(Revisione) Assassin Night (C...

By Giusychiacchio

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Kate Brown, un'ereditiera, cresce con il suo maggiordomo Gregor, a quattro anni, dopo la morte dei suoi genit... More

PRESENTAZIONE
1. Kate
2. La Presentazione
3. L'inferno
4. Tutti contro Kate!
5. L'insegnante
6. La rottura
7. Giornata tra fratelli
8. Vista sotto la doccia
9. Vecchi ricordi
11. L'attrazione fisica
12. L'appuntamento
13. Immagine Rubata
14. Il fratellino
15. Noi Tre Insieme
16. Tra passione e amore
17. Il trauma cranico
18. Sesso Per Dimenticare
19. Le confessioni
20. "CARO DIARIO"
CHAPTER 21
CHAPTER 22
CHAPTER 23
CHAPTER 24
CHAPTER 25
CHAPTER 26
CHAPTER 27
CHAPTER 28
CHAPTER 29
CHAPTER 30
CHAPTER 31
CHAPTER 32
CHAPTER 33.1
CHAPTER 33.2
CHAPTER 34.1
CHAPTER 34.2
CHAPTER 35
CHAPTER 35.2
CHAPTER 36
CHAPTER 37
Capitolo 38
SEQUEL

10. L'anniversario

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By Giusychiacchio

CAPITOLO 10

L'anniversario


La giornata era diversa: Le strade affollate, come la notte prima di Natale. Le persone sorridevano ricordando quanto fosse bella e soleggiata la mattinata. Portavano i cani a passeggio, i figli al parco, andavano nei vari negozi a fare compere, ma allora perché Kate si sentiva in quel modo? Ripensava alla vita che avrebbe potuto avere se i suoi genitori fossero stati lì, guardava quelle famiglie felici e capiva che non era quello il problema. Ormai era abituata alla sensazione di solitudine e assenza, aveva programmato tutta la sua vita anche senza di loro, nonostante l'imprevisto della famiglia Lewis. C'era qualcosa che la rendeva così emotiva quel giorno, dentro di sé sapeva perfettamente cosa la rendeva triste, l'unico problema era che non lo avrebbe mai e poi mai ammesso, ma proprio in quel momento, i suoi occhi si soffermarono su una coppia e fu lì che qualcosa dentro di lei esplose. Li ascoltò decisamente senza voglia, sembravano così felici da contagiarla in modo opposto, sentiva la nostalgia crescerle dentro tale da farle male il petto. Non aveva affatto dimenticato i suoi genitori, le erano rimasti nel cuore ed era felice quando pensava a loro, il male più grande le era rimasto dentro, si trattava di qualcosa molto più recente della scomparsa della sua famiglia, era Sebastian, e quella coppia le ricordò loro due insieme, quel passato che avrebbe dovuto cancellare per poter andare avanti. Fissare in modo insistente la felice coppietta non le fece affatto bene, delle immagini apparvero nella sua mente marcando quella cicatrice invisibile che continuava a farle male.

FLASHBACK

<<E alla fine ho salutato i miei nonni e siamo partiti, credevo saremmo rimasti almeno per il pranzo domenicale, tu mi capisci?>>. Kate si guardò intorno, preferiva evitare la domanda, ma avrebbero passato molto tempo insieme se avesse continuato a parlare, lati positivi e negativi che Sebastian si sarebbe reso conto da solo, qualcosa non andava già nella sua espressione, la stessa che convinse la piccola Kate a parlare.

<<Noi pranziamo come se fosse un giorno come gli altri>>. Sebastian sorpreso avvicinò il gelato alle labbra mettendo in difficoltà, Kate arrossì pensando che avrebbe tanto voluto essere quel gelato. I baci dati il giorno prima erano decisamente pochi.

<<Vuoi dire che i tuoi nonni o tua madre non prepara banchetti ricchi di domenica?>>.

<<No>> Disse senza tanti giri di parole <<Gregor prepara qualcosa di leggero per non farmi appesantire troppo>>. Sebastian smise di mangiare, allontanò il gelato dalle labbra ascoltando la triste storia di Kate. <<I miei genitori sono morti quando ero piccola, Gregor si prende cura di me da anni ormai>>.

<<Oh, Kate. Mi dispiace, non volevo...>>.

<<Va tutto bene, so che non posso vederli, sentirli o parlare con loro, ma ci sono sempre, ogni volta che ne ho bisogno>>. Stavolta fu lei a mangiare il gelato, tranquilla passeggiò accanto a lei facendogli rendere conto che davvero non era triste.

<<Ehi>>. Sebastian la fermò guardandola negli occhi, Kate gli sorrise e lui ricambiò continuando a parlare. <<Sono felice, credo per la prima volta>>.

<<Sono frasi fatte>>. Disse lei camminando. Leccava il suo gelato e sorrideva nonostante gli avesse detto quella cosa, pensava si sarebbe arrabbiato, in amicizia si faceva anche quello, stuzzicare gli amici la rendeva un po' più sé stessa, ma loro non lo erano affatto, solo che non se ne erano ancora resi conto. Si girò un solo istante, solo per vedere la sua faccia, e si ritrovò distesa sull'erba con lui che le bloccava le braccia, i loro gelati finirono per terra spiaccicandosi, si sciolsero come i loro occhi quando si guardavano, era scattata subito una scintilla, forse era presto a dire di amarlo, ma aveva trovato ciò che sua madre le raccontava da bambina: un Amore forte e una persona su cui contare per tutta la vita. Le sarebbe bastato quello per poter vivere, era ciò che cercava in fondo, nonostante fosse più matura, facesse cose da grande e si comportasse come un'adulta, ora si stava finalmente vivendo l'adolescenza con un ragazzo meraviglioso, a Kate piaceva così tanto da abbassare la guardia in sua presenza, cosa che Gregor le aveva proibito di fare. I suoi genitori non abbassavano mai la guardia l'uno dall'altro.

<<Per niente>>. Disse lui parlando sottovoce, si avvicinò alle sue labbra fermandosi prima di toccarle, si sfioravano a malapena, lo fece di proposito per farla impazzire dal desiderio. <<È troppo presto dire di volerti già tanto bene?>>. Kate socchiuse le labbra e sollevò la testa senza rispondere, unì le loro bocce ancora in un unico bacio passionale. Erano follemente innamorati e si erano conosciuti solo pochi giorni prima. Lei non credeva al destino, o ai colpi di fulmine, ma dovette ricredersi dopo la comparsa di Sebastian, credeva l'avessero mandato i suoi genitori per poter finalmente avere qualcuno accanto che la proteggesse. Kate stava vivendo una favola adolescenziale.

FINE FLASHBACK

Passò le mani sul viso prendendo un grosso respiro, ricordare le fece così male da farla piangere. Non voleva tornare a casa in quelle condizioni, non desiderava farsi vedere, tutto quello di cui aveva bisogno era essere stretta tra le braccia di quel meraviglioso ragazzo ancora una volta. Strinse i denti e fece ciò per cui era uscita. Corse molto, per quasi tutta la mattina, fino allo sfinimento, finché le gambe non la ressero più. Non pranzò neanche, voleva buttarsi giù e concludere la giornata molto prima. Si fermò fuori un grande Hotel, si mantenne al muro affannando, finalmente poteva prendere fiato. Sollevò la testa mettendosi dritta, qualcosa non andava. Un'auto nera si fermò davanti al marciapiede, sul tappeto rosso, che copriva le scale, delle scarpe dello stesso colore attirarono la sua attenzione. I suoi occhi salirono sulle gambe lunghe e scoperte della donna, un abito scollato e nero le copriva perfettamente il corpo, i suoi capelli biondi le fecero spalancare gli occhi, la rivide ancora, sempre di spalle, prese il cellulare aprendo rapidamente la videocamera. Sollevò il cellulare scattando più foto, aveva già percepito quella sensazione, sembrava la conoscesse da una vita e forse era così. Il cellulare nelle sue mani suonò facendo rumore, la musica partì a tutto volume attirando l'attenzione. Kate rispose andando via da quel posto, spesso si girava indietro cercando di capire se qualcuno la stesse seguendo e dentro di sé si ripeteva un "Ecco perché lavoro da sola"

<<Emma>>. La sua voce era spezzata dal poco respiro che aveva.

<<Kate, va tutto bene?>>. Chiese allarmate, guardò Mark facendo preoccupare anche suo marito, quando Kate usciva di casa erano sempre nervosi, odiavano non sapere cosa facesse, volevano davvero che fosse felice, ma soprattutto che uscisse dal giro prima di fare una brutta, orribile fine, proprio come i suoi genitori.

<<Si, io credo...>>. Rimase di sasso osservando la donna davanti a lei. Tolse gli occhiali da sole mostrando i suoi occhi castani. Kate deglutì rumorosamente, non aveva paura, ma incontrarla ancora in quel giorno particolare la rese nervosa. Si ammutolì ricordando quanto male le avesse procurato. La donna fissò Kate con disprezzo, un ghigno si palesò sul suo viso guardando la ragazza dalla testa ai piedi.

<<Credevo di non incontrarti più, e devo dire che ci speravo tanto>>. Kate riprese finalmente il respiro, allontanò il cellulare dall'orecchio per poter ascoltare meglio il diavolo in persona.

<<Qui per lavoro?>>. Le chiese Kate prendendo coraggio, ora anche sul viso di Kate c'era disprezzo. La donna non rispose, accennò un sorriso guardando altrove.

<<Hai pianto. Questo giorno ti fa stare male, Kate?>>. Kate serrò le labbra abbassando la testa, aveva colpito nel segno, lei sapeva benissimo perché era distrutta, ma farle del male anche quel giorno la rendeva davvero forte <<Beh, spero vivamente di non rivederti più>>. La sua voce divenne rude, piena di rabbia, eppure era una donna molto matura. Poter schiacciare Kate ogni volta che la vedeva la rendeva davvero superiore, nonostante non lo fosse minimamente. Superò il corpo della ragazza andando via, Kate sentiva i suoi tacchi allontanarsi, quelle voci che gridavano nella sua mente erano quasi inesistenti, aumentavano ad ogni suo passo diventando sempre più forti, da più voci, divenne poi una davvero assordante che gridava il suo nome.

"Kate! Kate, aiutami!" Gridava facendole ricordare quella orribile scena che le si palesava davanti agli occhi tutti i santi giorni, quella voce che sognava tutte le notti distruggendola dentro, ma non era lui, Sebastian non la stava chiamando, era qualcun altro.


<<Kate!>>. Sollevò la testa tornando in sé, davanti ora aveva delle persone: i suoi fratellastri. <<Sai bene? È caduta la linea e...>>. Jason si fermò guardandola, aveva uno sguardo perso nel vuoto, come se non fosse in lei. Kate mise il cellulare in tasca, le sue mani tremavano, aveva avuto un incontro inaspettato, sperava anche lei di non vederla mai più. I suoi occhi gonfi e rossi fecero rabbrividire i ragazzi.

<<Kate>>. Julian si avvicinò alla ragazza prendendole il viso tra le mani, si guardarono negli occhi per pochi secondi, giusto per farla riprendere. Lei non parlava, non si muoveva, sembrava una statua di cera, ma vedere Julian preoccuparsi la fece tornare in sé, forse lui ora voleva proteggerla, era cambiato qualcosa in così poco tempo, Kate si chiedeva se avessero cambiato idea anche gli altri in questo modo, se Luke l'avrebbe apprezzata un giorno o se uno di loro l'avessero odiata per sempre.

<<Che ci fate qui?>>. Finalmente guardò i ragazzi capendo di non essere più sola.

<<Ti riportiamo a casa>>. Daniel si avvicinò a lei allontanando suo fratello minore, l'ultima volta tra i due non era finito molto bene, cercava solo di proteggere Kate, ma Julian non le avrebbe fatto del male, non più almeno. Le prese la mano portandola con sé sotto lo sguardo dei suoi fratelli, lei guardava il mondo circostante cercando di ricordare Sebastian, quel ricordo di lui stava pian piano svanendo nonostante la tormentasse tutti i giorni. Finalmente giunsero a casa. Oltrepassarono la porta d'ingresso e proprio lì Emma afferrò le braccia della piccola ragazza avvicinandola al suo corpo in modo affettuoso, la strinse riprendendo a respirare finalmente, chiuse gli occhi accarezzandole la schiena, Kate le stava ricordando Evelin in quel momento, avrebbe riabbracciato la sua migliore amica molto volentieri, ma farlo con la figlia era una sensazione unica.

<<Stai bene? Cosa è successo?>>. Chiese Mark, i ragazzi lo guardarono confusi.

<<Era ferma in un punto, in questo modo>>. Disse Jack prestando attenzione allo sguardo perso della ragazza. Sollevò la mano indicando Kate che non sembrava più lei.

<<Evidentemente è scossa per la morte dei suoi genitori, lo sappiamo, è doloroso, ma è accaduto quando era piccola>>. Luke ricevette le occhiatacce di tutti i suoi fratelli, genitori compresi, che la odiava non era un segreto ma credeva stessero diventando più amici.

<<Scusate, ma vorrei andare a riposare>>. Kate allontanò Emma da lei e salì le scale in preda al panico. Si chiuse in camera sua guardandosi intorno, era una nuova casa con una stanza nuova e non riusciva comunque a pensare ad altro. Fece ciò che le riusciva meglio: si avvicinò all'armadio e cercò insistentemente le fasce che usava per proteggere le mani quando colpiva il sacco da boxe, sfortunatamente non ne aveva uno con sé o in camera, mentre era seduta sul letto morbido ad avvolgere le fasce ben strette pensava a quanto sarebbe stata dura quella giornata. Le avvolse intorno alle mani facendo coincidere perfettamente le bende nere sulle nocche, le lasciò passare tra le dita e fece un'ultima passata intorno al polso chiudendole con lo strappo finale. Strinse la mano più volte per poi battere i pugni assicurandosi che non si facesse troppo male. Respirò profondamente chiudendo gli occhi mentre le lacrime minacciavano di uscire, non perse altro tempo, si avvicinò al muro più vicino e iniziò a colpirlo. Sentiva la vibrazione sotto le mani, il dolore alle dita che le impediva di proseguire ulteriormente ma nella sua mente ritrovano quelle immagini orribili e la conversazione, quella donna aveva sconvolto la giornata che avrebbe dedicato ai suoi genitori e a Sebastian. Continuò a colpire quel muro con tutta la forza che aveva dimenticando anche le tecniche di combattimento, voleva solo liberare la rabbia dentro di lei. E, alla fine, con tutta la brutalità che aveva in corpo, colpì per l'ultima volta il muro, la parete ora aveva un buco visibile che la fece tornare in sé. Le sue mani sembravano bagnate, dalle dita scese qualcosa di caldo che le permise di farle abbassare la testa: Scendevano rapidamente le gocce di sangue sporcando il pavimento di rosso. La porta si spalancò da sola e Kate poté vedere Mark visibilmente preoccupato, aveva corso per le scale. L'uomo entrò nella stanza notando per prima il suo affanno, subito dopo il sangue rosso che continuava a scendere rapidamente e in fine sollevò la testa guardando il muro, non aveva solo un buco, ma anche schizzi di sangue, nonostante le fasce alle mani era riuscito ad uscire e imbrattare il muro. Mark sospirò passandosi le mani sul viso.

<<Dobbiamo parlare>>. Disse freddo, Kate abbassò la testa.

<<Ti ripagherò il muro>>.

<<Non si tratta del muro, Kate. Si tratta di te, delle cose che fai, di quello che dici. Non capisci che ora sei qui con noi? Tutto quello che ti accade, ogni singola e minima cosa ci riguarda>>. Kate rimase a testa bassa, avrebbe dovuto condividere tutto con la sua nuova famiglia, ogni sentimento bello o contrastante, qualsiasi cosa. Prima bastava solo parlare di lavoro con Gregor. <<Kate, fai parte della famiglia ora>>. La ragazza lo guardò per la prima volta con occhi diversi, si chiedeva se avesse guardato suo padre allo stesso modo. Si avvicinò a lui lentamente e si lasciò andare in un grande abbraccio. Quando Mark si allontanò, le sorrise, riguardò quello che era accaduto e disse: <<Potresti ripulire? Domani mi occuperò io del muro>>.

Lei annuì lasciandolo andare, uscì dalla stanza con un rapporto differente con Kate, avrebbe sempre voluto avere una figlia femmina e lei si chiedeva spesso come sarebbe stato avere un padre, ora lo sapevano entrambi. Kate si guardò i piedi osservando quanto casino avesse fatto con il sangue, Mark si avvicinò alla porta ma disse qualcosa che lo fece tornare indietro.

<<Oggi è un giorno davvero triste per me>>.

<<Lo so, questo è uno dei tanti giorni che io e Emma onoriamo, ci dedichiamo a qualcosa in loro onore, preparati, ti mostreremo cosa facciamo di solito>>. Si limitò, magari avrebbe dovuto dire altro, e quello era il momento adatto, si trovavano soli, avrebbe sicuramente evitato di coinvolgere i ragazzi, ma non fece in tempo.

Mark scese lasciandola sola. Intanto lei tolse le fasce sfilandole un po' alla volta, quando le sollevò sui punti cruciali strinse i denti, sembravano essere entrate nella pelle, ora il sangue era inevitabile. Corse in bagno evitando di sporcare il pavimento in corridoio. Mise le mani sotto l'acqua fresca soffrendo in silenzio, non si sarebbe mai davvero abituata al dolore. Non ci mise molto, disinfettò il tutto e riuscì a togliere il sangue, scoprendo sotto quel liquido rosso delle macchie e ferite che sarebbero rimaste per un bel po' di tempo. Filò in camera e tolse la tuta sporca mettendo un paio di pantaloni, una maglia abbastanza sportiva e un paio di Nike, scese le scale e proprio all'ultimo gradino sentì gli occhi di tutti su di lei.

<<Sono pronta, possiamo andare>>. Mark rivolse un'occhiata a Luke, lo stesso ragazzo si avvicinò a Kate e disse:

<<Mi dispiace, a volte so essere molto insensibile>>.

<<Lo so>> Disse lei non degnandolo neanche di uno sguardo, raggiunse Emma e Mark superando i ragazzi. <<Possiamo andare?>>. Annuirono mostrandole la strada per andare via, lei uscì da quella porta guardandosi intorno, come sarebbe stata la sua vita ora con la donna nei paraggi? Intanto il più grande si avvicinò a lei prendendole la mano.

<<Tu verrai in auto con me>>. Disse Daniel tirandola con sé, ma lei impassibile, abbassò lo sguardo lasciandosi trascinare. Si sedette nella sua auto allacciando subito la cintura di sicurezza. <<Sembra che tu non sia molto sicura>>. Le indicò la cintura con lo sguardo e proprio in quel momento Kate sorrise, scosse la testa.

<<Sono al sicuro con te>>. Daniel la guardò quasi con tenerezza, Kate era la sorellina che aveva sempre desiderato e gli si scioglieva il cuore quando lei gli parlava in quel modo.

<<Dovresti stare attenta a quello che dici, così mi farai impazzire>>. Daniel guardò lo specchietto retrovisore aggiustandolo per bene, Kate non sapeva come prendere quella frase, lo disse senza neanche guardarla, probabilmente si vergognava, ma l'indifferenza le fece capire che si stavano comportando forse come due fratelli, si stuzzicavano tra loro, in un certo senso le diede il permesso di provocarlo più del previsto. Intanto dietro di lei salirono Aaron, Jack e Jason.

<<Parti, veloce!>> Gridò il piccolo Jason guardando il finestrino, gli altri due risero quando bloccò la portiera in modo tale da non farla aprire, per quanto Kate credesse che lo stesse facendo per non rischiare che si aprisse in corsa, la verità era un'altra, impediva soltanto a ciò che era fuori di non entrare, in quel caso erano i suoi fratelli <<Dai>>.

<<Che succede?>>. Chiese Daniel, e Jason a quel punto disse:

<<Ethan mi ha rincorso per tutto il tragitto cercando di salire, a quanto pare vorrebbe venire in auto con noi>>.

<<E da quando?>>. Chiese Aaron trattenendo un sorriso, suo fratello Jack, accanto a lui, sollevò una mano e, ridendo a crepapelle per la situazione, indicò Kate.

<<Da quando abbiamo una nuova risorsa, complimenti Kate, hai fatto colpo>>. Kate sollevò le spalle guardando dritto davanti a sé, ripensò al momento intimo avuto con Ethan in bagno, nonostante sostenesse che fosse solo per scaricare la tensione e cancellare tutto ciò che aveva nella mente, per il ragazzo non sembrava essere così. Per quanto Kate pensasse che Ethan volesse solo fare una botta e via, sembrava che il suo fratellastro pretendesse una relazione differente.

<<Senti, siamo tra fratelli, perché non ci parli di quello che è successo con Ethan in bagno?>>. Chiese il maggiore, l'intera macchina si zittì, volevano tutti sapere di quel momento speciale tra lei e uno dei loro fratelli, forse avrebbero capito il comportamento di Ethan, di solito non correva dietro le ragazze, per nessun motivo al mondo, preferiva portarle a letto e vantarsi delle loro doti o di quanto durasse, neanche un minimo accenno alle ragazze con cui stava. Spesso descriveva l'aspetto fisico, le posizioni strane e la loro bravura, ma Kate era riuscito a fottergli il cervello senza fare troppi sforzi. Daniel partì aspettandosi una sua risposta, mentre la ragazzina al suo fianco cercava le parole giuste per poter comunicare in maniera differente dai soliti discorsi che faceva con Gregor. Il punto era: come si faceva a parlare con i suoi "fratelli" di una cosa simile? Doveva solo prendere coraggio e comunicare in modo normale, forse avrebbe potuto utilizzare quei termini poco delicati che usavano i ragazzi.

<<Mark mi ha detto che sono di famiglia, devo condividere con voi tutti i momenti belli e brutti che mi capitano e per questo vi dirò cos'è accaduto>>. Jason si avvicinarono al sedile della ragazza per ascoltare meglio, avvolse le braccia intorno al sedile proprio dietro di lei annusando a pieni polmoni l'odore di buono che emanava, sembrava un richiamo particolare, qualcosa che invogliava a guardarla, a stare insieme a lei. Kate a quel punto continuò a parlare. <<È entrato in bagno mentre ero sotto la doccia, in realtà io credevo che... fosse qualcun altro>>. Non aggiunse altro facendo incuriosire i presenti che si guardarono uno ad uno, che Kate avesse uno dei fratelli in mente, qualcuno di cui si era innamorato e non voleva dirlo? <<Insomma, abbiamo parlato per un po' e alla fine mi ha passato l'asciugamano per potermi coprire, quando sono uscita ci siamo baciati>>. Accennò un sorriso guardando davanti a sé ricordando quel giorno sotto la doccia e la presenza di Sebastian ancora nella sua vita. <<Credeva fossi vergine...>>. Disse quasi con disprezzo, distolse lo sguardo e prese un grosso respiro trattenendo ancora una volta il male che aveva dentro. I ragazzi si guardarono ancora una volta, la sua reazione faceva intendere altro, forse Daniel aveva ragione, per loro il lavoro di Kate era talmente surreale e particolare da spaventare e, pensare che l'avessero toccata più volte durante le sue coperture, faceva schifo. Una ragazzina così piccola e innocente non doveva sopportare tutto quello, non da sola, non più. <<Poi mi ha dato il suo numero di telefono e stasera dovevamo uscire solo io e lui>>.

<<Beh non ha perso tempo>>. Disse Jack posizionandosi per bene sul sedile, la conversazione aveva fatto sì che si avvicinassero tutti molto alla piccola Kate, la quale guardò fuori sicura di aver detto tutto, o quasi.

<<Kate, lo volevi anche tu?>>. Chiese Daniel quasi sottovoce, ma lei lo rimase a bocca aperta, incredulo, sollevando le spalle.

<<Quello che voglio...>> Ripeté <<frega a qualcuno di ciò che voglio? Credo che sia qualcosa di non serio>>.

<<Kate, a noi importa>>. Disse Aaron poggiandole una mano sulla spalla.

<<Non ti ha costretta, vero?>>. Continuò ancora Daniel.

<<No, Ethan non avrebbe potuto costringermi...>>.

<<E... possiamo sapere chi credevi che fosse?>>. Chiese stavolta Jason, un po' intimorito nel parlare, attirò infatti lo sguardo dei due fratelli accanto a lui. Ma Kate non rispose, la domanda non era di suo gradimento, nonostante avesse voluto dire tutto ai suoi fratelli. <<Insomma, è uno di noi in auto?>>.

<<Jason>>. Lo rimproverò il più grande, Jason guardò suo fratello Daniel, il quale scosse la testa per impedire che potesse dire altro che avrebbe potuto ferire Kate. Calò ancora una volta il silenzio in quell'auto, finché non fu proprio Daniel a parlarle con il cuore. <<Ethan non è il classico ragazzo, Kate. Il suo comportamento spesso lascia molto a desiderare, ma ti assicuro che se continua a cercarti in questo modo significa che ci tiene tanto a te, non puoi saperlo adesso quanto sia serio ciò che state creando, lo capirai quando non riuscirai a stargli lontano neanche un secondo. Solo a quel punto potrai dire se ci tieni anche tu come lui tiene a te>>. In un certo senso descrisse ciò che già aveva con Sebastian. Strinse gli occhi sentendo una strana pressione al petto, come se il suo cuore si stesse spezzando in tanti piccoli pezzi.

<<Mi chiedo perché il per sempre sembra sempre così lontano. Le cose importanti svaniscono ragazzi, non c'è nulla che dura più di un semplice bacio, prima o poi tutte le cose belle smettono di esistere>>. Disse Kate guardando fuori, i ragazzi, compreso Daniel la guardarono senza parlare. <<Si sono fermati>>. Disse lei sollevando la mano per farlo fermare. Daniel si fermò in un punto impreciso, come l'auto dei suoi genitori, scesero tutti raggiungendo gli altri. Era un posto sperduto, un grande campo aperto. Alcuni di loro si sedettero in auto con le portiere aperte. Mark mostrò lei delle armi e disse:

<<In loro onore. Vado a posizionare le bottiglie>>. I due si allontanarono posizionando le bottiglie di vetro sul terreno e Kate li guardava invidiando la loro complicità, i sorrisi che si scambiavano, gli sguardi innamorati che riscaldavano il cuore a tutti i presenti. Lei aveva tutto quello e gli era stato tolto con la forza. Distolse lo sguardo stringendo le mani tra loro, voleva farsi del male per non rivivere ancora quel dolore che la tormentava tutti i giorni della sua vita.

<<Allora principessa, sai sparare?>>.

Chiese Ethan facendola tornare in sé, di tanto in tanto le accadeva di perdersi in un lato oscuro che aveva dentro. Lei si avvicinò ai ragazzi chinandosi sulla cassa di armi, portata proprio da Emma e Mark, poggiata sul terreno gentilmente dai suoi fratellastri. Sostenne il peso del corpo semplicemente con i piedi, mentre le ginocchia parallele alla cassa facevano da mezzo supporto. Lo aprì come se fosse la notte di natale, sostenne il coperchio in plastica dura con una sola mano facendole ritrovare un mezzo sorriso, morse il labbro inferiore nell'indecisione osservando tutte le armi che conteneva il baule. Sollevò lo sguardo verso i due che la guardavano sorridendo, erano fieri della piccola Kate, proprio come se fosse la loro bambina. Lei lo percepì facendo riscaldare il suo cuore, dei brividi le percorsero il corpo facendole vedere i suoi genitori davanti agli occhi, nonostante non ci fossero più ormai da anni, era proprio così che si sarebbe sentita al termine di ogni missione, con loro che la guardavano in quel modo.

<<Posso scegliere?>>.

<<Certo, piccola>>. Le disse Mark attirando lo sguardo di sua moglie, Emma voleva trattenersi, ma esplose.

<<Kate, puoi scegliere tutto quello che vuoi, non saremo noi a dirti cosa fare>>.

<<Potete fare ciò che volete, dico davvero. Anche scegliere una situazione e un'arma, la più stupida, la più piccola. Io sono pronta>>.

Era così triste da sentire, questo significava che Gregor sceglieva per le anche l'arma per le missioni, facendole affrontare tutti i giorni una sfida sempre più complessa, e per cosa?

<<Davvero, Kate. Scegli pure>>. Disse Emma insistendo. Daniel guardò sua madre serrando le labbra, era un uomo molto intelligente e riuscì a capire come venisse manipolata e costretta tutti i giorni quella povera creatura. Sotto il controllo sempre di persone differenti. Kate accennò un sorriso e diede un'occhiata rapida alle armi.

<<Colt M1911>>. Disse la ragazza prendendo la pistola tra le mani, sorrise pensando a quando le fu data proprio da Gregor anni prima. <<Ho ucciso uno sporco traditore americano con una di queste>>. Lo ricordava perfettamente, come se fosse accaduto il giorno prima, i ragazzi la guardarono spalancando gli occhi, non era da tutti ascoltare storie simili. <<Mi fu regalata al mio undicesimo compleanno, totalmente argentata, di grande impatto, con proiettili personalizzati>>. Un ghigno apparve sul suo viso spaventando i presenti, forse non era poi così tanto innocente come credevano. <<Così che tutti avessero potuto capire che non si scherza con l'America...>>. La mise giù afferrando subito dopo un'altra arma. Intanto Emma e Mark si stringevano a vicenda le mani sorridendo, fieri della piccola Kate, avrebbero sempre voluto avere qualcuno che mandasse avanti ciò che erano, il nome della famiglia in quel modo, ma avevano anche dato la possibilità ai loro figli di poter essere felici e vivere come volevano. <<Una M41-A. Dio, non ne vedevo una da quando rimasi chiusa in un seminterrato>>. Accarezzò il dorso delicatamente con le sue mani rovinate dai pugni che aveva dato contro il muro, ancora sanguinanti. Accennò un sorriso e sollevò lo sguardo verso i ragazzi. <<Vendevano le armi illegalmente e ricordo che l'unica non tenuta incustodita era questa, poggiata sul bancone accanto ad un cumulo di munizioni, una vittoria garantita, feci fuori diciassette uomini in quarantacinque secondi, record personale>>. Il suo sorriso si spense quando vide i visi scioccati dei ragazzi. <<Si, beh... vecchie storie insomma...>>. Ethan invece aveva un bel sorriso compiaciuto, si mordeva le labbra ascoltano quanto fosse cazzuta la ragazza davanti a sé, l'avrebbe baciata davanti a tutti, ma non fu l'unico a guardarla in quel modo, probabilmente a molti dei suoi fratellastri piaceva la ragazza cazzuta, li faceva quasi eccitare. Posò l'arma prendendone subito un'altra. <<Barrett cal 50... ricordo quando ho ucciso un sicario appostata su un tetto del...>>. Si ammutolì passando alla prossima, gli sguardi dei ragazzi erano molto più insistenti.

<<Kate, ricordi tutti quelli che hai ucciso?>>. Chiese Aaron, lei sollevò le spalle.

<<Non tutti, solo quelli più importanti... come quel lurido figlio di puttana che mi ha quasi tagliato la gola in un sottomarino russo, se non avessi avuto la berretta M9 con me mi avrebbe sgozzata, continuava a ripetermi che ero una sporca puttana americana...>>.

<<Tesoro, stavi solo facendo il tuo lavoro>>. Disse Emma facendo un passo in avanti, come se avesse colpito anche lei nel profondo, forse le loro storie erano davvero molto simili, anche Emma e Evelin erano state torturate in quel modo in passato. Suo marito Mark le poggiò una mano sulla spalla per rassicurarla, le accarezzò lentamente tutta la schiena, era proprio quello che a Kate mancava. La ragazza distolse subito dopo lo sguardo e disse:

<<On byl prosto gryaznym ukolom>>. Parlò in russo attirando più attenzione del dovuto su di lei.

<<Parli russo, principessa?>>. Ethan guardò innamorato quella ragazzina davanti a sé, pensò che se mai si fosse concesso a lui non avrebbero abbandonato la camera da letto neanche con la forza, la voleva tutto per lui. Kate era un mondo intero di cultura e storia, intelligenza, creatività, bellezza, forza, qualcosa di unico che colpì molti dei presenti. Ethan fu il primo, Jack la guardò sicuramente con occhi diversi, come Julian del resto, che si stava affezionando a lei, Noah non riusciva ancora a comprendere ciò che era, lo stesso valeva per Jason, anche se per lui Kate non era altro che una cazzutissima sorella forte. Aaron e Daniel la guardarono con tale dispiacere, ma anche tanto amore da darle, l'avrebbero protetta a qualsiasi costo, l'unico a guardala ancora con disprezzo era proprio Luke. Strinse le braccia al petto credendo solo che fosse una sporca assassina.

<<Parlo diverse lingue, mi piace imparare e mettere in pratica ciò che so>>. Sollevò di poco lo sguardo verso di loro per capire che aveva messo a disagio i ragazzi, ma non tutti, alcuni avevano un gonfiore particolare nei pantaloni, Kate era qualcosa di proibito che avrebbero voluto e non potevano avere in realtà, una piccola donna con le palle. Chinò ancora una volta la testa sulle armi facendo scivolare le dita su ognuno di esse prima di soffermarsi su una particolare, la prese guardandola per bene, la sua mente sembrava galoppare ancora una volta nei ricordi, quella giocattolo che aveva usato il suo Sebastian quel giorno. Si sollevò stringendo tra le mani l'AK103, come se fosse un qualcosa di prezioso per lei. Mostrò finalmente agli altri le nocche viola, rotte, ferite, e il sangue che gocciolava liberamente sul terreno mentre i suoi occhi non facevano altro che fissare quell'arma. <<Sono pronta>>.

<<Tesoro, sei ferita>>. Disse Emma cercando di avvicinarsi a lei, ma Kate lo impedì scansandola, ormai le era stato assegnato un obiettivo e non poteva perdere tempo con la cura delle sue mani che lasciavano gocciolare il sangue sul terreno sporco. Mark fissò quella ragazzina ricordando sua moglie da giovane, quel maledetto lavoro lo uccideva tutti i giorni, soprattutto quando non sapeva mai se avrebbero superato una missione insieme. Tornare a casa tutte le sere e stare insieme ad Emma, poterla almeno abbracciarla, era una sorta di vittoria personale. Volevano evitare di vivere per sempre nell'ansia. Fu proprio quello il motivo che li spinse a smettere, magari lo avessero fatto anche Evelin e Benjamin, avrebbero cresciuto Kate in modo differente. Aaron fu l'unico ad avvicinarsi per dare un'occhiata alle ferite, poter aiutare gli dava sempre una certa carica. Faceva il medico in un ospedale, ciò che aveva sempre sognato di fare sin da bambino. Sembrava che, i fratelli Lewis, si fossero realizzati quasi tutti nella loro via, senza avere neanche un rimpianto. Mentre Kate, che aveva provato di tutto nella vita, aveva ancora tanto da fare.

<<Kate, non scherzare, sei ferita. Devi curarti>>.

La ragazza si tirò indietro scansandolo, come se colui che la stesse toccando non era la persona che desiderava. Lo guardò spaventata prima di avvicinarsi all'obiettivo e tornare in sé. Quei capelli biondi la scombussolarono, nonostante non avesse la stessa tonalità scura di Sebastian, come gli occhi del resto, il colore si avvicinava di poco, ma ritrovarselo davanti in quel modo le faceva male, lo ricordava così tanto da spaventarla a morte. Sollevò l'arma posizionandosi perfettamente, caricò il fucile facendoli allontanare, si posizionarono dietro di lei prestando attenzione, nonostante non fossero molto convinti della scelta. Kate prese tanti grossi respiri per poter stabilizzare il respiro e mirare meglio, per qualche secondo smise anche di farlo. I suoi occhi fissi in una sola direzione la misero più sicurezza, ora poteva iniziare con gli insegnamenti di Gregor.

<<Occhio predominante>>. Disse sollevando la pistola. <<Numero uno: prendere la mira. Numero due: restare concentrati. Numero tre: pollici rilassati>>. I ragazzi si guardarono ascoltando le regole che elencava Kate <<Numero quattro: mirare di fronte al sé. Numero cinque: premere il grilletto con pressione costante>>. Smise di parlare e sparò una, poi due, tre volte, fino ad arrivare all'ultima bottiglia. I colpi penetravano perfettamente ogni singola bottiglia ad una certa distanza, Emma e Mark sorrisero fieri di Kate, alcuni dei ragazzi si avvicinarono per vedere meglio la sua precisione, neanche nei film avevano mai visto tanta bravura, ma avere qualcuno a casa che faceva quelle cose nella vita reale li colpiva, forse un giorno avrebbero appreso anche loro tanta bravura. Kate tenne fermo lo sguardo sull'ultima bottiglia rimasta, i suoi occhi divennero più tristi del solito, come l'espressione, allontanò l'arma lasciando che i suoi ricordi prendessero il sopravvento.

FLASHBACK
<<Ruota panoramica o casa dei fantasmi?>>.

<<Mhmm decisamente... le peperelle>>. Disse Kate ridendo, prese il polso del ragazzo e lo trascinò al bancone, guardò attentamente le armi mentre Sebastian pagò l'uomo dietro quel bancone colorato di blu per il tessuto poggiato sopra in modo grossolano.

<<Quale peluche ti piace?>>. Chiese il ragazzo prendendo il fucile finto che era in esposizione, proprio l'AK103. Kate sollevò le spalle e chiuse gli occhi indicandone uno a caso, quando li riaprì vide Sebastian provare a sparare. Tentò più volte riuscendoci così poco da non riuscire a prenderne neanche uno minuscolo. <<Cavolo... volevo davvero prendertelo>>.

<<Prova così>>. Gli lasciò il fucile tra le mani, non voleva che fosse lei a sparare, le piaceva di più che Sebastian riuscisse a prenderle il peluche per poi regalarglielo, decisamente un gesto romantico, come in quei film stupidi che guardava poche volte, ma vivendolo in prima persona riuscì a capire cosa ci fosse di così bello. Kate gli posizionò bene le braccia e le mani sussurrandogli all'orecchio le cinque regole fondamentali. Il ragazzo si girò leggermente verso Kate cercando di capire come conoscesse quelle regole, forse era una di quelle poche ragazze a cui piaceva sparare.

<<Kate...>>.

<<Fidati, chi è che guarda sempre film d'azione?>>. Sebastian le sorrise per poi voltarsi verso gli obiettivi, seguì alla lettera le regole riuscendo a buttare quelle lattine giù una meraviglia, le vinse uno dei peluche, era un delfino blu dagli occhi azzurri.

<<È bellissimo, grazie>>. Disse lei abbracciandolo, non era mai stata così dolce, non conosceva quel lato di lei e forse questo la spaventava. Si allontanò rendendosi conto di ciò che aveva fatto. <<Ora possiamo andare>>.

<<Kate, aspetta>>. Le prese la mano tirandola verso il suo corpo, la strinse a sé ancora e continuò a parlarle. <<Ci conosciamo da poco, ma probabilmente non avrò più tanto coraggio, quindi voglio dirtelo ora. Sei la cosa più bella che mi sia capitata, e sicuramente mi prenderai per pazzo quando sentirai queste parole: voglio davvero passare tutta la mia vita con te>>.

Lei si allontanò ancora sollevando la testa per guardarlo negli occhi. <<Hai ragione, sei pazzo>>.

<<No, dico davvero. Non conosco molto di te, ma possiamo rimediare, potremmo conoscerci ogni giorno, scoprire cose nuove su di noi>>.

<<È una proposta di matrimonio?>>. Disse lei ridendo, lui sollevò le spalle sorridendo lievemente, quasi serio.

<<Dico davvero, Kate. Io ti amo>>. Stavolta rimase senza parole, il sorriso si capovolse, quelle emozioni e situazione erano del tutto nuove alla piccola Kate, si grattò la nuca imbarazzata, non avrebbe mai detto di non amarlo perché dentro di sé sentiva di provare la stessa identica cosa. Sebastian sbuffò distogliendo lo sguardo. <<Ti ho spaventata, vero? Non dovevo dirti queste cose, ora non vorrai più vedermi, che stupido>>.

<<No, Sebastian. Confesso che è così affrettato, credi sia normale? Cioè non ho mai avuto una vera relazione, non so niente, ma non mi importa se è presto perché io sento ciò che senti tu. Ti amo anch'io>>.

Sebastian la prese tra le braccia stringendola forte a lui, come se avesse paura di perderla, si baciarono sotto la ruota panoramica facendo invidia anche alla coppia più bella.

FINE FLASHBACK

Mark le poggiò una mano sulla spalla, l'aveva chiamata più volte senza mai ricevere mai una risposta. Kate si girò verso l'uomo con il fucile sollevato, pronto a sparare in qualsiasi istante, lo guardò spaventata con le lacrime agli occhi facendo preoccupare anche gli altri.

<<Who ehi, Kate. Sono io>>. Mark allungò le mani sul fucile togliendo le dita di Kate che lo stringeva con fermezza. Lei abbassò la testa e tirando su con il naso scusandosi come non aveva mai fatto.

<<Scusa...>>. Si avvicinò all'auto di Daniel e salì chiudendosi dentro. Mise le mani sul viso sfogandosi, pianse ricordando quei momenti intensi e meravigliosi che le mancavano.

<<È pazza! E tu le dai anche delle armi! Avrebbe potuto ucciderci tutti!>> Disse Luke. Mark si avvicinò a lui e gli diede il fucile che poco fa aveva Kate.

<<Magari potresti provarci tu>>.

<<Sai che non so farlo>>. Disse Luke a suo padre, Mark allora afferrò ancora una volta il fucile per poterlo posare.

<<Comportati bene con tua sorella>>. poi indicò Kate in auto, ma non c'era, si guardò intorno cercando di capire dove fosse e, per la prima volta, ebbe paura di averla persa per sempre.

<<Quella non è mia sorella!>>. Urlò Luke. Mark guardò dietro di lui, per fortuna era lì, ma aveva ascoltato le parole crudeli di Luke.

Kate guardò i fratellastri e poi disse:

<<È vero, non sono vostra sorella>>. Guardò Mark e Emma asciugandosi gli occhi <<Non mi aiuteranno più, è troppo rischioso>>.

<<Di cosa stai parlando?>> Chiese Emma, i ragazzi intorno a lei si guardarono per cercare di capire di cosa stesse parlando.

<<Sta ancora una volta drammatizzando, non frega a nessuno>>. Luke alzò la voce stufo di lei, si avvicinò a Kate che sembrava distrutta.

<<Luke, basta>>. Disse Julian, persino lui si era stufato di suo fratello e dei suoi comportamenti.

<<No, basta lei e la sua autocommiserazione. Abbiamo capito che i tuoi genitori sono morti, tu sei pazza! Smettila di piangere!>>.

<<Piango per Sebastian!>>. Si zittirono tutti guardando Kate che urlando mostrò il suo dolore. <<Io amo i miei genitori, so che loro sono con me sempre e non avere tanti ricordi mi aiuta a non pensarci, ma ho perso un'altra persona. Lei lo ha ucciso... davanti ai miei occhi, e ora è tornata>>. Fece scendere le lacrime, che furono asciugate da Jason, il piccolo si avvicinò a lei mettendole un braccio sulla spalla, la girò in modo che potesse sfogarsi da sola, ma prima di portarla in auto si voltò e disse:

<<Vergognati>>. Si rivolse a suo fratello Luke, gli altri furono d'accordo. Strano ma vero, non ci capirono molto della situazione ma erano tutti con Kate. I loro genitori fecero segno di entrare in auto e ubbidirono senza troppe storie. Ethan salì in auto insieme a Julian, silenzioso per ciò che aveva sentito, pensieroso anche, Kate era una ragazza davvero tutta da scoprire e lui stava iniziando a intravedere i diversi lati di lei, sembrava piacerle sempre di più, ma nonostante tutto odiava il fatto che Ethan si fosse avvicinata così tanto, era uno dei suoi migliori amici, oltre ad essere suo fratello e tentare di prenderla significava sfilarla a lui. In tutto il tragitto evitò di guardarlo, sapeva cosa provasse per Kate. Luke guardò tutto il tempo fuori dal finestrino, il mondo circostante sembrava davvero molto più interessante, ma quella ragazza ora era tra i suoi pensieri, anche in quelli del tenero Noah, il quale cercò di capire quell'atteggiamento che aveva avuto e fu allora che tutti si chiesero una cosa, compreso i loro genitori. Fu Ethan a parlarne.

<<Chi è Sebastian?>>. Lo guardarono immediatamente. I suoi genitori cercarono qualcosa da dirgli ma non sapevano neanche loro di chi stesse parlando <<E questa donna di cui parla è tornata per uccidere anche lei?>>.

<<Non lo sappiamo, non sapevamo tutto questo, Gregor ci ha solo chiamati e chiesto di aiutarla. Quell'uomo è molto riservato, ma potremmo ricavare delle informazioni proprio da lui>>.

Noah ascoltò sua madre abbassando la testa, era un compito complicato, avrebbero tutti fatto qualcosa per Kate, nessuno si sarebbe tirato indietro nonostante tutto. La ragazza una volta a casa salì in camera sua, ripensare a quel momento la stava distruggendo, non pensava più a lui da tempo ormai, erano passati mesi, ma il primo amore non si scorda mai e Kate non avrebbe mai e poi mai dimenticato Sebastian, pensare che avrebbero potuto vivere una vita lunga e felice insieme la rendeva ancora più depressa. Si sdraiò sul letto chiudendo gli occhi per le troppe lacrime che continuavano a scendere. Fu distratta dal suono che proveniva dalla porta, forse aveva pianto troppo forte, lei non voleva allarmare i componenti di quella famiglia, ma Mark fu chiaro, ora faceva parte dei Lewis, doveva essere libera di poter parlare con loro, di esporre ciò che aveva dentro, qualsiasi fosse il male che la distruggeva. Si mise seduta e asciugò le guance, stabilizzò la voce schiarendola per poi pronunciare un debole: avanti.

Ethan entrò chiudendo la porta alle sue spalle, si sedette sul letto accanto a lei guardandola negli occhi, sollevò la mano toccandole la guancia bagnata con le dita, sembrava diversa ora, era un prezioso fiore che bisognava raccogliere con delicatezza e calma, la Kate che aveva baciato in bagno era forte, ma quella davanti a lui era così fragile da aver paura di farle del male solo toccandola.

<<Non ti chiederò di uscire, voglio solo stare un po' con te>>. Lei si spostò facendogli molto più spazio accanto a lei, si sdraiò chiudendo gli occhi mentre Ethan la avvicinò a lui stringendola al petto. <<Non permetterò che ti facciano del male, lo prometto>>. Kate strinse la maglia di Ethan tra le dita chiudendosi quasi a riccio. Poggiò la testa sul suo petto e lentamente si lasciò andare addormentandosi. 

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