile.
Passare dal starsene tutto il giorno a rilassarsi in spiaggia con la famiglia e gli amici al doversi alzare la mattina presto per chiudersi dentro ad un ufficio era stato un incubo.

Poi aveva ripreso il ritmo, si era concentrata sul suo lavoro e aveva lasciato perdere il resto.

Quando entrava in quell'ufficio perdeva il senso del tempo.

Una volta che si sedeva dietro alla sua scrivania era come se si disconnettesse dal resto del mondo - dimenticava la famiglia, dimenticava gli amici, dimenticava le vacanze, dimenticava qualsiasi cosa - per concentrarsi solo ed esclusivamente su quello che si trovava dentro a quella stanza, ossia documenti, documenti e ancora altri documenti.

Fortunatamente una delle pareti della stanza era occupata da due finestre pressoché enormi, altrimenti sarebbe persino stata in grado di dimenticare che quando cominciava a fare buio era ora di tornarsene a casa.

Era un anno ormai che lavorava per lo studio legale Tozzola&Cortesi.
Si occupavano di assistenza giudiziale e stragiudiziale e offrivano consulenza legale in ambito di diritto civile.
Erano anche specializzati nelle varie aree del diritto commerciale, quali: diritto societario, bancario, dell'intermediazione finanziaria e delle assicurazioni, diritto delle procedure concorsuali e diritto del lavoro.

Aveva ottenuto una laurea triennale in Giurisprudenza, presso l'Università degli studi di Firenze, e aveva subito iniziato a cercare lavoro fuori città.
Per una serie di ragioni voleva cambiare aria, aveva bisogno di andare il più lontano possibile dal capoluogo toscano e quando le era stato offerto quel posto di lavoro a Torino aveva accettato senza pensarci su due volte.

Lavorava come assistente per uno dei due soci dello studio, il signor Cortesi.

Il suo ufficio si trovava nell'ala est di Palazzo Villa.
Gli uffici del terzo piano dell'edificio erano tutti di recente costruzione.
Il comune aveva da poco ceduto quella parte della struttura affinché potesse essere venduta o affittata a privati.

Era talmente concentrata nella pratica che stava leggendo da non aver neppure sentito bussare alla porta.

«Alice ci sei?»

Alzò la testa dalle scartoffie che teneva davanti a sé.

«Ehi, Sara, entra.»

Sara era non solo una sua collega, ma anche la ragazza con cui condivideva l'appartamento da ormai un anno.

Entrambe erano state assunte nello stesso periodo, si erano conosciute proprio il giorno del colloquio.
Alice era stata presa come assistente del signor Cortesi, mentre a Sara era stato affidato l'incarico di receptionist e accoglienza clienti dello studio.

Erano rimaste in contatto da quel giorno e visto che all'epoca nessuna delle due aveva ancora preso casa avevano deciso di cercarla insieme.

Andiamo a lavorare nello stesso posto, sarà comodissimo, vedrai le aveva detto.

E si erano trovate bene veramente.
Dal lato economico era un grande vantaggio poter risparmiare sull'affitto e poi stare con qualcuno era sempre meglio che vivere da sola.
Sara era una brava ragazza, gentile, dolce e anche simpatica.
Amava ridere, come Alice, ed era per questo che erano andate d'accordo sin dalla prima volta che si erano incontrate.

«Ho altri documenti per te» le fece sapere avvicinandosi alla scrivania mentre sventolava la cartellina gialla che teneva in mano.

La posò sopra al mucchio di quelle non ancora aperte.

«Vieni a pranzo?»

«È già ora di pranzo?» domandò incredula.

Guardò l'orologio al polso e sgranò gli occhi per la sorpresa: mancavano undici minuti a mezzogiorno - che corrispondeva con l'inizio della loro ora di pausa - e non le sembrava possibile, l'ultima volta che aveva controllato non erano ancora passate le nove e mezza, come era possibile che tutto quel tempo fosse volato via così in fretta?

«Ho ancora tanto lavoro da sbrigare. E non ho nemmeno tanta fame, ad essere sincera.»

«Stai lavorando troppo ultimamente» le fece notare.

«Lo so - annuì lei poggiando i gomiti sulla scrivania - Si tratta di un caso veramente importante e voglio fare del mio meglio.»

«Non vuoi neanche che ti porti qualcosa?»

«No, Sara. Ma grazie mille lo stesso.»

«Va beh, non insisto allora. Però stasera al Murphy's ci vieni. E non accetto un no come risposta, sappilo.»

«Okay, okay - alzò le mani in segno di resa - Ci sarò.»

«Bene - sorrise Sara soddisfatta di se stessa - Ti lascio al tuo lavoro, ci vediamo dopo.»

«A dopo!»

***

Il Six Nations Pub Murphy's, chiamato da tutti semplicemente Murphy's, si trovava in Corso Vittorio Emanuele II.

Era vicino a Palazzo Villa, li separavano sì e no cinque minuti di camminata sostenuta.

Sara e Alice lo avevano scoperto per caso, una sera che erano uscite tardi da una riunione.
Da quel giorno in poi ci erano tornate volentieri molte altre volte e, dopo aver fatto amicizia con la proprietaria e un gruppo di altri ragazzi, ci andavano ogni venerdì.

Si riunivano tutti lì, chi a mangiare un hamburger per consolarsi da un esame universitario andato male, chi a bere qualche birra per dimenticare una storia d'amore finita male e chi per bere qualche cocktail e ridere per dimenticare la pesante giornata di lavoro.

Avevano lasciato la macchina al parcheggio e si erano dirette a piedi verso il pub, a tratti chiacchierando e a tratti standosene in silenzio.

«Eccole le nostre due avvocatesse!» esclamò Nicola alzando la birra verso di loro.

Alice scoppiò a ridere, si sentiva a casa nel vedere i loro volti.

«Buonasera gente» salutò sedendosi proprio accanto a Nicola, che subito le schioccò un bacio sulla guancia.

Il pub non era ancora pieno, notò guardandosi attorno mentre si toglieva il cappottino rosso.

Il loro tavolo era sempre lo stesso, quello all'angolo vicino al bancone.
Era un po' come un rituale e poi Lizzie - la proprietaria - poteva tranquillamente servire i clienti e parlare con i suoi amici allo stesso tempo e, quando c'era poco o niente da fare, si sedeva ovviamente con loro.

Nicola era il sole della comitiva.
Era sempre di buon umore e aveva il potere di contagiare anche gli altri con il suo sorriso.
Era anche bello: biondo, occhi azzurri, alto.
Esattamente il tipo di ragazzo con cui Alice sarebbe uscita volentieri, peccato solo che lui era gay.
Era all'ultimo anno di università, si sarebbe laureato in Economia e Management il prossimo ottobre.

Mario era l'artista del gruppo.
Dopo aver finito il Liceo artistico si era preso un anno sabbatico per girare l'Italia in lungo e in largo.
Tornato a Torino aveva portato qualche suo dipinto in giro per varie gallerie d'arte e alcune sue opere erano piaciute.
Così si ritrovava a dipingere e vendere quadri.
Non guadagnava molto, questo era vero, ma il poco che prendeva gli bastava per sopravvivere e poi era felice, faceva il lavoro che amava.

Poi c'era Sofia, il cui nome non era quasi mai usato visto che tutti la chiamavano La Rossa, per via del colore dei suoi capelli.
Era anche la più piccola del gruppo, aveva appena compiuto vent'anni e stava per cominciare la facoltà di Scienze politiche.
Era più matura per la sua età e anche fisicamente dimostrava di avere come minimo venticinque anni.
Era una ragazza davvero dolce e socievole.

Alessio invece era quello più "anziano".
Ventiseienne, lavoro stabile come architetto nello studio di suo padre, figlio unico.
La prima volta che Alice lo aveva visto le aveva fatto una cattiva impressione, aveva l'aria di uno con la puzza sotto il naso - sarà stato il troppo gel nei capelli a farglielo pensare, il fatto che tensse le chiavi della sua Bmw sempre in mano o i mocassini Gucci -, ma conoscendolo bene si era rivelato tutt'altro che uno snob.

Infine c'era Lizzie, diminutivo di Elisabetta.
Aveva la stessa età di Sara e Alice, ventitré anni, le braccia ricoperte di tatuaggi e i capelli ricci tagliati corti.
Per Alice era davvero uno schianto, pensava che una parte della clientela del pub fosse attirata dalla sua bellezza.
Aveva un fisico slanciato - i ragazzi non si astenevano dal fare commenti quando andava a servire ai tavoli - e due occhi neri che sembravano parlare da soli.
Era da quando aveva sedici anni che lavorava e qualche tempo fa era riuscita a comprare quel locale grazie al prestito concessole dalla banca.

Quando c'era troppa gente i ragazzi le davano volentieri una mano; prima finiva e prima poteva unirsi al tavolo con loro.

«Buonasera bellezze, che vi porto per farvi dimenticare il mondo esterno?»

«Due hamburger, Lizzie, belli grandi e buoni come li sai fare te!»

Lasciò un occhiolino a Sara e «Da bere?» domandò.

«Una Coca-Cola grande per me» ordinò Alice.

«E una birra per me.»

«Subito, ragazze!»

«Cos'è questo casino? - chiese Alice a Nicola - Che hanno?»

«La Juve ha vinto» rispose Mario con fare ovvio senza distogliere lo sguardo dal cellulare.

Si era scordata che era tornato il campionato.
A Firenze andava sempre allo stadio quando la Fiorentina giocava in casa e al bar leggeva sempre la Gazzetta dello sport, abitudine che ultimamente aveva perso.

«Come ti è andata la giornata?» si informò Nicola.

«Al solito. La tua?»

«Idem. Tutto il giorno col naso tra i libri a preparare quel dannato esame.»

Alice sorrise, capiva benissimo come si sentiva l'amico.

«Sempre lo stesso caso?» le chiese Alessio.

Annuì.

«Ho buone notizie - saltò su Mario con un sorriso raggiante. Aveva poggiato il telefono sul tavolo e guardava i suoi amici con gli occhi che gli brillavano - Ho ricevuto un'offerta per il Talismano

Erano mesi che ceracava di vendere quel quadro e finalmente aveva trovato qualcuno disposto a comprarlo.

«Direi che è più che un ottimo motivo per brindare e ubriacarci!» sorrise Sofia alzando il suo bicchiere, imitata dal resto del gruppo.

Qualche minuto dopo arrivò anche Lizzie con gli ordini di Sara e Alice.

«Ecco qua.»

Li posò sul tavolo e poi si accomodò accanto a Sara, aveva già servito il resto della clientela e finché non arrivava altra gente poteva sedersi con i suoi amici.





Buonasera a tutti!

Ho questa storia tra le bozze dall'Europeo di quest'estate e finalmente ce l'ho fatta a pubblicare.

Che dire...
Il prossimo capitolo è già pronto, mentre gli altri sono pronti solo nella mia testa.

La protagonista femminile, come avete visto dalla gif, è la stupenda Megan Fox.
Che ne pensate?

Precisazioni: Palazzo Villa esiste veramente, ma non credo venga utilizzato come ho scritto io.
Così come il pub che dà il nome al capitolo: esiste, ma non è come l'ho descritto io.
Mentre lo studio legale è totalmente inventato, ho preso due cognomi a caso.

Non avrei mai pensato di scrivere una fanfiction sulla Juve, e invece eccomi qua.

Spero di avervi incuriositi anche solo un pochino.

Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, perciò stellinate e/o lasciate qualche commento, così so se a qualcuno interessa o no.

Mi scuso per questo spazio autore immenso e vi saluto.

Alla prossima,

M.

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