17° - Genitori.

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//Scusate per errori ma ho finito di scriverlo alle due di notte.

Non si era stupito più di tanto di non aver visto Shinsou a scuola. Nessuno si era stupito.
Era passata solo una giornata, eppure alla maggior parte dei ragazzi sembrò un'eternità.
Yaoyorozu e Aoyama erano molto preoccupati per l'amico, che non rispondeva ai messaggi, pur visualizzandoli. Avevano paura che potesse essergli successo qualcosa, o che avesse bisogno del loro aiuto.
Altri invece erano ancora molto sorpresi dalla faccenda.
Mentre si guardava intorno, il ragazzo dai capelli biondo acceso iniziò poco a poco a provare quasi vergogna per gli altri ragazzi della scuola. Sentiva studenti e studentesse più preoccupate a capire chi fosse la causa dell'Hanahaki che preoccuparsi per la salute precaria del giovane dai capelli viola. Non poteva negare di provare a sua volta un minimo di curiosità, ma fino a quel momento, la misteriosa sconosciuta che stava uccidendo ignara Shinsou non le era mai interessata.
Fu in quel momento che iniziò però a meditare seriamente sulla fantomatica sconosciuta. Aveva sentito durante la lezione di quell'esperta, che la malattia era curabile in due diversi modi, ed uno di quelli era una confessione andata a buon fine.
A suo parere, Shinsou era un ragazzo abbastanza misterioso e allo stesso tempo attraente, il genere di studente che interessava alle ragazze, forse perché se ne stava per conto suo senza disturbarle. E forse, proprio per questo era praticamente convinto che sarebbe andato a meraviglia.

Il problema vero era capire chi fosse la ragazza.

Ce ne erano talmente tante: era quasi sicuro che Jirou non fosse, ma restavano comunque Yaoyorozu, Mina, Tsuyu, Uraraka, tutte le altre ragazze della scuola... Diciamo che la lista era un po' lunga.
Iniziò a pensare quale tipo di ragazza sarebbe potuta piacere ad uno come Shinsou.
Sicuramente non una troppo vivace ed energica: la maggior parte delle volte, il viola stesso sembrava essersi appena svegliato da una dormita di chissà quante ore, senza avere la minima voglia di vivere. Tuttavia, non pensava che sarebbe dovuta essere eccessivamente seria: per quanto anche l'altro si impegnasse nello studio, era più per fare una buona impressione che per altro. Una scherzosa, forse, ma non eccessivamente.
Probabilmente non sarebbe dovuta essere una troppo sfacciata, anzi: una timida? Forse. Non una che trattasse tutti come se li conoscesse da una vita, ecco.
Era così complicato trovare la ragazza ideale?

Iniziò quindi a ricordare una ad una tutte le ragazze della scuola. Con Mineta che gliene parlava ogni due per tre, ormai sapeva a memoria quasi tutti i nomi.
Tuttavia, c'era qualcosa di veramente strano. Più andava avanti con la 'lista', più si accorgeva che non c'era davvero nessuna che potesse essere perfetta per Shinsou, o almeno per quanto ne pensasse lui. Tutte loro sembravano avere qualcosa di sbagliato, anzi, di non adatto per il viola.
Ad un certo punto, scherzando tra sé e sé, si chiese se fossero proprio le ragazze a non essere il tipo dello studente, ridacchiando da solo.
Decise che ne avrebbe parlato con Shinsou, anche se aveva buone probabilità di ricevere del silenzio come risposta. Doveva solo capire chi era la ragazza che gli interessava, e poi l'avrebbe convinto a confessarsi.
Solo che aveva paura di incontrarlo personalmente dopo il pomeriggio precedente. Aveva paura di guardarlo negli occhi, se così poteva dire: aveva paura che sarebbe rimasto immobile come prima, che si sarebbe bloccato alla vista dei suoi occhi color di lavanda, aveva paura di fare l'ennesima pessima figura. Soprattutto, aveva paura che l'altro non volesse vederlo.
Era comprensibile, dopotutto, infondo non aveva vogliaa di vedere nessuno. Non poteva biasimarlo, si ritrovava in una situazione decisamente critica e avversa, e forse i continui sussurri e le battute che si sarebbero creati al suo passaggio. Forse aveva paura della reazione degli altri compagni, dato che in un certo senso gli aveva mentito e sì, qualcuno sembrava essersela presa molto sul personale. Non aveva idea di cosa avesse fatto lui, se si fosse ritrovato in una situazione del genere, dove tutto sembrava essere completamente scombussolato: prima di tutto, l'amore non ricambiato, con conseguenza quali la malattia e la sofferenza per quella persona. Poi, adesso, il rancore e la rabbia di qualcuno. Quanto doveva essere difficile? Tanto, immaginò Denki.
Decise che sarebbe andato a farci due chiacchiere, che avesse intenzione di vederlo o meno. La sua salute era più importante di alcuni capricci.
Le lezioni passarono abbastanza in fretta, tra pensieri, domande e rilfessioni, quando finalmente arrivò il pranzo. Come al solito, il biondo si sedette al tavolo dove si sedeva solitamente anche Shinsou, dimenticando per un attimo la sua assenza. Si ricordò solo quando si accomodò, che il ragazzo non era presente.
- Hey, Kaminari - sentì chiamarsi, da dietro.
Di fianco a lui si sedette Jirou, che sembrava decisamente allegra.

𝐒𝐇𝐈𝐍𝐊𝐀𝐌𝐈❞ˌ˚» 𝘀𝗶𝗹𝗲𝗻𝗰𝗲 ˡˡ 𝚑𝚊𝚗𝚊𝚑𝚊𝚔𝚒 𝚍𝚒𝚜𝚎𝚊𝚜𝚎Where stories live. Discover now