It's a Cliché

By -Happy23-

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Hayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juillia... More

Premessa
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12 - Parte 1
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42 - Parte 1
Capitolo 42 - Parte 2
Capitolo 43 - Parte 1
Capitolo 43 - Parte 2
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59 - Parte 1
Capitolo 59 - Parte 2
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Epilogo
Capitolo 1 Bonus - Parte 1
Capitolo 1 Bonus - Parte 2
Capitolo 1 Bonus - Parte 3
Capitolo 2 Bonus - Parte 1
Capitolo 2 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 1
Capitolo 3 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 3
Capitolo 4 Bonus
Capitolo 5 Bonus
Profilo Instagram

Capitolo 12 - Parte 2

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By -Happy23-

Cinque minuti dopo la fine della partita, anche dopo la scomparsa di Hayden negli spogliatoi, mi arrivò un messaggio da parte sua:

-Parcheggio a sinistra del campo,
Fatti trovare lì tra 5 minuti.

Mi aveva sconvolto? Si.

Tanto quanto lo sguardo dopo il touchdown? No, quello sarebbe stato insuperabile.

Dissi a Malcolm che non sarei tornata con lui, subito dopo mi beccai un valanga di domande alle quali non risposi, e gli ricordai di salutarmi Donna e di abbracciarla anche da parte mia. 

Anche lei, come la squadra di football, era già andata negli spogliatoi femminili per cambiarsi.

Ad ogni modo, nonostante la partita fosse finita, erano state solo poche persone a dileguarsi. Gli spalti erano ancora mezzi pieni e anche il cortile della scuola era affollato. 

Ci misi un po' ad uscire da tutta quelle gente e una volta ritrovata la libertà, mi diressi in direzione del parcheggio indicato da Hayden. Era un parcheggio leggermente isolato e buio ma sempre pieno di macchine quando c'erano le partite.

Lo raggiunsi in fretta, anche perchè non volevo arrivare come sempre in ritardo. 

Tirai fuori le chiavi della sua macchina consapevole che avrebbe voluto quelle appena mi avesse raggiunto e la cercai tra quelle parcheggiate. 

Non ci misi molto. Non era difficile trovare una Porsche Panamera nera. Spiccava anche se nell'ombra. 

Mi avvicinai e mi appoggiai alla portiera rigirandomi in mano il telefono mentre di tanto in tanto rispondevo alla chat di gruppo dei miei amici. 

Il campo era lontano da me ancora si sentiva il rumoroso vociare. 

Il telefono si illuminò un paio di minuti dopo e notai fosse ancora Hayden che mi diceva di salire in macchina. In quello stesso frangente udii il vociare farsi più acuto e alzai di scatto lo sguardo verso il campo. 

C'era una folla che si mosse contemporaneamente e qualcosa mi fece intuire che Hayden fosse uscito dagli spogliatoi. 

Non volendo essere vista o altro, feci come detto e dopo aver sbloccato la macchina con le chiavi entrai nel sedile del passeggero attendendo il suo arrivo. 

Iniziai a muovere con nervoso il piede perchè non avevo idea del perchè mi avesse chiesto di essere qui. Voleva trascorrere la serata con me? Era assurda come cosa e non capivo come fosse possibile. 

Mantenni lo sguardo fisso sul parcheggio fino a che non vidi una figura alta e massiccia con un borsone, sbucare fuori da delle macchine parcheggiate e venire verso di me. 

Si guardò alle spalle e tornai a sentire delle leggere grida. Wow, era un vero VIP per questa città.

Nel senso, lo era anche nella realtà ma non credevo che a New York impazzissero in quel modo. O forse si, non ne avevo idea.

Poco dopo sentii superò la mia portiera e andò verso il retro della macchina per poi aprire il bagagliaio e mettere il borsone. Smisi di cercarlo con gli occhi e mi concentrai fuori dal finestrino per vedere se qualcuno lo avesse raggiunto fin qui, ma sembrava non esserci nessuno, per mia fortuna. 

Quando entrò in macchina, non disse una parola e con una mossa rapida schiacciò il bottone di start mettendo le mani sul volante e premette l'acceleratore uscendo dal parcheggio.

Lo sentii sospirare e mi voltai con una ciocca ad interferire nella mia vista, realizzai che nuovamente non avesse fatto la doccia. Indossava solo quella maglietta termica bianca, tenuta per tutto il tempo durante la partita, che stranamente non emanava un cattivo odore. Si aderiva perfettamente alle braccia muscolose e mi domandai che aspetto avesse il suo torace senza quel tessuto in più. I capelli sulla nuca erano più arricciati del solito e umidi, così come quelli nella zona della tempia. Mi chiesi che problemi avesse con le docce della nostra scuola ma evitai di formulare la domanda ad alta voce.

Il silenzio tra noi rimase per un bel po' di tempo. Io non sapevo come spezzarlo perchè ammisi di essere alquanto imbarazzata. Di solito, se eravamo insieme, era per motivi scolastici o per la questione della musica.

Ora invece, non c'entrava nessuna delle due. Essere con lui per un motivo esterno era una cosa che non pensavo potesse mai accadere. La sua richiesta mi aveva totalmente colto di sorpresa. 

Ma quasi dopo cinque minuti lunghissimi di silenzio tagliente, decisi di ingoiare l'agitazione e spezzarlo.

«Dove stiamo andando?» domandai, lanciando uno sguardo fuori dal finestrino vedendo la strada buia su cui stavamo viaggiando.

Dopo essere uscito dal parcheggio non aveva preso la solita strada che avrebbe condotto a casa sua. O a casa mia.

«Non ne è ho idea.» disse, tamburellando le dita sul volante.

Ottimo. «Hai fame?»

Mi lanciò un'occhiata rapida, «tu hai fame?»

Mi strinsi nelle spalle infilandomi poi le mani nella felpa, «di solito dopo le partite, se non ci sono feste, io e i miei amici andiamo a mangiare al Mc.»

Premette le labbra schiarendosi più la gola con un leggero cipiglio, «non ho mai mangiato quella roba.»

Strabuzzai gli occhi, «quella roba? Hayden Miller, come osi dire certe bestemmie in mia presenza?»

«Non è "vera carne al cento per cento", lo sai Adams?» mi prese in giro, con tono ironico.

«Dovrò morire lo stesso, almeno lasciami morire sazia.»

Sospiro e si tirò indietro i capelli, osservai come le lunghe dita accarezzassero le ciocche leggermente arricciate e disordinate.

«Ora mi sento in dovere di fartelo assaggiare, Miller. Forza, prosegui su questa strada.» dissi e incrociai le braccia.

Mi guardò con la coda dell'occhio per niente convinto della mia scelta.

Schioccai la lingua, «hai un'idea migliore?»

Evitò di rispondere e sorrisi vittoriosa.

«Quindi, hai altre lacune culinarie di cui devo essere a conoscenza?» continuai a conversare, non volendo far cadere nessun silenzio scomodo come poco prima.

Inoltre mi piaceva sentirlo parlare ed ero curiosa di scoprire più cose di lui.

Inspirò a fondo e poi sbuffò rumorosamente, «penso che io e te abbiamo due modi distinti di mangiare.»

«Si, il tuo sarà sicuramente più triste.»

«Non è triste mangiare sano e corretto.»

Chiusi gli occhi e riprodussi il suono di uno russo rumoroso, per poi aprire le palpebre e trovare già le sue iridi sulle mie. Ammiccai un sorriso, «noioso.»

Mi lanciò uno sguardo esasperato e appoggiò il gomito contro al finestrino girando leggermente il corpo per potermi guardare meglio.

«Sentiamo, cosa dovrei provare, chef

«Non so cosa tu debba provare, ma a questo punto scommetto tu non abbia mai mangiato niente di calorico.»

Non rispose e lo presi come un'affermazione. Povera me.

«KFC? Taco Bell? In-n-out?» chiesi, elencandoli sulle dita nella speranza che almeno i nomi li conoscesse.

Inarcò le sopracciglia totalmente spaesato e non rispose. 

Ruotai gli occhi, «Dio, Miller. Tanti soldi e non li sprechi neanche per le cose buone.»

«Una volta ho assaggiato un hot-dog.»

Imitai un verso di disgusto, «ecco, quello fa schifo. Scelta sbagliata, amico.»

«Sono d'accordo.»

Mi grattai il naso e guardai fuori dal finestrino stringendo gli occhi, dovevo capire la zona per dirigerlo.

«Um, allo stop devi girare a sinistra.» lo avvisai.

Lo raggiungemmo poco dopo, la strada era vuota per cui ci mise poco ad attraversarla. Ora c'erano diversi lampioni ad illuminarla, le case che superavamo erano immerse nel buio. Solo in poche si vedevano le luci accese dalle finestre.

«Dimmi che almeno mangi i dolci. Gloria prepara quelle torte che sono fantastiche, sei un essere indegno se non le assaggi nemmeno.»

Ricordavo del commento di Gloria in merito al volere della madre di non mangiare determinate cose, ma volevo sentire da lui se fosse realmente così.

Storse il naso, «non vado pazzo per quelli.»

«Ti hanno fatto cadere dal seggiolone spesso da bambino?»

Guardò con espressione neutra fuori dal finestrino, «mia madre è sempre stata rigida sull'alimentazione.»

Lo trovavo assurdo ma potevo anche aspettarmelo. Una ex supermodella ero sicura non si ingozzasse di panini e torte. A volte capitava che apparisse qualche sua foto in alcuni eventi, e aveva ancora quel fisico da giovane modella. Quello che io non avrei mai avuto ma che sinceramente non aspiravo nemmeno ad averlo.

«Be', con me li proverai tutti, Miller.» schioccai la lingua con voce sicura e spalancai gli occhi alla vista dell'insegna luminosa della M gialla, circa ad un centinaio di metri di distanza.
«Ecco, siamo quasi arrivati.» parlai entusiasta.

Non avevo così tanta fame, ma era un modo per passare del tempo e mi divertiva l'idea che stesse provando un qualcosa di nuovo con me. Ero pazza, lo so.

«Non sbavare nella mia macchina, grazie.»

«Non sto sbavando.» sbuffai seccata.

Proseguì sulla strada semivuota per poi girare a destra entrando nel parcheggio del fastfood.

«Oh no, facciamo il drive thru.»

«Non entriamo?»

«Nope, mangeremo in una zona qua vicino.»

Si fidò di me e seguì le indicazioni per raggiungere il percorso del servizio drive thru. Si mise in colonna dietro ad altre macchine e nel mentre guardò fuori dal finestrino per leggere il cartellone illuminato con tutti i nomi dei panini e menù vari.

«Già i nomi mi preoccupano.» mormorò con un cipiglio.

«Ma smettila, non fare il bambino spocchioso.» 

Ignorai l'occhiata glaciale che mi rivolse e mi sporsi verso di lui -dato che il cartellone era dalla sua parte- ma per sbaglio nel muovermi gli tirai una gomitata al fianco.

«Oh, scusa.» mi affrettai a dire arrossendo leggermente.

Fece una smorfia e si massaggiò il fianco, «vediamo di fare in fretta o rischi di uccidermi.»

«Sei esagerato. Oggi in partita ne hai prese molti più colpi e soprattutto più pesanti.» commentai mentre leggevo le scritte.

Effettivamente mi chiesi se avesse dolore da qualche parte. Jordan aveva sempre qualche livido di cui si lamentava anche solo al semplice sfioro.

«Si, ma avevo le protezioni e il tuo gomito ossuto non è stato così delicato.»

Gli lanciai un'occhiata annoiata dal basso e trattenni la voglia di tirargli una gomitata ossuta sul naso.

«Sei uno scassacazzo a livelli mastodontici, lo sai?» dissi scocciata per poi puntare lo sguardo al tabellone.

Poco dopo senti un colpetto sulla guancia e quello sì che fece male. Non riuscivo a pensare al fatto che mi avesse toccato, di sua spontanea volontà, perché non era stato un gesto carino. Mi voltai di scatto irritata e scioccata da ciò che avesse appena fatto e mi trovai le sue dita ancora sollevate. 

«Filtro.»

Gli occhi mi si ruotarono indietro con estremo nervosismo e voglia di picchiarlo ma decisi di ignorare il tutto e scegliere cosa mangiare.

«Tu cosa prendi?» gli chiesi, dopo aver sospirato.

«Non ne conosco mezzo, Adams. Scegli tu per me.»

«Ti piace il bacon?» gli lanciai un'occhiata.

«Mh, si.»

«Perfetto. Vai avanti, tocca a noi.» dissi, mentre tornavo a sedermi correttamente sul mio sedile.

Premette piano l'acceleratore e avanzò fermandosi davanti al microfono. Abbassò il finestrino e mi guardò in attesa che parlassi. 

Simpatico lui...

«Parla tu.» sibilai.

Si accigliò, «non so neanche cosa devo dire.» sussurrò.

«Te lo dico io.»

Ruotò gli occhi e aspettò che il commesso parlasse. «Ciao, cosa prendete?»

«Due quarter-pounder con cheese bacon, un cheeseburger...» mormorai a bassa voce.

Lui ripetè tutto con estrema sicurezza nella voce. Io facevo sempre figure di merda, per questo non parlavo mai.

«Due chicken Mcnuggets da quattro con ketchup e due patatine con maionese...»

Aspettai che ripetesse nuovamente.

«Da bere?»

Guardai Hayden e scrollò le spalle.

«Digli due cola medie...»

«Altro? Desiderate il dolce?»

Negai. A fargli assaggiare il dolce ci avrei pensato un'altra volta.

«Basta così, grazie.» parlò Hayden.

Finito di ordinare andammo avanti con la macchina.

«Hai ordinato tante cose.»

«Si mangiano tutte, non preoccuparti.»

«Non ci credo che abbia passato tutta la mia vita a tenermi lontano da queste cose e ora sono in fila per un chicken cheese burger.»

Scoppiai a ridere alle sue parole, «non c'è di che ma non esiste quel panino.»

«Non era un ringraziamento, Adams.»

«Oh, andiamo, ti piacerà. Per una volta non morirai, Miller.»

Di fronte alla finestra per pagare, fui più veloce di lui e tirai fuori i soldi dalla cover del mio telefono per pagare. Mentre mi allungavo per recuperare il resto sentivo il suo sguardo infastidito su di me.

«Non avresti dovuto pagare tu.»

«E chi lo dice? E poi devo ripagarti per la benzina che usi per venire a prendermi a casa.» ribattei, alzando le spalle mentre infilavo le monetine nella borsetta.

«Non mi devi ripagare nessuna benzina e non avresti dovuto pagare neanche questo.»

Lo guardai perplessa al suo tono scocciato, «è stata una mia idea e quindi offro io.»

Fece cadere l'argomento perché sapeva che non avrei mollato la mia opinione. Era assurdo quel ragazzo. 

Una decina di minuti dopo Hayden si stava lamentando per l'odore che usciva dai sacchetti.

Mi resta in macchina la puzza.

Questo odore è sinonimo di chimico.

Non mi lascerò più convincere da te.

Io nel frattempo non lo insultai per tutte quelle brutte cose che stava dicendo.

«È questo il posto?» chiese appena entrò in un spiazzo isolato e quasi al buio, c'erano solo tre lampioni funzionanti.

«Si.»

Era esattamente questa la zona che gli avevo detto di raggiungere dopo aver preso i nostri ordini.

«Sembra una zona in cui si viene a spacciare.» commentò, guardando fuori dal finestrino accigliato.

«In realtà, si viene a scopare.»

Lentamente girò la testa con sopracciglio alzato e ghigno nascosto.

«Dopo le undici di sera, tranquillo. Prima è il ritrovo per chi vuole mangiare. Guarda lì.» indicai delle macchine davanti a noi.

Avevano il baule aperto e gruppi di ragazzi stavano mangiando dentro.

«Stupefacente.» disse fissandoli, non era davvero stupito, infatti cercai di non sospirai al suo tono sarcastico.

«Ti faccio scoprire il fantastico mondo di Greenville, ringraziami.»

«Stai zitta Adams e passami il mio cibo.»

Sorrisi e frugai dentro ai sacchetti tirando fuori le sue cose.

«Se non ti piacciono, non mi interessa, lo mangi lo stesso.» lo avvisai, lasciando i sacchetti vuoti sulla zona del cambio.

«Oh, be', grazie.» replicò piccato.

Aprii il mio panino e gli diedi un morso. Dio, quanto era buono il bacon.

«Forza, non è mica merda.» lo incitai, notando che lo stesse annusando con diffidenza.

«Questo lo vedremo, Adams.»

«Mangia.» ordinai e dopo un profondo sospiro addentò il panino.

Mentirei se dicessi che non fossi rimasta a fissare il modo in cui le labbra accarezzassero lentamente quel panino mentre lo mordeva. Oddio, ora erano lucide e sembravano così invitanti.

Makayla, contieniti.

«Allora?»

Masticò e si sistemò meglio sul sedile. «Okay, non è così male come mi aspettavo.» disse dopo aver ingoiato.

Era troppo difficile per lui ammettere semplicemente che fosse buono?

Ad ogni modo, faticavo ancora a credere che fossi nella sua macchina a mangiare panini del Mc.

Da quando la mia vita aveva deciso di prendere questa piega così interessante? Non poteva succedere un po' prima?

«Sei stato bravo questa sera.» iniziai, rompendo ancora il silenzio.

Mi lanciò curiosa un'occhiata mentre masticava a bocca chiusa.

«E non lo dico solo perché mi hai dedicato il touchdown, Miller» continuai con un mezzo sorriso altezzoso.

L'unico fatto in tutta la partita e soprattutto segnato all'ultimo secondo. 

«No, immagino.» ribattè con un mezzo sorriso beffardo.

Ridacchiai ma tornai seria poco dopo, «no, dico davvero. Sei stato bravo. A te com'è sembrata? È decisamente fuori da ciò che hai sempre fatto.»

Masticò e scosse la testa con le labbra che gli fremevano cercando di non sorridere e mi accigliai arrossendo leggermente, «cos'ho detto?» chiesi, per poi continuare a mangiare il mio panino untuoso e calorico.

Cosa avevo detto di strano? Perchè aveva quell'espressione?

«Niente,» deglutì e si schiarì la gola mentre un cipiglio si formava sulla fronte, «è stato decisamente fuori da ciò che ho sempre fatto ma non mi sono trovato male. Fa solo strano avere tutta quella gente che urla per un punto. E soprattutto rischiare di essere travolto ogni secondo.»

«È lo scopo del gioco, Miller. Per questo si urla e per questo tu dovresti correre per evitare di farti placcare.»

Ma quello lo sapeva già, era successo solo una volta e da come si era rialzato non gli era piaciuto affatto. Placcare si, essere placcati no.

«È strano lo stesso, ho sempre lavorato in ambienti che erano l'opposto.»

Si be', alle esibizioni di musica classica era impossibile avere una folla che gridava il proprio nome. Si ascoltava in silenzio e elegantemente.

Terminai il panino e rubai una patatina mentre aprivo il cartone dei nuggets.

«Quello è pollo fritto?» chiese, appallottolando l'involucro di carta sottile sporca del panino per buttarla poi nel sacchetto marrone tra i nostri sedili.

«Yep. Questo è tuo.» gli passai il contenitore, «maionese o ketchup?»

Fissò con le labbra arricciate e oleose i due barattolini, «ketchup, non mi piace la maionese.»

Ricorda Makayla: a Miller piace il ketchup

Lo aprii e lo tenni in mano mentre pescavo dal mio contenitore un nuggets per pucciarlo nella salsa rossa.

Lui mi imitò e lo osservai incuriosita mentre ne dava un morso. Lo masticò e poi fissò il pezzo di nuggets morsicato dal quale si vedeva la carne bianca fumante.

«Pensavo peggio.»

«Sei molto diffidente.» commentai e infilai in bocca il resto del nuggets.

«Ci vieni spesso qui?» domandò.

Ci misi qualche secondo a capire che intendesse il parcheggio isolato e lo guardai furba, «a mangiare o a scopare?»

Immerse l'angolo del suo nuggets nel ketchup e, prima di morderlo, mi guardò di striscio con un mezzo ghigno e gli occhi blu più affilati, «sei il tipo che farebbe sesso in un parcheggio sapendo che altri a poca distanza potrebbero star facendo lo stesso?»

Lui era quel tipo?

«Secondo te?» chiesi, con occhi stretti mentre davo un morso al pezzo di pollo fritto.

Gli avevo davvero chiesto di rispondere a quella domanda?

Terminò di masticare guardando fuori dal parabrezza e poi mi lanciò un'occhiata con la coda dell'occhio, «mi sembri decisamente il tipo che farebbe una cosa del genere.»

Non mi offesi perchè probabilmente aveva ragione.

«Sarebbe un problema?» continuai a chiedere senza un appartenente motivo.

Più che altro stava prendendo una piega interessante e volevo vedere fino a dove ci saremmo spinti.

Terminai i nuggets e scartai il cheeseburger mentre lui prese il sacchettino di patatine.

«Il sesso in luoghi pubblici eccita molte persone, Adams. Non penso ci sia una risposta giusta a questa domanda.»

Ruotai gli occhi mordendo il panino, «questo non è un luogo pubblico.»

Rise di gola guardandomi, «è un parcheggio, è un luogo pubblico.»

Guardai fuori dal finestrino con una smorfia. Aveva ragione, era un luogo pubblico. E... stavo davvero parlando con Hayden di sesso in pubblico?

«Be', comunque non so se possa eccitarmi farlo in luoghi pubblici, non l'ho mai fatto,» confessai e prima che potesse fare altre domande continuai, «e per rispondere alla tua prima domanda: si, veniamo spesso. Soprattutto d'estate.»

Annuì e poi indicò il panino tra le mani, «cos'è?»

«Cheeseburger. Vuoi provare?»

Scrollò le spalle annuendo. Avrei voluto staccarne un pezzo ma poi avrei fatto un casino con la carne e le salse all'interno per cui allungai semplicemente il braccio.

«Se sei schizzinoso puoi mordere dove non ho ancora-» mi stoppai quando sentii le sue lunghe dita fredde chiudersi attorno al mio polso magro per poi avvicinarsi con il volto e addentare parte del panino già consumata da me.

Non era schizzinoso. Afferrato.

Cercai di non pensare al fatto che per la seconda volta mi stesse toccando e quando mi lasciò andare, ritrassi subito il braccio con il cuore palpitante.

Fece un'espressione strana mentre masticava. Avvicinò un pugno alla bocca e guardò preoccupato e disgustato, «cosa c'è dentro?»

«Carne, formaggio, ketchup e- um,» guardai il panino, «oh, hai preso la parte del cetriolo.»

Chiuse gli occhi inspirando a fondo e non riuscii a non ridere, «non ti piace il cetriolo?»

Ingoiò a fatica e poi bevve subito un sorso della sua bibita, si sciacquò la bocca mentre io continuai a mangiare divertita.

«No. È una delle poche cose che non mangio.»

«No maionese e cetriolo. Sono informazioni interessanti, secondo te quanto ci guadagno se le vendo a TeenMagz

Quella fu la prima volta che vidi Hayden Miller ridere di gusto. Gli occhi stretti, gli zigomi che si sollevavano mentre le labbra piene si aprivano e mostravano una perfetta dentatura. Fu inevitabile per me sorridere mentre avvertivo un strano formicolio allo stomaco. Addentò una patatina mentre scuoteva la testa.

«Credo ti serva qualche scoop in più per farti notare.» rispose con leggerezza e ancora sorridente.

Buttai la carta sporca del cheeseburger in un sacchetto e presi le mie patatine mentre sospiravo con finto rammarico, «che peccato. E io che pensavo di guadagnarci qualcosa.»

«Sicuramente potresti guadagnarci a raccontare di aver passato una serata a mangiare schifezze in un parcheggio famoso per atti osceni in luogo pubblico.»

Arricciai il naso scuotendo la testa, «um, no. Porterei l'attenzione su di me ma...» mi fermai per masticare una patatina mentre pensavo con l'indice puntato verso di lui, «potrei fingermi una fonte anonima vicina a te che è a conoscenza di questa uscita.»

Mi fissò in silenzio, stava pensando a qualcosa, lo si vedeva da come avesse iniziato ad analizzarmi con gli occhi. Speravo che capisse che stessi scherzando, non avrei mai fatto una cosa del genere. Poco dopo, accennò un sorriso immergendo una patatina nel ketchup dei nuggets non ancora finiti.

«Non dimenticare di dire che sembravamo molto affiatati.»

Schioccai la lingua e le dita, «giusto, grazie per avermelo detto.»

Morsi una lunga patatina fritta e abbozzai un sorriso notando che il suo sguardo fosse già su di me.

Era incredibile come riuscissi a scherzare e avere conversazioni tranquille con un ragazzo di cui alla fine sapevo poco e niente. Non ero mai stata una ragazza timida, riuscivo a relazionarmi con i ragazzi, forse grazie al fatto di avere fratelli maggiori aveva aiutato ad avere un carattere molto sfacciato, ma ad ogni modo, non ero mai riuscita a stare davvero bene con qualcuno. A voler stare ore a parlare. Oltre alla relazione con Jordan, non erano stati in molti con cui avevo provato ad avere qualcosa, più che altro c'erano state un paio di uscite con alcuni ragazzi ma che si erano rivelate disastrose perché tutto ciò che volevano era solo scopare e io non cercavo quello. Volevo una di quelle relazioni che ti toglieva il fiato ogni giorno sempre di più.

La cosa assurda era che fosse la prima volta che che mi trovassi bene con qualcuno appena incontrato. Donna e Malcolm erano miei amici da anni, ormai erano come fratelli, invece Hayden era una conoscenza nuova, totalmente differente dal mio mondo, ma che per qualche ragione riuscii ad entrare subito in contatto con lui. E più passavo il tempo insieme e più volevo continuare a trascorrerlo con lui. Anche solo mangiando schifezze in un parcheggio semivuoto. Lo volevo conoscere non perché fosse bello esteriormente, ma perchè tutto di lui attirava la mia attenzione. 

Ovviamente rimanendo sempre in ambiti di amicizia. Perché oltre sapevo che non saremmo mai andati.

«Posso farti una domanda?» chiesi, con un certo nervosismo.

Annuì mentre terminava anche le patatine, infilò il contenitore in cartone nel sacchetto e poi si passò un tovagliolo sulle labbra unte.

Fissai la patatina che avevo tra le dita rigirandomela, «perchè- um, hai voluto rapirmi? Non proprio rapirmi- lo dico in senso buono. Voglio solo... non so, c'è un motivo per cui hai voluto decidere di passare del tempo con me invece che andare a casa o andare a festeggiare? Come fanno in molti.»

Un altro dettaglio che saltava fuori quando ero con lui, era il fatto che in certi casi mi sentissi una completa idiota e iniziassi a non riuscire a dire una frase di senso compiuto per l'imbarazzo.

«Non mi piacciono gli ambienti troppo caotici. Una festa non farebbe per me e-» si bloccò per prendere un profondo respiro, «non c'è vero un motivo per cui l'abbia fatto.»

Annuii, non sapevo cosa avrei voluto che dicesse. Forse che anche lui stesse bene a trascorrere del tempo con me, ma magari era sottinteso dal fatto che fossi proprio qui. 

Inoltre, mi sembrava esattamente il tipo di ragazzo che non avrebbe raccontato davvero ciò che gli passava per la mente quindi più di questo sapevo di non poter ottenere.

«Okay, era solo per sapere.» dissi con sincerità, ignorando il calore che stava emanando il mio corpo per quella situazione di tensione.

Con rapidità, terminai le patatine e buttai il tutto nei sacchetti. Li afferrai e guardai fuori dal finestrino alla ricerca di un cestino per buttarli via.

«Dove vai?» domandò appena appoggiai una mano alla maniglia della portiera.

«A buttarli.»

Aprì bocca per ribattere ma la richiuse subito dopo senza dire niente. Ignorai quella reazione particolare, e aprii la portiera scendendo con i sacchetti in mano.

Un cestino era affianco ad un palo della luce e nelle vicinanze c'era una macchina parcheggiata. Tre ragazzi erano fuori a parlare animatamente mentre bevevano.

Avanzai con sicurezza ma più mi avvicinavo e più notavo i ragazzi notare la mia presenza. Di solito non mi facevo intimorire da soggetti del genere ma non volevo che succedesse qualcosa.

«Ehi, bellissima!» esclamò uno di loro alzando la bottiglia che aveva in una mano.

Ruotai gli occhi evitando di rispondere. Lanciai loro una veloce occhiata, dai loro aspetti sembravano essere più grandi di me. 

«Oh, è una che vuole fare la difficile.» rise un altro mentre avanzava nella mia direzione.

Il cestino era a pochi metri da me e lui si fermò proprio vicino a quest'ultimo.

Continuai a non rispondere ed evitai anche di guardarli per non dar loro modo di proseguire con questa pagliacciata da maschio alfa maschilista.

Una volta arrivata di fronte al cestino, buttai i sacchetti e sul punto di dare loro le spalle venni afferrata per un polso e mi trovai di fronte uno di loro, il cestino a dividere i nostri corpi.

«Vuoi già andartene? Giuro, che siamo bravi ragazzi.» sorrise in modo cinico e per niente rassicurante.

Aveva gli occhi rossi e lucidi per l'alcool e della leggera barba copriva le sue guance.

«Lasciami andare o ti rompo il naso, coglione.»

Ethan e Jamie mi avevano insegnato diverse mosse di autodifesa a dodici anni. Con Dave da piccoli eravamo soliti giocare a fare la lotta. In poche parole, sapevo difendermi e non avrei esitato a colpire in queste situazioni.

«Aggressiva, ci piace.» ammiccò uno alle sue spalle mentre si leccava le labbra.

Una smorfia di disgusto si formò sul mio viso nel guardarli. Strattonai il mio polso per cercare di liberarmi e per fortuna non si oppose più di tanto ma poi, solo quando lo guardai in volto, capii il motivo. Non guardava più me.

«Scusa amico, non pensavamo fosse già occupata.» disse il ragazzo sorridendo amichevolmente, indietreggiando con le braccia alzate.

Mi voltai alla vista di Hayden nella penombra della zona non colpita dal lampione. La maglietta termica aderente grazie al colore bianco metteva ancora più in risalto il suo corpo muscoloso e rispetto ai tre ragazzi, era molto più grosso e insieme all'espressione glaciale incuteva timore.

«Non è occupata ma è rivoltante il fatto che per gente come voi sia l'unico modo di farvi fare un passo indietro.»

Loro non risposero ma non avevo idea se non avessero intenzione di proseguire con la discussione. E non volevo starmene lì a scoprirlo. Per cui avanzai verso Hayden, gli afferrai il polso e cercai di allontanarlo.

«Andiamo, dai. Non è successo niente.» mormorai notando che non muovesse un muscolo per spostarsi di lì.

Solo dopo quelle parole mi guardò velocemente con espressione neutra e mollai la presa intuendo che volesse prendere le distanze, infatti così fu, perché si diresse a passo svelto verso la macchina. Io alle sue spalle andavo con più calma mentre mi grattavo la fronte cercando di capire il perché di quel cambio repentino nel comportamento.

Appena chiusi la portiera, fece scattare il blocco. Okay, preoccupante...

Mi grattai la testa, «um, grazie per essere intervenuto ma non avresti dovuto farlo. Posso cavarmela da sola.» parlai con tono calmo e attento.

Era teso. Lo capii anche dal modo in cui si passò le mani nei capelli tirandoli indietro per poi premere il bottone per mettere in moto la macchina sportiva.

«E cosa avrei dovuto fare? Stare qui a guardare?» sputò quasi come se fosse un'assurdità e girò il volante per uscire da quel parcheggio.

Boccheggiai stupita questa reazione perché davvero inaspettata. Non pensavo se la prendesse con me.

«I-io,» mi morsi il labbro accigliata mentre fissavo le sue nocche farsi bianche sul volante, «apprezzo il gesto, davvero. Solo... non sempre c'è qualcuno che possa intervenire, capisci? Devo essere in grado di cavarmela anche da sola e so farlo.»

Non rispose. Si limitò a guidare in silenzio, pizzicandosi le labbra con le mani mentre il suo sguardo rimaneva ferreo e glaciale.

Comunque apprezzavo anche il fatto che nell'essere intervenuto non avesse fatto una scenata. Era rimasto composto, come suo solito essere, ed era riuscito a zittirli con delle semplici parole. Forse li aveva zittiti anche il fatto che fosse il doppio di loro, ma ciò che aveva detto mi era piaciuto perché verità, purtroppo.

«Ci credo che voi ragazze possiate affrontare anche da sole queste situazioni. Ma se succedono sotto i miei occhi, non starò fermo ad aspettare che si debba arrivare al punto di colpirli per far capire loro di smettere.»

Mi morsi l'interno della guancia e avvertii un calore piacevole diffondersi dal petto. Abbozzai un sorriso e abbassai lo sguardo sulle mie mani poste sulle cosce.

«Comprensibile.»

Il silenzio cadde tra noi e nessuno dei due provò a romperlo. Erano bastati tre idioti a dover rovinare l'atmosfera. 

Guardai fuori dal finestrino, sfrecciavamo per le strade vuote e notturne di Greenville. Stavamo tornando indietro per cui capii che la nostra breve serata fosse terminata. Ma era giusto così, lui doveva tornare a casa per farsi una doccia e riposare e io dovevo tornare a casa e cercare di metabolizzare che cosa fosse successo questa sera, perché era una totale follia. Ero certa che i miei amici mi avessero riempito di messaggi e avrei dovuto raccontare il tutto.

Diversi minuti dopo entrammo nella via di casa mia e iniziai a mordermi il labbro per il nervoso. Cosa avrei dovuto dire? Volevo rompere quella tensione creata perché non mi piaceva.

Si fermò davanti casa e mi schiarii la gola mentre mi slacciavo la cintura.

«Be', grazie per avermi rapito, Miller. Era da un po' che non facevo sosta notturna al Mc.» dissi con un sorriso sincero e amichevole.

Sembrava meno teso rispetto a prima ma non del tutto rilassato. Notai che quello non lo fosse mai. Abbozzò un sorriso e fece un cenno con il mento.

«Non c'è di che, Adams. Io ti ringrazio per avermi fatto assaggiare per la prima volta quelle prelibatezze.» disse con tono ironico mentre appoggiava una mano sul ginocchio e tamburellava le dita.

«La prossima volta ti sverginerò sul KFC e Taco Bell.»

Di scatto sollevò le sopracciglia scioccato, ma anche divertito, dalla mia scelta di parole per poi scuotere la testa e leccarsi le labbra, «non vedo l'ora.»

Sogghignai e feci per aprire la portiera quando mi venne in mente l'ultima domanda.

«Domani ci sarai?»

Si fece più confuso, «dove?»

«All'Homecoming.»

Alla fine non ne avevamo più parlato. Quindi volevo sapere se avesse graziato tutti noi della sua magnifica presenza con qualche outfit da spocchioso.

Storse il naso, «non fa per me.»

Ruotai gli occhi e sbuffai, «oh, andiamo Miller. Non puoi non venire.»

Incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio con fare beffardo, «dammi buoni motivi per presentarmi e ci penserò.»

Boccheggiai in difficoltà perché ero stata la prima a non volerci andare.

Agitai una mano e cercando di mostrarmi convita parlai, «sarebbe il tuo unico Homecoming. E di conseguenza il tuo primo. Non puoi privarti di questa magnifica esperienza liceale, fidati.»

La sua espressione diceva che si, avrebbe potuto privarsi.

«E poi, ci sarò io.» dissi con fare finto altezzoso mentre con un colpo mi tiravo indietro i capelli.

Con quel vestito blu che aveva scelto anche lui.

«Questo rientra decisamente nei contro.»

«Ugh, ma fottiti.» sibilai per poi sorridere e aprire la portiera e scendere dalla vettura. Lo guardai un'ultima volta, «buonanotte Miller.»

Un sorriso fremette sulle sue labbra mentre alzava le dita dal volante a mo' di saluto, «buonanotte Adams.»

Chiusi la portiera e poi camminai verso il cancelletto chiuso per entrare nel giardino di casa mia.

Aspettò che chiudessi la porta alle mie spalle prima di andarsene e quello mi scaldò il petto. 

Perchè una parte di me sembrava urlarmi che sono già fottuta?


S/A.

Non so voi, ma io adoro questo capitolo👽

È difficile non cascare ai piedi di un figo come Hayden... però Makayla sembra essere caduta proprio di faccia👀

➡️Hayden andrà All'Homecoming secondo voi?

Ricordatevi di mettere una stellina e commentare! ❤️

🚨Ho fatto questo doppio aggiornamento, con questa parte abbastanza lunga perché non credo di riuscire ad aggiornare settimana prossima, ho degli esami da dare e mi devo mettere sotto al massimo. Spero possiate capire❤️👽

A presto,  Xx.

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