Non mi conosci.

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E quando suonò la campanella, tentò di raggiungere l'aula di Gerard. Doveva vederlo, aveva biosogno di spiegazioni.

Doveva parlargli, non poteva semplicemente ignorarlo.

Forse quella mattina era solo un po' giù di tono e non gli andava di conversare.

Beh, gli avrebbe fatto tornare la voglia.

Ma Marceline tentò subito di bloccarlo, afferrandogli la spalla.

«Dove stai andando?»

«Marceline, lasciami, non c'è molto tempo prima che inizi la prossima ora. Devo fare una cosa.»

Lei sorrise amaramente.

«Devi andare dal tuo amico, non è così?»

Frank deglutì, evitando di guardarla. Si sentiva patetico a rincorrere Gerard. Ma ne valeva la pena, lo sapeva, ne era sicuro.

«Sì, Marcy. Ora mollami.»

Lo lasciò, fissandolo, quasi volesse trapassarlo con lo sguardo.

«Massì.» Disse poi, con l'ironia e l'acidità nella voce «Vai. Va' a fare il cagnolino che segue ovunque il padrone.»

Il ragazzo si accigliò. Non l'aveva mai sentita usare quel tono.

«Scusa?»

«Lo vedi benissimo da solo. Lui non ti parla e tu gli vai dietro, elemosinando un suo saluto.»

Frank strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche.

Se l'era ripromesso. Più e più volte.

Si era ripromesso di non trattarla in modo rude, di non trattare male una delle poche persone che lo avevano avvicinato nonostante la sua reputazione e la sua posizione nella "piramide sociale" della scuola.

Glielo doveva, per il semplice fatto che lei non l'aveva giudicato, ma era stata pronta a creare un rapporto.

Un rapporto che lui non desiderava, voleva solo capire chi fosse quella giovane che nei corridoi lo osservava, ma gliene era lo stesso grato.

E ora, in questo momento, lei sembrava un'altra persona.

Parlava di Gerard quasi con odio, con disprezzo.

E sembrava totalmente contraria all'idea che Frank tentasse di capire cosa predesse all'amico.

Mi ha dato del cane? Mi ha dato del cane.

«Cos'è, dipendi da lui?» Sputò, proseguendo il discorso. «Ci sono qua io, cazzo, che bisogno hai di seguire quel coglione che oggi non vuole avere a che fare con te, da quel che ho capito?»

Ci sono qua io.

Lui non dipendeva da Gerard. Ma provava qualcosa di forte per lui, e se avesse deciso di non parlargli più definitivamente, non solo perchè era una "giornata no", per colpa di quello stupidissimo bacio, non se lo sarebbe perdonato. Gli avrebbe lasciato un vuoto, di sicuro. Avrebbe perso un buon amico. E Marceline non sarebbe stata mai, mai, in grado di rimpiazzarlo.

Probabilmente stava facendo la situazione più grave di quel che realmente era, questo sì.

Infondo, Gerard si era limitato a non salutarlo la mattina e a rifiutare categoricamente la sua proposta di accompagnarlo in classe.

E con questo? Non voleva dire niente.

Certo, non voleva dire niente.

Avrebbe davvero voluto credere in questa ipotesi.

I'm not o-fucking-kay.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora