It's a Cliché

By -Happy23-

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Hayden Miller è un eccellente pianista, vincitore di moltissime competizioni, prossimo prodigio della Juillia... More

Premessa
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 12 - Parte 1
Capitolo 12 - Parte 2
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42 - Parte 1
Capitolo 42 - Parte 2
Capitolo 43 - Parte 1
Capitolo 43 - Parte 2
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59 - Parte 1
Capitolo 59 - Parte 2
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Epilogo
Capitolo 1 Bonus - Parte 1
Capitolo 1 Bonus - Parte 2
Capitolo 1 Bonus - Parte 3
Capitolo 2 Bonus - Parte 1
Capitolo 2 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 1
Capitolo 3 Bonus - Parte 2
Capitolo 3 Bonus - Parte 3
Capitolo 4 Bonus
Capitolo 5 Bonus
Profilo Instagram

Capitolo 11

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By -Happy23-

Questa volta, quando entrai nella Porsche nera splendente di Miller ero in orario.

Avevo chiesto a Donna quando sarebbero finiti gli allenamenti per potermi organizzare, perché sapevo che il moro non me l'avrebbe mai detto, giusto per tenermi sulle spine.

Quel pomeriggio rimasero a casa Gabe e Dave con i più piccoli per cui appena lo vidi arrivare dalla finestra della mia camera, in fretta sfrecciai giù per le scale e, dopo un rapido saluto rivolto a tutti, uscii di casa.

La prima cosa che constatai una volta salita nella sua vettura, fu che non si fosse fatto la doccia. I capelli erano leggermente bagnati di sudore e per questo motivo arricciati. Il volto rosso, forse dovuto al fatto del sangue che ancora dovesse regolarizzare il suo flusso per lo sforzo compiuto e per il calore della giornata. Inoltre, indossava ancora i vestiti da allenamento, quindi pantaloni corti fino a metà coscia sintetici, sotto pantaloncini aderenti sportivi e una maglietta nera aderente traspirante, rigorosamente a maniche lunghe.

Realizzai in quel momento che nemmeno una volta avesse mai indossato qualcosa di corto sulle braccia. Erano sempre coperte. Mi chiesi se ci fosse un motivo serio o semplicemente gli piacevano le cose lunghe e non amava mostrare tanto del suo corpo. Oppure era un freddoloso.

La cosa positiva era che il materiale elastico e stretto si legava al braccio in modo perfetto, permettendomi di vedere ogni riflesso dei suoi muscoli delle braccia che erano ben marcati e possenti.

«Non pensavo saresti stata in orario.»

«Hai poca fiducia in me, Miller.» ribattei con altezzosità e tamburellai le dita sulla maniglia, «come sono andati gli allenamenti?»

Mi mordicchiai il labbro in modo nervoso pensando che forse poteva suonare come una domanda troppo strana e amichevole. Il nostro livello di conoscenza non era così elevato da poter iniziare quel tipo di conversazione, o almeno credevo io. Ma mi sembrava maleducato non chiederlo.

Inoltre, parlare di altro mi avrebbe tenuta lontana dal ricordo dei messaggi scambiati per via delle foto dei vestiti mandate per sbaglio. Non mi aveva mai risposto e io non volevo in nessun modo tirare fuori quell'argomento o l'Homecoming, per cui dovevo mostrare interesse in altro. 

Alzò una spalla continuando a fissare la strada, «normale.»

Come al solito, sempre di molte parole.

«Il coach è stronzo? Ricordo che con Jordan era stronzo all'inizio...»

Mi lanciò un'occhiata veloce, un impercettibile cipiglio sembrò crearsi ma sospirò per tenere tesa la pelle per non mostrare troppe emozioni, «no, andiamo d'accordo.»

Avrei voluto sapere altro, sia perché ero curiosa sia perché mi faceva piacere sentirlo parlare. Ma date le risposte concise e vaghe, capii che sarebbe stato meglio interrompere il mio interrogatorio.

E così feci per il resto del tragitto.

Anche lui non parlò, non che fosse una novità. Però, a differenza della prima volta, a riempire quel silenzio c'era la radio accesa su una frequenza di musica di vario genere. 

Come la prima volta, salimmo nella sua villa moderna dall'ascensore nel box auto. Il silenzio in quel cubicolo di metallo era assordante, esattamente come in macchina.

Lo seguii fuori dall'ascensore e, al posto di salire su per le scale, attraversammo l'ampio corridoio per arrivare in soggiorno. Come immaginavo era tutto perfettamente in ordine e pulito.

«Qué bueno! Siete arrivati.» esclamò Gloria sbucando fuori dalla cucina, indossava un grembiule scuro sopra i suoi vestiti ed era macchiato di farina.

Quella donna secondo me passava la sua vita a cucinare.

«Buon pomeriggio, Gloria. Cosa stai facendo?» parlò Hayden camminando a spalle dritte verso la cucina.

Li seguii e mi appoggiai allo stipite della porta scorrevole ora tutta aperta.

C'era un forte odore di cioccolato. Adoro.

«Dato che l'altro giorno la signorina Makayla ha gradito la fetta di torta, ne ho preparata una teglia da portare a casa sua.» spiegò sorridente mentre puliva il bancone con una spugna.

Una teglia intera? Davvero?

D'istinto mi portai una mano al petto e le sorrisi dolcemente, «Gloria è- um, stato molto gentile da parte sua, davvero, non doveva.»

Agitò una mano, «il signorino Miller non vuole mai mangiare i miei dolci. Per me è un onore che ci sia qualcuno a farlo.»

Lanciai uno sguardo furtivo ad Hayden che si trovava contro al frigorifero a braccia incrociate e ruotò gli occhi. Mi trattenni dal ridere.

«Questa è una bugia.» si difese scocciato.

Lei strinse le labbra e si mise le mani sui fianchi pronta all'attacco, «mangi solo quelli salutari perchè è cosi che vuole la Signora Miller. Un po' di carboidrati non fanno male.»

«Wow, sei cosi triste anche nella scelta del cibo.» mormorai incredula. 

Mi lanciò un'occhiata storta e alzai le spalle, «io sono d'accordo con lei. E Gloria,» mi rivolsi a lei con un gran sorriso, «sai qual è il cibo più buono in assoluto?»

«Quale?»

«La Nutella.» esclamai con un ampio sorriso.

I suoi occhi scuri si illuminarono. «Por Dios! Qué buena!» unì le mani con drammaticità.

Ridacchiai e guardai Hayden con sfida, «scommetto che non sai nemmeno di cosa io stia parlando.»

«Certo che so cos'è.» ribattè annoiato, «solamente non l'ho mai assaggiata.»

Schioccai la lingua indignata, «perchè? Scommetto che è buona anche con caviale e champagne.»

Gloria rise e si avvicinò, pizzicandomi le guance e facendomi sorrider, «sei simpatica, signorina Makayla. Hayden no conosce chicas come te.»

«Gloria.» la ammonì lui, quasi come se stesse riprendendo teneramente una vecchia zia impicciona.

Lo ignorammo e commentai con un sospiro, «cosa vogliamo farci? Tutti hanno dei difetti.»

Gloria era appena riuscita a spezzare quel filo teso tra noi e non l'avrei mai ringraziata abbastanza per quello. 

«Adams.» mi richiamò malamente.

«E chiamami solo Makayla, ti prego.» le dissi gentile ignorando nuovamente la voce di Hayden.

Mi diede un colpetto tenero sulla spalla e annuì, «como quieres, estrella

Sorrisi consapevole di non aver capito molto e udii una risata nascosta in un colpo di tosse.

Guardai male Hayden che scrollò le spalle e si diede una spinta con i fianchi per staccarsi dal frigorifero e avanzare verso di me.

«Mi preoccupa il fatto che tu non conosca neanche le parole più semplici.»

«Tu hai voluto che facessi con te il progetto, ora sono cazzi tuoi.» ribattei.

Gonfiò il petto stancamente, «vieni, Adams.»

Peccato, avrei voluto mangiare subito una fetta di quella torta squisita perchè sapevo che i miei fratelli l'avrebbero divorata in neanche dieci minuti. Affranta da questo pensiero, lo seguii per le scale e infine nella stanza con quel magnifico pianoforte.

«Ieri ti sei iscritta alla competizione, per questo sei arrivata tardi a lezione.» affermò rimanendo con le spalle contro il muro vicino alla porta mentre io avanzavo verso lo strumento musicale.

«Hayden Miller passione stalker?»

«Sono passato per casualità davanti alla bacheca e l'ho visto.»

Aveva visto, per caso, la scritta minuscola del mio nome su un foglio circondato da un'altra decina di nomi?

Scrollai le spalle e incrociai le braccia rimanendo a debita distanza mentre lo osservavo, «farò finta di crederci.» 

Ruotò gli occhi e avanzò verso un punto della libreria in cui il ripiano inferiore era formato da cassetti. Lo guardai mentre ne apriva uno e tirava fuori dei fogli.

«Hai già letto come funziona la competizione?» domandò mentre osservata i fogli, che scoprii essere spartiti, lanciandomi un'occhiata di sbieco.

Yep, lo avevo fatto quel pomeriggio mentre attendevo il suo arrivo.

«Si, e non pensavo fosse così complicata.» ammisi.

«In che senso?»

Sospirai e inclinai la testa con sguardo attento mentre si avvicinò a me con quegli spartiti, «è divisa in due momenti. A quanto pare è una competizione musicale molto conosciuta tra le scuole dello stato e ci sono molti partecipanti. Prima di tutto le audizioni durano due giornate perchè ci sono molte scuole partecipanti e secondo chi passa la prima audizione andrà in finale, e la finale sarà dopo alcuni mesi. E può andare in finale solo un partecipante per scuola.»

Questo significava che avrebbe dovuto ospitarmi più a lungo di quanto avesse pensato, e glielo lessi negli occhi quel particolare e feci finta di non notarlo perchè mi si chiuse lo stomaco.

«Be', a questo punto devi impegnarti molto. Non verrai valutata per categoria musicale, quindi devi fare meglio anche di qualsiasi altra persona.»

Vero. Anche se il pianoforte tendenzialmente era lo strumento preferito dalla giuria. Ma quando c'erano di mezzo band o violinisti, era una bella sfida.

A proposito di violinisti, era vero che lui sapeva suonare anche quello?

Gliel'avrei anche chiesto ma la mia attenzione venne catturata da altro.

«Cosa sono?» decisi finalmente di chiedere, facendo un cenno con il mento ai fogli nelle sue mani.

«Scegli.» disse semplicemente passandomi i fogli.

Ovviamente erano tutti componimenti di alto livello. Feci scorrere gli occhi sui titoli dei vari spartiti e poi feci una smorfia quando lessi in corsivo Ravel - Gaspard de la Nuit.

«Cosa?» chiese.

Alzai lo sguardo e lo vidi allungare il collo per capire cosa stessi osservando. «Lo conosci?»

«Si e lo odio

«Perchè?»

Feci uno scoppio con le labbra e mi schiarii la voce seria, «qualcuno disse "è come dover risolvere infinite equazioni quadratiche nella mia testa" e per me ha fottutamente ragione. Ci ho rinunciato dopo quattro volte che non riuscivo.»

Mi rubò di mano gli altri fogli e aggrottai la fronte, «ehi!»

«Fai quello.»

«No, col cazzo, non voglio farmi venire un esaurimento nervoso.» incrociai le braccia impuntandomi sulla questione.

Mi ignorò e si allontanò dandomi le spalle.

«Provaci.»

Ruotai gli occhi e mi trattenni dal lanciargli una scarpa. Ma mi tranquillizzai quando lo vidi andare verso la porta.

«Hai quindici minuti per imparare almeno i primi pentagrammi, poi li vorrò sentire.» disse e non mi diede neanche il tempo di ribattere perchè uscì chiudendo la porta alle sue spalle.

Lui dava troppi ordini e mi irritava parecchio.

Tornai a fissare lo spartito maledetto nella mia mano e grugnii esausta, quel pomeriggio non sarebbe stato affatto facile.

⚜️

«Continui a sbagliare lo stesso passaggio.»

Come promesso, dopo esattamente quindici minuti era tornato nella stanza con vestiti puliti e capelli più disordinati ma decisamente non più umidi di sudore. Si era fatto la doccia e la mia mente perversa si era domandata come fosse senza tutti quei vestiti addosso. Ancora una volta indossava una maglietta lunga bianca.

A quanto pare i suoi colori vagavano dal bianco, nero, blu e grigio. Tutti gli colori non erano nei suoi gusti.

«Grazie, non me n'ero accorta.» schioccai la lingua piccata.

Mi sentii gli occhi addosso ma li ignorai e mi stropicciai il viso per poi mettermi le mani dietro alla schiena e inarcarla in avanti per scrocchiarla.

Era passata quasi un'ora e non ero ancora riuscita a girare il primo foglio di spartito. Alla quinta volta stavo per strapparlo ma Hayden mi aveva proibito di farlo perciò cercai di incenerirlo con lo sguardo, senza risultato purtroppo.

«Prova più lentamente.»

«Mi sono stancata, non riesco. Ne faccio un altro.» dissi innervosita.

Mi volevo strappare i capelli. Soprattutto perché lui se ne stava comodamente seduto a bloccarmi ad ogni minimo errore ed era proprio ciò che volevo evitare di sentire.

«No. Continuerai finché non ti viene.»

E invece no. Mi alzai e trascinai stancamente i piedi verso la poltrona su cui era seduto comodamente per poi incrociare le braccia fermandomi di fianco.

I suoi occhi blu mi fissarono incuriositi.

«Non avrei mai pensato di dirlo ma... facciamo spagnolo.»

Quel pezzo mi stava facendo venire una crisi e volevo evitare di tornare a casa con un'emicrania. Meglio dormirci su una giornata e riprovare un'altra volta.

Inarcò un sopracciglio per poi scuotere la testa ed alzarsi, immediatamente il suo corpo sovrastò il mio che indietreggiò notando quando fossimo vicini.

«E io non avrei mai pensato di sentirlo.»

«A volte mi stupisco da sola di me stessa.» scrollai le spalle, buttando indietro i capelli con un finto gesto altezzoso.

Recuperai la borsa lasciata a terra vicina alla porta e poi lo seguii fuori dalla stanza e giù per le scale. Il soggiorno era silenzioso e le porte della cucina aperte ma Gloria non c'era.

«Dov'è Gloria?» domandai notando la sua assenza mentre appoggiavo la borsa su una sedia alta e bianca dal lungo schienale.

«A casa sua.»

Oh, pensavo abitasse in questa casa. Molte domestiche lo facevano, no? Non ero esperta in materia.

Lo vidi mentre andava verso il divano e recuperò qualcosa, notai che fosse un pc portatile e tornò al tavolo.

«Hai fame?»

Immediatamente i miei occhi andarono verso la cucina e trovarono quella torta sull'ampia isola in marmo.

«Be', se proprio insisti...» sospirai con finta drammaticità.

Premette le labbra trattenendo un sorriso e si voltò dirigendosi verso la cucina. 

Lo seguii felice.

«Davvero non hai mai assaggiato la Nutella?» domandai curiosa mentre tirava fuori un piatto da un ripiano. Io sarei potuta morire senza Nutella.

Io inspirai a fondo l'aroma che emanava quella torta soffice ricoperta di zucchero a velo. 

«Fast food e dolci non sono mai stati parte della mia dieta.» rispose mentre mi faceva scivolare sotto al naso un piattino con coltello e forchetta.

Lo guardai da sotto le ciglia arricciando il naso e le labbra, «e questo è un problema che dovresti risolvere, Miller.»

Ignorò il mio commento sbuffando rumorosamente e sorrisi spontanea mentre tagliavo una fetta di quella torta. Oddio, dentro c'era uno strato di cioccolato morbido. Avrei potuto sposare Gloria. 

Mi sedetti di fianco ad Hayden per poter vedere cosa facesse mentre tagliavo a piccoli pezzi la torta.

«Prima di tutto, dobbiamo scegliere il paese.» mi informò guardandomi, le mani ferme sui tasti.

Lo guardai alzando le sopracciglia con la forchetta stretta tra i denti e alzai le spalle.

«Non pensare che farò tutto io il lavoro.» mi avvertì con tono monocorde.

Ruotai gli occhi e dopo aver mandato giù il pezzo di torta risposi, «hai davvero una bassa fiducia nei miei confronti. Non sono quel tipo di persona che fa fare tutto il lavoro agli altri.»

«Scegli un paese.»

«Ugh, non so... um, Messico.» buttai lì, giusto per farlo stare zitto.

«Banale.»

Presi un profondo respiro e lo fulminai con lo sguardo anche se non mi stava guardando, «se non ti va bene, scegli te.»

Arricciò le labbra in modo pensieroso fissando lo schermo e io in quel momento entrai nel più completo panico perchè non sapevo se rimanere a fissare il profilo perfetto, con quella mascella tagliente, o le dita che si muovevano rapide sulla tastiera. 

Le mani, suggerii la mia coscienza. E aveva ragione. Le vene, le articolazioni, le lunghe dita affusol- basta.

Finiamo la torta.

«Perù?» aggrottai la fronte leggendo quanto scritto nella barra di ricerca.

«Si, avevo letto un articolo tempo fa riguardo i suoi gravi problemi ambientali.»

«Se lo volevi già fare perchè hai fatto scegliere a me?»

Scrollò le spalle ma non rispose. Ragazzo strano, Miller. Sei un ragazzo strano.

«Come lo presentiamo?» domandai, tagliando con la forchetta un altro angolino di torta.

«Parlando.»

Sbuffai rumorosamente, «simpatico come dito nel culo, Miller.»

«C'è a chi piace, Adams.»

Lo guardai meravigliata, «questa è una volgarità che non avrei mai pensato di sentire da te, Mister Filtro

«Deve essere la tua influenza negativa.» ribattè con tono leggero lanciandomi una breve occhiata.

Sorrisi in netto disaccordo, «io sono sempre un'influenza positiva.»

Inspirò a fondo e poi fissò il piatto con ancora metà torta.

«Sbrigati a finirla.»

«Perchè? Cosa dovrei fare di meglio?»

«Aiutarmi a cercare informazioni.» rispose ovvio, digitando sulla tastiera e facendomi attirare l'attenzione sulle mani per l'ennesima volta.

Contieniti, Makayla.

«Hai tu il computer.» gli feci notare mentre infilavo in bocca per l'ennesima volta la forchetta.

«E tu hai un telefono, cerca con quello.»

Evitai di ribattere perchè in fondo aveva ragione, avrei dovuto fare anche io qualcosa. 

«Mi passi il telefono? È nella mia borsa.» chiesi, indicando la borsa alla sua destra con la forchetta per poi allungare le gambe sulla prima sedia che trovai a disposizione sotto al tavolo.

Lo vidi allungare un braccio e io continuai a degustare quel dolce squisito.

«Non pensavo fossi il tipo che porta preservativi nella borsa, Adams.» 

A quelle parole mi andò di traverso il pezzo di torta e mi voltai di scatto tossendo con una mano sul petto. Inarcò un sopracciglio con fare divertito mentre mi allungava il mio telefono.

Avevo un preserva- ah già. «Non è mio, Miller,» chiarii, guardandolo storta mentre prendevo con nervoso il telefono, «è di Malcolm.»

«Conservi i preservativi al tuo amico? Come sei altruista.» sorrise sfacciato.

Terminai la torta ed evitai di guardarlo anche se sentivo il suo sguardo bruciare, «non conservo i preservativi a nessuno. Una sera mi aveva chiesto di tenerlo e cosi ho fatto. Mi sarò dimenticata di ridarglielo.»

«Anche se fossero tuoi, non ci troverei nulla di male, Adams.» dichiarò con una scrollata di spalle tornando a scrivere sulla barra di ricerca.

«Be', ma non è questo il caso.» 

Sperai che non proseguisse con questo discorso perchè avevo paura di dove potesse andare a parare.

«Cerca le differenze in percentuali dei problemi del Perù con altri paesi dell'America Latina.»

Feci uno scoppiò le labbra mentre ricercavo le informazioni appena richieste, «agli ordini, boss.»

Trascorse un'altra ora in cui iniziammo a mettere giù lo schema della nostra ricerca. Optammo per una presentazione a computer perciò lui iniziò ad impaginare i fogli con vari titoli e sottotitoli degli argomenti che avremmo affrontato. 

Il problema era che lui scriveva a faceva tradurre a me in spagnolo le frasi da scrivere, per cui perdevamo dieci minuti per ogni titolo perchè non mi permetteva di usare traduttori online. Stronzo. L'unica cosa positiva dei miei sbagli, era che dopo un paio di volte lo ripeteva lui e io non mi sarei mai stancata di sentirlo parlare in quella lingua, lo rendeva ancora più sexy di quanto non fosse già. Era come ascoltare un porno. 

Arrivata una certa ora, gli dissi che sarei dovuta tornare a casa. 

«Posso farti una domanda?» chiesi mentre correvamo a velocità normale per le strade di Greenville. 

La luce del tramonto rendeva dorato il paesaggio.

«Se ti dico di no, ci rimani male?» 

Arricciai le labbra, guardandolo, «ti dico che sei uno stronzo ma non ti faccio la domanda.»

Sospirò e tenendo su la testa con la mano sinistra, mi guardò e fece un cenno di assenso.

«Non ti dispiace passare tutto il tempo da solo?» 

Questa domanda aveva iniziato a lampeggiare nella mia mente mentre facevamo il progetto. Avevo realizzato che Gloria non abitasse lì e anche quel punto nemmeno Albert, mi chiesi dove abitassero per raggiungere la casa in breve tempo ma quello era un altro problema. Constatai che Hayden vivesse praticamente da solo. I suoi genitori scommettevo fossero a New York, ormai vivevano lì. Mentre lui era qui da solo e non sembrava conoscere molte persone con cui passare il tempo, o almeno credevo fosse così.

«Mi piace stare da solo.»

«Si ma...tutto il tempo?» 

Alzò una spalla mentre alternava lo sguardo tra me e la strada, «sto bene con me stesso.»

Anche io stavo bene con me stessa ma non riuscivo a capacitarmi di vivere in completa solitudine. Almeno a questa età. 

«Poi, non sempre sono solo...»

«No?» deglutii a disagio di dove quella risposta sarebbe potuta andare.

Ti prego fa che non sia quella risposta.

«No, ho Jack. È un gran ascoltatore.»

Per qualche motivo, il petto mi si alleggerì nel sentire quelle parole.

Ruotai gli occhi ma mi venne da sorridere, «sarebbe un grave problema se sapesse anche parlare.» 

Sbuffò mentre sorrideva e poi sospirò fissandomi intensamente, «e in più a volte ho visite notturne di gente che vuole tuffarsi nella mia piscina, quindi...»

Chiusi gli occhi arrossendo e scuotendo la testa. Che grandissimo bastardo.

«Pensavo avessimo risolto quel problema, Miller.» ribattei imbarazzata, guardando fuori dal finestrino per non incrociare i suoi occhi. 

«Probabilmente continuerò a rinfacciartelo, Adams.»

«Grazie.» 

«Non c'è di che.»

Alzai gli occhi e quando vidi casa mia, sospirai sollevata. Si fermò davanti al marciapiede e mi slacciai la cintura.

«Qualcuno sta spiando dalla finestra.» disse muovendo il collo per osservare meglio fuori dal mio finestrino.

Seguii il suo sguardo ed effettivamente, non qualcuno, ma tutta la mia famiglia stava spiando sia dalla finestra in sala e sia da quella in cucina.

«Cosa posso dire? Sono delle spie mancate.» ironizzai, schioccando la lingua.

«Tutti avete fallito quel test.»

E per uno strano motivo capii che si stesse riferendo a quel like messo per sbaglio ad una sua foto mentre stavo spiando il suo profilo.

«Era un bel post.» commentai per non dargliela vinta, nonostante il rossore sulle guance che aumentava all'ingrandirsi del suo ghigno impertinente.

Prima la piscina, ora il post. Mancava solo il coltello nella piaga sulla storia delle dita magiche Miller che mi sarei catapultata fuori dalla macchina.

«Hai un fetish solo per le mie mani o è una cosa che hai con tutti?»

Okay, basta.

«Addio, Miller.» 

Girai la testa per nascondergli il mio volto rosso e aprii la portiera, scendendo dalla macchina. Mi voltai un'ultima volta prima di chiuderla e gli feci il medio con un sorriso finto mentre lui continuava a guardarmi con quel sorriso da schiaffi.

«Ci si vede, Adams.»

Ci si vede, stronzo.


S/A.

Ed ecco che iniziano ad avvicinarsi e prendere sempre più confidenza l'uno con l'altra. Hayden anche un po' troppa in questo capitolo 💀

Voi cosa ne pensate di loro due? Vi piacciono? 👽

➡️Tra poco si avvicina la prima partita, cosa pensate possa succedere? 🏈

➡️E soprattutto, ci sarà anche l'Homecoming, non dimenticate dei messaggi e del vestito scelto da Hayden... 👀

Come sempre, per favore lasciate una stellina e un commento! ❤️

A presto,
Xx.

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