Stai attento.

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Fissava il soffitto della sua camera. Era chiuso in quelle quattro mura, ma la sua mente vagava da ogni parte possibile.

Vagava a casa dei suoi amici, vagava a casa dei suoi nemici.

Chiuse gli occhi, per poi riaprirli lentamente.

Un libro era aperto, poggiato sul suo petto. Le cuffie gli stavano lentamente scivolando fuori dalle orecchie. Continuava a rimuginare sugli avvenimenti di quel giorno.

Un vuoto gli si formò nello stomaco.

Doveva capire.

-

Afferrò il cellulare, facendo scorrere i contatti che aveva in rubrica.

Arrivò alla "G", c'era solo un numero.

Dopo essere tornato a casa si era messo a pensare a come da Marceline i suoi pensieri si fossero spostati a Gerard.

Non era normale.

Non l'avrebbe ammesso nemmeno a se stesso, ma era tutto il giorno che si sentiva strano.

Cliccò sul numero.

Il tipico tu-tu gli rimbombò nell'orecchio destro. Prese un respiro.

Doveva capire.

-

La suoneria partì, quasi spaventandolo. Si avvicinò al telefono. Non si aspettava una chiamata.

Lesse il nome del contatto e sorrise.

«Pronto?»

«Ehi, Gerard.»

«Ehi, Frankie.»

Dall'altro capo del telefono poté percepire l'amico ghignare. Era da tanto che non lo chiamava così.

«Ti va di uscire, tra, che ne so, dieci minuti?»

«Oh...certo.» Gerard annuì, quasi come se Frank potesse vederlo.

«Io parto adesso. Tra poco sono a casa tua.»

«Okay.» L'altro riagganciò. Non uscivano molto spesso.

Gerard si sentì pervadere dall'ansia. Stava per arrivare. Magari i suoi dubbi si sarebbero chiariti.

Si cambiò in fretta e appoggiò l'uniforme scolastica sulla sedia. Scese le scale, e si mise ad aspettare sul divano.

Mikey era lì a guardare la televisione.

Lo guardò di sfuggita, si accorse che si era vestito bene.

«Esci?» Gli chiese, incuriosito.

«Uhm? Sì.»

Mikey si lasciò sfuggire un sorrisino.

«E non sono invitato?»

Di solito uscivano sempre insieme. Ray, Gerard, Mikey e Frank. Era strano che suo fratello uscisse da solo.

Un'idea gli balenò in testa.

«Ti vedi con una ragazza? Ti vedi con una ragazza e non me lo dici?»

Gerard abbassò lo sguardo. Michael improvvisamente capì. Si diede dello stupido. Come aveva fatto a non pensarci? Ne avevano parlato giusto oggi.

«Esci con Frank.»

Il ragazzo coi capelli neri annuì, fissando il pavimento.

Sospirò.

«Sono confuso, Mikey.»

Il più piccolo deglutì, rendendosi conto che suo fratello era davvero nei casini, emotivamente. Si accorse che in quel momento i ruoli si stavano invertendo. Ora era lui quello che si preoccupava. Sapeva quanto fragile era il fratello, anche se per quel che lo riguardava, Gerard era sempre stata la sua roccia.

Disse quel 'confuso' quasi con disperazioni. In effetti doveva essere fuorviante provare emozioni che loro stessi avevano sempre considerato sbagliate.

Si sentì il campanello suonare. Gerard fece per alzarsi, ma Mikey lo precedette.

«Vado io.»

Quando aprì la porta si ritrovò davanti Frank, appoggiato allo stipite.

«Ciao.» gli disse.

«Ciao Mikey.» Lo salutò l'altro.

Si conoscevano da un bel po', eppure in quel momento Michael percepiva l'amico come uno sconosciuto, e non ne capiva il motivo.

«Aspetta un attimo.» Tornò da Gerard, che era già in piedi.

Lo abbracciò.

«Stai attento.» gli sussurrò.

Il fratello lo strinse più forte.

«A cosa?»

Gli rispose staccandosi.

Raggiunse il ragazzo che si strava tirando il pearcing sul labbro coi denti.

Fecero un cenno con la testa a Mikey, prima di andarsene.

«Alle tue emozioni.» Disse quest'ultimo guardandoli allontanarsi.

«Alle tue emozioni.»

***

Ehylà

Questo capitolo é corto perché é diciamo...un 'capitolo intermedio'. Il prossimo sarà più lungo.

Non so nemmeno io cosa succederà, probabilmente me lo inventerò sul momento.

Per ora é tutto, lalala.

I'm not o-fucking-kay.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora