⚜A polmoni pieni⚜

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CAPITOLO 3


Mano nella mano, entrambi avanziamo lungo il corridoio verso le porte che conducono alla sala del convivio.
Invaso, assalito e divorato da così tanti pensieri, dilemmi e domande a cui non ho né risposta né soluzione.
Sprofondo in acque fredde con i piedi incapaci di svoltare e imboccare una via, è come se ogni mio movimento e pensiero fossero impediti.
Mi rendo conto di essere sempre stato una pedina nel guanto di mio padre per lunghi giorni, e sebbene io abbia reagito, sono comunque rimasto dentro la scacchiera, avanzando su questi quadri scuri e bianchi sotto l'immacolata luce bianca del sole verso le due porte come un condannato.

Dunque mi fermo, lascio la mano della principessa e resto in piedi con le punte degli stivali a un passo dall'ultimo riquadro di luce.
Rimango presso l'ombra come un triste cipresso, la fanciulla esita confusa, resta a fissarmi con titubanza mentre si accarezza la mano che non regge più la mia.

Sento nuovamente quella strana sensazione allo stomaco, quel rodimento agro ribolle in me e il mio palato si punge d'aspro.
Mia madre dice sempre che se le orecchie non odono, lo stomaco non si torce, malgrado fosse già al corrente di ciò che vi era tra me e Hansel, ha atteso di vedere prima di reagire.
Se i suoi occhi non avessero visto quel che io e l'amato mio abbiamo avuto sotto il salice quella notte, allora nulla di tutto ciò sarebbe accaduto.

Ma come maledire una notte così bella? Come rimproverare i nostri animi giovanili e la nostra imprudenza?
Se l'occhio non vede, lo stomaco non si torce.
Io però ho udito, e ho dato valore a un mucchio parole vuote e scarne, ho versato lacrime sopra un corpo che neppure c'era e c'è. Ho domandato di questo cadavere a colui che si cinge sempre di orgoglio e maestà, ma egli in quell'istante è crollato come una torre, fremeva come un passero nel laccio del cacciatore e sviava lo sguardo mio e di mia madre, come il vento svia i corpi d'alberi nelle foreste.

Mio padre è un uomo di verità, non mentirebbe neppure se minacciato con una lama puntata alla gola. Tuttavia egli mi conosce molto bene, sa che quando desidero profondamente qualcosa, faccio di tutto per ottenerla, orbene se veramente voleva che mi sposassi con Calendula, mi avrebbe di certo mostrato il corpo di Hansel per darmi prova della sua morte: perché senza la presenza di quel corpo non ci avrei creduto.

Eppure io ho creduto, mi è bastato udire per credere a quella menzogna e cascare con la testa nel sacco come uno stolto.

Hansel non è morto, certo non so dove sia, ma l'unica speranza a cui mi appendo ora è il fatto che i miei occhi non abbiano visto.

Sollevo la corona dalla testa e la guardo, le gemme incastonate in questo pezzo d'oro sono beffe alle gemme che possiede il mio prezioso Hansel negli occhi suoi.
Dove troverò un sorriso bianco e luminoso pari al suo? Neppure il cielo in tempesta è più bello e grigio dei suoi occhi, e il suo viso è più soffice e delicato del manto di un agnellino.

Il cotone è marmo confronto il suo animo nobile e gentile, la tenerezza di un coniglio è polvere in rapporto al suo faccino.

Tutto quel che gli ho detto in quella magica notte sotto il salice, riaffiora in me come una campanula in primavera, mi coccola e fa fiorire un sorriso tra le mie guance. Conduco la corona al petto e la stringo, queste gemme come le albicocche, sono le uniche due cose che mi fanno sentire la sua presenza.

«Io non mi sposerò, non con vostra sorella» dichiaro con la corona ancora stretta al petto, proprio sul cuore.
«E cosa volete fare? Le vostre parole adesso non hanno alcun potere e neppure se unite alle mie»

Dice lei avvicinandosi, quel che dice purtroppo è vero, le nostre voci sono flebili sebbene vengano da cuori leali.
Che farò? Varcheró la porta e a gran voce annuncerò che sono contrario al matrimonio? La mia voce non ha voce.

Il principe azzurro è gayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora