16° - Kiri e Baku.

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I gatti erano animali molto strani.
Prima ti facevano le fusa, poi scappavano dalle tue braccia per inseguire un pezzo di polvere sotto al divano.
Però potevano essere una buona compagnia. Soprattutto quando dovevi passare un'intera giornata dalla Recovery Girl.
Eri non si aspettava nulla di diverso quel giorno. Erano tutti uguali, o almeno lo erano per quanto riguardassero le mattinate. Se ne stava in infermeria a vedere gente andare e tornare, chi più e chi meno. Di solito usavano lasciare i gatti alla vicina, ma promettendo di tenerli a bada, aveva ottenuto il permesso di portarseli dietro per la mattina.
Shin era più fannullone di Pikachu, dato che preferiva decisamente rimanere tra le comode braccia di Eri a dormire, che fare come l'altro, un animale pieno di energia e che non se ne stava fermo un secondo.
Come detto, lei stava semplicemente aspettando che l'orario di lavoro a scuola di suo padre finisse, così da poter tornare a casa.
E ad un certo punto lo vide arrivare, finalmente, mentre contenta già si preparava per andarsene. Si era avvicinata a lui, ma quello si era chinato e le aveva spiegato che non era venuta lì per portarla a casa, ma perché doveva parlare con 'pa'' di qualcosa riguardante suo fratello. Lei aveva semplicemente annuito, ed aveva fatto finta di ritornare dalla Recovery Girl. Perché in realtà non ci era tornata.
Sapeva benissimo che probabilmente suo papà si sarebbe arrabbiato con lei, ma di starsene tutto il giorno lì dentro, proprio non ce la faceva più. Così aveva preso a vagare per i corridoi, indossando il solito vestitino rosso, mentre teneva tra le braccia una action figure di Eraser Head, oggetto di cui probabilmente l'eroe in questione non sapeva neanche l'esistenza.
Era già da un pochetto primavera. Ormai erano gli inizi di aprile, e l'aria sembrava essere più fresca e frizzante. Finalmente poteva ritornare a giocare al parco e a fare le gite in campeggio durante il fine settimana. Era ancora più felice, dato che sapeva che quell'anno Toshi sarebbe venuto con lei.
Sapeva che in quel momento era ancora lezione, dato che era semplicemente la seconda ora, ma chissà, magari lo avrebbe incontrato lo stesso.
Aveva notato da un po' che sembrava più stanco. Giocava di meno con i loro due gattini, mangiava di meno e aveva delle occhiaie spaventose, più di quelle che aveva già da dicembre. E poi, si chiudeva in stanza tutti i pomeriggi, e non riusciva più a passare molto tempo con lui.
Inoltre, quella mattina in particolare, le era sembrato più agitato del solito. Era da un po' che aveva perso la voglia di andare a scuola, ma quel giorno era ancora peggio.
Non ci pensò più di tanto. Aveva voglia di fare qualcosa di interessante, non restare seduta sei ore a guardare il soffitto.
Fu ad un certo punto che udì delle voci provenire da un corridoio. Erano entrambe maschili, ed erano stranamente familiari, anche se non si ricordava di chi fossero.

- Ma che cosa cassio pensavi di fare!? Volevi farci scoprire, per caso?! -

- Scusa Bakubro, ma non ci ho proprio pensato! -

- E non chiamarmi Bakubro, come te lo devo dire?! -

- Mi dispiace, solo che ormai mi ci ero abituato... -

- Tsk. Sempre il solito svampito, capelli di merda. -

Non era sicura di girare il corridoio, finché non aveva sentito uno dei due chiamare l'altro "capelli di merd...". Suo padre le diceva di non dire parolacce, perché non era educato e fine! Così doveva dirlo anche lei a chiunque quei due ragazzi fossero, così sarebbero stati almeno consapevoli che stavano dicendo delle parole brutte.
- HEY! Non si dicono le parole volgari! - esclamò infatti, saltando fuori dal suo nascondiglio dietro l'angolo. Mise le mani sui fianchi, e fece quello che sembrava un tenerissimo broncio.

Si stupì un po' di vedere un ragazzo dai capelli biondi che teneva per il colletto un altro dai capelli rossi, con i volti abbastanza vicini.
Specialmente perché li conosceva entrambi.

- Signor Kirishima! - esclamò, vedendo il giovane con le spalle al muro.
- Signor Bakugou! - disse ancora. Quello, che prima era molto vicino all'altro studente, si allontanò con un leggerissimo rossore sulle guance.

𝐒𝐇𝐈𝐍𝐊𝐀𝐌𝐈❞ˌ˚» 𝘀𝗶𝗹𝗲𝗻𝗰𝗲 ˡˡ 𝚑𝚊𝚗𝚊𝚑𝚊𝚔𝚒 𝚍𝚒𝚜𝚎𝚊𝚜𝚎Where stories live. Discover now