Canta per me.

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Tutta la giornata passò tranquillamente.

Nessuno di loro aveva ore in comune.

Durante l'intervallo, Mikey si era fatto avanti per chiarire con Frank. Lui non se lo aspettava, ma ne rimase sollevato.

Mikey era pur sempre suo amico, non aveva intenzione di perderlo. E lo stesso valeva per il biondo, anche se la strana situazione stava compromettendo la loro amicizia.

Quel giorno Frank non incontrò Marceline, a quanto pare era assente. Forse stava male, o cose del genere.

Onestamente non gli interessava. Gli dispiaceva dirlo, ma era così.

Dopotutto era sempre stato una persona che non si legava facilmente agli altri. Tutto il contrario della ragazza, che sembrava starsi affezionando fin troppo.

Quando anche l'ultima ora suonò, si diresse subito verso l'ingresso. A casa lo aspettava suo padre.

Non aveva più niente da dirgli, ma il pensiero lo metteva lo stesso a disagio.

Certo, sarebbe rimasto a casa solo due ore prima di andarsene a causa del turno di notte, e il giorno dopo non sarebbe tornato, ma due ore erano tante, se per caso avesse voluto continuare il discorso di quella mattina.

Non appena si era svegliato, Frank aveva avuto la sensazione che suo padre fosse lì. E non si sbagliava.

Era in cucina, a bere il suo caffé e leggere il giornale. Come il giorno prima. Quando si era accorto della presenza del figlio, aveva alzato un sopracciglio, lo sguardo gelido.

«Frank.»

«'Giorno, papà.» aveva detto lui con voce leggermente tremante. Affrontare un discorso di prima mattina non era il massimo.

«Mi hai disubbidito, ieri.»

Lui non aveva risposto. D'altra parte, che dire? Negare? Era evidente che non era tornato a casa come gli aveva ordinato. Dargli ragione? E a che scopo? Tanto lo sapeva già di avere ragione. Aspettò che continuasse.

«Non ti azzardare a farlo mai più.»

Frank annuì, lo sguardo basso. Si sedette lentamente, tentando di non far rumore. Voleva tentare di apparire dispiaciuto, cosa che non era. L'uscita ne era valsa la pena. Il sorriso di Gerard, ne era valsa la pena.

Piantala di pensarci.

«Comunque. C'é qualcosa che devi dirmi?»

Fece di no con la testa.

«Sei sicuro?»

Ripeté il movimento.

«Non voglio che Way dorma più con te. Non voglio che nessun ragazzo dorma più con te. Chiaro?»

Finalmente il ragazzo alzò lo sguardo, continuando però a evitare il contatto con gli occhi del padre.

«Ma papà, non c'é niente di male.»

«Ti sbagli. Non va bene.»

Si azzardò ad alzare gli occhi al cielo.

«Abbiamo solo dormito, cosa c'é che non va?»

«Nello stesso letto, questo non va.»

«Stai esagerando, okay?» Disse alzandosi, intenzionato a tornare in camera.

«Siediti. Io non esagero. É disgustoso.» Frank alzò un sopracciglio.

«Ne stai facendo una tragedia.»

«Sei tu che la prendi alla leggera. Sappi che se succederà di nuovo, te ne farò pentire.»

«Ma io...»

I'm not o-fucking-kay.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora