Infortuni.

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«OH. CAZZO.»

Mikey fissò il liquido verdognolo che giaceva sul parquet della biblioteca e sui suoi mocassini.

«Cristo, devo smetterla di girare su quelle dannate sedie...»

«Dici, Ray? Beh sì, forse sarebbe il caso!»

Ray si alzò lentamente dalla sedia, barcollante.

«Okay, okay. Andiamo in bagno. Vieni.»

Mikey gli mise un braccio attorno alla schiena, lasciando che l'amico gli si appoggiasse addosso di peso.

Okay, okay.

Arrivati ai bagni Mikey si tolse le scarpe, lasciandole sotto il getto d'acqua.

«Come farai poi a rimetterle se sono bagnate?»

Oh.

«Sempre meglio dell'odore di vomito.»

Le appoggiò al termosifone lì vicino.

«Quanto manca?»

«Mezz'ora.»

In quel momento nel bagno entrarono Jake e Terrence.

Erano ragazzi rispettati dalla maggiornaza della scuola, considerati alla pari degli studenti in vetta alla piramide sociale.

Non appena li videro, ghignarono.

«Uscite.»

Mikey e Ray non si mossero.

«Siete sordi? U-sci-te.»

«No.» Disse Ray.

Jake alzò un sopracciglio, visibilmente divertito.

«Come, scusa?»

«Non potete cacciarci.»

Il ragazzo si voltò verso Terrence. Si sorrisero.

Poi, dopo un attimo di silenzio teso, Ray sentì alla guancia una fitta di dolore.

Se la prese tra le mani, mugugnando.

«Porca troia!»

I due si spostarono verso Mikey, che prese a respirare velocemente.

«Andiamo.»

Sussurrò all'amico, per poi afferrare lui e le sue scarpe, e sgattaiolare fuori dai bagni.

«Stai bene?»

Chiese, una volta al sicuro.

«La testa mi fa un male cane.»

«Okay. Tra un po' passa.» Tirò fuori dallo zaino una scatolina gialla con al suo interno delle pasticche, e ne prese due.

Subito iniziò a calmarsi.

«Vieni, dovrei avere un'aspirina, da qualche parte.»

-

Non appena suonò la campanella, Frank si alzò, dirigendosi verso la porta. Aveva ancora quel sapore orribile in bocca.

«Frank!» Si sentì chiamare.

Si voltò, per ritrovarsi davanti Gerard.

«Andiamo in bagno. Ho il sapore di quello schifo in bocca.»

L'altro annuì, e si diressero ai gabinetti fianco a fianco.

Gerard continuava ad essere inquieto.

Si sentiva un po' a disagio accanto a Frank.

La cosa lo turbava molto.

Lo fissava di sottecchi, tentando di non farsi notare.

I loro passi rimbombavano per tutto il corridoio.

Il tatuaggio che aveva sul collo spiccava fuori dalla camicia bianca.

Ne rimase quasi ipnotizzato.

Osservando meglio, riusciva a capire quando Frank deglutiva.

Si accorse che lo continuava a fare spesso.

Probabilmente per tentare di cacciare via il sapore di cui parlava.

Senza rendersene conto, andò a sbattere contro degli armadietti, cadendo all'indietro.

Si massaggiò la fronte.

«Porca...»

«Gerard stai bene?»

Frank gli si chinò accanto, cingendogli le spalle mentre lui si sorreggeva con un braccio.

Quel contatto gli provocò un'altro fremito.

«Merda...» sussurrò.

«Eh?»

«No, cioé si, sto bene.»

Si rialzò a fatica, aiutato dal ragazzo, che non smetteva di tenergli strette le spalle.

Gerard diventò di colpo teso.

«Sei sicuro? Hai sbattuto la testa.»

«Questo lo so.»

«Già, a che diavolo stavi pensando?»

Rimase un istante in silenzio.

Stavo guardando il tuo fottuto collo, Iero.

Mi confondi. Non so cosa mi prenda, ma oggi c'é qualcosa di strano.

Tu mi stai rendendo strano.

E poi sì, stavo pensando a come si muove il tuo collo quando deglutisci, stavo guardando il tuo tatuaggio nero a contrasto con la pelle chiara, stavo pensando a quanto sono strani i tuoi occhi.

Perché sono strani, sul serio.

Prima sono marroni, poi nocciola, poi verdi.

Deciditi, dannazione.

Con tutte queste cose a cui pensare, e con te qua vicino, come posso concentrarmi su dove metto i piedi e su cos'ho davanti?

Oh Dio, ma che mi prende?

«A chimica. Non c'ho capito un cazzo. Andiamo in bagno, tu devi sciaquarti la bocca ed io vedere in che stato é la mia fronte.»

I'm not o-fucking-kay.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora