▪︎ Prologo

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Pov's: Ruby White

Sono passati 10 anni da quando il mondo aveva scoperto dell'esistenza dei licantropi e dei vampiri. Le due razze che per secoli sono state in perenne lotta all'oscuro del mondo umano.

Accadde tutto all'improvviso. Un giorno, in uno come tanti, il mondo si è svegliato e si è ritrovato a scontrarsi con una realtà che si poteva vedere solo nelle favole e nelle leggende.
Mi ricordo bene lo sguardo sconvolto di mio padre e di mia sorella, Julia. Mi ricordo anche di come alla TV dicevano di chiudersi in casa e che presto sarebbe passato tutto... Iniziò una guerra.
In un anno il mondo come lo conoscevo cambiò radicalmente. Ora è diviso in zone governate o da branchi di lupi o da casate di vampiri.

A interrompere il mio flusso di coscienza sono i deboli raggi del sole che annunciano l'inizio di una nuova giornata. Mi alzo dal letto e guardo fuori dalla finestra: di fronte a me si estende il bosco sterminato che accoglie uno dei branchi più violenti del Canada, i Blood Moon.
E io mi trovo vicino al confine.

Prendo il binocolo dal comodino e lo punto verso il bosco. Osservo con attenzione ma per ora non sembra esserci nessun movimento particolare. È un bene, almeno rispettano i patti. Solo 5 anni fa il gruppo di umani che abita nelle macerie di quella che prima era una fiorente città, ha stipulato un accordo con l'Alpha del branco Blood Moon. Gli umani restano nei limiti della città e i licantropi non ci ammazzano. Se qualcuno sconfina, viene ucciso senza troppe cerimonie. Tuttavia, a qualcuno spetta l'ingrato compito di verificare che tutti rispettino gli accordi e dunque, che controlli i confini.
E ovviamente quella persona sono io.

Ad essere sincera ho chiesto io di poter andare, la vita in gruppo non fa per me e la solitudine, per quanto dolorosa in certi versi, mi fa stare meglio e mi concede più tempo per pensare.

Dopo aver finito di setacciare il confine, inizio definitivamente la mia giornata. Tolgo il maglione che ho usato per dormire rimanendo in leggings neri e reggiseno sportivo e comincio a riscaldare i miei muscoli facendo prima corsa sul posto e poi stretching. Dopo un ora, conclusi anche gli addominali, vado a farmi una doccia.
L'acqua fredda si abbatte sulle mie spalle ma oramai ci sono così abituata che non ci faccio più caso. L'acqua calda e disponibile solo nell'Accampamento, ovvero la nuova "città" abitata dai sopravvissuti.

Finisco in fretta e dopo essermi asciugata per bene mi vesto come mio solito: mantella verde militare, con il cappuccio, che copre solo le spalle, maglione pesante nero, jeans del medesimo colore e scarponcini. Una volta finito mi guardo allo specchio. I miei lunghi capelli castani sono legati in una treccia che corre lungo la mia schiena e i miei occhi azzurri, freddi come il ghiaccio, riflettono nello specchio uno sguardo deciso.

Prendo il mio arco, la faretra di frecce, la mia coppia di pistole e il mio coltello dalla lama argentata ed esco dall'appartamento che io chiamo casa.

Appena esco fuori dall'edificio una corrente di aria fredda mi investe provocando dei brividi lungo la schiena.

"E iniziamo un'altra giornata" sussurro a me stessa per farmi forza prima di incamminarmi lungo la strada che porta verso la città ormai distrutta.

L'Alpha e la CacciatriceUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum