(Re)Turning

By WiseGirl_03

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«L'avresti mai detto?» gli domando tornando a guardarlo. Siamo faccia a faccia, occhi negli occhi. Lui aggrot... More

Prologo
1. Buone Notizie! (o forse no)
2. I paesini sono il male
3. Siamo una squadra, vero?
4. Fatti una vita
5. Pestagli il piede
6. Ho bisogno di bere
7. Guarda cosa mi tocca fare!
8. Cave canem
9. Monica!
10. Sei bellissima
11. Il buongiorno si vede dal mattino
12. Mi manca
13. Orsi e cioccolata
14. Da oggi sono una stronza
15. Sei abituata, vero?
16. Mi concedi questo ballo?
17. N-I-E-N-T-E
18. Cosa mai potrebbe andare storto?
19. Non mi parlare mai più
20. Non chiamarlo nano!
21. Indispensabile
22. Cosa ti rende felice?
23. Un'altra possibilità
24. Dovrei avere paura?
25. Così capiamo chi è di troppo
26. Proprio io
27. È strano
28. Sei ubriaca o hai il pieno controllo delle tue facoltà mentali?
29. Voglio sapere tutto
30. È tutto finto
31. Non penso di esserne capace
32. Perché diavolo sono tornata in questo posto?
33. Sono follemente e perdutamente innamorata di Mattia Ferrari
35. Stai cercando una casa?
36. Il karma porta il nome di Britney
37. Conto in sospeso
38. Deve esserci un errore
39. Com'è andata?
Epilogo
Extra - Emma Ferrari
Under the same night sky

34. Tutto questo sei tu

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By WiseGirl_03

Cause you're the reason I believe in fate, you're my paradise

Mattia

Ho perso il conto delle ore. Mi sembra sia passata un'eternità da quando é scappata via, eppure, se chiudo gli occhi, ritorno a quel momento e capisco che questa intera giornata é durata non più di una manciata di secondi.
Perché lei mi é sfuggita dalle mani nel giro di pochi attimi, ed io, come un idiota, non sono riuscito a fare niente per impedirlo.

Quando l'ho vista correre via, lontano da quell'ascensore, una morsa mi ha attanagliato lo stomaco.
Mi sono sentito svuotato.
Il mondo mi é crollato davanti agli occhi ed io non ero altro che uno spettatore impotente di quella catastrofe.
Fermo, paralizzato dalla paura.

A casa di Viola, lì, dietro quella porta, so che c'era lei.
E no, non lo dico per qualche strano senso che ci accomuna e cazzate del genere; e neanche per lo strambo e sospetto comportamento di Viola.
Vorrei dire di essere stato così lucido da accorgermene da solo.

<<Ciao zio Mattia>> Giacomo mi ha abbracciato non appena uscito dalla porta <<Zia Vanessa é dentro>> ha rivelato lasciandomi un rapido bacio sulla guancia e cominciando a correre, per poi entrare nella macchina del suo amico.

Quanto detto da quel bambino avrebbe dovuto tranquillizzarmi, ma in realtà mi ha messo ancora più ansia.
Lei non voleva parlarmi, l'ho capito che Viola cercava una sua conferma.
Ho capito che lei non voleva vedermi.

"Dalle il suo tempo, Mattia" mi sono detto "Magari lasciando che si calmi un po', sarà più facile affrontare l'argomento". Era con sua sorella, sapevo, dunque, che era al sicuro e non a piangere su qualche panchina desolata.
Me ne sono andato.

Ho guidato più che potevo per le strade di questo paese. Non mi andava di tornare a casa, lo sento un luogo nostro. E qualsiasi cosa qui dentro mi ricorda lei: le scarpe ammucchiate sul pavimento della sua stanza, i trucchi alla rinfusa sul lavello del bagno, persino quei pesanti orecchini poggiati sul tavolino di fronte ai divani, che toglie appena arriva perché dopo una giornata intera le danno troppo fastidio.

Non pensavo sarebbe passato così tanto tempo senza avere sue notizie.
Cosa diavolo stai combinando Vanessa?

Sbuffo, tiro disperatamente per l'ennesima volta i miei capelli e penso che, continuando di questo passo, mi resteranno tutti tra le mani.
Non riesco a fare niente, ho bisogno di fare qualcosa che mi permetta di sbollire.

Opto per una doccia ghiacciata e lascio che l'acqua e il sapone portino via tutti i brutti pensieri che la mia testa sta generando.
Una volta conclusa, dopo aver compreso l'inutilità del mio gesto, indosso un pantaloncino grigio e una maglia blu scuro e decido di fare due passi nel giardino.

Cammino per un po'. Ammiro inizialmente il cielo, faccio una carezza a Baffo e mi fermo nei paraggi della piscina.
Non possiamo tornare a quando, dopo il ballo, mi sono tuffato in piscina portandomi insieme lei tra le mie braccia?

Anche se non è passato troppo tempo, era così bello.
I suoi occhi così arrabbiati, le guance rosse e gonfie per l'imbarazzo.
E quello strano desiderio di stringerla ogni volta che ne avevo l'occasione...

Sospiro, poi riprendo a camminare.
Quante cose sono successe in così poco tempo!
Quando arrivo nei pressi del cancello principale, lo stupore si impadronisce del mio corpo.
E lei cosa ci fa qui?
Man mano che si avvicina, ho la conferma che quella misteriosa figura sia proprio lei, allora anch'io mi faccio avanti.

<<Ciao>> sussurra visibilmente in difficoltà.

<<Ciao>> rispondo io quasi meccanicamente. Questa situazione mi confonde.

<<Mi fai entrare oppure mi odi anche tu?>> Mi domanda giocherellando nervosamente con le dita delle mani.

<<Dovrei?>> le concedo il beneficio del dubbio. D'altronde pagherei affinché qualcuno lo concedesse a me.

<<Non lo so, sono un poco di parte. Potrei dirti di no, lei invece direbbe sicuramente di sì.
E sappiamo entrambi a chi daresti retta>> scherza lei mettendo su un sorrisino malizioso ma che, mi rendo conto, cela tanto disagio e grande senso di inadeguatezza.

<<Tranquilla>> provo ad andarle incontro <<Per il momento sono io il bersaglio supremo dell'odio Vanessiano>> le rivelo e lei non sembra stupita come pensavo.
<<Non sei sorpresa?>> Le chiedo curioso.

<<Nahh>> mi risponde lei scuotendo la testa <<Questo spiegherebbe un po' di cose>>.

<<Ad esempio?>>

Bianca non risponde subito. Si tira indietro delle ciocche di capelli che le ricadono sul volto un attimo dopo e mi fissa qualche secondo in volto, poi parla. <<Ad esempio come mai la mia ami... Vanessa é al bar con il vostro collega con la faccia da fungo>>
Non specifica il nome, né qualche caratteristica particolare, né io ero a conoscenza di quel nomignolo, eppure so benissimo di chi si tratti.
Roberto.
Non mi é mai piaciuto, fin dal primo giorno le stava attaccato come un'ostrica allo scoglio.

Non sono il genere di ragazzo geloso. Se vogliamo dirla tutta, in questo momento non sono neanche il suo ragazzo.
In verità, da quando ci conosciamo, sono sempre stato felice se qualcuno facesse un complimento a Vanessa, ovviamente nei limiti della civiltà: né fischi, né allusioni, né tantomeno supposizioni non richieste.

Vanessa ha sofferto tanto per il suo corpo e per il suo aspetto. Me ne ha parlato solo qualche mese fa, quando tenerselo dentro non era più possibile, eppure, in fondo, penso di averlo sempre saputo.
Il suo continuo aggiustare e curare nei dettagli ogni minima cosa, il modo in cui i primi tempi si copriva il sorriso quando rideva, oppure la pancia quando indossava qualcosa che la lasciasse scoperta.
Tutti segni di insicurezza.

Crescendo e maturando ha smesso di fare tutte queste cose, ma spesso lo noto che ha la costante paura di fare una brutta impressione.
Eppure lei é così bella, é così bella e neanche se ne accorge.
I suoi occhi così lucenti, il suo sorriso perfetto e le sue labbra così carnose e dolci le conferiscono le sembianze di un angelo.
Un angelo che mi ha in pugno, adesso e probabilmente per sempre.
Quando mi guarda e mi sorride io, mi sento in pace con il mondo, mi sento completo.

Lui, invece, non mi piace per niente. Come le sta sempre vicino, la sua insistenza, i suoi continui favori non richiesti. L'immagine di loro che si scambiano occhiate eloquenti e fanno robe da fidanzati... Ehw no.
Non ci voglio neanche pensare a loro due insieme.
E poi Vanessa non lo farebbe mai.
Ne sono sicuro.
Sicurissimo.
<<Avanti, entra... penso che entrambi abbiamo bisogno di parlare>> apro il cancello e lo tiro nella mia direzione per permetterle di passare

<<Grazie, pensavo di fare la muffa qua fuori>> risponde indisponente e quasi quasi cambio idea.
Vedi tu questa.

***

<<Ecco a te>> le allungo una birra e mi siedo sulla sedia della veranda.

<<Grazie>> faccio un piccolo sorriso e bevo un sorso della mia.

<<Allora, sentiamo... cosa hai combinato?>> Mi domanda e non so da dove partire.

<<Perché devo iniziare io?>> mi lamento.

<<Perché comando io>>

<<É casa mia questa>>

<<Beh, é il mio paese... >>
Ancora?
Questa ragazza potrebbe vincere il premio come miglior cittadino patriota: sottolinea continuamente che é di questo posto.
Sbuffo, mi arrendo e comincio a raccontare tutto, da quando le cose si sono messe male.
<<Dopo la presentazione Vanessa ha deciso di lasciarmi>> e quel momento mi mette ancora una strana angoscia addosso.

<<Perché?>> Subito mi interrompe lei.

<<Ha detto che ero tutto quello che le rimaneva e temeva che le nostre visioni contrastanti del futuro ci mettessero, prima o poi, l'uno contro l'altra>> spiego.

<<Quindi ha deciso di chiuderla prima che fosse troppo tardi per paura di perderti>> conclude per me e capisco da come abbassa lo sguardo che si sente responsabile.

<<Non sentirti in colpa Bianca, almeno non per questo. Vanessa è molto sensibile e spesso fatica a sentirsi all'altezza delle situazioni, sebbene non lo dia a vedere, sarebbe successo lo stesso prima o poi>> provo a rassicurarla.

<<Mhmh>> annuisce poco convinta. <<Come stai?>>

<<Come ti sembra che io stia?>> Domando ovvio.
Una merda.

<<Vabbé, andiamo avanti>> si divincola dal rispondere.
A malincuore, faccio un sospiro e continuo a parlare <<Ho provato a convincerla del fatto che stesse facendo una cazzata e mi ha detto che non avrebbe cambiato idea, quindi abbiamo litigato>>.
La litigata di quella mattina ritorna nella mia testa e mi rattrista.

<<E perché é lei ad avercela con te? Non dovrebbe essere il contrario?>>
Come no.

<<No... poi abbiamo fatto pace, ma stamattina le cose non sono andate proprio come previsto>> tentenno e lei corruga la fronte.
<<L'ascensore dove mi trovavo si é bloccato>>.

<<E...?>>

<<C'era anche Giovanna con me>>

<<No>> scatta lei <<Non é vero>>
Purtroppo sì, Bianca, purtroppo sì.

<<Che mi ha baciato nello stesso istante in cui ha ricominciato ha funzionare>>

<<Non ci credo... >> E fidati, vorrei poterlo fare pure io. L'immagine delle mie labbra sulle sue mi appare così terribile, così sbagliata.
D'altronde con qualsiasi ragazza sarebbe così, eccetto che con lei.

<<Le porte si sono aperte, io l'ho allontanata appena mi sono reso conto di cosa stesse succedendo ma era comunque troppo tardi: Vanessa era lì, in piedi a due passi da noi, che ci guardava con il volto pallido e gli occhi sbarrati.>>

<<Non ci posso credere! Ma che zoc->>

<<Bianca!>> La rimprovero. Capisco la situazione ma ci vuole autocontrollo. E un buon filtro cervello-bocca.

<<Cosa? É lei l'artefice di tutto questo. Giuro che appena ne ho l'occasione le strappo le unghie a crudo>> dice con uno strano luccichio sadico negli occhi. Un po' mi spaventa. <<Povera la mia Vanessa>> si ricompone <<Deve avere il cuore a pezzi>> constata.
Benissimo, come se già non lo sapessi.

<<Non sei d'aiuto, sai?>>

<<Non parlavo solo di te... >> confessa alludendo chiaramente a se stessa.

Capisco che anche lei ha bisogno di sfogarsi, quindi la invito a parlare.
<<Tocca a te adesso, sentiamo la tua versione>>.

<<Devo proprio?>> Si mostra restia ma si vede che non aspettava altro.

<<Avanti, parla>>
Si concede un lungo sorso, poi, come ho fatto prima io, anche lei si confida.

<<Quando ho iniziato il liceo non conoscevo praticamente nessuno. Giovanna e le sue amiche sono state le prime a rivolgermi la parola... all'inizio pensavo di aver risolto il problema, poi lei mi ha chiesto di fare amicizia con Vanessa, scoprire qualcosa su di lei e riferirle tutto.
Non ero entusiasta, Giovanna non ha mai fatto nulla senza un secondo fine. Temevo di restare sola, il liceo é una lotta per la sopravvivenza, quindi alla fine mi sono lasciata convincere e l'ho fatto>>

<<E poi?>>
Sorride afflitta <<Poi più niente é andato in porto: mi sono avvicinata a Vanessa, mi sono presentata. All'inizio era un po' restia>> ride leggermente al pensiero. <<Man mano che i giorni passavano capivo che era un'anima speciale e con lei accanto non avevo più bisogno di Giovanna e del suo gruppo di ochette. Non ho mai capito perché ce l'avessero tutti così tanto con lei.
Mi permetteva di essere chi ero, rideva davanti alle mie stranezze e le volevo un mondo di bene.
Era un sogno. >>
Gli occhi si illuminano di una luce nuova e un sorriso fatica ad abbandonare il suo viso.

A vederla così una marea di pensieri si insidiano nella mia testa.
Quanto mi sarebbe piaciuto conoscerla prima, darle una mano quando ne aveva bisogno.
Chissà se all'epoca mi avrebbe permesso di avvicinarmi a lei, diciamolo, fino a pochi anni fa ero proprio un coglione, il genere di persona che si diverte a guardare una ragazza impazzire e tira calci ad un distributore per un Kinder Bueno.
Però, a posteriori, posso dirlo che mi sarebbe piaciuto crescere con lei.
Sarebbe stato bello.
Tutto il tempo prima di lei mi sembra così vuoto, come se mancasse qualcosa.

<<Ti sei mai innamorato Mattia?>>
La sua domanda arriva veloce e cattura con facilità la mia attenzione.
<<Come?>>

Alza gli occhi. <<Ho detto>> scandisce bene le parole <<Ti sei mai innamorato, Mattia?>>

<<Perché me lo chiedi?>>

<<Tu rispondi>>
Immediatamente due occhi color cioccolato si fanno spazio nella mia testa e mi sembra di sentire il suo profumo intorno a me.
Se mi sono mai innamorato? Decisamente sì.

<<Una volta forse>> resto sul vago.

<<E com'è andata?>> domanda.

<<É andata che non é andata>>
É andata che lei é al bar con un cretino ed io sono qua a deprimermi sulla nostra veranda.

<<Non hai voluto o non hai potuto?>> chiede e sorrido affranto.
<<Non me ne sono mai accorto>> ed é vero, perché per tanti anni io sono stato un vero cretino a non capire cosa mi stesse succedendo.

<<Ed é troppo tardi per tornare indietro?>>
Alzo le spalle e mi concentro sul cielo che sta diventando sempre più scuro.
Perché non torna?
<<Non lo so>>

Lei sospira, ha capito. <<Mattia perché non glielo dici?>>

<<Perché ci abbiamo provato una volta e sto già rischiando di perderla... se lei se ne va, io->> il solo pensiero mi secca la gola e mi impedisce di parlare.

<<Non se ne andrà>> mi sembra così sicura di quello che dice, al contrario di me che in questo momento non ho nessuna certezza.

<<Chi te lo dice? Insomma, guardati attorno! Lei dov'è?>> Provo a contenermi ma il mio torno risulta abbastanza incazzato.

<<Lo dico perché anche lei ti ama, ma la vede come una cosa così impossibile che neanche lei se n'è accorta... andiamo, ammettete entrambi la verità, e cioè che state già facendo tutto quello di cui temete le conseguenze.
Sembrate una vecchia coppia sposata! Con tutte quelle smancerie e comportamenti da diabete... E non parla di quando ci avete provato, parlo di quando in videochiamata ti vedevo trovare ogni scusa per andare a casa sua come un fottuto maniaco! >> le sue parole mi infondono un po' di speranza, ma sparisce quasi immediatamente.

<<Preferisco tacere, basta che rimanga con me>>.

<<Ti stai comportando da vigliacco>> senti chi parla.

<<Ti ricordo che hai fatto la stessa cosa>> la attacco e so di aver fatto centro.
La sua faccia la dice lunga, non se lo aspettava ma allo stesso tempo ammette la verità dietro le mie parole.

<<Hai ragione, scusami>> risponde immediatamente lei e comincio a sentirmi in colpa.
Complimenti Mattia, sei proprio una persona schifosa.

<<No scusami tu, non volevo essere così sgarbato>> poggio la birra al lato della mia sedia e mi massaggio le tempie con la mano sinistra. <<Sono solo nervoso>> Che situazione.
Ho litigato con la mia migliore amica, o ragazza, o collega, non lo so, e mi sto confessando con la sua migliore amica, la sua ex migliore amica.

<<É solo che quel poco tempo in cui vi ho visto insieme mi siete sembrati così felici e io mi sento in colpa>>
<<Non devi, evidentemente doveva andare così. É la vita>> la consolo mentre Baffo si avvicina a lei che appoggia anche la sua bottiglia e lo prende in braccio, facendolo accoccolare sulle sue gambe.
<<É la vita>> ripete accarezzandolo e con lo sguardo perso nel vuoto.

Stanco di ripensare sempre alla solita cosa, cerco in qualche modo di smorzare l'atmosfera.
<<Con lui come va?>> Metto su un sorriso malizioso per mascherare la tristezza.

Lei si gira a guardarmi <<Diciamo che non va>> sussurra.

<<No?>> Non sono molto aggiornato sulla vicenda.

<<Il tuo amico deve andare avanti, data la situazione iniziale é giusto che non ci sia di più di quello che c'è stato. É comprensibile, ha bisogno dei suoi tempi, ma starà bene>> risponde e sembra un po' triste ma allo stesso tempo convinta di quello che ha detto.

<<E tu?>>
<<Io cosa?>>

<<Tu come stai?>>

<<Oh io sto benissimo, non piango per un ragazzo con cui non é neanche cominciata>> risponde prima di poggiare Baffo a terra e alzarsi.

<<Non é neanche cominciata però vi portate avanti... Mooolto avanti>> la canzono e per la prima volta la vedo arrossire.
Rido davanti alla sua reazione.

<<Ugh, taci prima che uccida te e il tuo amico>> risponde anche lei ridendo e andando verso l'ingresso.

<<Ciao Bianca>> le urlo dietro ridendo. <<Chiudi il cancello quando esci>>

<< Chiuditelo da solo il tuo cancello del cazzo>> risponde di rimando e so che sta scherzando.
Ormai conosco bene anche lei.
<<Ciao>> urla e penso sia a me <<Baffo>> sottolinea poi.

Mi ci voleva proprio.
Prendo in braccio Baffo e lo accarezzo anch'io.
<<Secondo te torna presto?>> Domando come se possa rispondermi.
Lui salta dalla sedia e si allontana da me.
Andiamo alla grande.

Vanessa

Arrivo a casa che ormai si é fatto buio. Dovevo accettare quel passaggio, avevo tralasciato che la nostra casa fosse in periferia!

La sua macchina é qui, quindi anche lui é qui. Le luci sono spente. Mi avvicino allo specchietto e controllo il mio aspetto.
Sono un disastro, ottimo.
Pazienza, la prossima volta mi ricorderò di passare da un centro estetico.

Mi avvicino al cancello é noto che é aperto. Forse nella fretta l'ha lasciato aperto.
Boh.

Cammino, le gambe mi tremano ma un sorriso non riesce a restare nascosto.
Durante la strada ho pensato più volte a come dirglielo, però ogni volta non mi convinceva, quindi improvviserò sul momento.
Insomma, non può essere tanto difficile... sono due semplici paroline.
Non devo fare un discorso elettorale.
Forza Vanessa, ce la puoi fare.

Entro dentro casa, fortunatamente é molto caldo e lasciamo sempre la porta d'ingresso aperta.
La luce è spenta, mi giro alla mia sinistra, dove c'è l'interruttore e la accendo.

<<Sei tornata>> la sua voce alla mia destra mi fa voltare di scatto.
Finalmente è di fronte a me, bello anche con le prime cose che avrà trovato davanti.
Lo sguardo é un po' perso, forse non ci sperava più.

<<Sono tornata>> ripeto a mia volta.

<<Com'è andato il tuo appuntamento?>> Mi domanda in tono apparentemente calmo.
Appuntamento? Quale appuntamento?

<<Cosa?>> Sono confusa... A cosa si riferisce?

<<É inutile che fingi>> tenta di trattenersi ma avverto una punta di astio nella sua voce <<Lo sai... tu e Roberto>> Non ci posso credere: ci ha visto! Come? Quando?
Sembra molto incazzato.
Che idiota che é.

<<Oh sì, il mio appuntamento>> fingo mordendomi la guancia per non ridere. <<Ecco, penso di essermi innamorata>>
Bene, questo é il punto di non ritorno.

Lui alza le sopracciglia e sorride sprezzante <<Però>>, poi si gira e mi sembra che voglia uscire in veranda con l'intento di non vedermi.

<<Non di lui, però>>
Okay.
L'ho detto... Indirettamente ma l'ho fatto: sono praticamente a metà strada.

Le sue spalle si bloccano, si irrigidiscono, mentre lui rimane un attimo fermo prima di voltarsi e guardarmi.
<<Cosa?>> Sussurra, gli occhi spalancati sembrano che gli stiano per uscire dalle orbite e le iridi sono così sgranate che le pupille sembrano sparire in quel mare blu.

<<Ci ho pensato molto da stamattina, quando... insomma, da quando sono andata via>> lui è ancora fermo, non sembra neanche volermi interrompere per spiegare la situazione.
Deglutisce nervosamente nell'attesa che io continui e vedo il suo pomo d'Adamo scendere e salire.
<<Ho capito che non sono una persona molto facile: che tendo a scappare, sono maledettamente insicura, ho la costante paura di perdere tutto e molto spesso agisco senza pensare e poi me ne pento.
Ho capito che ho bisogno di molte cose: ho bisogno di qualcuno che mi tenga testa, che mi consoli anche dopo che l'ho fatto incazzare. Ho bisogno di qualcuno che stringa forte quando non sto bene e che mi assecondi in tutte le pazzie che voglio fare.
Ho bisogno del caffè con il bacio la mattina, delle vaschette di gelato mangiate sul divano a vedere film risalenti a quando avevo quindici anni.
Ho bisogno di qualcuno che mi porti a ballare, che mi dica che sono bellissima, anche quando sono in condizioni oscene, di qualcuno che mi guardi con gli occhi che brillano, come se fossi la cosa più bella che gli sia mai capitata, che mi porti a fare shopping per tirarmi su di morale, ho bisogno di qualcuno che mi metta la musica per avverare le mie fantasie, di qualcuno che mi insegni a difendermi da sola per quando non può farlo in prima persona.
Ho bisogno di qualcuno che mi confessi i suoi sentimenti cantandomi una delle mie canzoni preferite e che poi mi baci facendo sparire tutto il mondo intorno a me e rendendomi la principessa della mia fiaba.
E tutto questo, Mattia, tutto quello di cui ho bisogno, sei tu.
Tu che sei il ragazzo che non sopportavo, quello che ringraziavo il cielo se prendeva un giorno di ferie.
Il ragazzo che é diventato il mio tutto, la mia vita, il ragazzo di cui mi fido ciecamente.
Perché, l'ho già detto, non penso prima di agire, e mentre andavo via, ho subito avuto paura di perderti, più per colpa mia che per colpa tua. Perché mi fido di te, e so che non l'hai baciata tu.
E mi dispiace se come al solito mi sono comportata da debole vigliacca, ma se sono qui adesso é perché ho capito che ti amo, che ti amo più di ogni altra cosa al mondo e che non voglio che tu te ne vada, voglio che resti con me... Non voglio sembrare troppo melodrammatica ma voglio stare con te per sempre, finché morte non ci separi>>
Okay, ce l'ho fatta.
Gliel'ho detto... gli ho detto che lo amo.
La realizzazione del fatto mi fa entrare leggermente in stato di shock.
Ci sono riuscita davvero.

Sto tremando dalla testa ai piedi, il mio cuore batte forte come mai prima d'ora e si scontra contro la mia gabbia toracica.
Lui sembra messo peggio di me.
E se non ricambiasse?
Oddio.
No, Vanessa, non é il momento dei rimpianti.

<<E di quello che mi hai detto qualche giorno fa? Dei nostri progetti... cosa ce ne facciamo?>> Mi chiede con un filo di voce muovendo un passo verso di me.

Io sorrido, la voce mi esce meno ferma di quella di prima, tremante ed emozionata. <<Tu mi avevi risposto che non te ne importava niente, che per stare insieme saresti stato disposto a rinunciare a tutto. Sai cosa ti dico Mattia? Che con la prospettiva di averti accanto, neanche a me importa più niente>> gli rispondo con fermezza. Lui muove un altro passo, così piccolo e lento che sembra quasi si stia dondolando su se stesso. <<E se tu vuoi avere una famiglia, dei figli, mi va bene... mi va bene tutto purché tu mi stia vicino.
Avremo una famiglia, sveglierai i nostri figli per andare a scuola, io preparerò la merenda, poi li accompagneremo insieme prima di andare a lavorare. E poi c'è anche Baffo, Baffo potrà giocare con lo->>
Qualcosa mi impedisce di continuare: le sue labbra.

Lui si é avvicinato mentre parlavo, così velocemente che neanche me ne sono accorta, almeno fino a quando la sua bocca ha interrotto il mio monologo posandosi disperata sulla mia.
Per la velocità traballo leggermente sui tacchi e sono costretta a fare qualche passo indietro ma lui mi tiene stretta a sé con una mano sulla guancia e una sul fianco.

Le sue labbra sono come ricordavo: morbide, paradisiache, con un non so che di amaro e frizzante allo stesso tempo.
Il modo in cui mi bacia, il modo in cui mi stringe, mi fanno capire che ho fatto la scelta giusta, perché lui mi fa sentire un diamante prezioso.

La sua mano si sposta verso l'alto, in direzione dei miei capelli che stringe tra le dita.
Le mie, fino a quel momento posate sul suo petto, si allacciano dietro il suo collo e lo avvicinano a me quanto più possibile.
C'è silenzio tutto intorno a noi, gli unici suoni nella stanza sono gli schiocchi dei nostri baci.

A corto di fiato, ci stacchiamo entrambi e quando i nostri occhi si incontrano, vedo qualcosa nel suo sguardo cambiare.
E anche il mio cervello capisce che qualcosa é mutato.
Come due calamite torniamo a baciarci ma le mani si muovono questa volta più frenetiche.
Le mie, comandate da un impulso irrazionale, finiscono sull'orlo della sua maglietta, per poi addentrarsi al di sotto.

Sento i suoi addominali scolpiti a contatto con le mie dita e prima di ripensarci tiro la maglia verso l'alto per sfilargliela. Ci stacchiamo momentaneamente e lui alza le braccia per facilitare il mio gesto, io la lascio cadere a terra.
Provo a tornare a baciarlo ma lui mi ferma, la sua mano destra si posa sulla mia guancia e indirizza il mio sguardo verso il suo.

<<Promettimi che questa volta ti fiderai di me>> poggia la fronte sulla mia e il suo respiro rimbomba sulle mie labbra. <<Promettimi che ci crederai veramente in noi>>.
Non ci penso neanche un secondo, <<Te lo prometto, non posso farne a meno>> e finalmente ricominciamo da dove ci eravamo interrotti.
Ci credo in noi.
Ci crederò per sempre. Te lo prometto.

Un mugolio contrariato mi sfugge quando si abbassa leggermente, porta le mani sulla parte posteriore delle mie cosce, poi con il minimo sforzo mi tira su facendomi sorridere.
Lui mi segue e i nostri denti si scontrano.
<<Stai sorridendo>> mi lascio sfuggire tra un bacio e l'altro.
<<Sto sorridendo>> rafforza la presa sulle mie gambe prima di incominciare a camminare e io capisco subito quale sia la sua destinazione.

Entra e chiude la porta della sua camera con un calcio. Si siede sul bordo del letto e in poco tempo, continuando a tempestarmi di baci, anche il mio vestito fa la stessa fine della sua maglietta.
Lui mi guarda, eppure non mi sento in imbarazzo, mi sento protetta, al sicuro. Osserva ogni mia reazione, come se non gli bastasse la pelle d'oca che avverte mentre mi sfiora. La sua pelle scotta sotto i miei palmi e il suo profumo tutto intorno a me, sento che potrebbe mandarmi in estasi.
<<Sei bellissima>> sussurra sul mio collo <<Lo sei sempre>> lasciando una scia di baci umidi e scendendo fino alla clavicola.
<<Mattia>> le sue carezze mi distraggono e a stento riesco a pronunciare il suo nome. Lui si allontana e sento freddo, ma quando ci guardiamo, so di essere finalmente completa. <<Ti amo>> gli ripeto mentre l'ultima lacrima scende dai miei occhi per porre fine a questo periodo buio.

Regalandomi una carezza lui la porta via, insieme a tutto il dolore. Le sue mani mi toccano con dolcezza e delicatezza, come se fossi una bambola di porcellana.
Studia ogni particolare del mio volto.
<<Ti amo>> la sua voce riempie la stanza e sento che il mio cuore potrebbe scoppiare di gioia da un momento all'altro.
Mi ama.
Mattia Ferrari mi ama.
<<Non so dirti da quando, ma ti amo... forse da sempre>> mi sorride ed io ricambio finalmente felice.

Le nostre mani si incontrano, le dita si intrecciano, gli sguardi sugellano promesse non dette ad alta voce mentre le labbra tornano ad unirsi, i nostri corpi si cercano e le anime si amano.

Così, adesso e per sempre, sento che non ci divideremo mai più, perché ormai siamo una parte dell'altro.
Una parte fondamentale e indispensabile.





















AAAAAAAAAAAAAAAAA
BUONASERA

Non potete capire l'ansia che avevo di pubblicare questo capitolo.
Ancora non realizzo
👁️👄👁️
Sono cresciuti così in fretta i miei bambini stupidi🥺❤️

Fatemi sapere cosa ne pensate, sono molto curiosa ahahah

Spero vi sia piaciuto❤️

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