It's a Cliché

By -Happy23-

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Hayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juillia... More

Premessa
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12 - Parte 1
Capitolo 12 - Parte 2
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42 - Parte 1
Capitolo 42 - Parte 2
Capitolo 43 - Parte 1
Capitolo 43 - Parte 2
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59 - Parte 1
Capitolo 59 - Parte 2
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Epilogo
Capitolo 1 Bonus - Parte 1
Capitolo 1 Bonus - Parte 2
Capitolo 1 Bonus - Parte 3
Capitolo 2 Bonus - Parte 1
Capitolo 2 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 1
Capitolo 3 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 3
Capitolo 4 Bonus
Capitolo 5 Bonus
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Capitolo 68

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By -Happy23-

Eravamo agli inizi di Aprile e, anche se durante la giornata il caldo iniziava a farsi sentire, la temperatura alle cinque della mattina era ancora molto bassa. Ero avvolta da una gigante felpa di Hayden e pantaloni della tuta felpati, oltre che indossare un cappotto scuro sopra a tutto. 

Il cielo aveva queste bellissime pennellate rosa e arancio, tipiche dell'alba. Da una parte, il cielo indossava ancora il suo manto notturno mentre dall'altra il sole iniziava a colorare la distesa cerulea con i suoi raggi non ancora così caldi.

L'aeroporto era già pieno di persone nonostante fosse così presto. L'ampio parcheggio non era al completo ma c'erano diverse macchine parcheggiate. Albert ci aspettava nel suv. 

«Scrivimi quando atterri.» dissi, le braccia attorno al collo di Hayden.

Le porte automatiche dell'aeroporto alle sue spalle si aprivano e chiudevano di continuo. Brandon era a qualche passo dietro di me.

«Lo farò. Non preoccuparti, okay?» strofinò una mano sulla mia schiena, «andrà tutto bene, promesso.»

Questo non potevamo saperlo.

«Stai attento, Miller.» sospirai.

«Sempre, Adams.»

Sforzai un sorriso e lui mi baciò la fronte.

«Per qualsiasi problema c'è Brandon.»

Annuii con una morsa allo stomaco. Certo...

«Okay, ora vai. Non voglio farti far tardi.»

Mi strinse un'ultima volta stampando un bacio sulle labbra, poi salutò Brandon con un cenno prima di voltarsi e sparire dentro una delle entrate dell'aeroporto.

Raggiunsi Brandon che stava ancora fissando il punto in cui era sparito e mi guardò con aria nervosa.

«È probabile che mi uccida.»

«Non mi interessa,» dissi, gli occhi che vagavano sul parcheggio in movimento, «Yolanda o Steven non mi faranno niente a casa mia. Sai anche tu quanto sia meglio stare con lui che con me.»

Annuì, «starai a casa di Mal, vero?»

«Si, ci sarà anche Donna.»

Quella sera ci sarebbe stato l'evento. Hayden stava per prendere il primo volo per New York in partenza alle sette del mattino e Brandon sarebbe dovuto rimanere con me, come richiesto dal cugino, ma mi ero messa d'accordo con lui per far sì che andasse anche lui a New York.

Hayden aveva paura che mi potesse succedere ancora qualcosa ma io ero certa che qua nessuno mi avrebbe fatto niente. Piuttosto, ero preoccupata per lui. Per tutto quello che sarebbe successo all'evento e volevo che qualcuno lo controllasse per me e che mi informasse su tutta la faccenda dato che non voleva portarmi con sè. Brandon aveva accettato di partire senza problemi, anche lui era angosciato per la situazione e preferiva stare vicino a suo cugino. 

In quei giorni, tranne quando eravamo stati alla spa, vedevo Hayden sempre più pensieroso in merito a tutto questo. Sapeva bene che con l'intervento di agenti di questo calibro, la faccia di suo padre, quella di Rojas e di tutte quelle che facevano parte di quell'organizzazione sarebbe stata spiattellata sulle prime pagine dei giornali dello stato. 

Sentiva la pressione addosso per quello che sarebbe successo dopo e non ero riuscita ad aiutarlo più di tanto perchè anche io non sapevo come avrei fatto a proteggerlo dalle voci che sarebbero nate. Anche qui, in questa piccola città della Carolina del Sud, avrebbero guardato Hayden come una specie di mostro ma senza sapere tutta la verità, ed era questo, oltre a tormentarmi, mi faceva anche rabbia. 

«Se vuoi tornare a casa, fai pure. Io resto qui.» disse Brandon.

Lui aveva il volo verso le nove del mattino, per lui era ancora molto presto, ma non volevo lasciarlo da solo. 

«Ormai sono qui. Andiamo a fare colazione.» risposi

Annuì, «vado a dirlo ad Albert.»

Sapendo che Hayden aveva già superato i controlli, entrammo nell'aeroporto e ci sedemmo in un tavolino di uno dei tanti bar all'interno. Fare colazione in aeroporto mi era sempre piaciuto perchè anticipava un viaggio. In questo caso, però, non ero io a partire.

«Ci pensi a quello che dirà la stampa?» domandai piano.

La tazza di cappuccino era fumante sotto al mio naso e la brioche al cioccolato era già a metà. Era molto buona. 

«Penso a quello che dirà la stampa, penso al nome della nostra famiglia che verrà messo al rogo per colpa di Steven e mio padre, penso a come reagiranno i miei nonni, a come tutto influenzerà Hayden...» si passò una mano sul volto, le occhiaie erano presenti da qualche giorno, «è fottuto casino, Mak.»

«Ma almeno finirà tutto, no?»

I suoi occhi verdi erano incerti, «lo spero ma Rojas ha molte conoscenze, molti soldi...potrebbe anche venire scagionato con nessuna accusa. E lo stesso vale per Steven.»

«Io- io voglio solo che lascino stare Hayden. Certo, vorrei anche che la smettessero di rovinare quei poveri ragazzini ma il mio primo pensiero è lui,» mormorai, «e ho paura che se Steven dovesse finire in prigione, Yolanda potrebbe fare del male ad Hayden.»

Lui mi guardò con un cipiglio pensieroso e le labbra strette. Anche lui condivideva quella paura, glielo leggevo nel volto.

«Non succederà.»

«Anche tu lo pensi. Quella è pazza e odia suo figlio.»

Mi afferrò la mano sul tavolino e mi guardò dritto negli occhi, «Hayden se la caverà anche con lei. Risolverà la questione della Juilliard e di quei due bastardi.»

«Come fai ad esserne così certo?» la mia voce era fioca e insicura.

«Perchè quando Hayden vuole ottenere qualcosa, lotta per averla. Non rinuncerà mai a te e farà di tutto pur di darti quello che meriti.»

Strinsi la sua mano e scossi la testa, «ho comunque paura per lui.»

«E ti capisco. Ma io stesso non permetterò che gli succeda nulla. E' praticamente mio fratello e ha già sofferto troppo.»

Riuscì a strapparmi un sorriso sincero e credetti alle sue parole. 

Hayden avrebbe avuto la sua rivincita contro i suoi genitori. 

⚜️

Le ore sembravano non passare mai quel giorno. Dopo aver lasciato Brandon ai controlli, tornai a casa e mi feci un bagno caldo aspettando il messaggio di Hayden che mi assicurava fosse a casa. 

Sapevo che appena avrebbe scoperto della presenza di Brandon a New York, avrebbe dato di matto. Per questo, ci eravamo accordati che si sarebbe fatto vivo solo alla sera. In questo modo, Hayden avrebbe passato la giornata tranquillo, con l'idea che io fossi con suo cugino e al sicuro. Ma io ero già al sicuro perchè Yolanda non avrebbe mai sprecato un secondo per venire qui. Tra tutti era lui quello più in pericolo.

«Dove vai?» domandò mia madre appena aprì la porta di casa.

«Da Malcolm,» dissi, «pigiama party con lui e Donna.»

«E vai a piedi?» chiese stupita.

Si, avevo bisogno di aria. 

«Ho voglia di camminare.»

Lei non commentò e io uscii di casa. Era pomeriggio e casa di Malcolm distava una ventina di minuti da casa mia. Hayden mi aveva mandato un messaggio appena ero uscita dalla vasca quella mattina e il mio cuore si era alleggerito. 

Strinsi la cinghia del mio zaino che conteneva i vestiti per dormire e osservai il cielo. Il sole era caldo e l'aria fresca accarezzava il mio viso delicatamente. Mi piacevano la primavera e l'estate perchè avevano il sapore di libertà e divertimento. Ancora un paio di mesi e avrei finito ufficialmente scuola e sarebbero iniziate le vacanze.

E dopo...

Il dopo era ancora un bel punto di domanda.

Ero ad un paio di minuti dalla casa di Malcolm quando il telefono nella tasca della giacca di jeans vibrò. Lo tirai fuori e il mio cuore battè più veloce alla vista del nome.

«Ehi, Mil--»

«Sono appena uscito dall'ufficio del direttore e sai chi ho incontrato? Jeremy. Che con quella sua bocca larga mi ha detto di aver visto Brandon e che non sapeva fosse a casa. Che cazzo significa, Makayla?»

Cazzo.

Mi fermai in mezzo al marciapiede e cercai di collegare i puntini. Jeremy era il cugino di Brandon, lo stesso che avevamo incontrato quel giorno all'auditorium, il figlio di Cindy.

«Aspetta--il direttore? Tu che diavolo stai facendo?»

«Questa è un'altra storia,» replicò duro, «perchè Brandon è qui? E perchè ignora le mie chiamate?»

«Io...»

Accidenti. Non avrebbe dovuto scoprirlo così in fretta.

«Non mi serve qui. Io lo volevo con te,» continuò, il tono nervoso, «perchè cazzo non mi avete ascoltato?»

«Perchè è pericoloso quello che farai questa sera.»

«Esatto! È pericoloso! E secondo te voglio che Brandon rischi la sua vita in mezzo a tutto questo?!»

Il mio cuore sembrò sprofondare, «p-perchè dovrebbe rischiare la vita? Mi hai detto che sarebbe stato complicato ma nessuno avrebbe usato armi.»

Inspirò bruscamente dall'altra parte e imprecò sottovoce, «eravate entrambi al sicuro a Greenville. Perchè lo avete fatto?!»

«Perchè ci preoccupiamo per te, razza di idiota!» iniziai a gesticolare come una pazza, «Brandon non voleva che tu restassi solo e nemmeno io.»

«Ma non sono solo, cazzo!» sbottò, «ci saranno dei fottuti agenti DEA a coprirmi ma non so come finirà tutto questo

«Perchè? Devono solo arrestarli.» iniziai a sentire la testa girare.

«Ma non sarà così semplice. Gli uomini di Rojas sono armati e può essere che aprano il fuoco se vedono qualcosa di sospetto. Per questo non volevo nessuno di voi qui

Sentii un sapore amaro in bocca e strinsi il telefono, «non me l'hai detto.»

«Certo che non te l'ho detto, Makayla. E se fossi al mio posto capiresti il perchè.»

Capivo il perchè, non ero stupida. Ma ora che ero a conoscenza di come sarebbero potute andare le cose, volevo essere con lui. 

«Io--»

«Non voglio Brandon alla villa,» mi bloccò con tono atono, «e dato che vi piace tanto parlare, digli che se dovessi vederlo lo faccio arrestare

«Hayden!» esclamai stizzita.

«Ora devo andare.»

«No, aspetta--»

Il bip che concluse la chiamata mi fece imprecare e strinsi i denti per la frustrazione.

Merda!

Immaginavo si sarebbe arrabbiato ma non credevo così tanto. Mi aveva tenuto nascosta la pericolosità dell'operazione e questo mi faceva salire la bile, perché avevamo litigato e se fosse successo qualcosa questa sarebbe stata l'ultima conversazione--No! Non dovevo pensare a questo adesso.

Lo provai a richiamare ma ignorò la chiamata. Gli mandai anche un messaggio ma non rispose nemmeno a quello.

Cazzo. L'avevamo fatta grossa.

Trattenendo le lacrime dal nervoso, mandai un messaggio a Brandon.

-Hayden sa che sei a NY. È arrabbiato.
-Non andare alla villa. Dico sul serio. Ha detto che ti farà arrestare se ti presenti

Non aspettai un suo messaggio ma mi appoggiai al muro di una casa per riprendere fiato prima di andare da Malcolm. Loro non sapevano niente di tutta questa faccenda e probabilmente l'avrebbero scoperta l'indomani. Al momento, però, volevo mostrarmi tranquilla.

«Ryan Gosling o Chris Hemsworth?» chiese Malcolm con delle patatine in bocca appena aprì la porta.

«Hemsworth. Perchè?»

«Donna dice che è più bello Ryan.»

Entrai in casa e lui chiuse la porta.

«Dimmi che non hai scelto Hemsworth.» sentii dire dal salotto dalla mia amica.

«Certo che ho scelto lui.»

Insomma, lo avevate visto che gran pezzo di manzo era?

Lei fece una smorfia, «basta, devo cambiare amici.»

Mentre mi accomodavano nel salotto del mio amico, sperai che la loro presenza mi avrebbe aiutata quella serata.

⚜️

«Ah ah. Sei in in prigione. Salti un turno, stronzo.»

Hayden non mi aveva risposto ai messaggi. Ormai era sera e non sapevo quando sarebbe iniziato l'evento ma ero sicura che non mancava molto.

«Mak, tocca a te...»

Brandon mi aveva risposto di non preoccuparmi e che sarebbe andato alla villa. Come facevo a non preoccuparmi? 

«Terra chiama Makayla!»

Una mano mi passò davanti alla faccia e sbattei le palpebre, fissando il tabellone di Monopoli.

«Tutto bene? Sei distratta da tutto il pomeriggio...» disse Donna.

Eravamo seduti sul letto di Mal e stavamo giocando da un po' ormai ma io non riuscivo a togliermi dalla testa Hayden.

«No- cioè, si-» mi morsi il labbro, «-ho solo...discusso con Hayden.»

«Oh. Perchè?» 

Perchè...

«E' complicato.» mormorai.

«Siamo i tuoi migliori amici,» sorrise la mia amica, «sai che puoi raccontarci tutto.»

«Si, lo so ma non questo- questo è complicato.»

Iniziai a sentire le lacrime di frustrazione e ansia prendere il sopravvento e mi insultai mentalmente. Mi passai una mano sul volto e inspirai a fondo.

«Mak, ci fai preoccupare così...» Mal mi afferrò un braccio per scoprirmi il volto, «parla, dicci cosa succede.»

Lo potevo raccontare? Era la vita di Hayden e avevo tenuto nascosto molto a loro perchè, oltre a non essere giusto spifferare i suoi segreti, era pericoloso. Non potevano sapere certe cose ma...adesso era diverso. La notizia sarebbe esplosa su tutti i notiziari del paese. Perchè la notizia. 

«I-io...» mi tremò il labbro, «io non so se posso dirvelo.»

«Perchè?» la mia amica si preoccupò, «è così grave? Ti ha fatto qualcosa?»

«No, non mi ha fatto niente ma...» deglutii.

Era difficile. Loro non avrebbero potuto capire e io non volevo che cambiassero idea su Hayden. Perchè lui era solo un burattino nelle mani del padre e non aveva mai potuto scegliere per sè. 

Li guardai. Sapevo di essere un disastro, mi sentivo sull'orlo di piangere, ed entrambi corrugarono la fronte.

«Se- se ve lo dico,» iniziai, «dovete promettermi che non lo direte a nessuno. Probabilmente uscirà la notizia a breve ma se non dovesse capitare, non dovete dirlo a nessuno. Dico sul serio. Deve rimanere tra noi e--»

«Non lo diremo a nessuno, Mak,» Donna mi strinse la mano, «ma ora parla perchè siamo davvero preoccupati.»

Avevo bisogno di svuotarmi di quel peso, di poterlo condividere per essere aiutata.

E così iniziai a raccontare dell'organizzazione, di Steven e Albert Rojas e di cosa facessero. Di cosa avessi visto quel giorno e del perché Hayden si fosse tenuto alla larga da me per così tanto tempo.

Non raccontai degli abusi di sua madre ma dissi che Hayden se faceva quello che faceva, era perché era costretto da suo padre e che non era per niente una buona persona. Furono loro a capire che come lo costringeva.

Non raccontai nemmeno di Juliette o di Elijah, restai vaga su come Hayden si fosse messo in contatto con questi agenti della DEA e quando arrivai a spiegare cosa sarebbe successo quella sera, vidi i loro volti tramutarsi come nel mio.

Agitazione e preoccupazione, erano le principali emozioni.

«Brandon...»

In quei giorni c'era qualcosa che non andava tra loro, ma questo non significava che Malcolm non si sarebbe preoccupato per lui. 

«Si,» annuii verso Mal, «è con lui. E abbiamo litigato perché sarebbe dovuto rimanere qui con me ma entrambi sapevamo che era lui quello in pericolo. Ha scoperto che è a New York e si è arrabbiato con me per aver tramato alle sue spalle.»

Scacciai delle lacrime amare e mi stropicciai il viso.

«Sono preoccupata perché non so cosa potrebbe succedere. I-io ho visto quelle persone, sono tutti armati e-» singhiozzai, «-non so...ho un brutto presentimento. Se Steven o Rojas dovessero scoprire che Hayden li ha traditi...»

Non riuscii a finire nemmeno la frase che andai in panico.

Le braccia dei miei amici si avvolsero a me.

«Sono operazioni complicate ma sono agenti federali, Mak,» mormorò Donna, «andrà bene, vedrai.»

Lo diceva solo per non farmi preoccupare. Nessuno poteva sapere cosa sarebbe successo.

«Dio,» buttò fuori Mal, «Steven Miller in un'organizzazione criminale.»

«Quell'uomo è un vero bastardo...» sputai, «ho visto come tratta Hayden e vorrei solo vederlo marcire in prigione.»

«Non credevo che Hayden avesse a che fare con tutto questo.» sospirò Donna.

«Lui non c'entra niente,» dissi, «sul serio, lui non è come suo padre. Odia quello che fanno a quei ragazzi. È che non può andarsene loro- i suoi genitori sono cattivi con lui. Ma lui non è come loro.»

«Ehi, lo sappiamo,» Malcolm mi sorrise dolcemente, «non lo conosciamo a fondo come te, ma sappiamo che non è cattivo. Ci fa strano tutta questa situazione, solo questo.»

Annuii e mi passai il dorso sotto al naso.

«Gli ho mandato dei messaggi ma non ha risposto-» deglutii un groppo amaro, «-non v-voglio che gli succeda niente.»

«Andrà tutto bene, Mak.» mi abbracciò Malcolm.

Volevo credergli. Volevo farlo davvero ma, nel profondo, sentivo che qualcosa sarebbe andato storto.

E avevo paura.

Quando ricontrollai il telefono, erano le undici di sera passate. A quel punto ero sicura che la serata fosse iniziata.

Scrissi un messaggio a Brandon, chiedendogli di tenermi aggiornata ma non rispose.

Da quando avevo spiegato a Malcolm perché Brandon fosse lì, si era fatto più taciturno. Lui e Brandon non erano una coppia come me e Hayden, o Donna e Travis, e tra i litigi di quei giorni non sapevo bene cosa pensasse, ma alla fine, sapevo gli volesse bene e che fosse preoccupato per lui.

«Cazzo. Venite!»

Io e Donna eravamo in bagno a sistemarci le maschere per la skincare e appena Mal urlò quelle parole, ci catapultammo nella sua stanza.

Il televisore che aveva contro al muro stava mostrando le ultime notizie.

Blitz di agenti DEA e polizia in una proprietà del noto imprenditore Steven Miller.

Questo diceva uno dei tanti sottotitoli che scorrevano veloci.

C'era una giornalista che parlava mentre alle sue spalle, in lontananza, si vedeva la villa illuminata e varie luci blu e rosse.

«Qualcuno avrà fatto una soffiata ai notiziari...» mormorò Donna mentre si sedeva sul bordo del letto.

Girò i canali di notiziari e tutti parlavano di quello. Erano in diverse posizioni ma alle spalle c'era sempre quella casa. 

Le notizie parlavano di colpi da fuoco sia dagli agenti al di fuori ma anche all'interno della villa. E quello mi preoccupò più del resto. Per il momento, però, nessuno parlava di feriti.

«Per ora non si hanno notizie certe, ma sembrerebbe si tratti di un blitz contro il milionario colombiano Albert Rojas e l'imprenditore Steven Miller...»

Smisi di ascoltare perché sentii in sottofondo altri spari e pensai di vomitare.

«E se non risponde perché...perchè...»

Non riuscii a finire la frase e iniziare a piangere con la maschera sul viso. Sembrava una scena assurda ma io stavo male.

«No no,» Malcolm mi venne incontro e Donna spense la televisione, «ancora non si sa niente. Non saltare a queste conclusioni, okay?»

Annuii e mi fissò per poi abbozzare un sorriso.

«Sei buffa con gli occhi rossi e la maschera di Crudelia.»

Fissai Donna con la stessa maschera e mi immaginai la mia faccia.

Scoppiai a ridere e anche loro.

«Ora, finiamo la nostra skincare e poi andiamo a dormire,» disse Malcolm, accarezzandomi un braccio, «a tutto questo ci pensiamo domani. Sono sicuro che Hayden e Brandon stiano bene e comunque non faranno nomi in televisione, quindi non ascoltiamo niente. Va bene?»

Per quanto avessi voluto ascoltare ogni secondo, sapevo che mi avrebbe solo agitata e non avrei ottenuto le risposte che volevo, e cioè, avere conferma che Hayden e Brandon fossero salvi.

Pensai però al dopo. A come avrebbe reagito la gente. Ai miei genitori, se avrebbero guardato Hayden con occhi diversi. Io conoscevo ogni dettaglio della sua vita ma in televisione ti davano quello che sapevano e soprattutto ciò che volevano loro. Se qualcuno avesse mai parlato della presenza di Hayden, lo avrebbe ricollegato ad un semplice criminale come Steven, nessuno avrebbe mai saputo degli abusi che erano il motivo per cui lui non era mai riuscito a sfuggire da quella famiglia.

Quella notte andai a letto ma fu difficile chiudere occhio. Tutto quello che speravo era in un loro messaggio, ma non arrivò mai. 

Alla fine, mi addormentai ma solo per estrema stanchezza.

La mattina successiva quando mi svegliai, la prima cosa che feci, dopo aver aperto gli occhi, fu quella di prendere il telefono. Ancora prima di vedere le notizie i miei occhi catturarono un'icona molta importante.

Trovai una chiamata persa da parte di Brandon delle tre di notte.

Immediatamente, uscii dalla stanza di Malcolm e nel corridoio, lo richiamai.

Mi mangiucchiai le unghie mentre sentivo i lunghi bip e poi la segretaria telefonica.

Imprecai e feci ripartire la chiamata.

Andiamo, Brandon, rispondi, pregai mentalmente.

«Mak...»

Sentire la sua voce mi travolse da molte emozioni. Sollievo. Apprensione. Preoccupazione. Paura.

«Brandon!» dissi, «che cazzo è successo? Perchè nessuno di voi mi ha risposto? Dov'è Hayden? Posso parlare con--»

«Frena, dolcezza. Respira

Respirai e sollevai lo sguardo quando vidi Malcolm e Donna uscire dalla stanza con espressioni assonnate.

Mi scusai per averli svegliati.

«Ieri sera...non è andata come previsto

«Lo so, ho visto che hanno- hanno iniziato a sparare. Dov'è Hayden?» chiesi con agitazione.

Un forte blocco di angoscia appesantiva il mio respiro.

Il silenzio dall'altra parte mi scavò come una lama nel petto.

«Brad-» deglutii, «d-dov'è Hayden?»

«Prima che tu possa star male, dimmi che non sei da sola--»

«Dimmi cos'è successo ad Hayden, cazzo!»

«Steven...» sospirò, il mio cuore che batteva veloce come non mai, «Steven gli ha sparato.»




S/A.

➡️ Chi vorrebbe Steven al rogo? ✋️

Lasciate una stellina e un commento, se vi è piaciuto!

A presto, Xx. ❤️👽

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