It's a Cliché

By -Happy23-

294K 13.9K 1.6K

Hayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juillia... More

Premessa
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12 - Parte 1
Capitolo 12 - Parte 2
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42 - Parte 1
Capitolo 42 - Parte 2
Capitolo 43 - Parte 1
Capitolo 43 - Parte 2
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59 - Parte 1
Capitolo 59 - Parte 2
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Epilogo
Capitolo 1 Bonus - Parte 1
Capitolo 1 Bonus - Parte 2
Capitolo 1 Bonus - Parte 3
Capitolo 2 Bonus - Parte 1
Capitolo 2 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 1
Capitolo 3 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 3
Capitolo 4 Bonus
Profilo Instagram

Capitolo 5 Bonus

4.2K 152 15
By -Happy23-

Io e Hayden abitavamo a Boston da più di un anno. Mi ero trasferita dopo esserci sposati. Avevo avuto un colloquio con la New York e Boston Symphony Orchestra, l'ultimo mi aveva contattata via email. Hayden avrebbe continuato a giocare con i Patriots e io volevo vivere con lui, perciò avevo deciso di accettare la proposta della Boston e trasferirmi. L'appartamento a New York di Hayden non era stato venduto, lui ci teneva molto, e anche io, e sarebbe stato idiota venderlo perché almeno avevamo un'abitazione ogni volta che volevamo tornare in quella città. Boston non era New York, ma lo stile di vita non era così distante. Mi ero abituata subito e con Hayden vicino, era tutto più semplice.

La nostra casa, o meglio, il nostro attico, era molto simile a quello di New York. La vista che avevamo grazie alle vetrate era stupenda, soprattutto di notte. E anche Ares l'amava. Il suo posto preferito era sopra al pianoforte in soggiorno a fissare l'esterno. La teca di Jack invece era, purtroppo, in camera con noi, ma questo perché il veterinario aveva detto che era ormai un serpente anziano e non sarebbe vissuto ancora a lungo. Hayden non lo mostrava così apertamente ma era triste all'idea di dover dire addio al suo amico di vecchia data e così voleva tenerlo il più vicino possibile. E io non potevo negarglielo.

La squadra di Hayden quell'anno aveva vinto un altro Super Bowl. L'anno precedente erano arrivati terzi, purtroppo. Avendo vinto, avevano una pausa fino ad aprile, prima che iniziasse la bassa stagione. Averlo a casa quando tornavo da lavoro era qualcosa che non ero abituata, di solito ero io che lo aspettavo per cenare, anche se lui mi diceva di non farlo perché arrivava tardi. Trovarlo ai fornelli mezzo nudo era sempre un'emozione fortissima. 

E un'emozione fortissima la stavo provando anche in quel momento.

Le labbra di Hayden torturavano il mio collo mentre sbatteva dentro di me con forza. Il mio corpo bruciava mentre era unito al suo. Le sue stoccate erano profonde e dirette in quei punti che mi rubavano versi indecenti. La mia schiena era contro al muro del bagno e speravo che non si sentisse da fuori quello che stavamo facendo.

Quella sera mi sarei dovuta esibire come solista, per la prima volta, durante lo spettacolo della Boston Symphony Orchestra. Era una serata importantissima per me che però capitava il giorno prima del matrimonio di Meredith. Oggi infatti ci sarebbe stata la festa prematrimoniale e lei avrebbe voluto Hayden presente, ma lui aveva detto che non sarebbe potuto esserci ma avremmo preso l'ultimo volo per Los Angeles appena terminato lo spettacolo. Anche Brandon sarebbe venuto.

Avevo scritto ad Hayden dicendo di essere nervosa ed era da giorni che avevo una strana nausea, e peggiorava quando pensavo a questa sera. Hayden, da bravo marito che era, stava cercando di farmi rilassare. E ci stava riuscendo molto bene.

Strinsi le cosce attorno al suo bacino che si scontrava deciso col mio e sussurrai il suo nome al suo orecchio, facendolo grugnire roco.

«Cazzo...sto per--»

«Lo so,» si tirò indietro per guardarmi con occhi infuocati di piacere, «lo sento

Agguantò la mia gola con la mano e sentii gli anelli -la fede- premere contro la mia pelle. L'altra mano strinse una mia coscia e aumentò la velocità del suo bacino facendomi gridare. Porca puttana. La mia intimità lo soffocò a spasmi mentre venivo attorno a lui e lui si spinse contro la mia bocca per baciarmi in modo famelico.

Tremai lasciando che l'orgasmo mi travolgesse e affondai le unghie nelle sue spalle quando lo sentii riversare il suo seme dentro di me, riempiendomi.

Piagnucolai dal piacere contro le sua labbra diaboliche. Lui si gustò la mia intimità con altre spinte per poi uscire e farmi respirare con affanno.

Mi baciò e mi rubò l'ossigeno già mancante. Quando si staccò le sue pupille dilatate mi studiarono a fondo mentre mi lasciava tornare con i piedi a terra.

Ci ripulimmo con della carta igienica e poi mi misi di fronte allo specchio, sopra al lavandino, per sistemarmi i capelli e il vestito che aveva uno spacco sulla gamba destra che ad Hayden era piaciuto parecchio. E piaceva ancora adesso, dato che se ne stava dietro di me, un braccio attorno al mio addome e l'altro dentro lo spacco ad accarezzare la mia coscia.

«Va meglio ora?» domandò beffardo.

Gli lanciai un'occhiata lunga dallo specchio, «non ho intenzione di soddisfare maggiormente il tuo ego.»

«L'hai già soddisfatto poco fa con le tue urla.»

Gli diedi una gomitata e lo feci sorridere.

Mi tolsi il mascara e il rossetto sbavato con una salviettina umida e lui mi baciò languido il collo. Poi appoggiò il mento sopra alla mia spalla.

«Posso dire una cosa che non deve assolutamente offenderti?»

Abbassai il tubicino del mascara e inarcai un sopracciglio, «sarebbe?»

Il suo sguardo ricadde sul mio seno coperto da due triangoli che continuavano in spalline sottili che si stringevano dietro al collo, lo scollo a V era evidente. Poi, afferrò il mio seno con entrambe le mani, mozzandomi il respiro per la sorpresa.

«Sono più grosse.»

Schiusi la bocca sorpresa e divertita, «secondo quali prove, Miller?»

Strizzò le mie tette e gli diedi un'altra gomitata.

«Smettila, idiota.» sibilai non davvero infastidita.

Lui rise e fece cadere le mani sul mio addome, «lo percepisco, Adams. Sono più grosse e le adoro.»

Scossi la testa e ruotai gli occhi. Terminai di sistemarmi il trucco e lo guardai.

«Devi andare a sederti.»

«Si, ora vado,» mi baciò la testa, «sarai spettacolare, bellissima.»

Arrossii e lo ringraziai.

Lui mi lasciò e si diresse verso la porta che avevamo chiuso a chiave quando eravamo entrati.

«Ehi,» lo fermai un'ultima volta, «grazie per essere qui. So che avresti voluto anche essere da Meredith.»

Abbozzò un sorriso interdetto, «non devi ringraziarmi, Kay. Vieni prima di tutto e questa è una serata che non potevo perdermi.»

«Be', ma avrei capito se fossi voluto andare da lei.»

Annuì con un mezzo sorriso e poi mi salutò l'ultima volta prima di uscire.

Appena fui sola, il sorriso che avevo sul volto lo persi all'istante.

La nausea, purtroppo, non era passata.

⚜️

«Dieci minuti di applausi?» chiese Brandon al mio fianco.

«Dieci minuti di applausi.» confermò Hayden, dall'altro fianco.

«Lo stai dicendo a tutti.» lo guardai divertita. 

«Perchè è giusto che lo sappiano. Sei stata magnifica, amore.»

Lo baciai sulla guancia, ringraziandolo per il suo supporto.

Eravamo sull'ultimo volo per Los Angeles. Il mio spettacolo era stato stupendo e il mio assolo qualcosa che avrei ricordato per sempre. Hayden aveva ragione, il pubblico mi aveva applaudito per dieci minuti. Per dieci minuti avevo trattenuto le lacrime. 

Terminato, io e Hayden eravamo corsi in aeroporto con un taxi, ancora vestiti dalla serata. Ci eravamo cambiati per vestiti più comodi nel bagno dell'aeroporto. Brandon era arrivato di corsa, letteralmente. Noi stavamo facendo vedere i documenti quando lui arrivò in fondo alla fila tutto sudato. Hayden lo aveva quasi insultato ma non era colpa sua. Aveva fatto ritardo per fare un favore a me. Lui però non lo sapeva.

«Il matrimonio non è alla mattina, vero?» chiese suo cugino.

Hayden stava mettendo il telefono in modalità aereo, «no, è al pomeriggio. Abbiamo tempo di riposare.»

Bene.

«Ti sei ricordato lo smoking?» guardai Brandon.

«Angelina me l'ha messo nella valigia.» ammise.

Ridacchiai, «quella ragazza è una santa.»

Lui si corrugò con fare malizioso, «non direi--»

«Non ci interessa.» lo bloccò prontamente Hayden.

Brandon saettò su di lui con gli occhi, «anche a me non interessavano molte delle vostre sessioni.»

Arrossii.

«Nessuno ti obbligava a restare.» replicò lui.

Brandon scosse la testa con sguardo annoiato, «tu e il tuo cazzo di kinky se lei urla.»

Avvampai, «possiamo parlare di altro?» 

«Possiamo andare in bagno.» sussurrò Hayden al mio orecchio.

Lo fulminai con lo sguardo, «a cuccia, Miller.»

Annuì, dandomi qualche pacca sulla coscia coperta dalla tuta e io mi strinsi al suo braccio.

L'aereo decollò. Viaggiare con l'ultimo volo era sempre bello. Le luci erano basse e non si sentiva nessuno parlare. Hayden si mise a leggere un libro mentre io fissavo il bagno dalla nostra quarta fila.

Sapevo bene cosa dovevo fare la dentro e il solo pensiero aumentava la mia angoscia e la nausea. La persona che stava tenendo occupato il bagno uscì e il mio cervello mi fece aprire bocca ancora prima che potessi ragionare veramente.

«Brandon?» lo chiamai tesa, «mi presti un pacchetto di fazzoletti? Devo andare in bagno.»

Afferrai la mia borsetta appesa sul sedile davanti e lo fissai con un sorriso impacciato.

Lui si sporse in avanti e aprì il suo zaino. Guardò alle mie spalle e poi mi passò velocemente il pacchetto di fazzoletti insieme alla scatolina che gli avevo chiesto di comprare.

«Grazie.» deglutii.

Mi fece passare e andai in bagno con le gambe rigide. In passato avevo promesso ad Hayden che quando avessi dovuto fare un test di gravidanza, lo avrei fatto con lui presente. Non stavo mantenendo la promessa ma avevo un motivo. Se fosse risultato positivo, cosa che pensando bene poteva essere molto possibile, avrei "rubato" l'attenzione alla giornata di Meredith, il suo matrimonio.

Volevo che si concentrasse su di lei perchè già il nostro rapporto era molto freddo, non volevo che pensasse avessi atteso proprio questo giorno per dargli la possibile notizia della mia gravidanza. Avrei dovuto fregarmene, lo sapevo, ma sapevo anche quanto fosse bello essere al centro di tutti durante il proprio matrimonio, e lui era il suo migliore amico.

Stavo attendendo l'esito in quel minuscolo bagno e stavo sudando freddo. 

Ora potevo capire l'ansia di Donna quando l'aveva fatto lei. 

Il cuore mi batteva sempre più veloce man mano che i secondi andavano avanti e diventavano minuti.

Dopo cinque, lo afferrai tremante e lo girai. Il nodo alla gola scese allo stomaco una volta letto il risultato. 

Buttai il test nel cestino e uscii da lì. Un hostess si fermò per farmi passare nel corridoio e la ringraziai con un sorriso.

Brandon drizzò la schiena quando tornai e mi fece passare. Hayden mi lanciò un'occhiata.

«Quanti fazzoletti hai usato, Mak? Uno o due?» domandò Brandon.

Girai il collo lentamente e se avessi potuto ucciderlo con lo sguardo, lo avrei fatto. 

Mi leccai le labbra e poi le tirai in un nervoso sorriso, «due, Brandon. Ne ho usati due.»

Mi fissò con un mezzo sorriso scioccato e poi ridacchiò, «ottimo.»

Già, ottimo.

⚜️

Meredith aveva affittato una mega villa antica con ettari di giardino. C'era addirittura un labirinto. Fontane di marmo. Una piscina che si affacciava sul panorama. Le foto della location che mi aveva fatto vedere Hayden erano molto belle e distava un'ora da Los Angeles.

Noi ospiti alloggiavamo in un hotel in zona e per raggiungere la villa, c'erano degli autisti pagati da loro.

Eravamo arrivati all'alba in stanza che era una quadrupla molto elegante e spaziosa. Ci eravamo buttati sui letti per riposare un po' ma il mio riposo si era interrotto dopo un paio d'ore con un violento senso di nausea, che si era poi trasformato in vero vomito. Per fortuna ero riuscita a correre in bagno.

Hayden mi aveva raggiunto assonnato e mi aveva tenuto i capelli mentre io rimettevo. Mi aveva chiesto se stessi bene e gli avevo risposto che probabilmente avevo esagerato con la colazione. Quando ero tornata nelle camere, Brandon mi fissò dal suo letto matrimoniale ma non disse nulla.

Avrei aspettato solo un giorno e poi lo avrei detto ad Hayden.

«È un problema se pranzi con Brandon? Io devo andare già adesso alla villa perché Meredith vuole fare le prove per la camminata.» disse Hayden, davanti allo specchio mentre si allacciava la camicia bianca.

Ruotai gli occhi stando sdraiata sul letto, avevo la testa in fondo. «Deve solo camminare. Che prove deve fare?»

Si girò e venne al bordo del letto, si stava allacciando l'ultimo bottone. Inclinò la testa e si leccò le labbra.

«Sei gelosa, davvero?»

No. Ero incinta e avevo bisogno di affetto.

«No,» incrociai le braccia, «ma Brandon non è qui al momento e avremmo potuto approfittarne.»

Sogghignò. Si abbassò, piantando le mani nel materasso e il mio cuore accelerò quando si fermò ad una spanna dal mio volto.

«Non ti è bastato in doccia, Adams?»

Acciuffai una mia ciocca e me la arrotolai al dito.

«Mi hai tappato la bocca.» Perché non eravamo soli.

«Mh, effettivamente mi è mancato sentirti.»

Allungai le mani dietro al suo collo e lo tirai verso di me con occhi ammalianti.

«Quindi, resti ancora un po'?»

Mi baciò il collo e poi la gola facendomi chiudere gli occhi e rabbrividire.

«Vorrei ma devo andare, piccola.»

Si tirò su e io mi sollevai e mi misi a sedere. La cerimonia sarebbe iniziata nel pomeriggio, alle quattro. Per questo lui indossava solo parte del suo smoking, il restante era in un sacchetto. A quel punto io sarei arrivata con Brandon.

Qualcuno bussò alla porta e Hayden aprì. Suo cugino entrò e guardò entrambi.

«Oh, pensavo stesse scopando.»

«Meredith vuole fare le prove per la camminata.» schioccai.

«Deve fare le prove per camminare

Hayden guardò annoiato sia me che il cugino, il quale si sedette sul suo letto, «potreste fingere almeno oggi che andiate tutti d'accordo?»

«Scopami e ci posso pensare.»

Hayden si bloccò e mi fissò. Potei vederlo pensarci seriamente. I suoi occhi si erano oscurati. Io sogghignai.

«Smettila.» mi ammonì roco.

«Già, smettila.» aggiunse Brandon.

Sbuffai. Almeno, ci avevo provato.

Poco dopo Hayden recuperò le sue cose, baciò me e diede una pacca sulla spalla a suo cugino prima di andare verso la porta e ricordarci di non fare tardi.

Una volta soli il silenzio piombò in fretta. Brandon mi guardò e io mi agitai.

«Allora...» iniziò.

Esalai un sospiro e mi buttai indietro sul materasso, stropicciandomi gli occhi.

«Non gliel'hai ancora detto.»

«No.» fissai il soffitto.

«Perchè?»

«Perchè...perché è il matrimonio di Meredith. Che si goda la sua giornata senza altri pensieri.»

Girai la testa e lo guardai.

«Credo sarà una lunga giornata,» dissi, «ho ancora la nausea.»

«Non c'è niente fuori questo hotel. Stiamo qui e ordiniamo da mangiare in camera.»

«Mh, ottima idea.»

Mi alzai per tornare andare in bagno ma lui mi bloccò.

«Lo terrai?» chiese più serio.

Io e Hayden non avevamo più discusso dell'ipotesi di volere dei figli adesso. Anche quando incontravamo Donna e Travis, genitori di un grazioso maschietto, non sentivamo il bisogno di tirare fuori questo discorso. Tuttavia, non riuscivo a pensare ad una soluzione che non fosse quella di volerlo. Volevo un figlio con Hayden. Volevo una famiglia con lui.

«Si.» soffiai.

Lui annuì e sorrise dolcemente, «allora, congratulazioni, dolcezza.»

Ridacchiai, «be', grazie.»

⚜️

«Stai facendo muovere anche la mia sedia.» sussurrò Brandon.

Guardai il mio piede e lo fermai.

«Continuo a non capire perché abbia scelto proprio lui.» sbuffai piano.

«Non ha un rapporto stretto con suo padre.»

E invece con Hayden, sì.

Ruota gli occhi, «be', mi irrita lo stesso.»

Sentii una risata da parte sua e lo guardai male.

«Dolcezza, ti ricordi perché continuiamo ad andare in bagno, vero?»

Premetti le labbra infastidita e agitai il ventaglio con forza. Brandon si avvicinò al mio orecchio mentre io fissavo lo sposo.

«Prima di tutto siamo al suo matrimonio, già questo è un punto fondamentale per farti passare la gelosia e secondo, ti ricordi chi ti ha messo la pagnotta nel forno?»

Feci una smorfia e lo spinsi via con la spalla, «se non ti tappi la bocca ti vomito sulle scarpe.»

Prima di venire qui avevo vomitato un'altra volta e tutto il viaggio verso la villa era stato tremendo.

La musica nuziale risuonò e tutti ci alzammo. Purtroppo per me appena vidi Hayden e Meredith all'inizio della navata, un senso di nausea mi travolse. Non per la gelosia.

Feci un passo indietro e mi girai. Brandon abbassò lo sguardo verso di me, prima accigliato e poi preoccupato.

«Non adesso, Mak.» scosse la testa in un sibilo.

Dovevo andare in bagno. E subito.

Mi portai una mano sulla pancia, sentendo quella strana sensazione in gola. Lui imprecò sottovoce.

«Si, Brandon, adesso

Hayden mi avrebbe uccisa.

Stavano percorrendo la navata e incrociai i suoi occhi per pochi secondi prima di voltarmi e iniziare a passare davanti alle persone della mia fila per uscire da lì. Sbuffarono infastidite e chiesi loro scusa ad ogni passo. Brandon era dietro me.

Ringraziai il fatto che tutti fossero ancora in piedi così pochi si accorsero di due che sgattaiolavano via. Al posto delle scale principali, le quali erano dietro tutti gli invitati e ci avrebbero visti, percorremmo un percorso laterale alla facciata della villa. Entrammo da una porta finestra e trovammo la sala dove ci sarebbe stato il ricevimento.

«Lì ci sono i bagni.» indicò una porta aperta e un corridoio.

Corremmo tra i tavoli. Brandon mi seguì nel bagno delle donne e ne aprì uno. Ebbi il tempo di inginocchiarmi perche iniziai a rimettere per la terza volta nella giornata.

«Io direi di stare qui.» disse Brandon fuori dalla porta.

Un altro conato risalì.

«In fondo, questo musica non è male.»

«Ugh, sta' zitto.»

Capii di aver finito e mi sollevai. Tirai lo sciacquone e poi aprii la porta. Brandon era contro la fila di lavandini.

«Ancora non capisco perché non puoi dirglielo.»

Avanzai stanca, appoggiai la borsetta sul legno e poi aprii il rubinetto fissandomi allo specchio.

«Perchè questa è la giornata di Meredith. È già infastidita che ieri non sia andato alla festa prematrimoniale perché avevo l'esibizione-» bevvi l'acqua dal rubinetto e la sputai, «-se lo dico ad Hayden, non sarà più la sua giornata.»

«E sti cazzi.»

Lo guardai dallo specchio impassibile, «già non andiamo d'accordo, almeno lascia che Hayden si concentri su di lei in questa giornata.»

Mi lavai i denti e poi ingoiai due mentine. Ero pallida e la voglia di tornare al matrimonio non c'era proprio.

«Hayden mi ha scritto dove siamo.»

Ottimo.

«Digli che ti stavi cagando addosso.» sospirai.

«Si e avevo bisogno della tua mano per pulirmi il culo.»

Scoppiai a ridere ma presto la risata scemò e guardai Brandon come se fossi sul punto di buttarmi dalla finestra.

«Dobbiamo tornare di là.» dissi già pentendomi della scelta.

«O possiamo resta qui fuori, nelle vicinanze del cesso.»

«Non penso di vomitare ancora.»

«Sappi che decide il robino non tu.» puntualizzò seccante, indicando la mia pancia.

«Be', il robino si deve darsi una calmata.» decretai.

Mi diedi una sistemata ai capelli e passai nuovamente il lucidalabbra sulla bocca prima di trascinare Brandon fuori da lì.

Tornammo alla cerimonia. Strinsi la borsetta mentre chiedevo scusa ancora, passando davanti alle gambe di chi era seduto.

Hayden fulminò entrambi con lo sguardo.

«Dove diavolo eravate finiti?» sussurrò ad entrambi.

«Um, io--»

«Telefonata importante.» intervenne Brandon.

Ripetei la sua scusa e abbozzai un sorriso. Hayden rimase perplesso ma poi scosse la testa e tornò a prestare attenzione davanti a sé.

Non avevo idea di cosa fosse, forse l'ansia nel dover tenerlo nascosto ancora un giorno e il non voler rovinare il momento a Meredith, o forse era davvero il robino, ma la nausea non mi lasciava andare.

Agitai il piede e fissai a terra. Se non ci pensavo, sarebbe andata via. Se non ci pensavo, sarebbe andata via.

La morsa allo stomaco risalì verso la gola e iniziai a sudare freddo. Ti prego, non ancora.

«Cosa c'è?» mi parlò Hayden a bassa voce.

Sbattei le palpebre e ritornai sulla terra.

«Niente.» finsi un sorriso.

Lui puntò lo sguardo sul mio piede in agitazione e inarcò un sopracciglio. Smisi di muoverlo e inspirai a fondo.

«Niente, Hayden.» ripetei.

Sospirò, «so che non è la tua persona preferita ma puoi far finta di essere interessata?»

Avrei voluto ribattere in malo modo ma non potevo fare una scenata. Perciò, mi stampai un sorriso di plastica e annuii.

«Certo.»

Appoggiò una mano sul mio ginocchio, «grazie.»

Il calore della sua mano mi aiutò a calmarmi. Mi avvicinai con la sedia a lui e mi aggrappai al suo braccio. Hayden mi guardò dall'alto e premette la labbra sulla mia tempia prima di strofinare il pollice sulla mia gamba e tornare a Meredith.

Sarà stata una questione mentale ma lui riuscì a calmarmi e io riuscii a non correre in bagno per tutta la durata della cerimonia.

⚜️

Non avevo pensato al ricevimento. C'era alcool. Tanto cibo. Tanti odori.

«Se vomito dietro alla pianta se ne accorge qualcuno?» borbottai.

«Può essere, c'è molta gente» rispose onestamente Brandon.

Sospirai e fissai i banconi da buffet. Dio, c'era troppo cibo. E dovevano ancora arrivare le portare vere.

Io e Brandon eravamo già seduti al tavolo. Non eravamo gli unici, i parenti e amici più anziani erano con noi.

Hayden stava parlando con i genitori di Meredith che erano al centro della sala. La musica classica in sottofondo era leggera e piacevole.

«Sai cosa vorrei?» dissi, puntando gli occhi su un tavolo da buffet particolare.

«Cosa?»

«Dolci.»

Brandon rise.

«Quella fontana di cioccolato mi sta tentando molto. Dici che posso cenare solo con quella?»

«Dico che sarebbe molto strano.»

«Ti giuro che mi odio in questo momento ma non riesco a mangiare niente a meno che non sia un dolce.»

«È normale, dolcezza. Non sei tu a decidere.»

Sbuffai in un lamento e feci cadere la testa contro al suo braccio. Brandon avvolse le mie spalle col suo braccio e mi accarezzò la spalla.

Osservai Hayden. Ora non parlava più con i genitori ma con delle amiche--modelle.

«Chi cazzo sono quelle?» sbottai.

«Non ha scopato con nessuna di loro.»

«Oh, okay,» mi calmai, «ma vai a dire alla rossa di togliere la mano dal suo braccio o glielo stacco.»

Dissi quella frase mentre un gruppo di bambini passò dalla parte opposta del tavolo e mi guardarono impauriti.

«Sta scherzando, bambini. È innocua.» rise nervosamente Brandon.

Sorrisi.

Loro corsero via.

Smisi di sorridere, «voglio tornare a casa, Brad. Sono stanca.»

«Se glielo dicessi--»

«Domani glielo dirò.»

Sospirò.

Diversi minuti dopo la tavola era piena di persone. Hayden era alla mia destra. E un piatto di risotto al tartufo era sotto al mio naso.

Il solo odore del tartufo non era stato accettato dal mio stomaco ma mi obbligai a prenderne ancora un po'. Lo ingoiai e lo mandai giù con un sorso d'acqua. Il bicchiere di champagne era ancora pieno, avevo alzato il calice durante il brindisi iniziale e poi lo avevo rimesso a posto. Hayden mi aveva guardato con fare stranito ma non aveva chiesto nulla.

«Non ti piace?» domandò, indicando il piatto di risotto ancora più della metà nel piatto. Lui e Brandon avevano già finito.

«Mh,» abbozzai un sorriso, «ha un sapore particolare.»

«Mangio io.» disse prontamente Brandon, cambiando i nostri piatti.

Hayden guardò entrambi con fare perplesso, «voi due siete strani oggi.»

«È che non ho fame.»

«Ma se hai spazzato via tre cupcake in dieci minuti questa mattina.»

«Per.. questo ora non ho più fame.» conclusi con un sorriso e poi mi spinsi contro di lui e gli baciai la guancia.

Mi guardò sospettoso ma poi si lasciò andare ad un sorriso e mi baciò a stampo.

La portata del secondo era di mio gradimento. Non mi causò nausea ed era anche buona, talmente buona che finii prima di Hayden e iniziai a fissare il suo piatto.

«Lo mangi tutto?»

«È una fetta di pesce grande quando la tua mano, Adams. Direi di sì.» rise.

Uffa.

Girai la testa a sinistra. Brandon stava tirando sulla forchetta un po' di carne di pesce e balzò la testa verso di me quando si sentì osservato.

Sorrisi.

Inspirò a fondo poi lasciò andare le posate, dando il suo piatto a me.

«Grazie.» squittii felice.

«Si si...»

Mangiai con gusto finché non sentii uno sguardo pungente. Guardai con la coda dell'occhio Hayden.

«A lui non andava più.» mentii.

Annuì titubante e poi schiuse la labbra, «stai bene, Kay?»

Il boccone mi andò di traverso e tossii. Mi aiutai con l'acqua e poi mi passai il tovagliolo sulla bocca.

«Certo,» dissi, cercando di essere convincente, «mai stata meglio.»

⚜️

Le dita di Hayden scorrevano lungo il mio braccio, la mia testa era appoggiata alla sua spalle e osservavo le persone ballare in pista. Meredith e Jackson erano al centro.

Avevamo terminato di mangiare da un po'. Hayden era sparito per alcuni minuti a fare le foto e mi aveva chiesto di venire ma non avevo voglia di apparire in quelle foto perché mi sentivo orrenda. Volevo solo tornare in stanza e riposare.

E accadde di nuovo. La nausea mi colpì e drizzai la schiena.

«Oh no.» mormorai.

Hayden si accigliò, «cosa?»

Gli dissi di restare lì e mi alzai di scatto. Brandon stava venendo verso di noi con un piattino di frutta e lo raggiunsi a passo spedito.

«Oh no.» disse, scrutandomi.

Gli afferrai il braccio e lo tirai con me, ruotandolo su se stesso. Tornai in bagno e purtroppo non eravamo i soli.

«Ehi! È il bagno delle don--»

«Sisi...»

Lo trascinai in bagno con me perché avevo bisogno di supporto morale.

Mi inginocchiai mentre lui chiudeva la porta e mi svuotai dal primo conato.

«Ormai questo cesso è diventata la mia seconda casa.» disse alle mie spalle.

Gli feci il medio mentre un secondo conato si arrampicò dalla mia gola.

Le persone nel bagno uscirono portando via il loro vociare e cadde il silenzio nel bagno. Almeno finché non rimisi il terzo e ultimo conato. Poi, mi alzai. Tirai lo sciacquone e mi girai.

Brandon inclinò la testa. Aveva in mano ancora il piatto di frutta e si lanciò in bocca un chicco d'uva.

«Hai un aspetto orrendo.»

«Grazie, sei un tesoro.» replicai seccata.

Si mise a lato e potei sbloccare la porta e aprirla. Sgranai gli occhi quando vidi Hayden a braccia conserte contro al lavandino, davanti alla porta del mio bagno.

Merda. Quando era entrato?

I suoi occhi si fermarono su Brandon. «Tu, esci.»

«Si, signore.»

Guardai quel traditore superarmi e lasciarmi sola. Quando la porta si chiuse, sospirai e andai ad uno dei lavandini. Hayden non disse niente ma mi osservò sputare l'acqua del rubinetto e lavarmi i denti. Strappai un pezzo di carta e mi asciugai la bocca appena terminai.

«Sei abbastanza preparata.» commentò, vedendomi infilare in bocca due mentine.

Le ruppi per sentire il fresco della menta espandersi nella mia bocca.

«Non si sa mai, no?»

Provai a superarlo ma lui afferrò il mio braccio e mi costrinsi a fermarmi davanti a lui. Fissai i suoi occhi blu e mi morsi il labbro.

«Dovremmo tornare di là...» mormorai.

Restò a fissarmi ancora un po' poi schioccò, «andiamo.»

Intrecciò la mano destra nella sua e cominciammo a camminare. Ritornammo in sala ma, al posto di andare al tavolo, diresse entrambi all'esterno. Anche qui, nell'ampio giardino, c'erano molti invitati che si godevano l'aria fresca e sotto il manto già buio.

«Dove andiamo?» chiesi confusa.

«Alla piscina.»

«Sicuro di non voler tornare dentro?»

Si fermò, «vuoi tornare dentro?»

Guardai la sala alle sue spalle. C'era troppo rumore e in piscina c'erano le sdraio.

«No, andiamo in piscina.»

La piscina dalle luci blu non era così distante dalla location ma era immersa nell'ambiente e potei già sentire le mie orecchie ringraziare per quella pace. C'erano dei ciottoli a fare da contorno. Hayden si mise sul primo sdraiò e mi tirò sopra di sé. Mi sistemai con una gamba sopra alla sua e mi avvinghiai al suo braccio, appoggiando la testa allo schienale sollevato della sdraio.

Hayden aveva il volto rivolto verso di me e mi sistemò una ciocca dietro l'orecchio. Chiusi gli occhi a quel tocco e respirai a fondo.

Non volevo essere appiccicosa ma quel giorno, forse dovuto alla notizia della gravidanza, ero un po' bisognosa di lui e non eravamo stati molto insieme. Il fatto che avesse deciso di ritagliare un momento della serata per stare solo con me, mi fece molto piacere e mi abbandonai a quella sensazione di casa.

«Sei stanca?» mormorò.

Aprii gli occhi e sospirai, «un po'.»

«Possiamo andare via se vuoi--»

«No, è il matrimonio della tua migliore amica. Devi rimanere.»

Restammo a fissarci in silenzio. Una sua mano mi accarezzava il fianco e la mia era dietro al suo collo. Mi calmava molto il colore dei suoi occhi ma appena pensai al fatto che fossi incinta, la tranquillità svanì.

Piano piano il mio cuore accelerò quando pensai di approfittare del momento di pace e dirgli la verità.

E dovevo farlo. Non volevo che pensasse mi fossi comportata in questo modo perché non volevo essere qui.

«Senti, devo dirti una cosa...» deglutii.

Alternò lo sguardo nei miei occhi e si leccò le labbra, «lo so, bellissima.»

Boccheggiai, «c-cosa sai?»

«Kay,» sorrise, «hai vomitato più oggi che durante il nostro matrimonio dopo tutto quella vodka.»

Mh. Vero.

«Non hai toccato lo champagne e hai mangiato pochissimo ma continuavi a fissare la fontana di cioccolato.»

Esalai un sospirai e mi passai una mano sulla faccia.

«Perchè non me l'hai detto?»

«Perchè si è già offesa per ieri che non eri qui. Volevo che pensassi solo a lei. È il suo giorno.»

«Adams,» mi afferrò la mascella e puntò gli occhi nei miei con fermezza, «ti penso a prescindere. Il novanta per cento della mia mente è concentrato su di te. Sempre. Ogni fottuto secondo. Col restante mi relaziono col mondo.»

Il petto mi si scaldò. Mi morsi il labbro, «te lo avrei detto domani, giuro.»

Scosse la testa e ammorbidì i lineamenti, «so dividere l'attenzione tra te e lei. Non avresti dovuto farti questi problemi. Soprattutto per un fatto del genere.»

Forse si. Ma non volevo rischiare.

«Be', sono incinta, Miller.»

Ridacchiò roco, «non l'avrei mai detto. Ora capisco anche il mistero delle tette più grosse.»

Sbuffai in una risata e strinsi il suo braccio. Non aveva tutti i torti, però.

«Ricordi alla festa di Brandon?»

«Ricordo che stavi per spogliarti di fronte a tutti, si.»

Sghignazzai, «ecco, come sai, poi sono stata male.»

«Come so, ero io a tenerti i capelli dicendoti di aver esagerato.»

«Zitto,» schioccai, «ad ogni modo, devo aver rimesso anche la pillola e ricordo di essermi detta, la devo riprendere, ma mi sono addormentata e poi mi sono svegliata e stavo bene e avevo voglia di fare sesso. E poi quella sera siamo usciti di nuovo e ho bevuto e mi sono dimenticata ancora e poi abbiamo fatto sesso. Tanto sesso.»

«Ricordo molto bene anche questo.»

Abbozzai un sorriso ma lo persi poco dopo, «scusa, non sono stata attenta e--»

«No, ehi, non sono arrabbiato, Kay.»

No?

«Non l'abbiamo programmato, è vero. Ma muoio dalla voglia di avere dei figli con te e lo sai. Ma rispetterò ogni tua decisione. Se non sei pronta, va bene. Noi--»

«Lo voglio, Hayden.» sussurrai, il cuore in gola.

I suoi occhi tremarono come l'acqua della piscina che si rifletteva nelle sue iridi.

«Si?»

Annuii, sorridendo emozionata, «si.»

«Cazzo.»

Ridacchiai.

«Oh, cazzo.» ripetè. 

Afferrò il mio volto in una mano e spinse la bocca contro la mia. Gli diedi l'accesso e incontrò la mia lingua in bacio sconnesso e passionale.

Mi plasmai su di lui e strinsi i suoi capelli tra le mie dita. Una sua mano accarezzò la mia coscia da sopra il vestito e si fermò sulla mia natica.

Avrei iniziato una famiglia con Hayden.

Cazzo.

Mi staccai senza fiato e trovai i suoi occhi luminosi. Passò il pollice sopra al mio labbro e gli morsi il polpastrello.

«Avremo un bambino.» disse, la voce sembrava sotto shock.

Sorrisi nei suoi occhi, «avremo un bambino.»


























Nove mesi dopo




























Hayden

La gravidanza di Makayla era stata per me una grande sfida. L'idea che avrei dovuto essere responsabile di un altro essere umano aveva aperto in me dubbi e preoccupazioni. Per fortuna Makayla, nettamente più abituata a queste situazioni di neonati, correva sempre in mio aiuto ogni volta che pensavo di non farcela. Mi diceva che certe cose venivano naturali e che non avrei mai fatto gli errori dei miei genitori, su quello poteva starne certa.

In quei mesi avevo cercato di essere il più possibile presente per lei, nonostante gli allenamenti, partite e altri impegni. Se non era qualcosa che avrebbe intaccato la mia carriera sportiva, rifiutavo qualsiasi cosa pur di stare con lei e aiutarla. Non era stata una gravidanza problematica, Makayla non era mai stata male e ogni volta che facevamo le ecografie uscivamo sempre con un sorriso di sollievo perché la dottoressa ci diceva che stavano bene.

Si, stavano. A quanto pare, avremmo avuto due gemelli. Maschio e femmina.

La scena di quando lo avevamo saputo sarebbe sempre rimasta impressa nella mia mente. Ero entrato con lei per la prima visita e ricordavo che quando avevo sentito il cuore del nostro futuro figlio, mi ero commosso ed era stata Makayla a confortarmi.

Poi avevamo sentito quella frase.

«Ecco sono qui

Io e Makayla fissammo lo schermino in bianco e nero con confusione e poi ci lanciammo uno sguardo perplesso.

«Sono?» dicemmo in coro.

La dottoressa ci sorrise, «si, sono due. Avrete dei gemelli.»

Quella notizia ci aveva fatto rimanere in silenzio per un po'. Non era nei nostri piani avere dei gemelli, ma tenendo conto della sua famiglia, avremmo dovuto pensare che potesse essere una possibilità.

All'inizio, psicologicamente non era stato facile per lei. Sapeva già che il suo corpo sarebbe cambiato durante la gravidanza ma credeva che con dei gemelli, sarebbe cambiata troppo e aveva paura. Così, aveva deciso che avrebbe fatto pilates durante quei mesi, mi aveva chiesto di andare con lei e avevo accettato.

Dopo una lezione mi proibì di ritornarci.

«Tutte, Miller. Tutte ti scopavano con gli occhi e io ero lì. Assurdo! D'ora in poi andrò da sola

Non potevo negare quello che aveva detto ma io non le avevo guardate neanche per sbaglio. Makayla era quasi sempre piegata in avanti e aveva dei leggings che mettevano a dura prova il mio autocontrollo.

Poi, erano arrivate le voglie. Voglie e sbalzi di umore. A qualsiasi ora.

Pensavo avesse puntato su cetriolini o qualcosa di simile, come facevano molte.

Ma no, lei voleva peperoncino e nutella.

Ora, avrei voluto dirle di no perché non le faceva bene il piccante, ma poi mi faceva gli occhioni dolci e piangeva. E cosi mi ritrovavo a fissarla immergere il peperoncino nel barattolo di nutella appoggiato sul suo bellissimo pancione.

Assecondai ogni sua scelta. Lo facevo già quando non era incinta e ora ancora di più perché era una fottuta Dea che portava in grembo i nostri figli. Non potevo non darle tutto ciò che voleva.

La prima volta che aveva sentito scalciarli era appena uscita dal bagno. Mi aveva raggiunto in cucina completamente nuda, i capelli bagnati e appiccicati alla schiena e spalle. Pensavo fosse successo qualcosa di grave ma poi mi aveva detto che li aveva sentiti e afferrò la mia mano per appoggiarla sulla sua pancia. Per i primi secondi non sentii nulla ma poi uno dei due, si mosse e lo percepii. Il mio cuore aveva smesso di battere in quei secondi. Makayla continuava a sorridere ed era così raggiante, così bella. E anche troppo nuda. Avevamo festeggiato i loro primi calcini sull'isola della cucina.

All'inizio del campionato veniva ad ogni mia partita giocata in casa ed era una meraviglia per me vederla con il viso pieno, le trecce, e il pancione che si vedeva da sotto la larga maglia col mio nome.

Poi, era arrivato l'ultimo mese. Novembre. Ero costantemente in ansia perché avevi paura di perdermi la nascita per qualsiasi motivo. O di non essere con lei se le fosse successo qualcosa. Per fortuna, non succedeva mai niente. Ciò che accadde spesso in quell'ultimo mese era solo una cosa: sesso. Non c'era un giorno che non mi guardasse e mi dicesse che aveva voglia. E chi ero io per dire di no ad una donna incinta?

Ad ogni modo, la mia paura più grande che era quella di perdermi il parto per qualsiasi motivo, si realizzò.

Ero nel bel mezzo di una partita contro i Giants, e ringraziai il cielo che fosse una partita in casa.

Durante metà del primo tempo venni richiamato dal coach sotto proteste di tutti i tifosi.

«Abbiamo ricevuto una telefonata da un certo Brandon.»

Il sangue mi si era ghiacciato nelle vene. Non ero riuscito nemmeno a parlare.

Mi diede una pacca sulla spalla. «Devi correre in ospedale ragazzo, tua moglie sta per partorire!»

Ero uscito di corsa dallo stadio senza nemmeno spogliarmi. Avevo superato dei semafori col rosso pur di raggiungere in tempo l'ospedale di Boston. Avevo controllato il telefono e avevo molte chiamate perse da parte di Brandon. Quella sera, giocando, avevo chiesto a Brandon e Angelina se potessero venire a Boston e stare con lei. Avevamo una stanza in più quindi sarebbero potuti restare anche la notte.

Arrivai in ospedale e parcheggiai di merda. Prima di correre dentro, mi tolsi le protezioni che non mi ero levato prima e le buttai in baule. Il resto era ancora la divisa dei Patriots. Mentre correvo verso il pronto soccorso, qualcuno all'esterno mi guardò perplesso.

«Angelina!» esclamai, facendo girare i presenti nella sala.

Lei era in prossimità della reception e si girò di scatto.

«Oh, finalmente sei arrivato.» disse con voce tesa appena le fui vicino.

«Se non mi ritirano la patente oggi non lo faranno più.» dissi con affanno.

Lei abbozzò un sorriso ma lo perse velocemente.

Un nodo allo stomaco mi soffocò, «che succede?»

«Non ti agitare--»

«Che cazzo succede? Dov'è Kay? Voglio vederla.» dissi e mi guardai attorno.

Dove cazzo dovevo andare?

«Ehi, calmati.» mi afferrò le braccia.

«Angie, non dirmi di calmarmi. Dove dobbiamo andare? Devo stare con lei.»

«Non puoi andare in sala parto.» sputò.

Ogni muscolo si bloccò, «perchè no? È arrabbiata? Ho fatto più veloce--»

«No, no. Non è arrabbiata. Solo...» si fermò e poi mi tirò verso le macchinette, in un'area più isolata e protetta da occhi curiosi. «Ci sono state delle complicanze e hanno dovuto portarla in sala operatoria per il cesareo.»

Complicanze. Sala operatoria. Complicanze.

Non ero sicuro se stessi respirando oppure no.

«Hayden, guardarmi.» Angelina strinse le mie spalle e la fissai, ma non la stavo guardando davvero.

Complicanze.

«Che- che genere di complicanze? Voglio vederla. Porca puttana. Voglio vederla!»

«Hayden, non urlare.» mi ammonì e si guardò attorno. Aprì bocca ma lei alzò una mano, «ti porto da Brandon. Non urlare o altrimenti di buttano fuori.»

Perché non mi rispondeva? Cosa stava succedendo? Cazzo. Mi veniva da vomitare ma non lo feci.

Seguii Angelina in ascensore e per tutto il tragitto cercai di mantenere la calma. Mi tirai i capelli e pensai a come cazzo fosse possibile. Era andato tutto bene. Nove mesi perfetti. E quando doveva partorire, e io non c'ero, succedeva il fottuto casino.

Arrivammo sul piano e camminai a passo spedito nel corridoio fino ad arrivare alla sala d'attesa di quel piano. Brandon era seduto su una delle sedie a disposizione, chino in avanti. Sollevò lo sguardo e incrociai i suoi occhi.

«Ehi--»

«Dove cazzo è? Voglio vederla.»

Si alzò e mi venne incontro.

«Calmati. Non siamo da solo qui, okay?»

Lanciai un'occhiata alla sala. Non eravamo soli ma non me ne fotteva niente. Potevano fissare quanto volevano.

«Dimmi che cazzo succede?» sibilai.

Stavo impazzendo. Il mio cuore batteva troppo veloce per la paura di poterla perdere e la rabbia di non sapere cosa fare per lei.

«Le si sono rotte le acque e siamo corsi subito qui ma aveva un forte dolore. Hanno capito abbastanza velocemente la situazione. Si è verificato un caso di prolasso del cordone ombelicale, una roba del genere, e sinceramente non ho capito molto perchè ero occupato a non farmi staccare la mano da lei--»

«Avresti dovuto farti staccare tutto il braccio pur di capire che cazzo stava succedendo.»

«Ehi, sta bene, okay?» mi fulminò con lo sguardo, «hanno detto che può capitare e l'hanno portata in sala operatoria per un cesareo. È dentro da venti minuti.»

«Quindi non sai se sta bene.»

Inspirò a fondo e mi strinse una spalla, «mi ha detto di dirti che stava bene e che sarebbe stata bene, okay?»

Porca puttana.

Mi piegai su me stesso e appoggiai le mani sulle ginocchia, respirando a fondo.

Sta bene, Hayden. Lo ha detto lei.

Quando drizzai la schiena, non mi sentivo meglio. Avevo questa terribile angoscia attorno alle mie ossa.

«Che cazzo sarebbe la roba del cordone?» chiesi.

«È quando il cordone si mette davanti alla testa del bambino. Spingerlo fuori in questa condizione è rischioso perché potrebbe rompersi e questo bloccherebbe il passaggio di ossigeno e sangue al bambino,» spiegò Angelina, «ma l'hanno capito subito e sono corsi a fare il cesareo. Vedrai che non ci saranno problemi, Hayden.»

Tutto questo ottimismo non faceva per me. Era Makayla quella ottimista, non io. E lei non era qui. Era in una fottuta sala operatoria e non parto.

«Noi andiamo a prendere del caffè,» disse Brandon, «tu chiama i suoi genitori.»

«No. Li chiamo dopo averla vista. Non li lascerò nel limbo a chilometri di distanza.»

«Okay. Vuoi qualcosa?»

«Acqua.»

Annuì e mi passò davanti con Angelina al suo fianco.

Fissai un corridoio davanti a me. Le porte in fondo vietavano l'accesso a tutti e qualcosa mi diceva che lei era dietro quelle porte, da qualche parte.

Mi appoggiai al muro e scivolai a terra. Mi presi il volto tra le mani e pensai solo ad una cosa: lei sarebbe stata bene.

⚜️

Era stata la mezz'ora più lunga di tutta la mia vita. Mezz'ora su quelle sedie del cazzo senza avere una notizia da parte degli infermieri. Brandon mi ripeteva che stava bene ma lui non poteva saperlo. Ma lei doveva stare bene. Non accettavo un'altra opzione.

«Familiari per Makayla Adams?»

Mi alzai di scatto. C'era una dottoressa dai capelli scuri col camice azzurro.

«Posso vederla?»

«Lei è un parente?»

«Si, sono suo marito-» Brandon mi strinse la spalla come ammonimento e sospirai, «posso vederla?»

«Al momento si sta riprendendo dall'anestesia, ma può entrare. Il cesareo è andato bene. Stanno tutti bene.»

Un enorme peso lasciò il mio petto. Stanno tutti bene.

«Loro--um, dove sono?»

I miei figli. Cristo. Ora vomitavo davvero.

«In stanza con sua moglie. Ha richiesto di averli lì dopo l'operazione.»

«Okay,» inspirai a fondo, «dov'è la stanza?»

«Ti accompagno. Loro però non possono entrare. Solo una persona.» disse, guardando Brandon e Angelina dietro di me.

«Vai, Hayden. Torniamo a casa a prenderti dei vestiti. Ti chiamo, okay?»

Annuii, «okay.»

«Ehi-»

Fece un passo avanti e mi abbracciò. Ricambiai la stretta.

«Congratulazioni, cuginetto.»

Sbuffai in una breve risata e mi staccai, «grazie, Brad.»

Mi arruffò i capelli con un sorriso, «salutala da parte nostra.»

Gli promisi che l'avrei fatto e poi mi voltai per seguire la dottoressa.

«Scusami per l'indiscrezione, ma sei Hayden Miller, vero?» domandò mentre percorrevamo superavamo le porte col divieto di accesso.

«Si.» risposi poco attento.

Makayla stava bene. I bambini stavano bene.

«Mio figlio è un tuo grande fan. Ho sentito qualcuno parlare della partita di oggi, devono averti dedicato la vittoria.»

Oh. Non ne avevo idea. Avevo ignorato completamente il telefono che ad un certo punto aveva iniziato a vibrare.

Ci fermammo davanti ad una stanza.

«È questa. Domani la porteranno in maternità.»

Annuii e la ringraziai. Aprii la porta lentamente e appena trovai due iridi color nocciola un po' intontite, il mio cuore esplose di felicità. A fianco al letto c'erano due culle ospedaliere.

«Ehi...» gracchiò.

Chiusi la porta e mi catapultai su di lei. Il mio primo interesse sarebbe sempre stato verso di lei. L'amore che provavo per lei era diverso da quello per i miei figli e sarà stato sbagliato ma per me era così. Mi sedetti vicino a lei, attento a non farle male o a tirare i vari tubi che finivano nel suo dorso, e le afferrai il volto.

«Non farmi mai più uno scherzo del genere, Adams.»

Ridacchiò a fatica e alzò una mano con una canula e ago nel dorso, «te lo prometto, Miller.»

Mi spinsi avanti e l'abbracciai. Non riuscii a trattenermi e mi liberai dallo stress creato da quell'incubo contro i suoi capelli.

«Sto bene, amore. Sto bene.»

«Ho avuto paura, Kay. Una paura fottuta.»

Mi baciò il collo e rabbrividii.

«Sono qui. Siamo qui. Sono bellissimi, a proposito.»

Mi tirai indietro e spostai gli occhi bagnati a sinistra. Le due culle erano vicine.

«Sto per vomitare.»

«Sei incinto?» scherzò.

La guardai storto e poi sbuffai in una mezza risata facendola sorridere. Mi alzai e con le mani tremanti mi aggrappai alle culle. Cazzo. Erano qui. I miei figli. I nostri figli.

Erano piccoli. Più piccoli di Nash o Jasmine, o Colton -il figlio di Travis e Donna.

«Sono piccoli...» dissi.

«È normale tra i gemelli essere più minuti rispetto ad un neonato singolo.» rispose.

Okay. Mi fidavo di lei.

Li fissai incantato. Dormivano pacificamente. Indossavano una tutina bianca e un cappellino dello stesso colore. Fissai il braccino di destra, Athena Helen Adams-Miller. Dal suo cappellino spuntavano dei ciuffetti scuri. Erano biondi invece da Zion Adams-Miller.

«Li voglio prendere in braccio.» disse Makayla.

«Stanno dormendo,» tornai su di lei, «e dovresti dormire anche tu.»

Tornai a sedermi a bordo del letto e le accarezzai la guancia.

«Sei stata bravissima, Kay.»

Abbozzò un sorriso, «ho dormito tutto il tempo.»

«Nove mesi con due esseri umani nel corpo,» dissi non riuscendo a trovare parole per ringraziarla abbastanza, «sei stata eccezionale.»

Lei strinse la mia mano, «non ho fatto questo percorso da sola. Mi sei stato accanto, sempre.»

«Oggi no.»

«Sei qui. C'era la televisione accesa quando mi hanno portata in stanza. Ho visto quando sei uscito dal campo. Quanti semafori rossi hai superato?»

Mi pizzicai il naso, «si, Kay. Dovresti dormire.»

«Idiota.»

«Le multe le faccio pagare a loro.» dissi, indicando le culle con la testa.

Rise e mi spinsi contro di lei. Appoggiai la fronte alla sua, strofinando le nocche sulla sua guancia con una mano, con l'altra intrecciata alla sua.

«Ogni mio sogno si è realizzato grazie a te e con te, Adams.» mormorai.

«Posso dirti la stessa identica cosa, Miller.»

La baciai. Fu un bacio dolce e semplice. Ricco di emozioni. Ricco di parole non dette. Quando mi staccai, lei mi guardò con occhi lucidi.

«Ti amo, Hayden.» sussurrò.

«Ti amo, bellissima.»

E ora, ci attendeva solo il resto della nostra vita.




S/A.

I capitolo bonus sono giunti al termine🤧

So che magari avreste voluto più informazioni sugli altri personaggi ma i protagonisti sono Makayla e Hayden e questi capitoli dovevano concentrarsi più su di loro. Però, qualche informazione la sapete lo stesso, il resto potete immaginarlo come volete💫

La storia di Makayla e Hayden si conclude nello scritto ma nei vostri pensieri potete ricreare qualsiasi altro episodio che li riguardi.

Ad esempio, io sono dell'idea che Athena sarà una grande combina guai con lo stesso carattere di Mak e farà impazzire Hayden😈

Vi ringrazio ancora una volta per avermi seguita anche in questo percorso extra

Come sempre, lasciate una stellina e un commento se vi è piaciuto.

Ci vediamo nella prossima storia️👽

Continue Reading

You'll Also Like

244K 10K 55
Quando una persona è convinta di aver amato con tutta se stessa, fino a non avere più un briciolo d'amore dentro di sé, può tornare a provare quel se...
Sweet Hell By enJoy

Teen Fiction

133K 4.6K 60
Kyla ha sempre avuto una vita ordinaria, niente di nuovo. Sempre i soliti quattro amici, esce una sola volta a settimana, a detta di tutti: una pall...
2.3K 201 31
⚠️QUESTA È SOLO UNA TRADUZIONE I CREDITI ORIGINALI VANNO HA @minsungiehoe IO L'HO SOLO TRADOTTA ⚠️ Han jisung è un dolce innocente ragazzo che è un...
1M 38.8K 36
La preside della Lexington high school, ha voluto rivoluzionare, stravolgere e sconvolgere il ballo di fine anno per gli studenti dell'ultimo anno. È...