Tremiti.

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Il resto della giornata lo passò di buon umore.

Alla seconda ora vide Dylan uscire dalla scuola con i suoi genitori. A quanto pareva, era stato sospeso.

Uno in meno.

Pensava Frank. Era poco, ma era qualcosa. E avevano avuto il coraggio di fare qualcosa. Lui poteva anche picchiarli quanto voleva, ma le botte passavano. Gerard ne era la prova. I lividi si stavano già alleviando. Ma la sospensione ti poteva rovinare l'anno.

Per Dylan probabilmente non avrebbe cambiato nulla, ma era pur sempre qualcosa.

All'ultima ora aveva matematica. Andò i classe. I banchi da due erano quasi tutti occupati. Vagó con lo sguardo finché non scorse in prima fila qualcuno salutarlo.

Si avvicinò, con il sorriso in faccia.

«Ciao Frank.» Lo salutò Marceline.

«Ehi.»

La ragazza si accorse che c'era qualcosa di diverso.

«Che hai? Non ti ho mai visto allegro.»

«Dylan é stato sospeso, e oggi pomerigg...» Si bloccò.

«E oggi pomeriggio?»

«Niente, niente.» Arrossì lievemente.

Marceline sbatté le palpebre.

«E sei felice di vedere me, giusto?»

«Uhm...»

A dire il vero a Frank non faceva alcuna differenza. Ma non voleva essere scortese con lei. Era una delle poche persone che si interessavano a lui, ed era gentile. Perché trattarla male?

«Sì, ehm, se lo dici tu.»

Lei si lasciò sfuggire una risatina.

Il professore entrò in aula, e la lezione cominciò. Verso la fine, la giovane gli chiese di aspettarla per uscire. Lui acconsentì. Per quel che vale, avrebbe aspettato Gerard fuori dalla scuola con qualcuno.

«Io però devo aspettare un amico.» Sussurrò.

«Non c'é problema.»

Quando la campanella suonò, uscirono insieme.

«Dove devi aspettarlo?»

«In cortile. Di solito io sto vicino al muretto, non proprio al centro.»

«Okay.» Marceline sorrise. Attorcigliò un braccio a quello di Frank, che con noncuranza lo scostò. Lei ne rimase delusa.

Arrivarono al muretto, e il silenzio prese il possesso di tutto.

Marceline si stava tormentando. Doveva farlo, voleva farlo. Ma se lui non voleva?

Si girò a guardarlo, e lui ricambiò l'occhiata.

Quegli occhi.

Pensò Frank. Erano così maledettamente simili a quelli di Gerard. Nemmeno si accorse che li stava fissando troppo insistentemente.

Così tanto che la ragazza fu costretta ad abbassare lo sguardo.

Tentò di riscuotersi.

«Frank...» Iniziò lei.

«Tu...Io vedo come mi guardi...Come di imbamboli...E penso tu abbia visto come ti guardo io...»

Lui si grattò la testa, cercando l'amico tra i vari studenti.

«Che intendi?»

«Che so quello che pensi, e lo penso anche io, l'ho subito pensato.»

Improvvisamente capì cosa Marceline voleva dire.

I'm not o-fucking-kay.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora