It's a Cliché

By -Happy23-

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Hayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juillia... More

Premessa
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12 - Parte 1
Capitolo 12 - Parte 2
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42 - Parte 1
Capitolo 42 - Parte 2
Capitolo 43 - Parte 1
Capitolo 43 - Parte 2
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59 - Parte 1
Capitolo 59 - Parte 2
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Epilogo
Capitolo 1 Bonus - Parte 1
Capitolo 1 Bonus - Parte 2
Capitolo 1 Bonus - Parte 3
Capitolo 2 Bonus - Parte 1
Capitolo 2 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 1
Capitolo 3 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 3
Capitolo 5 Bonus
Profilo Instagram

Capitolo 4 Bonus

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By -Happy23-

30 Agosto.
Aruba, Venezuela

«Avete tutti la vostra chiave?» domandai, rivolgendomi all'enorme gruppo di persone che era presente nell'immensa hall di questo resort.

C'era tutta la mia famiglia con, nel caso di Jamie e Ethan, anche le loro rispettive famiglie. E già così eravamo sedici persone. Poi c'erano i nonni, Brandon, Angelina, zia Cindy e il cugino Jeremy, per Hayden. E i nostri amici: Malcolm, Donna e Travis. Cole e Lola non potevano venire, purtroppo. Meredith e Juliette, invece, sarebbero arrivate l'indomani. Il resort che avevamo scelto aveva ampie camere che potevano contenere anche sei persone e la mia famiglia ne avrebbe utilizzate due di quelle, tutti gli altri erano sparsi in stanze doppie. Hayden aveva scelto una delle suite per noi due. 

Tutti risposero affermativamente e a gruppi occupammo gli ascensori del resort. La nostra suite era al nono piano, l'ultimo. Appena aprii la porta non potei che far uscire solo una parola.

«Wow.» dissi. 

La stanza si apriva con un immenso soggiorno con due divani beige in tessuto uno di fronte all'altro e un tavolino in legno in mezzo. In fondo alla parete c'erano due porte finestre che davano su un lungo balcone, il tutto si affacciava sull'oceano cristallino. Dietro al divano di sinistra c'era delle poltrone in cerchio, mentre verso la parete di destra c'era un tavolo in marmo con sopra un vaso di fiori. 

«E tu che volevi la stanza normale.»

Lanciai un'occhiata alle mie spalle. Hayden stava chiudendo la porta mentre trascinava le nostre valigie. 

«Non volevo farti spendere troppo. E' già assurdo il fatto che tu abbia voluto pagare tutto da solo.»

«Sono vecchio stile, Adams.»

«Sei un idiota.»

Mi diede una pacca sul culo e poi mi superò trascinando le valigie con sé. La stanza da letto non era eccessivamente grande ma aveva questo letto alla francese gigante che dava sulla porta finestra e aveva una meravigliosa vista sull'oceano. Il bagno in camera aveva le pareti in legno chiaro, una vasca da bagno ovale e una doccia dentro la parete molto ampia. 

Tornai in soggiorno solo per poter andare sul balcone e godermi il panorama. La brezza marina mi scompigliò i capelli e sorrisi emozionata al pensiero che fossi lì perchè dovevo sposarmi. Hayden mi raggiunse e bloccò il mio corpo tra il suo e la ringhiera. Mi girai per guardarlo. La leggera abbronzatura lo rendeva ancora più sexy.

«Sei contento?» mi morsi il labbro.

Il vento fece oscillare le sue ciocche e notai che il colore dei suoi occhi fosse della stessa sfumatura del mare.

«Da morire.» mormorò.

Afferrai la sua camicia bianca e mi alzai sulle punte per baciarlo. Le sue labbra erano così morbide e fu difficile per me staccarmi. Restammo ad osservarci in silenzio. Non c'era bisogno di parlare tra di noi, riusciamo a capirci anche così.

«È bella la vista qui.» disse, fissando oltre me per un secondo.

Assottigliai gli occhi e premetti le labbra, «si vede anche dal divano.»

Ghignò, «sicura?»

«Le nostre famiglie e amici sono ai piani di sotto. Non possiamo farlo sul balcone.»

«Lo vedremo.»

Subito dopo, si abbassò per afferrarmi le gambe e mi buttò sopra la sua spalla. Urlai divertita e lui si incamminò verso la camera da letto. Poi, mi buttò sul materasso che verificai fosse morbido. Lui si sdraiò di schiena e io mi sistemai a cavalcioni sopra di lui. Puntai le braccia ai lati della sua testa mentre lui afferrava i miei capelli e li sistemava dietro la schiena, qualche ciocca scivolò comunque avanti.

«Sei stanco o andiamo in spiaggia con gli altri?» domandai, lasciando scorrere una mano tra i suoi ricci.

«Non mi perderei nulla al mondo la reazione della tua famiglia a questo magnifico tatuaggio.» disse beffardo mentre sollevava il vestito floreale giallo che indossavo, per accarezzare con i polpastrelli le due paroline sulla natica sinistra, Yes Sir.

Per oltre due anni mi ero ben vista di farlo scoprire ai miei, non tanto perchè fosse un tatuaggio, li avevo e lo sapevano, ma perchè la zona e il significato erano poco...ambigui. Avevo realizzato quel dettaglio sul volo e Hayden era scoppiato a ridere.

«Ti prendi gioco delle mie disgrazie, Miller?» schioccai.

«Non lo farei mai, Adams.» continuò a sorridere mentre stringeva la natica con fare piuttosto sensuale.

«Ti ricordo anche tu ne hai uno che nessuno dovrebbe vedere.»

«Nessuno lo vedrà.» disse con sicurezza.

Tranne io.

Si era tatuato le mie labbra nella zona inguinale, molto inguinale. Sarebbe stato impossibile da vedere se avesse indossato un costume da bagno ma gli incidenti potevano capitare e non volevo vivere scene imbarazzanti in quei giorni.

«Sarà meglio per te.»

Subito dopo mi alzai e gli dissi che volevo lo stesso farmi una doccia veloce prima di mettermi il costume e lui non se lo fece ripetere due volte. 

⚜️

«Mi aiuti con la crema?» chiesi.

Eravamo ancora in bagno. Entrambi indossavamo i nostri costumi.

«Ovvio.»

Sorrisi divertita e prese il barattolo di crema solare che era vicino al lavandino. Mi ero legata i capelli in una crocchia disordinata e avevo già sistemato la bandana. Iniziò a spalmare la crema sulle spalle e sulla schiena. Passò le mani anche sotto al laccetto del costume. Mi stava toccando in modo del tutto innocente ma allo stesso tempo sapevo che voleva provocarmi. Si versò sui palmi altre gocce di crema e mi guardò dallo specchio quando piantò le mani in modo sonoro sulle mie natiche, quasi totalmente scoperte per il costume a brasiliana. Sussultai e schiusi le labbra mentre lui sogghignava.

«Ops.»

Si, certo.

Quando fu il momento di passare la crema sul davanti, aprii bocca per dirgli che potevo farlo anche da sola ma lui mi girò e la spruzzò direttamente dal barattolo sul mio petto. Guardai le gocce bianche scivolare lungo la valle dei miei seni e poi alzai lo sguardo su di lui.

«Uh, flashback»

Ridacchiò e poi premette le mani su di me per spalmarla. Lo fece anche sotto ai triangoli del costume anche se era inutile. Quando glielo feci notare mi disse che era meglio essere protetti ovunque.

«La metto anche a te?» chiesi quando terminò con me.

«Vai.»

Sorrisi e spruzzai un bel po' di crema sul suo petto. La spalmai con attenzione e mi godetti la sensazione del suo corpo sotto le mie mani.

«È buffo che nella tua famiglia ci siano due persone con lo stesso nome.» dissi.

Nonno Jeremy e il cugino di Brandon, anche lui Jeremy.

«Be', tecnicamente non sono parenti.»

«Si, ma è divertente lo stesso.»

«Ti diverti con poco, Adams.»

«Ti diverti con poco, Adams.» gli feci il verso e lui sollevò le sopracciglia come da dire 'sul serio'. Gli diedi un colpo all'addome, «girati, Miller.»

Lo fece e sentii il mio stomaco infuocarsi alla vista della sua schiena. Dio, era perfetto. Prima di applicare la crema anche li, gli baciai una cicatrice e lui girò la testa indietro, guardandomi oltre la spalla. Arricciò le labbra per mandarmi un bacio volante e sorrisi come una ragazzina.

La spiaggia era stupenda. Immensa e di sabbia bianca sottile. Le palme creavano ombra verso l'interno e l'oceano era verde-acqua per molti metri, alcune macchie più scure lo decoravano. Molti erano in mare o passeggiavano lungo la riva. Avevamo la possibilità di stare sotto le file di ombrelloni e sdraio ma volevamo stare in disparte quindi avevamo portato i nostri asciugamani. Individuai le nostre famiglie e amici e li raggiungemmo. Notai l'assenza di Gabriel e Jeremy, il cugino, qualcosa mi diceva che stavano provando a rimorchiare al bar.

«Hai già provato il materasso?» commentò Malcolm.

Gli passai dietro e gli diedi un colpo alla nuca, facendolo ridere. Per fortuna i miei genitori, i nonni di Hayden e Cindy, erano occupati a giocare con Nash e Jasmine. Ogni volta che c'erano bambini piccoli, questi rubavano la scena a tutti. 

Stesi il telo a fianco a quello di Donna e stavo per sedermi con Hayden quando la voce di Dave mi fece sollevare la testa.

«Hayden, vieni? Facciamo qualche tiro.»

Notai in lontananza sulla destra tutti i miei fratelli con Travis e Brandon scambiarsi il pallone da football. Hayden lo raggiunse.

«Non spaccategli la faccia.» dissi verso i due già lontani qualche metro.

Hayden si voltò piuttosto seccato, «non mi sono mai fatto colpire in faccia, Adams.»

«E continua a farlo o poi sarai brutto e rovinerai le foto che faremo.» 

Strinse gli occhi con un mezzo sorrisetto e mi fece il medio.

Ricambiai in modo galante e ricevetti un occhiolino da parte sua prima che si girasse con Dave che scuoteva la testa con un sorriso.

«Wow, non cambiate mai.» disse Malcolm, sdraiato davanti a Donna con mezzo corpo anche sul mio salviettone.

Scrollai le spalle con un sorriso e poi guardai la mia amica. Indossava un grazioso cappello di paglia tondo, un costume a due pezzi e una camicia che ci avrei scommesso fosse di Travis.

«Allora, hai visto che hai i cetriolini sott'olio nel frigobar?»

Lei ridacchiò, «ho visto. Grazie, amica.»

«Di tutto per lei e il frugoletto.» toccai gentilmente con la punta del dito il suo pancione.

Alla fine, avevano deciso di tenere il bambino e ora erano già al settimo o ottavo mese, non ricordavo mai le settimane. Era stata una bella notizia per tutti e questa situazione li aveva fatti avvicinare maggiormente. Ero molto felice per loro e vedevo la bellezza splendere sul suo volto più paffuto ma sempre perfetto. 

«Mi dispiace che Caleb non sia potuto venire.» dissi, rivolgendomi a Malcolm.

I ricci dorati ora erano corti, anche lui aveva una leggera barba chiara e ormai aveva perennemente questa abbronzatura da surfista californiano.

«Anche a lui, ma stava molto male. Comunque,» schioccò e i suoi occhi ambrati si fecero più furbi, «non sai chi ho incontrato.»

«Chi hai incontrato?» chiesi.

«Sebastian Guerrero.»

«No!» esclamò Donna, «proprio quel Sebastian?»

«Già.»

Donna mi guardò e si accigliò, «amica, Sebastian Guerrero. Quello arrivato a metà anno e che ha sperato di provarci con te.»

Ruotai gli occhi, ridacchiando, «so chi è. Mi ha scritto dopo il Super Bowl.»

Molti mi avevano scritto dopo il Super Bowl. Rachel, Crystal, Myles...

«Cosa?!»

Li guardai stranita, «si, cosa c'è di strano?»

«Um, forse perchè avrebbe voluto--»

Gli diedi un colpo alla gamba e feci un cenno alle sue spalle. I miei genitori, i nonni di Hayden erano con Nate, Jasmine e le rispettive madri. Non erano così distanti e non volevano sentissero tutte le mie esperienze di vita.

«Entrare nelle tue mutandine.» sussurrò.

Scossi la testa e sospirai, «si ma non è successo e inoltre vi ricordo che mi ha aiutato a far ingelosire quello che ora diventerà mio marito tra due giorni esatti.»

Donna rise.

«Cosa ti ha scritto? Hayden lo sa? Accidenti mi manca vederlo quando è geloso...» disse Malcolm con una smorfia.

«Certo che lo sa e non ha fatto niente di che...» mi morsi il labbro ricordando il momento, «a parte rispondergli 'grazie e addio' per poi bloccarlo.»

«Adoro.» rise Malcolm.

«Poi, ovviamente l'ho sbloccato e di tanto in tanto ci scriviamo.» confessai. 

Alla fine era un ragazzo simpatico e lui stesso stava andando avanti con la sua vita. 

«Sei emozionata?» domandò Donna, accarezzandosi la pancia.

I miei occhi si spostarono a destra, trovai immediatamente Hayden, che con uno slancio afferrò il pallone. L'unico con il corpo tatuato e una muscolatura da far invidia anche alle statue di Michelangelo. Eravamo cresciuti insieme e anche tanto. Il solo vederlo a suo agio e con niente a coprire le sue cicatrici era ciò che mi riempiva il cuore di gioia. Eravamo arrivati insieme a quel traguardo. E non vedevo di tagliarne altri con lui.

«È come un sogno,» mormorai, «se dieci anni fa qualcuno mi avesse detto che avrei sposato Hayden Miller, gli avrei detto di farsi curare. E' difficile da spiegare ma lui è tutto ciò che ho sempre desiderato e averlo ancora adesso, a volte, è strano.»

«È nauseante quanto i tuoi occhi si illuminano quando parli di lui.» Ruotai gli occhi al commento di Malcolm e quando lo guardai lo vidi sorridere. 

«Siete adorabili, dico sul serio. E io, l'ho sempre detto che un giorno sarei venuta al vostro matrimonio,» schioccò Donna e poi guardò il suo pancione, sospirando, «certo, mai mi sarei immaginata di venirci così

«Posso dire una cosa?» disse Malcolm.

«Ti ricordo che la mia famiglia è dietro di te.»

Rise e poi si passò una mano tra i capelli, guardandoci attentamente, «ho sempre pensato che la prima ad aver figli saresti stata tu, D.»

«Sul serio? Perchè?» chiese Donna.

Scrollò le spalle, «non so. Mak ha la faccia di una che vuole prenderlo ancora per molto senza--»

Non gli lasciai finire la frase perchè gli diedi un calcio dove non batteva il sole. 

Malcolm non cambiava mai

⚜️

Da piccola non avevo mai attraversato la fase del volere un matrimonio principesco, questo perchè le principesse non erano mai state il mio punto di riferimento. Per questo motivo la scelta del vestito era stata per me molto difficile, non riuscivo a convincermi, a piacermi, perchè quei lunghi vestiti bianchi non mi appartenevano. Inoltre, consideravo molto tradizionale il vestito bianco, era si legato ad una concezione religiosa perchè indicava la purezza ma io e Hayden non ci saremmo sposati in chiesa e inoltre non ero più pura da molto quindi al diavolo la tradizione, no? E poi, era il mio matrimonio, potevo indossare quello che volevo. 

Per questo avevo richiesto, da una delle sartorie in cui mi aveva accompagnata Meredith -già proprio lei- un vestito che mi era piaciuto molto ma di un altro colore. Il vestito che mi aveva fatto sentire un fuoco nello stomaco e un tremolio alle gambe era a sirena, braccia scoperte grazie alle spalline che creavano davanti una copertura a triangolo sui seni e un profondo scollo a V il tutto adornato da un luccicante tulle con paillettes. Era ricamato in pizzo floreale con perline ad illuminare la trama creando un aspetto affascinante e davvero ipnotico. Lo scollo appariva anche sul retro con un moderno V-back che abbracciava magnificamente la schiena mentre il pizzo scendeva in un meraviglioso strascico non troppo lungo. 

Era elegante e anche semplice. Niente di troppo pomposo. Ma avevo chiesto se potessero ricrearlo color zaffiro blu. Si erano stupiti della richiesta ma avevano accettato, ovviamente pagando un extra di cui non mi ero preoccupata perchè Hayden mi aveva detto che potevo spendere quello che volevo, quella era stata la prima e unica volta che avevo seguito le sue parole.

L'oceano illuminato dalla luna che stavo osservando dal mio balcone a meno di un'ora dalla mezzanotte del primo settembre, aveva lo stesso colore del mio vestito.

Sentii dei passi e sollevai la testa trovando Hayden contro la finestra aperta. Aveva solo un paio di boxer e una camicia completamente aperta. 

«Sai, gli sposi non dovrebbero passare questa notte insieme.»

«Abbiamo già concordato che non siamo sposi tradizionali, no?»

Ad esempio, il nostro addio al celibato e nubilato lo avevamo fatto tutti insieme, a Las Vegas. E c'è che succede a Las Vegas, resta a Las Vegas...

Sogghignò e fece un cenno alla sedia di canapa su cui ero seduta, «fammi sedere.»

Mi alzai per far sedere lui e poi afferrò i miei fianchi per tirarmi sulle sue gambe. Mi sistemai con la schiena contro al bracciolo e accavallai le gambe su quello opposto mentre le sue mani erano sulle mie cosce. Allacciai un braccio dietro alle sue spalle e appoggiai la testa contro la sua, osservando oltre la ringhiera del balcone. La brezza marina ci solleticava la pelle e i capelli.

«Tra dodici ore sarai mia per sempre, Adams.» disse con voce roca.

Il cuore mancò di qualche battito. Abbassai lo sguardo quando lo vidi prendere la mano sinistra sul mio addome e accarezzare l'anello di fidanzamento. 

«Tra dodici ore sarai mio per sempre, Miller.» ripetei piano.

Scostò la testa e la girò per guardarmi, «dillo ancora.»

Le mie dita spostarono le ciocche ricce dalla sua fronte e mi morsi il labbro con il cuore che si agitava nel petto.

«Tra dodici ore sarai mio per sempre.»

«Magnifico.»

Affondai i denti nel labbro e arrossii. Lui si avvicinò e nascose il volto nell'incavo del mio collo per baciarlo dolcemente. Una scossa dolce mi colpì al centro del mio addome e anche più in basso. Deglutii, stringendo le gambe, e chiusi gli occhi. Le sue labbra torturarono diversi punti e io iniziai a sentire quel bruciore familiare che mi fece ansimare. 

«Chi è il tuo Sir?» soffiò contro la pelle increspata del mio collo.

Risi piano e lui si allontanò con un sorrisetto beffardo. 

«È stato imbarazzante.»

«Per me è stato divertente.»

«Perchè sei stronzo.»

Ieri, mia sorella Ashley ad un certo punto della giornata in spiaggia, aveva indicato il mio sedere e chiesto 'chi è Sir, Mak? E perchè c'è scritto sì?'. Volevo nascondere la testa nella buca che aveva costruito prima e rimanere lì. Hayden non aveva fatto niente per aiutarmi, aveva solo incentivato la sua domanda dicendo, 'già, chi è Sir?' Lo avrei ucciso.

«Mio padre stava per soffocare con l'acqua,» dissi, ricordando il momento, e aggiunsi, «per fortuna non sa dell'esistenza di questo.» 

Avevo sollevato il bordo dei suoi boxer fino a scoprire le mie labbra. Il mio gesto, però, totalmente innocuo lo aveva fatto sussultare e affondò le dita nelle mie cosce mentre grugniva.

«Sei molto sensibile, Miller.» lo provocai.

Le mie dita stavano tracciando il contorno delle mia bocca tatuata. Lui strinse gli occhi e buttò la testa indietro, contro al muro. 

«Se vuoi giocare, fai pure. Ma sappi che me ne frego della tua famiglia ai piani di sotto-» aprì gli occhi e puntò le pupille dilatate su di me, «-ti scopo su questa sedia e non ti tappo nemmeno la bocca.»

Le sue minacce erano alquanto interessanti. Purtroppo quella sedia era leggermente scomoda per fare quello che avremmo voluto fare. Forse io avrei potuto fare qualcosa.

Afferrai il suo collo e spinsi le mie labbra contro le sue. Si lasciò andare ad un sospiro roco mentre schiudeva la bocca e accoglieva la mia lingua. Baciarlo in modo lento ma così sporco era una delle mie cose preferite. Le sue mani iniziarono ad accarezzarmi e strinsero le mie natiche. Gli morsi il labbro e lo succhiai per poi lasciarlo e staccarmi. Passai il pollice sulle sue labbra umide e mi guardò con occhi scuri.

«Fai silenzio, bellissimo.»

Incurvò le labbra come il diavolo e seguì ogni mio movimento. Scesi dalle sue gambe per inginocchiarmi davanti a lui. Aprii le sue gambe e lasciai un bacio sopra alla cicatrice dello sparo. I suoi muscoli si tesero. Strinse le dita sui braccioli e sbattei le ciglia, guardandolo.

«È da tutto il giorno che desideravo farlo.» soffiai.

Ghignò, «potevi dirlo, piccola. Avrei rimediato.»

Lo so che lo avrebbe fatto.

Infilzai le unghie nelle sue cosce e le graffiai mentre mi spingevo avanti. Baciai la sua pelle appena sotto al bordo del boxer. Grugnì e sorrisi. Agguantai l'elastico e lui sollevò il bacino per facilitarmi il lavoro. Buttai a terra i suoi boxer e il mio stomaco bruciò alla vista della sua erezione pulsante e grossa. Non lo toccai ancora ma accarezzai il suo addome tirato per stuzzicarlo. Poi, baciai il tatuaggio della mie labbra e lo guardai da sotto le ciglia mentre tiravo fuori la lingua e tracciavo il contorno con la punta.

Deglutì e gonfiò il petto.

«Dimmi cosa vuoi, amore.» dissi sensuale, premendo la mano contro il suo inguine, facendolo scattare.

«La tua fottuta bocca, amore

Sorrisi innocuamente, «manca la parola magica.»

Strinse i denti mentre la mia mano iniziava a stuzzicare la pelle attorno al suo membro eccitato. L'attesi mentre baciavo la sua punta gonfia e rossa.

«Cristo--»

«Forza, Hayden. Le conosci bene.»

«Ti prego,» sputò rocco, «fammi sentire la tua bocca.»

Afferrai la mano attorno alla sua base e feci una leggera pressione. Lui imprecò ancora.

«Tra poco sarai accontentato.»

«Facciamo subito.»

«Facciamo che decido io.» schioccai.

Sbuffò stizzito. Io sorrisi e poi leccai la sua lunghezza con cura fino alla punta turgida; fissandolo, ruotai la mia lingua attorno a quella mentre muovevo la mia mano su e giù. Si passò una mano tra i capelli e appoggiò la nuca al muro con forza.

Giocare con lui era sempre eccitante. Vederlo perdere il controllo era eccitante. Il modo in cui schiudeva e si mordeva il labbro per trattenere i gemiti rochi. Come i suoi muscoli si tendevano e le vene del collo e delle mani si gonfiavano. Lui sapeva farti contorcere le budella anche quando eri tu a toccarlo.

Lo stuzzicai fino a che non vidi i suoi occhi impazzire e supplicarmi silenziosamente.

Chiusi le labbra attorno a lui e lo accolsi come avevo imparato a fare. Un'imprecazione roca e echeggiò nell'aria e sperai che non ci fosse nessuno nei balconi sotto di noi. La sua punta colpì la mia gola e non riuscì a trattenersi. Incastrò le mani tra i miei capelli per scaricare la tensione mentre io lo prendevo fino in fondo.

Per i primi secondi ogni volta che tornavo su, lo liberavo per giocare con la sua punta e le mie labbra ma questo lo fece impazzire fino al midollo. Quando iniziai a scopare veramente la mia bocca con la sua eccitazione, rilasciò dei leggeri ansimi di gola che entrarono dalle mie orecchie e si fermavano tra le mie cosce.

Facevo fatica a contenere tutta la sua mascolinità ma non mi arresi e continuai a soffocare attorno a lui. I miei occhi lacrimarono e la saliva si accumulò rendendo tutto più scivoloso e facile. Respirai col naso e quando riuscivo a guardarlo, mi beai della vista. Lui faceva lo stesso con me.

Mi incitò sottovoce e accolsi ogni sua parola perché volevo sentirlo venire nella mia bocca.

Per gli ultimi minuti prese il comando e fu lui a guidare la mia testa contro il suo bacino. Le mie unghie erano infilzate nelle sue cosce che sentii tendersi dopo un po'. Capii stesse per venire e rallentò i movimenti decisi per quelli più profondi e lenti mentre rilasciava il suo liquido caldo nella mia bocca. Il suo respiro era pesante e liberò i miei capelli.

Uno schiocco leggero si creò quando allontanai la mia bocca e lo fissai ancora in ginocchio. Mi leccai le labbra e lui ridacchiò con affanno. Agguantò la mia gola e mi sollevai, piantando le mani sulle sue cosce per reggermi mentre mi tirava contro di lui.

Hayden non era mai stato schizzinoso. Non si era mai fatto problemi a baciarmi dopo un atto orale e lo fece anche in quel momento.

«Pompino vista oceano pre-matrimonio, cosa potrei volere di meglio?» ghignò, rompendo il bacio.

«Be'...la nostra stanza è sempre vista oceano.»

I suoi occhi luccicarono.

«Porta il tuo culo in camera, Adams.»

Hayden

Avevo un fottuto mattone sullo stomaco. Continuavo a toccarmi l'anello di Makayla dietro la mia schiena e non spostare lo sguardo dalla navata, che consisteva in un tappeto di raso bianco sopra al legno di questo palchetto in legno costruito sopra alla spiaggia. Sarebbe sbucata fuori da una siepe fiorita con suo padre a fianco.

E sarebbe successo a secondi.

La musica nuziale che aveva scelto era una canzone di Ed Sheeran e stava suonando già da un po'.

Travis e Malcolm erano alle mie spalle facendomi da testimoni. Donna e le sorelle gemelle erano le damigelle di Makayla. Nelle due prime file, divise dal corridoio, c'erano da una parte i genitori di Makayla -al momento mancava suo padre- e i gemelli maggiori. Dall'altra parte i miei nonni, zia Cindy e Jeremy. Il resto degli invitati erano nelle file dietro. Erano già tutti in piedi per accoglierla.

Il mio cuore--porca puttana, se non scoppiava quel giorno non lo avrebbe mai fatto. Cercavo di respirare normalmente ma il mio battito era nettamente più veloce e irregolare del mio respiro.

E arrivò il momento, dalle ultime file, vidi i sorrisi delle persone e capii che stesse arrivando.

«Non svenire, cugino.» sussurrò al mio fianco Brandon.

Non riuscii nemmeno a rispondere.

Sta arrivando, pensai.

Sbucò prima suo padre e poi lei.

Non svenire ha detto Brandon, giusto?

Come potevo non svenire? Era fottutamente bellissima. Era indescrivibile. Era mia.

Non aveva scelto un vestito bianco, e lo sapevo perché mi aveva chiesto il permesso di far pagare un extra. Ovviamente le avevo detto che poteva fare quello che voleva.

Non avevo capito che la sua intenzione era quella di uccidermi.

Il vestito era zaffiro blu. Un pizzo floreale come motivo principale sull'intero abito a sirena e che le fasciava le curve in un modo che al momento non avrei dovuto pensarci. Aveva un profondo scollo sul seno che era compresso e che mi fece sognare immagini indecenti.

Aveva raccolto alcune ciocche per creare una corona di trecce ma il resto era libero e dai boccoli definiti, come piacevano a me. Indossava il punto luce che le avevo regalato al ballo di fine anno al liceo.

Quando incrociai i suoi occhi, lessi quando fosse nervosa ed emozionata. Mi sorrise timidamente e pensai che non fosse reale. Non poteva esistere davvero tale bellezza. Camminò con suo padre a braccetto fino a salire sul palchetto. Gli baciò la guancia e si posizionò davanti a me. Incastrai i suoi occhi scuri e lucidi nei miei.

«Ehi, Adams.» mormorai.

Lei arrossì in modo adorabile e si schiarì la voce, «ehi, Miller.»

La cerimonia l'avrebbe condotta Brandon, grazie alla licenza online.

«Famiglia e amici, grazie a tutti per essere venuti oggi a condividere questa meravigliosa occasione. Oggi siamo qui insieme per unire i nostri Makayla e Hayden nel nome del matrimonio...»

Smisi di ascoltarlo perchè i miei pensieri erano tutti su di lei. Era bellissima in quel vestito che avrebbe fatto una brutta fine quella notte. Il trucco era leggero e metteva in risalto ogni sua caratteristica. Le labbra piene erano tinteggiate di un rosa perla luccicante che non vedevo l'ora di assaporare.

Giocai col mio anello per scaricare la tensione perchè lei non distoglieva lo sguardo emozionato da me e io mi sentivo un bambino a cui era stato dato il primo bacio sulla guancia dalla sua cotta. 

«Per quanto a me piaccia parlare, oggi è il loro giorno ed è giusto che parlino loro,» sentii dire da Brandon dopo non avevo idea di quanto tempo, «gli sposi hanno ora preparato alcuni voti che vorrebbero condividere.»

Makayla e Brandon si guardarono brevemente e poi si girò per prendere un foglio piegato da Donna. Prese un profondo sospiro e lo aprì.

«Devo chiudere gli occhi?» la provocai.

«Sta' zitto.» sibilò.

Trattenni una risata e premetti le labbra, pizzicandomi il naso. Mi guardò nervosa e trattenni l'impulso di baciarla per tranquillizzarla. E perché era una Dea. Strinse con forza il foglio.

«Hayden,» la voce le tremava, «dirti qualcosa che non sai è praticamente impossibile. Ho cercato di farlo comunque.»

Avrei voluto baciare la lacrima che le solcò la guancia.

«Inizio col dirti che essere qui oggi, sta rendendo molto orgogliosa e felice la me tredicenne. Per chi non lo sapesse, a quell'età avevo una cotta per lui, e la sua musica.»

«Ma più per lui.» disse Donna.

Tutti risero. Io sorrisi mentre lei ruotava gli occhi.

Si grattò la guancia e continuò, «q-quando ho partecipato a quella gara non avrei mai pensato di poter arrivare in finale, tanto meno batterti,» mi guardò con fare , «ma è successo.»

Era successo.

«Dopo quella gara non avrei mai pensato di rivederti,» deglutì, guardandomi, «ma è successo anche questo.»

Un flashback di quando la trovai nella piscina mi tornò in mente.

«Ti ringrazio per non aver chiamato la polizia, sarebbe stato difficile da spiegare cosa fosse successo. Mamma, papà, dimenticate questa parte.»

Li guardai con la coda dell'occhio. Stavano sorridendo emozionati e sua madre aveva un fazzoletto sotto agli occhi.

«È meglio non entrare nei particolari ma tra di noi è iniziato tutto per un patto e delle regole...» si morse il labbro, respirando a fondo, «non siamo stati molto bravi a rispettarle.»

«Direi di no.» mormorai.

Sorrise e guardò velocemente il foglio, «tu mi hai dato la possibilità di riprendere a fare ciò che amo e, lo sai, non potrò mai ringraziarti abbastanza per tutto quello che hai fatto per me. P-più passavo il tempo con te e più mi legavo a te. Siamo diversi, abbiamo personalità quasi opposte ma io e te riuscivamo sempre a trovarci in un punto e ogni volta c-che ti trovavo lì, rendevi le mie giornate migliori. Piano piano, ti ho conosciuto. Ti sei aperto con me e...sono cosi fortunata che tu abbia scelto me per farlo. Non capirò mai perché, ma sono grata che lo abbia fatto perché ho avuto l'onore di conoscere una persona incredibile.»

Questa era la parte dove mi uccideva. Dannazione, Adams. Almeno non guardarmi mentre lo fai, pensai.

«Lo sei, Hayden.» disse, gli occhi fissi nei miei.

Serrai la mascella e inspirai piano. Non volevo piangere, ma sentii gli occhi farsi più bagnati.

«Sei la persona più forte, coraggiosa e generosa che abbia mai incontrato. Non devo entrare nei dettagli per farti capire di cosa parlo...» si leccò le labbra, «ma sono cosi orgogliosa delle vincite personali che hai raggiunto.»

Annuii, trattenendo le lacrime. Sapevo bene di cosa parlasse. Mai mi sarei immaginato di arrivare ad un giorno e spogliarmi di fronte a persone che fossero Brandon. E invece, era successo. Prima con lei. E ora con tutti. Ma era sempre lei che mi aveva dato la forza di farlo. Lei e il suo amore per me.

«Sei gentile, sei rispettoso, sei leale e anche se non lo vuoi ammettere sei dolce, qualche volta,» alzò le spalle con un sorrisetto, «poi torni a fare lo stronzo ma questa è una tua caratteristica principale che ho riconosciuto fin da subito.»

«Confermo.» parlò Brandon.

Lo guardai male ma poi scossi la testa, divertito.

«Mi sono innamorata di tutte le tue sfaccettature, dalla prima all'ultima. Per me sei sempre stato perfetto. Non l'ho mai messo in dubbio e non avresti dovuto farlo nemmeno tu, in passato.»

Aveva appena lanciato una frecciatina a Juliette, che era qui presente, la quale mi aveva fatto dubitare di me. Se fossi dalla parte buona o cattiva del mondo.

«Tra noi non è stato facile all'inizio. Ne abbiamo passate un po' ma siamo riusciti a superare gli ostacoli non così piccoli,» abbozzò una risatina esausta che compresi molto bene, «durante una cena alla fine del liceo mi hai promesso che mi avresti sposato. Credevo fossi pazzo. Poi, due anni fa mi hai chiesto davvero di sposarti e ho avuto la conferma definitiva che lo fossi.»

Scossi la testa divertito.

Lei si morse il labbro e sospirò a fondo, «col senno di poi, ti avrei sposato, Hayden. Anche il giorno dopo. Ma l'idea di piazzarti un patto è stato più interessante. Insomma, tra di noi è iniziato tutto per un accordo, perché non sposarti per un altro, no? E alla fine ho fatto bene. Insomma, in pochi si possono vantare di aver ricevuto la proposta di fronte a tutta la nazione dopo aver vinto un Super Bowl...»

Piccole risate echeggiarono nell'aria.

Il suo sguardo si fece più commosso e io sbattei le palpebre.

«A volte penso che la nostra storia sia un cliché, forse un po' lo è, per certi aspetti. Ma noi due sappiamo che non ci sono molte storie come la nostra. Che hanno attraversato quello che abbiamo vissuto noi. Non siamo cliché, siamo noi. La nostra storia è spettacolare ed è unica. Perché noi lo siamo. Tu lo sei. Sei unico, Hayden. E io sono la ragazza più fortunata su questa terra perché la tua unicità ha scelto me per condividere il resto della tua vita. Hai scelto me, Hayden, e io non posso che dirti grazie e che ti amo così tanto che morirei per te, lo sai. A-a te piace vincere, be', sappi che sei al primo posto nel mio cuore. E lo sarai per s-sempre.»

Scoppiò a piangere e si girò per prendere un fazzoletto da Donna, la quale piangeva anche lei. Gli invitati applaudirono. I miei occhi non si staccarono da lei che si asciugò le guance senza toccarsi il trucco agli occhi.

Quando ricambiò il mio sguardo non potei che dire con la gola secca, «ti amo.»

Lei si pavoneggiò, tirando su col naso, «ci mancherebbe anche altro, Miller.»

Tutti scoppiarono a ridere e anche io. Dio, quanto mi faceva impazzire.

«Bene. E ora,» Brandon indicò me con le mani, «puoi condividere i tuoi voti, Hayden.»

Mi mossi a fatica. Il mio corpo si muoveva a rallentatore. Le sue parole mi avevano annebbiato e recuperai la sanità mentre scendevo dal palchetto.

Il pianoforte era già pronto a lato di esso. Una volta seduto sullo sgabello, lei era l'unica cosa che avevo diretto di fronte e non mi importò del resto. Avevo intenzione di suonare per lei.

«Makayla sa che sono più bravo a suonare che ad usare le parole in queste occasioni, per questo ho scritto qualcosa per lei,» anticipai, rivolgendomi agli invitati, «ma prima vorrei fare una premessa.»

La guardai e lei si morse il labbro, gli occhi lucidi e rossi.

«Sai perché ho scelto questa data?»

Aprì la bocca ma poi la richiuse e alzò le spalle, «n-non me lo sono chiesta, sinceramente.»

Annuii e guardai i suoi genitori seduti in prima fila a mezzo metro dal pianoforte.

«Esattamente cinque anni fa vostra figlia fece irruzione in casa mia di notte e si fece un bagno nella mia piscina.»

Sua madre sgranò gli occhi e lanciò un'occhiata a sua figlia prima di scoppiare a ridere e piangere. Anche io guardai sua figlia. Aveva una mano piantata sulla faccia e scuoteva la testa. Nascose la bocca con la mano e mimò 'stronzo'.

Trattenni una risata e continuai.

«Cinque anni fa ti ho sorpresa nella mia piscina e nonostante fossero passati due anni e fosse buio, ti ho riconosciuta subito. Dentro di me ho sempre desiderato rincontrare colei che fosse riuscita a battermi e mai avrei pensato che sarebbe capitato in quel modo,» dissi, «sei entrata nella mia vita cosi, Kay. Senza chiedere permesso. Non hai bussato. Hai deciso di entrarci e io ho deciso di non lasciarti uscire. Non ci riuscivo. Non ci riesco. Sei quella costante che se mai dovessi perdere, per me non avrebbe più senso la vita. Sei letteralmente ciò che mi ha spinto a non arrendermi con me stesso, è grazie a te sono qui. Felice come non lo sono mai stato prima.»

La vidi piangere e sentii una fitta al petto. Sono lacrime di gioia, Hayden, non la stai ferendo.

«Il resto voglio che lo ascolti. So che tradurrai questa musica in parole perché l'hai sempre fatto.»

L'avevo scritta pensando a lei. Al modo in cui mi faceva sentire quando era anche solo paraggi e poi quando mi guardava e mi toccava. La melodia era delicata perché lo era lei quando mi baciava le cicatrici. Era dolce come la sua risata quando le facevo io solletico. Era lenta ma sensuale come quando mi sussurrava piano una volta affondato nel paradiso che aveva tra le cosce.

Makayla era difficile da raccontare con una melodia di tre minuti. Per lei non mi sarebbe bastata una vita. Ma quel giorno le diedi un assaggio di tutto ciò che mi faceva provare, avrei avuto il resto della vita per spiegarle nel dettaglio come mi faceva sentire.

Era la prima volta dopo anni che suonavo di fronte ad un gruppo di persone e tutto ciò cui pensavo, mentre osservavo le mie dita muoversi sui tasti, era lei.

Quando conclusi con l'ultima nota che feci risuonare per qualche secondo, la guardai. Stava sorridendo tra le lacrime. "Grazie" mimò facendomi battere il cuore.

Tornai sul palchetto e mi misi di fronte a lei. 

«Bene. E ora è arrivato il momento che tutti noi aspettavamo...»

Mi girai per recuperare le fedi da Travis. Erano d'oro ma il colore intermedio su tutta la circonferenza era nera e all'interno c'erano dei piccoli diamanti puri.

Brandon guardò prima lei. Lei guardava me.

«Vuoi tu, Makayla Adams, prendere Hayden Miller come tuo marito, per vivere insieme nel vincolo matrimonio, per amarlo, confortarlo, onorarlo e proteggerla, in salute e in malattia, nel dolore e nella gioia, da questo giorno in poi, finché morti non vi separi?»

I suoi occhi tremarono annacquati nei miei.

«Lo voglio.» disse.

Cazzo. Il mio corpo venne invaso da brividi.

«E vuoi tu, Hayden Miller, prendere Makayla Adams come tua sposa, per vivere insieme nel vincolo del matrimonio, per amarla, confortarla, onorarla e proteggerla, in salute e in malattia, nel dolore e nella gioia, da questo giorno in poi, finche morti non vi separi?»

Le labbra mi si incurvarono mentre pronunciai quelle due parole col cuore in gola.

«Lo voglio.»

Le lacrime scivolarono ai lati dei suoi occhi.

«Makayla e Hayden hanno scelto degli anelli da scambiare tra loro come simbolo del loro amore. Mentre metti questo anello al dito di Makayla, per favore ripeti dopo di me...Con questo anello, ti sposo e ti prometto il mio amore ora e per sempre.»

La sua mano tremava e l'appoggiai sopra alla mia mentre con l'altra tenevo in mano l'anello già posizionato davanti al suo anulare primo dell'anello di fidanzamento.

«Con questo anello, ti sposo e ti prometto il mio amore ora e per sempre.» dissi a voce rauca.

Glielo infilai e non ci fu vista più celestiale.

Lei afferrò l'altro anello di una misura più grande e imitò i miei gesti.

Brandon parlò e poi lei disse, «con questo anello, ti sposo e ti prometto amore ora e per sempre.»

Come ci si poteva tatuare la voce di qualcuno sulla propria pelle?

Sentii il peso di quell'anello che equivaleva all'amore verso di lei.

Le feci un occhiolino e lei premette le labbra per non sorridere troppo evidentemente.

«Per il potere conferitomi dallo stato di New York due giorni fa, ora vi dichiaro marito e moglie!»

Tutti applaudirono.

«Puoi baciarla, cugino. Ma non esagerare. Ci sono bambini.»

Lo avrei insultato ma il mio cervello fece muovere le mie gambe in avanti e feci scivolare una mano dietro alla sua schiena e l'altra la posizione contro il suo collo. Lei fece in tempo ad aggrapparsi alla mia giacca che mi spinsi contro le sue labbra e me ne fregai dei bambini. Qualcuno avrebbe tappato loro gli occhi.

Udii dei colpi da fuochi d'artificio che non pensavo fossero in programma e poi fischi e applausi.

Io la strinsi a me e continuai a drogarmi di lei e del suo sapore.

Mi staccai prima di non riuscire a fermarmi e deglutii, perdendomi in quel nocciola caldo dei suoi occhi che brillavano. Sorrise ampiamente, chiudendo le mani dietro il mio collo e mi salvai nella mente quel momento.

«E ora sei mia, Adams.»

Rise in modo adorabile e annuì, «per sempre, Miller.»

Per sempre.





S/A.

Matrimonio ✔️🎆💫

Si, avete letto bene. Travis e Donna hanno tenuto il bambino 🥹

Hayden e Makayla ♾️❤️👰‍♀️🤵‍♂️

Lasciate una stellina e un commento, se vi è piaciuto!

A presto, con l'ultimo capitolo bonus definitivo 👽❤️

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