It's a Cliché

Від -Happy23-

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Hayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juillia... Більше

Premessa
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12 - Parte 1
Capitolo 12 - Parte 2
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42 - Parte 1
Capitolo 42 - Parte 2
Capitolo 43 - Parte 1
Capitolo 43 - Parte 2
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59 - Parte 1
Capitolo 59 - Parte 2
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Epilogo
Capitolo 1 Bonus - Parte 1
Capitolo 1 Bonus - Parte 2
Capitolo 1 Bonus - Parte 3
Capitolo 2 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 1
Capitolo 3 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 3
Capitolo 4 Bonus
Capitolo 5 Bonus
Profilo Instagram

Capitolo 2 Bonus - Parte 1

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Від -Happy23-

Marzo, 2° anno di college


«Andrai a trovarlo per il suo compleanno? O lui torna qui?» Chiese Donna, gustandosi il suo milkshake al caffè.

Era sabato pomeriggio e quel giorno né io né lei dovevamo lavorare. Diversi mesi prima aveva trovato lavoro come impiegata part-time in una catena di poke ma aveva chiesto i turni solo serali, avendo le lezioni in giornata, e cosi quattro sere su sette lavorava nella catena delle famose bowl vicino a Times Square.

Io continuavo a lavorare come cameriera, da quasi un anno a questa parte però, i miei giorni erano saliti a cinque, con un weekend libero e l'altro no. Era decisamente stressante, soprattutto perché mi trovavo a studiare sempre tardi, però dovevo mantenermi in un qualche modo.

Quel giorno però essendo di riposo, volevamo godercelo all'aria aperta.

«Vorrei ma mi ha detto di non farlo perché avrà da fare con la squadra. Si devono preparare per le semifinali e sono immersi negli allenamenti. Avremmo poco tempo da passare insieme.» spiegai un po' sconsolata.

«Peccato.»

«Si,» sospirai, «soprattutto perché sono i giorni delle vacanze di primavera e dovrebbero essere liberi.»

«Si, anche Travis mi ha detto che è abbastanza stressante questo periodo.»

Giusto. Donna e Travis.

Ruotò gli occhi, «smettila.»

Mi sentii sorridere, «di far cosa?»

«Di guardarmi così. Sai già la risposta.»

«A dire il vero non so niente,» incrociai le braccia, «dopo che mi hai detto che avete scopato alla mia festa di compleanno e che vi scambiati qualche messaggio, hai smesso di aggiornarmi.»

«Perchè non c'è niente da dire!»

La guardai per niente convinta.

Lei alla fine cedette in un sospiro irritato e io sorrisi vittoriosa.

«Prima che ti faccia film mentali, per ora ci siamo davvero solo scrivendo.»

«Okay.»

Sarebbero tornati insieme. Me lo sentivo.

Prese un sorso del milkshake e guardò verso l'ampio parco, «ammetto che mi era mancato parlare con lui. Sicuramente siamo cambiati, è passato più di un anno ormai, ma c'è quel qualcosa dentro di me che si accende quando parlo con lui.»

La ascoltai parlare.

«Ma non è cambiata la situazione,» mi guardò con un pizzico di amarezza, «io guardo tu e Hayden e capisco cosa sia trovare la persona, quella con cui morirai. E non dico che Travis non possa essere la mia ma noi non siamo voi e sicuramente il sentimento che c'era prima ora non è così forte, quindi sarebbe solo un problema.»

«Pensi che, se già prima non siete riusciti ed eravate molto legati, ora che il sentimento è minore, non possiate assolutamente farcela.»

«Esatto. Lui sta bene là, con le sue ammiratrici e io sto bene qua, con dei semplici incontri da una notte e via.»

«Si,» arricciai il naso, «peccato che l'ultima notte risalga al mio compleanno. Con Travis.»

Mi fulminò con lo sguardo, «non siamo obbligate a ricevere visite ogni mese.»

«Ma sicuramente lei lo gradirebbe.» 

«Be', lei non comanda. Decido io chi può far entrare e chi no.»

«E rimaniamo sul fatto che da quando è entrato Travis hai chiuso le porte.»

«Sembra di parlare con Malcolm.» sbuffò.

Ridacchiai.

Quando tornai all'appartamento di Hayden erano le sei passate e decisi di farmi una bella doccia.

Prima di entrare mandai un messaggio proprio a lui.

-Mi fai compagnia a cena?

Lasciai il telefono sul lavello e poi mi spogliai, entrando in doccia. Le luci rosse a neon rendevano sempre l'atmosfera molto sensuale ed essere sotto quel getto da sola non era divertente.

Mi insaponai prima i capelli e durante i minuti di attesa della maschera, mi lavai il corpo. Feci attenzione ad un'aggiunta particolare nel mio corpo, un piercing al capezzolo sinistro.

Lo avevo fatto per il mio ventesimo compleanno, cioè tre mesi prima. Hayden, che aveva passato un'intera settimana qui a New York, aveva accolto molto calorosamente quell'idea che mi era già balzata in testa tempo prima. Ricordai quel viaggio a Charleston quando glielo dissi e approvò subito.

Così, mi aveva accompagnata da una conoscenza di Brandon e ricordavo bene i suoi occhi brillare quando la ragazza aveva terminato il lavoro. Mi aveva anche detto di stare attenta e di curarlo con attenzione per evitare infezioni. E lo avevo fatto. Ormai erano quasi tre mesi e, anche se i tempi di guarigione erano lunghi, il mio sembrava già essere a posto.

In più in quei mesi, avevo aggiunto altri tatuaggi.

Alla fine avevo fatto davvero il serpente, era sullo sterno stilizzato piccolo e rosso. Sulla natica sinistra c'era un piccolo Yes, Sir., avevo promesso a me stessa che l'avrei fatto e così era stato, e anche questo fu opera di Hayden. Dovevo solo ricordarmi di non andare più al mare o al lago con la mia famiglia.

E all'insaputa di Hayden, ne avevo fatto un altro circa due settimane fa. Avevo detto a Brandon la mia idea e lui si era quasi commosso, dicendo che Hayden sarebbe rimasto senza parola una volta visto.

Ci avevo pensato molto, avere impresso per sempre sulla pelle qualcosa riguardante una relazione era sempre pericoloso perché non potevi mai sapere come sarebbe andata a finire. Ma con Hayden sapevo come sarebbe finita e quando l'idea mi era saltata in mente, non ero più riuscita a dimenticarla. Avrei voluto farglielo vedere per il suo compleanno ma non ci saremmo visti e quindi dovevo attendere un'altra occasione.

Terminata la doccia, mi avvolsi in un asciugamano e mi misi di fronte allo specchio per disappannarlo. Non ero cambiata molto. Quando guardavo le foto di me e Hayden o dei miei amici, vedevo molto il loro cambiamento. Hayden e Malcolm, ad esempio, da quasi un anno avevano una leggera barba. Su Hayden era un dettaglio sexy che amavo. Donna aveva modificato un po' il suo look e aveva fatto crescere i lisci capelli neri. A volte pensavo che avrebbe dovuto provare a fare la modella perché sarebbe stata perfetta. Io ero rimasta sempre uguale, non che mi dispiacesse, ma era un dettaglio che notavo.

Andai nella cabina armadio di Hayden, nella quale avevo trasferito alcuni dei miei vestiti, e feci cadere l'asciugamano. Le gocce dei miei capelli bagnati scivolarono lungo la schiena e colpirono anche il parquet. Indossai l'intimo e poi una felpa di Hayden. Mi misi di fronte all'ampio specchio della cabina armadio e tamponai i capelli con l'asciugamano. I boccoli si crearono facilmente e non li asciugai con altro non avendo voglia. 

«Qualche minuto prima e avrei assistito a tutt'altra scena.»

Il cuore si fermò all'istante.

I miei occhi guardano prima lo specchio che rifletteva anche l'ingresso della cabina alle mie spalle e poi mi girai di scatto, totalmente scioccata.

Hayden.

«Oddio.» 

Uno bellissimo ghigno si aprì sul suo volto maturo e il mio cuore esplose.

La salvietta mi scivolò dalle mani e corsi verso di lui. Gli saltai addosso e lui mi afferrò e mi strinse senza fatica.

«Che diavolo ci fai qui? Mi hai detto che eri impegnato!» Esclamai, tirandomi indietro per afferrargli il viso tra le mani.

L'ispida barba pizzicò i miei palmi. I miei occhi vagarono sul suo viso. Rispetto all'anno scorso aveva cambiato il taglio di capelli, ora erano leggermente corti ai lati e più lunghi sopra. Gli occhi erano sempre due gocce d'oceano incantatrici.

«È vacanza, Adams. Va bene vincere ma anche noi abbiamo bisogno di riposo.»

Schiusi le labbra sorpresa.

«Mi hai mentito.»

«Ti ho fatto una sorpresa.»

Non riuscii a non sorridere e l'istante successivo incollai le labbra alle sue. 

Ed eccolo, il paradiso, pensai. 

Camminò, entrando nella cabina, e fece scontrare la mia schiena alla parete mentre le nostre lingue si riunivano dopo mesi. Strinsi e tirai i suoi capelli mentre sentivo la sua presenza farsi dura tra le mie gambe. Dio, quanto mi era mancato. Avrei dovuto chiedergli se fosse stanco, come fosse andato il viaggio, ma lasciai parlare i nostri corpi. Lo sentii ansimare contro di me quando mi accarezzò il fianco da sotto la felpa. Rabbrividii a quel tocco delicato che sognavo sempre. Mi strinsi a lui e premetti tutta me stessa. Il suo calore e il suo profumo mi avvolsero dolcemente.

Quando mi staccai dalle sue labbra ero senza fiato. Guardai la sua bocca rossa e poi i suoi occhi accesi.

«Ehi, Miller.» mi leccai le labbra.

Sorrise e gracchiò roco, «ehi, Adams.»

Appoggiai la fronte alla sua e recuperai fiato mentre il mio cuore desiderava unirsi al suo.

«Resti tutta la settimana?»

«Si, parto dopo il mio compleanno.»

Che bello. Avrei passato un'altra settimana con lui. Il mio stomaco si infuocò all'idea di quello che avremmo fatto e gli morsi il labbro.

«Posso vedere come sta il mio bambino?» mormorò con un lieve sorrisetto.

Ridacchiai e mi tirai indietro, le sue mani erano ancora sotto le mie natiche a reggermi.

«Dovresti smetterla di chiamarlo così.»

«Mai. È il mio protetto.»

Scossi la testa divertita e gli dissi che poteva guardare il suo protetto.

Sorrise beffardo e poi sollevò la mia felpa. Essendo senza reggiseno trovò subito i miei seni, le punte già dure, e il piercing in quello sinistro.

Il mio corpo si accaldò per il suo sguardo caldo e, quando sfiorò col pollice la pelle increspata che circondava il capezzolo, sentii una scossa violenta in mezzo alle gambe.

«Ti fa male?»

Negai con me parole bloccate in gola. Non poteva toccarmi così.

Mi guardò rapidamente, consapevole dell'effetto che mi faceva, e poi chinò il volto verso il mio seno. Le sue labbra baciarono il rigonfiamento sopra, ai lati e sotto il capezzolo. Il mio stomaco si chiuse e premetti la mia intimità contro il suo bacino.

«Ti voglio, bellissima. È da tutta la settimana che penso a questo giorno.» mormorò, baciando l'altro seno e questa volta succhiò anche la punta.

Gemetti e tirai i suoi capelli, inarcando la schiena. Lo volevo anche io.

Ma prima...

«Devo-» deglutii, perché continuò a baciarmi il seno e a torturarmi, «-devo farti v-vedere una cosa prima.»

Quello attirò la sua attenzione e si allontanò, tirando giù la felpa.

«Cosa?»

Sorrisi timidamente, «fammi scendere.»

Lo fece e camminai con le gambe molli verso lo specchio. Lui mi seguì. Incrociai i suoi occhi dallo specchio e improvvisamente mi sentii nervosa. E se non gli fosse piaciuto? 

«Ho fatto un tatuaggio.» dissi.

«Oh,» aggrottò la fronte, «quando?»

«Un paio di settimane fa.»

Annuì piano ma la confusione era visibile, «perchè non me l'hai detto?»

«Volevo farti una sorpresa. Volevo fartelo vedere al tuo compleanno.»

La confusione ora si trasformò in incredulità e le sue spalle si abbassarono rilassate.

«Brandon l'ha trovata una bella idea e...be', spero ti piaccia.»

Il suo sguardo intenso non si staccò da me. Attese a braccia conserte che mi spogliassi e io mi girai dando le spalle allo specchio. Lo avrebbe visto dal riflesso. La sua altezza incombeva su di me e come sempre mi fece sentire piccola ma protetta.

Afferrai i lembi della felpa e piano piano la sollevai. Restai con solo un paio di mutandine striminzite di fronte a lui ma i suoi occhi erano fissi sullo specchio. Lo avevo visto sbiancare e mi sembrò anche non stesse respirando. 

«Oh, Kay...» esalò roco, scuotendo leggermente la testa.

Il cuore pompava ferocemente. Mi morsi il labbro e girai il collo per guardarmi oltre la spalla. Strinsi la felpa nelle mani e vagai sulla mia schiena. 

C'erano delle piccole scintille a coppie, una più spessa nera e l'altra sottile, avrebbero dovuto rappresentare le stelle. E queste stelle erano in ogni punto in cui lui aveva le bruciature.

Era come un cielo stellato. Una mappa delle sue cicatrici sotto forma di stelle.

Cercai il suo sguardo ma era ancora fisso sulla mia schiena. Sembrava sconvolto. 

«Ti...ti piace?»

Sinceramente non riuscivo a capirlo.

Fece un passo avanti e mi sfiorò con la punta delle dita la spalla, facendomi voltare. Gonfiai il petto e lo osservai dallo specchio mentre teneva lo sguardo basso. Sentii poi le dita della sua mano sfiorare i piccoli tatuaggi e deglutì.

Quei segni sarebbero sempre stati una parte difficile per lui da affrontare, ma io li avevo accettati subito perchè erano una parte di lui, anche se orribile, era qualcosa che lo rappresentava. E volevo fargli capire che lui brillava, nonostante i tremendi ricordi, lui non era rotto ed era bellissimo. 

Poco dopo, avvolse il braccio sinistro attorno al mio addome e l'altro lo premette contro al mio seno, tirandomi indietro verso di lui. Nascose il volto e sentii le sue labbra premere prima contro la mia testa e poi sulla spalla sinistra. Sospirai piano e appoggiai le mani sopra alle sue braccia, lasciando andare la testa contro di lui e guardai il nostro riflesso.

«Sono senza parole.» mormorò, la voce più rauca del solito.

«In senso buono o cattivo?» accennai un sorriso.

«È stupendo.»

Mi emozionai e sbattei rapidamente le palpebre.

«Non hai idea di quanto ti stia amando in questo momento, Kay. Mi fa male il cuore.»

E ora stavo trattenendo le lacrime.

«Sei una persona incredibile e non devi vergognarti mai di quelle cicatrici. Devi essere fiero di quello che sei, nonostante il passato.»

Tirò su col naso e sollevò il volto, baciandomi la testa. Si nascose ancora da me ma io mi girai e lui si passò le dita sotto agli occhi. L'istante successivo, afferrò la mia vita nuda e allacciai le gambe dietro al suo bacino e le braccia dietro al suo collo. Gli baciai la fronte e poi appoggiai la mia fronte alla sua.

«Toccare queste stelle, pian piano forse ti farà capire quanto non sia rovinato. Brilli come loro.» dissi sottovoce.

Nonostante tutto questo tempo, non si spogliava mai di fronte a nessuno che non fossi io o Brandon. Con Travis era riuscito a stare al massimo con la camicia slacciata, facendogli scoprire anche dell'esistenza di tatuaggi, ma non aveva mai mostrato la schiena a nessuno. E sapevo bene che più ad essere un fattore di non voler rispondere a domande scomode, fosse perchè si vergognava.

«Sei eccezionale.» disse, tirando su col naso.

«Anche tu.»

«No. Non sono neanche la metà di quello che sei tu.»

«Lo sei, Hayden. Lo sei davvero.» sussurrai.

«Ti amo.»

Il mio petto si gonfiò e sorrisi, «ti amo.»

Mi baciò e io premetti il mio petto al suo, stringendolo. Rafforzò la presa attorno a me e riprese a camminare.

Uscì dalla cabina armadio e quando raggiunse il letto, mi fece scendere e si sistemò sopra di me, fra le mie gambe.

La sua lingua rincorreva la mia e tirai il suo maglione che sfregava anche contro i miei seni scoperti. Ondeggiai e scontrai il bacino al suo, facendo ansimare entrambi. Si staccò poco dopo. I suoi occhi liquidi si persero nei miei.

«Cosa?» chiesi affannata.

«Voglio rivederlo.»

Sorrisi e mi tirai su per baciarlo dolcemente poi mi girai. Portai i capelli umidi oltre la mia spalle e incrociai le braccia sul materasso per poi appoggiare la guancia su esse.

Sentii i polpastrelli sfiorare le prime stelle in alto e poi quelle vicino alla spina dorsale. Chiusi gli occhi al suo tocco. Lasciai che assorbisse il significato di quel gesto con calma. Poco dopo si mosse e al posto delle dita c'erano le sue labbra.

Risucchiai un respiro e premetti la fronte contro le braccia. Sentendo il sangue pomparmi nelle orecchie. Mi lasciò baci caldi su ogni punto tatuato. Saliva e scendeva. Catturò ogni specchio delle sue cicatrici e mi sentii tremare il cuore. Nel mentre, la sua mano destra accarezzò il mio fianco per poi spostarsi verso il costato. Inarcai la schiena alle sue labbra sulla zona trapezoidale e sentii le punta delle dita sfiorarmi il seno. Poi si avvinghiò e quello e sollevai e inclinai indietro il collo. Mi baciò la spalla e sentii le sue labbra vicino al mio orecchio mentre torturava il mio seno nel suo palmo. Mi morse il lobo e gemetti. 

Mi torsi col busto finchè non trovai le sue labbra e incastrai una mano nei suoi capelli. Lui pizzicò la punta dura del mio seno e piagnucolai di dolore e piacere. Liberò le mie labbra e tornò al mio collo mentre io tornavo a fissare il muro ansimante. Si sollevò e tirò su anche me, un braccio attorno alla mia vita. Accarezzò ogni curva del mio corpo finchè non premette la mano al centro della mia schiena e mi fece abbassare lievemente. Intuendo cosa volesse fare, aggrappai il bordo della spalliera e inarcai la schiena, premendo il mio sedere contro il cavallo dei pantaloni. Gemette e le sue mani si strinsero attorno ai miei fianchi. Poi, scesero e accarezzarono le mie natiche tonde e sode, premendosi contro di me. Sentii la sua erezione e pregustai ciò che sarebbe successo.

Sfiorò il tatuaggio sulla natica destra e lo guardai ad oltre la spalla, sbattendo le ciglia e mordendomi il labbro. I suoi occhi erano annacquati dal piacere.

«Si, bellissima?» ghignò furbo.

«Forte

Abbassò lo sguardo verso il mio fondoschiena ancora tra le sue mani e poi la mia schiena.

«Dopo questa sorpresa non credo che sarei riuscito ad averti in un altro modo.»

«Ottimo.» 

Tornò ai miei occhi e sorrise affilato. Si sporse poi in avanti, mentre io mi spingevo indietro, risalendo con le mani i fianchi, il costato e agguantando i seni. La sua bocca era a pochi centimetri dalla mia e il desiderio era alle stelle.

«Ho detto a Brandon che magari saremmo usciti dopo cena con lui.» mormorò, strofinando il dito sopra al capezzolo col piercing.

Soffocai un ansimo e lo guardai da sotto le ciglia, «no.»

«No?» 

Staccai le mani dal bordo per afferrare il suo viso e tirarlo verso le mie labbra. Lo baciai con foga.

«Noi restiamo qui-» dissi affannata, «-e tu mi scoperai finchè non sarò esausta.»

Ridacchiò, «allora, sarà una lunga serata.»

«Ci puoi scommettere, Miller.»

Una scintilla accese i suoi occhi. 

«Allora direi di iniziare subito, Adams.»

⚜️

«Ciao Hayden!» salutò allegra mia madre.

«Salve, signora Miller.»

Eravamo sdraiati sulle sdraio che aveva sul balcone tra la cucina e il soggiorno. 

Mia madre ruotò gli occhi, «dopo due anni ancora con questa signora Miller

«Non riesce a perdere le vecchie abitudini.» sospirai.

Hayden mi pizzicò il fianco e io gli diedi un colpo al petto.

Mia madre sorrise e poi sospirò, «hanno chiamato i gemelli

Jamie con la sua ragazza e Ethan con la sua ragazza, si erano trasferiti nella Carolina del Nord. Entrambi lavoravano lì. Jamie come giocatore di football nella squadra della Carolina e Ethan lavorava in un importante studio legale.

«È successo qualcosa?»

«Non credo,» disse, «ma hanno chiesto se possiamo vederci questo weekend tutti insieme

Hayden era arrivato da un paio di giorni e sarebbe rimasto fino al suo compleanno che era il prossimo weekend. La pausa primaverile durava un paio di settimane.

«Oh, um, vedo cosa posso fare, mamma. I voli degli aerei non sono così bassi se non prenoto in anticipo.»

«Ci saremo, Claire.» disse subito dopo Hayden.

Girai la testa e lui mi guardò come per dire 'cosa?'.

«Non voglio che paghi per me.»

«Non mi interessa.» 

Afferrò il mio mento e lo rigirò verso il telefono, facendomi sbuffare.

Mia madre ci guardava divertita.

«Non è solo per il volo ma devo chiedere a Tyler di fare un cambio con i turni.»

Tyler era il proprietario del bar. Da quando avevo iniziato due anni prima non avevo smesso perchè mi trovavo bene.

«Okay, fammi sapere

«Entro domani ti saprò dire.»

«Perfetto. Come va la pausa? Stai mangiando? Ti vedo dimagrita, Makayla

"Confermo," borbottò sottovoce Hayden.

Lo ignorai avendo già avuto questa discussione con lui in quei giorni. C'era sempre questa discussione da affrontare. Ogni volta che ci vedevamo doveva dirlo.

«Sto bene, mamma.»

Riuscii a sviare in fretta l'argomento quando sentii in sottofondo la voce di Ashley. Ci salutò e come sempre parlò con Hayden come se noi non ci fossimo. Ora aveva cinque anni e ogni volta che lo vedeva, non si staccava da lui. Dovevo ammettere che in certi momenti, mi guardava anche male. Poi, arrivò mio padre e chiacchierammo tutti e quattro. 

Una volta terminata la chiamata il sole stava tramontando, io mi beai della vista su Central Park col cielo dalle sfumature arancioni e rosse, abbracciata ad Hayden. 

«Non sei obbligato a venire con me,» puntai il mento sul suo petto per guardarlo, «se vuoi stare qui e stare un po' con Brandon, lo sai che a me va bene.»

«Non è Brandon che voglio scopare.»

Sghignazzai, «be', sarebbe strano se fosse così.»

«Voglio stare con te, Kay. Siamo già sempre lontani, quando possiamo stare insieme facciamolo.»

«Concordo.»

«Quindi è deciso.»

«Be', devo ancora chiedere a Tyler.»

E infatti, ripresi il telefono e mandai un messaggio al mio capo, che aveva una quindicina d'anni in più di me, e gli chiesi se potesse cambiarmi di turno per tornare a casa.

«Chi è questo bel figo?» chiese stupidamente Hayden, indicando il mio sfondo.

Ovviamente era lui. Io seduta a cavalcioni sopra di lui, lui disteso sul letto mezzo nudo con un braccio gli copriva parte del volto e l'altro disteso e con la mano sulla mia coscia. Nella foto si vedeva anche la banda dei suoi boxer. In bella vista, perciò, c'erano i tuoi tatuaggi, i suoi muscoli, le sue collane e anche la mia mano sopra al suo addome tirato.

«Un attore porno.»

Il suo petto vibrò contro la mia guancia.

«E l'altra persona?»

«Una fan molto fortunata.»

Ridacchiò ancora, «hai visto i suoi video? È bravo?»

«Le recensioni sono impeccabili.»

Poi, aprii la fotocamera interna e scattai qualche foto di entrambi. Per lo più erano scherzose, tipo lui che mi infilava un dito nel naso e io che facevo una smorfia di lamento. L'album di foto che avevo con lui mi occupava gran parte della memoria. Quando era arrivato il momento di svuotare la memoria, stampavo le foto e creavo un album così avrei avuto sempre il ricordo senza sensi di colpa per averle eliminate. 

Quando rientrammo in casa, dovevamo organizzare la cena.

Quella sera ci sarebbero stati Brandon con una sua nuova fiamma, Angelina. Si frequentavano da qualche mese e io l'avevo vista solo di sfuggita mentre Hayden aveva sentito solo i racconti. 

«Hai invitato anche Donna?» domandò mentre tirava fuori la teglia per preparare le lasagne.

«No, Donna è tornata a casa ieri.»

Si bloccò con la teglia in mano, «ah.»

«Perchè?»

«Anche Travis è tornato a Greenville.»

Ma davvero...Quella piccola stronzetta non mi aveva detto niente.

«No,» mi ammonì, le mani sull'isola e lo sguardo stretto, «non fare quella faccia.»

«Quale faccia?» squittii.

«Quella dove vuoi impicciarti della vita degli altri.»

Mi portai una mano al petto offesa nel profondo, «io non mi impiccio, io ci tengo a ciò che succede agli altri e voglio sapere solo per il loro bene.»

«Si, certo,» socchiuse gli occhi, «non scriverle. Lasciali in pace.»

«Tu sai qualcosa?»

Si voltò nel prendere le sfoglie che aveva fatto bollire prima. 

«No.»

«Travis non ti ha detto proprio nulla?»

«Nulla.»

«Niente niente?»

Mi guardò annoiato, «niente niente, Adams.»

Mh. Non gli credevo.

«Lo scoprirò se menti, Miller.»

Sospirò, «non sto mentendo. Smettila di fare la ficcanaso e aiutami.»

«Posso fare entrambi.»

«No, grazie. Aiutami e basta.»

Sbuffai ma alla fine preparai con lui la teglia che infilò nel forno.

Apparecchiai la tavola in soggiorno e poi dissi ad Hayden che avrei fatto una doccia. Avrei voluto venisse anche lui ma doveva tenere d'occhio la lasagna in forno.

Dopo essermi lavata, indossai un vestito rosso in raso che mi ero portata dal dormitorio apposta per la serata. Era corto, la manica lunga a sbuffo che si stringeva alla fine dei polsini. Era stretto sotto al seno e aveva uno scollo a goccia stupendo. Il girocollo riprendeva la caratteristica dei polsini e copriva anche parte dei morsi e segni di Hayden. Aveva anche un'apertura quadrata sulla schiena, per non coprirlo avevo raccolto i capelli in uno chignon con due ciocche libere. Era elegante e mi piaceva molto. Ci abbinai un paio di decolté. Ero sì in casa ma non potevo stare scalza.

Scesi e raggiunsi Hayden ancora in cucina. Appena sentii il rumore dei tacchi si girò e lustrò il mio corpo con occhi predatori.

«Ti piace?» sorrisi, facendo il giro dell'isola per fermarmi davanti a lui.

I suoi occhi accarezzarono le mie gambe e lo scollo sul seno, poi afferrò la mia vita e mi fece girare e mi baciò dietro al collo. Rabbrividii e strinsi le sue mani ferme sul mio addome.

«In quanto tempo si può togliere?» mormorò, le sue dita che accarezzavano la mia schiena scoperta. 

«Non abbiamo abbastanza tempo per quello.»

«Arrivano tra dieci minuti, posso farti venire due volte.»

Dio, che presuntuoso. Voltai la testa e sollevai il mento, incrociando le sue pupille dilatate.

«Ma ti devi ancora lavare.»

«Ci metto due minuti.»

Scossi la testa divertita, «non scoperemo. Non ti permetto di rovinarmi il trucco.»

«Non ti bacio. Non ti tolgo nemmeno il vestito.»

«Romanticismo portami via.»

Ruotò gli occhi, «non fare la principessa. Ieri mi hai fatto un pompino nel bagno dell'autogrill.»

Touché.

«No.» dissi ma il suo sguardo mi fece venire voglia. Socchiusi gli occhi, «prometti di non rovinarmi il trucco?»

Sorrise come un bambino, «prometto.»

E allora lo baciai e le mani sollevarono il mio vestito mentre cambiava le posizioni, incastrando me contro all'isola. 

Quando arrivarono Brandon e Angelina le lasagne erano pronte, il mio trucco e vestito erano ancora perfetti e noi eravamo felicemente appagati.

⚜️

«Dave!»

Corsi ad abbracciare mio fratello.

«Sorellina!»

Quando smise di strapazzarmi come se avessi dieci anni salutò anche Hayden che aveva la nostra valigia.

«Grazie per essere venuto a prenderci.» dissi, mentre uscivamo dall'aeroporto di Greenville.

«Di niente. Venite subito a casa o vi porto altrove?»

«No, portaci a casa di Hayden.»

Durante il viaggio chiacchierammo e ci aggiornammo sugli ultimi giorni.

«Sai perché hanno riunito tutti?» domandai.

«Sinceramente, non ne ho idea,» disse e poi mi guardò, «quanto resti qui?»

«Un paio di giorni.»

Una volta arrivati a Villa Miller gli dissi che ci saremmo visti più tardi a casa mia. Hayden aveva qui ancora la moto e mi aveva proposto di usare quella. Non ero al settimo cielo ma mi aveva promesso che sarebbe andato piano.

Entrammo in casa e ogni volta che mettevo piede lì il mio cuore faceva un balzo troppo grande. I ricordi che riempivano quelle mura erano molti.

Tutto era nato proprio lì. Nelle mura di villa Miller.

«Ugh, potrei addormentarmi tra un secondo.» dissi, appena mi buttai sul letto di Hayden.

L'ultima volta che eravamo stati qui era a Dicembre. La stanza non perdeva mai il suo profumo.

Hayden si sdraiò vicino a me e rotolai sul fianco, allungando una mano sul suo petto.

«Un paio d'ore e poi andiamo a casa mia, okay?» chiesi.

Mi guardò e annuì.

«È molto probabile che Ashley ti rubi per giocare con le bambole.»

«Ormai sono esperto.»

Ridacchiai. Avevo una foto di lui seduto su una minuscola sedia, una coroncina tra i capelli mentre faceva finta di bere del tè e aveva anche io mignolo sollevato.

«Devo aggiornare l'album Hayden e il tè con le bambole

«E io devo aggiornare l'album Makayla col cazzo in bo--»

Gli tappai la bocca e rise dietro al mio palmo. Lo insultai sottovoce e mi trascinò sopra di lui.

«Sai cosa pensavo?» dissi appena mi sistemai bene.

Le sue mani si fermarono sulle mie natiche e le mie dita giocavano con i suoi ricci.

«Che vuoi aggiornare l'album adesso?»

Gli diedi un colpetto in testa, «no, idiota. Ma ha comunque a che fare con noi, il sesso e un obiettivo.»

Sgranò leggermente gli occhi.

«No, non stai pensando a quello.»

Sogghignai, «sto proprio pensando a quello.»

«No.»

Alzai le spalle con nonchalance, «sarebbe divertente farne uno. Sarebbe utile quando sei lontano e io da sola.»

«Smettila.»

«Lo voglio in cassetta.»

«Dove, come e quando vuoi,» disse prontamente, «e possiamo fare una prova generale adesso.»

«Non farò un sex tape due ore prima di incontrare la mia famiglia.»

«Perchè no?»

«Perchè no.»

Si imbronciò e ridacchiai per la tenerezza. Gli rubai un bacio. E poi un altro. E un altro ancora, finché non sorrise contro le mie labbra e ribaltò le posizioni.

«Facciamo solo sex senza tape?» sfregò il naso contro al mio.

Risi ancora e annuii.

«Ci sto. In doccia, però.»

Dovevo assolutamente cambiarmi i vestiti dopo essere salita su un aereo. Era più forte di me.

Riprese a baciarmi e si sollevò dal letto. Mi aggrappai a lui mentre andavamo in bagno.

I vestiti scomparvero rapidamente e, senza sapere come, mi ritrovai con la schiena contro le fredde piastrelle, le gambe attorno al suo bacino, la sua erezione che premeva contro di me, la sua bocca sui miei seni e l'acqua che ci colpiva da tutti le bocchette di quella doccia moderna.

Succhiò e ruotò la lingua sopra al capezzolo col piercing e grugnì di gola mentre gli tiravo i capelli.

«Stupendo.» soffiò sulla mia pelle bagnata e la fece increspare di brividi.

Gli sollevai il capo e fiondai sulla sua bocca mentre mi strusciavo sulla sua lunghezza premuta tra noi. Ansimai e avvertii il mio addome tendersi per il piacere. La lingua di Hayden si mosse soffice con la mia ma esperta. Secondi dopo torturò ancora il mio collo e ciondolai la testa indietro, chiudendo gli occhi. I suoi baci sul collo erano la morte per me.

«Sai, mi diverte molto andare a trovare la tua famiglia.» gracchiò, mordendomi un lembo di pelle vicino alla clavicola.

«S-si? Perchè?»

«Perchè sono così contenti di rivedere la bambina di casa, senza sapere che poco prima la loro bambina si è fatta scopare violentemente da me da qualche parte.»

Abbassai lo sguardo, rossa in volta, e lui si scostò per lanciarmi un occhiolino.

«Non sono la bambina di casa.» ribattei, non potendo negare il resto.

«Si, lo sei,» afferrò tra i denti il capezzolo destro e lo tirò, facendomi squittire dal piacere, «avrai altre sorelle ma si vede che per loro sei sempre la piccola di casa.»

Questa cosa non l'avevo mai notata. 

«E ora la piccola di casa sta per essere presa contro la doccia. Contenta?» mormorò a pochi centimetri dalle mie labbra.

Mi morsi il labbro. Guardai i suoi occhi e le sue labbra con lo stomaco sottosopra.

«Sei proprio un bastardo.»

«Si, che sta per regalarti un magnifico orgasmo. Non trattarmi male.»

«Solo uno?»

«La piccola di casa è pretenziosa.»

Giocai con i suoi ricci e ridacchiai, «mi hai viziata tu così.»

«Vorrei che arrivassi dalla tua famiglia con le gambe funzionanti, bellissima.»

«Ho imparato a riprendermi velocemente.»

«Ah si?» inarcò un sopracciglio.

Annuii.

«Facciamo che questa volta non ti riprenderai, allora.»

Il mio basso ventre si infuocò e accettai la sfida.


Quando feci gli scalini del porticato di casa mia, ad ogni passo i miei muscoli chiedevano pietà e sentivo ancora fitte bruciacchianti tra le cosce.

Hayden mi lanciò un'occhiata divertita mentre avevo la sua mano intrecciata alla mia.

«Qualche problema, Adams?»

«Fottiti.»

«Ci hai già pensato tu.»

«Stai zitto.»

«Io mi riprendo in fretta. Hayden è tutto quello che hai? Riesco ancora a --»

Gli pizzicai il braccio e incrociai le braccia, fermandomi appena davanti alla porta, «prima di tutto, io non parlo così. Secondo, hai vinto la sfida ma smettila di cantilenare e terzo--»

E terzo, afferrò i miei fianchi e mi baciò, fregandosene se fossimo davanti alla porta di casa mia. Quando mi staccai un flebile schiocco si udì dalle nostre labbra. Mi morsi il labbro col cuore a mille e sbattei le ciglia, guardandolo.

«La prossima volta non provocarmi, okay, piccola?» 

«Sei uno stronzo.»

«Che ti ha scopato da Dio.»

Avvampai e non riuscii a mentire, «si, l'ha fatto.»

Il suo ghignò si aprì maggiormente e mi rubò un altro bacio, prima che sentissimo la porta aprirsi e mi staccai rapidamente. 

«Mak!» 

Erano Charlotte e Vivienne. Mi abbracciarono entrambe. Ora avevano quasi quindici anni ed erano alte quasi quanto me. Sentendo quell'esclamazione, vidi mia madre sbucare dalla cucina e ci accolse in casa prima di salutare entrambi con calorosi abbracci.

Dovevamo ammettere che da quando ero partita per New York, il rapporto con mia madre era cambiato, si era rafforzato. E forse perchè vivevo molto lontano da loro e c'era qualcuno in meno in casa ed era meno stressata anche per il fattore economico. Jamie e Ethan grazie ai loro stipendi non da poco, aiutavano molto in casa. Molto spesso la chiamavo e stavamo al telefono una buona ora a raccontarci di tutto e del niente. Prima non avrei mai immaginato di parlare un'ora con mia madre, avrei trovato una scusa per andarmene.

Erano già tutti qui. C'erano anche le ragazze dei miei fratelli, Ethan e Jamie. Dave si era lasciato da qualche mese con Jenna dopo quattro anni di relazione. Mi dispiaceva molto per lui e sapevo fosse stato un duro colpo. In giornate come queste ero certa che sentisse maggiormente la sua mancanza. Tuttavia, continuava a sorridere a tutti. Gabriel era anche lui senza ragazza ma da quanto avevo capito ne aveva molte. 

«Hayden!» 

E questa vocina acuta proveniva da Ashley che arrivò di corsa dalla porta del giardino. Dopo quasi due anni di relazione effettiva, Hayden era stato accolto nella famiglia e lui si era abituato a tutte quelle persone. Rimaneva sempre sulle sue ma non aveva problemi a instaurare una conversione con mio padre o i miei fratelli maggiori. Ashley era quella con lui si lasciava più andare.

«Wow, sono sua sorella e vengo dopo di lui.» borbottai a fianco a mio fratello Ethan.

«Sei gelosa di tua sorella di cinque anni?»

Sbuffai e lo guardai contrariata, «no. Dico solo che dovrebbe salutare prima me, membro della sua famiglia, e poi lui, intruso della famiglia.»

Scosse la testa e mi strinse in un lieve abbraccio per poi incamminarci verso il giardino. Hayden ed Ashley erano alle nostre spalle e la sentii dire che aveva nuove bambole e gliele voleva far conoscere. Trattenni una risata.

«Allora, a cosa dobbiamo questo incontro?» domandai, mettendo piede in veranda.

Il giardino prima non molto curato, ora grazie agli aiuti dei miei fratelli era decisamente più carino e ospitale. Avevano creata una struttura in legno sopra all'erba per poter metterci un tavolo grande e sedie. Avevamo anche un tendone che ci copriva in caso di pioggia o forte sole.

«Vedrai.»

«Uh, è un segreto. Puoi dirlo prima a me. Sono la tua preferita.»

Sorrise, «sei sempre la solita ficcanaso.»

Ero certa che Hayden avesse sentito il commento e infatti, quando lo guardai con la coda dell'occhio ancora in veranda con mia sorella, lui mi guardò come per dire 'te l'avevo detto'.

«Come va tra voi?» chiese mentre prendevo posto al tavolo.

Tutti i miei fratelli minori erano già seduti. All'appello mancavano Jamie e la sua ragazza, Cara, la ragazza di Ethan, Violette, e miei genitori che stavano recuperando le portate dalla cucina.

«Bene. Alla grande,» sorrisi, «con la pausa primaverile riusciamo a recuperare il tempo perso.»

«E gli studi? Riesci a concentrarti col lavoro? Sai che non ho problemi a darti quello che serve.»

«Riesco ad equilibrare le cose, non preoccuparti. Voglio essere indipendente, lo sai.»

«Sei mia sorella, puoi essere indipendente con gli altri ma a me puoi chiedere aiuto.»

Poco dopo tutti eravamo a tavola. Hayden era al mio fianco e alla sua destra c'era Ashley che riusciva a catturare la sua attenzione più di me. 

Mi piacevano quelle giornate. Non capitavano spesso perchè ormai molti di noi erano fuori casa. Dave, ad esempio, si sarebbe laureato in pochi mesi e  si sarebbe trasferito ad Atlanta, in Georgia. Da casa erano un paio d'ore, ma non avrebbe fatto avanti e indietro. Infatti, aveva già trovato un appartamento e un lavoro come assistente in uno studio commerciale. Gabriel, invece, avrebbe finito il liceo e aveva deciso di sarebbe partito un anno con un i suoi migliori amici 'per vivere l'esperienza della vita'. Nessuno di noi aveva capito dove volesse andare ma ormai aveva diciott'anni e i miei non potevano impedirglielo. 

Il tempo passava, noi crescevamo e prendevamo le nostre strade che erano inevitabilmente diverse e a volte anche lontane. Ma eravamo una famiglia molto unita e si cercava sempre di ritrovarci qualche volta, almeno sotto le festività importanti, per stare insieme.

Ogni volta che tornavo qui, le ondate di nostalgia non erano poche, soprattutto quando anche Malcolm e Donna erano qui. Andavamo nei nostri vecchi punti di ritrovo e pensavamo a tutte le esperienze fatte insieme. Poi però ognuno tornava alla propria vita, al presente, e guardava al passato con un sorriso felice. Tornavo a New York e mi sentivo anche lì a casa. Era la città dei miei sogni ed ero riuscita a realizzarli veramente. Come potevo non essere felice? E condividere tutto quello con Hayden era ciò che desideravo di più al mondo. Mi sentivo davvero fortunata. Avevo tutto ciò che mi serviva e non avrei cambiato nulla. 

⚜️

Il pranzo proseguì come al solito. Hayden, Jamie e mio padre parlavano di football. Io rispondevo alle domande delle ragazze dei miei fratelli e a quelle di mia madre, e facevo domande anche alle mie sorelle e fratelli minori, soprattutto sulle questioni gossip. 

Dopo più di un'ora, al momento del dolce, tiramisù fatto in casa, Jamie e Ethan attirarono l'attenzione di tutti.

«Bene, penso sia arrivato il momento di spiegare perchè vi abbiamo chiesto di essere qui...» iniziò Jamie mentre Ethan annuiva.

Hayden aveva una mano sopra alla mia coscia e l'accarezzava col pollice. Mi avvinghiai al suo braccio e lui si voltò per sorridermi dolcemente.

«Mamma e papà, questi sono per voi. Quello rosso è da parte nostra-» disse Jamie, riferendosi a Cara, «e quello verde è di Ethan e Violette.»

Erano due scatole di un dieci centimetri per lato. Tutti ci sporgemmo per vedere il contenuto. Erano alla mia destra, essendo mia madre a fianco ad Ashley. Con la coda dell'occhio vidi Dave riprenderli col telefono.

Mio padre sollevò il coperchio verde mentre mia madre quello rosso. Mia madre risucchiò un sospiro e si mise la mano davanti alla bocca scioccata. 

«Che succede?» domandò Charlotte.

«È una tarantola?» chiese Connor, «a me piacerebbe averne una.»

Hayden mi guardò e ammiccò, «qualcuno di intelligente c'è.»

Ruotai gli occhi, «ma stai zitto.»

Jack e Ares mi bastavano. La tarantola aveva trovato dimora a casa di Brandon. 

Ridacchiò e tornò a prestare attenzione ai miei genitori.

«Oddio...» disse mia madre tremando, alzò lo sguardo verso Jamie e la vidi piangere, «stai scherzando? Jamie Alexander Adams se è uno scherzo giurò che--»

Mio fratello rise, «non è uno scherzo.»

«Si può sapere cos'è?» domandai non riuscendo a contenere la curiosità.

Mia madre e mio padre -caduto in un mutismo selettivo- sollevarono delle...ecografie.

«Oh, cazzo.» disse Gabriel.

Scoppiammo tutti in un urli di gioia e applausi. Hayden rimase composto ma applaudì con noi.  

Sia Jamie che Ethan sarebbero diventati padri. 

Ethan ci disse che Violette era all'inizio del terzo mese mentre Cara lo aveva scoperto da poco più di un mese. Ragionando, notai che entrambe non avessero toccato una goccia d'alcool e che Violette indossasse un vestito largo in vita, così da non evidenziare nulla.

Tutti andammo a congratularci con loro e ci abbracciammo felici ed entusiasti di avere altre aggiunte nella nostra già grande famiglia.

Mia madre continuava a piangere fissando le due ecografie.

«Sapete già il sesso?» domandò Charlotte.

«Abbiamo deciso che sarà una sorpresa.» rispose Ethan, un braccio attorno alle spalle di Violette.

Charlotte fece una smorfia amareggiata e poi si rivolse alla coppia Jamie e Cara, «be', voi vedete di fare un gender reveal perchè lì adoro.»

«Tranquilla, Charlie. E poi, le novità non sono ancora finite, vero fratello?» Ethan diede una pacca sulla schiena di Jamie.

Mia madre smise di piangere e lo guardò terrorizzata, «cosa c'è ancora?»

Lui guardò teneramente Cara e intrecciò una mano con la sua per poi annunciare in coro, «ci sposiamo.»

E fu così che scoppiamo di nuovo in urla di gioia.

Ecco, questi erano i momenti che non avrei mai dimenticato e avrei portato dentro di me anche a miglia di distanza. 

Mi asciugai per la decima volta le guance, dopo essermi congratulata ancora con i miei fratelli, e Hayden mi accarezzò il ginocchio per tranquillizzarmi.

Poi Ashley ruppe il momento di entusiasmo con una semplice e innocua domanda.

«Ma come fate ad avere un bambino nella pancia? L'avete mangiato?»

«È lì proprio perchè non l'hanno mangiato.» rispose Gabriel.

A quel commento totalmente inadeguato, che per fortuna lei e gemelli più piccoli non capirono, i miei genitori lo sgridarono e da lì ripartì il solito trambusto che caratterizzava la mia famiglia.

⚜️

Il pranzo era terminato da un po', la nostra famiglia si era divisa tra reparto femminile tutto in giardino e reparto maschile in soggiorno a guardare una partita di football. Io e Hayden eravamo nella casetta sull'albero. 

«Ti devo dire una cosa.» iniziò lui.

Avevo la testa sulle sue gambe e le sue dita giocavano con i miei capelli. Aprii gli occhi.

«Sei incinta anche tu?» scherzai. Scoppiò in una breve risata e sorrisi, «vai, spara.»

Si fece più serio e si schiarì la voce, «ho delle richieste di alcune squadre. Vogliono che vada a giocare da loro dopo il terzo anno.»

«Oh,» mi tirai su e incrociai le gambe, «non finiresti il college.»

«No, ma le proposte sono buone e vanno avanti da un po'.»

Non me l'aveva mai detto questo ma probabilmente perchè stava ancora valutando lui cosa fare. 

«Di chi parliamo?»

«Dei Packers.»

I Green Bay. Nel Wisconsin. Più di novecento miglia da New York.

Deglutii, sentendo un terribile nodo al petto, «okay.»

Mi guardò con occhi morbidi e mi accarezzò la guancia, «Kay--»

«No, è okay, Hayden. È il tuo futuro e non ti metterò mai nella condizione di scegliere me o il football.»

«Lo so,» sorrise, «ma volevo dire che non sono gli unici ad avermi fatto proposte.»

«Oh...»

«I Rams.»

Ottimo. Los Angeles. Quasi tremila miglia. 

«Non stai migliorando la situazione.» schioccai con una risatina amara.

Annuì e si leccò le labbra, «lascio il meglio alla fine.»

«Hai un'altra proposta?»

«Si.»

«Intendi dirmela oppure--»

«New England Patriots.»

Cazzo. Questa si che era una bella notizia. Lo stadio dei Patriots era solo a quattro ore di macchina da New York. Era decisamente la proposta che più favoriva entrambi. Tuttavia, ero convinta che non dovesse scegliere per stare vicino a me. Ero convinta che potevamo farcela anche se fosse andato a Los Angeles.

Un sorriso spuntò sul mio volto quando inarcò le sopracciglia come per dire 'allora, Adams?'. Mi spinsi contro di lui e nascosi il volto nell'incavo del suo collo, mentre lui circondava con un braccio la mia schiena.

«Cosa ne pensi?» domandò.

Sospirai, «penso che tu sia un fenomeno e queste proposte sono tutte perfette per te. Sicuramente i Patriots sono ciò che preferisco perchè non saresti così lontano ma davvero, Hayden, non devi scegliere in base ai chilometri da me.»

«Sono anche quelli che offrono di più.»

Mi staccai e lo guardai, «è in base a questo che devi scegliere, amore.»

Scoppiò a ridere e io con lui. 

«Ma sul serio,» mi schiarii la voce e tornai seria, «non finiresti il college. Sei sicuro?»

«Lo so ma sono quelle occasioni che non sai quando e se ti ricapitano, no?» disse, «ho parlato con il preside e mi ha detto che, in via eccezionale, potrei terminare seguendo i corsi online. Per loro sarebbe importante avere uno studente che gioca a livello professionale.»

Non riuscii a contenere un sorriso felice. Lui scrutò il mio volto divertito.

«Cosa, Adams?»

Alzai le spalle e gli accarezzai i ricci, «sono orgogliosa, ti meriti tutto questo.»

«Grazie, bellissima.»

Si sporse e mi baciò la fronte.

«Be', anche io ho una notizia da darti.» buttai fuori.

Si bloccò leggermente, «sei incinta?»

Ero tentata nel dirgli di si solo per vedere la sua reazione ma alla fine decisi di non essere così cattiva.

«Non te lo direi di certo così, Hayden.» ridacchiai.

«No?»

«No,» dissi, «e poi sai che prendo la pillola. Devo essere io quella sfigata che rimane incinta con la pillola?»

Scrollò le spalle, «può capitare.»

«C'è l'un percento di possibilità. Perchè dovrei rientrare io in quell'uno?»

Sorrise divertito e mi strizzò la gamba, «vai, spara.»

«La International Chopin Piano Competition...» iniziai, «non te l'ho detto ma mi sono iscritta alle selezioni, che saranno il mese prossimo.»

Il concorso era il più importante e difficile in assoluto. Dopo le selezioni, in cui accettavano meno di duecento persone, ne venivano scelti solo settantotto che pian piano, durante le gare che si sarebbero tenute ad ottobre, sarebbero diventate dodici per la finale. 

Sgranò gli occhi e schiuse la bocca, «stai scherzando?»

«Non arrabbiarti se non te l'ho detto, ma--»

«Non sono arrabbiato,» disse, «sono sorpreso. Perchè non me l'hai detto?»

«Perchè non voglio avere troppo persone che ci credono. È una competizione molto difficile e se dovessi fallire preferisco essere da sola.»

«Cristo, Kay...» scosse la testa e mi afferrò il mento con la mano, «lo sai che ti sosterrò sempre, vittoria o non. Non devi nascondermi queste cose, sono importanti e voglio essere al tuo fianco a sostenerti.»

«Non ti voglio a nessuna delle esibizioni,» borbottai, «mi metti ansia.»

«Il giorno in cui non ti metterò più ansia mi preoccuperò.»

«Si, esatto.»

Sorrise e scosse la testa. Mi tirò poi contro di lui. Avvinghiai le braccia attorno al suo torace mentre mi tenevo le ginocchia al petto e lui mi circondava con le sue muscolose. Mi lasciò un bacio sulla testa e io chiusi gli occhi, beandomi del suo battito contro al mio orecchio.

«Hayden?» lo richiamai minuti dopo.

«Si?»

«È ancora troppo presto per me avere bambini.» dissi.

Non avevo idea del perché lo dissi. Forse perché quando i miei fratelli avevano fatto l'annuncio, avevo sentito questa strana morsa allo stomaco. E forse anche per la battuta di poco fa di Hayden.

Gonfiò il petto, «nemmeno io mi vedo adesso ad essere genitore.»

«Esatto,» mi scostai per guardarlo, «concordiamo che fino ai miei ventisei anni, avere un bambino non sarà tra i nostri pensieri?»

«Va bene, Adams.»

«Perfetto.»

Sorrise e mi scostò i capelli da una spalla, scoprendomi il collo e tracciando la giugulare con l'indice. 

«Ma giusto per sapere, quanti ne vorrai?»

«Mi piacciono le grandi famiglie e l'esperienza della gravidanza è qualcosa che vorrei provare,» dissi, «ma non ho intenzione di sparare fuori il numero che ha fatto mia madre. Inoltre, mi è sempre piaciuta l'idea di adottare. Donna è stata adottata e la sua storia e quella dei suoi genitori mi ha sempre colpita.»

Accennò un sorriso, «si, sarebbe bello dare una famiglia a chi purtroppo non ne ha.»

«Facciamo come Angelina Jolie e Brad Pitt,» mi tirai dietro l'orecchio i capelli, «tre figli biologici e tre adottati.» Aprì bocca per rispondere ma alzai una mano, «no, scherzo. Con tre figli mi si rovinano di sicuro le tette. Direi che l'esperienza della gravidanza la si può fare anche con solo un figlio. Quindi, uno biologico e gli altri cinque li adottiamo. Di qualsiasi età.»

Sorrise e annuì, «qualsiasi cosa tu voglia, bellissima.»

«Bene. Ho deciso così.»

«Allora faremo così.»

Allungai una mano per far in modo che sigillassimo questo patto e proprio mentre lui me la strinse, la botola della casetta si aprì e sbucò dentro Gabriel.

«Per fortuna non state scopando,» disse e poi aggrottò la fronte alla vista delle nostre mani unite, «che fate?»

«Stiamo facendo un patto. Vieni a spaccare.»

Nonostante la confusione, entrò e venne verso di noi prima di colpire le nostre mani con la sua tesa.

«Che patto avete fatto?»

«Niente che ti debba interessare,» sospirai, «perchè sei qui?»

«Mamma ti vuole.»

Annuii e poi guardai il mio bellissimo ragazzo che mi stava fissando con occhi luminosi.

Sorrisi. «Andiamo.» 






S/A.

Il tempo passa velocemente lo so😪

Ma loro sono sempre più innamorati che mai...e non vedo l'ora di pubblicarvi la seconda parte perché il finale è top 😎

Lasciate una stellina e un commento, se vi è piaciuto!

A presto, Xx👽❤️

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