Bloody Tears

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L'unica cosa che le era concesso di osservare da quella piccola finestra era la luna , che le sorrideva maligna e beffarda dall'alto , al sicuro nel cielo. La osservava spesso , per non perdere la cognizione del tempo o impazzire, anche se ora la stava sbeffeggiando, era divenuta la sua ancora di salvezza.

Non sapeva da quanto tempo  e soprattutto dove si trovava lì forse due , forse tre giorni. 

Era appesa ad una parete come un animale da macello, aveva persino delle polsiere di ferro troppo strette per le sue braccia, attaccate a delle lunghe catene.

In quel raro momento di lucidità mentale,

notó che c'erano altre persone, tutte legate come lei ,ma avevano dei lunghi tubi di plastica attaccate alle braccia , che urlavano e si lamentavano ogni volta che gli era possibile. 

Non ricordava come fosse finita in quel posto pregno di disperazione e morte.

Era semplicemente uscita per andare a caccia di animali di cui nutrire col loro sangue se stessa , le sue amate sorelle ancora troppo inesperte nella caccia e la sua Maestra ancora troppo addolorata dall'uccisione di quelle  più anziane.Poi venne attaccata ed assalita da qualcosa che non era né animale né uomo , ma un orrido ibrido fra pipistrello e cadavere.

Quando si svegliò la prima volta si sentì debole e spossata come se tutte le energie  le fossero venute a mancare di colpo , si accorse di aver dei piccoli buchi sulle braccia ,ancora rossi: Erano freschi e facevano male. Con orrore realizzò, poco dopo  che i tubi di plastica servivano a tirar via il sangue.

Con quale categoria di mostri stava avendo a che fare? Si chiese.

Se fosse mai riuscita a salvarsi , avrebbe persino smesso di cacciare e si sarebbe data alla dieta del frutto, perché quella sensazione era orribile e non voleva più farla provare ad altri esseri viventi.

In quel momento , pregò quella luna, di aiutarla a resistere , di non farla impazzire completamente .

Pregò, quel cielo di dire alle sue amate sorelle che era ancora viva. 

Pregò quelle stelle piangendo, lacrime color cremisi come i suoi occhi e i suoi capelli, di dire alla  sua amata  maestra di non piangere anche quella morte perché era viva.

Avrebbe cercato di resistere , perché voleva disperatamente tornare a casa. 

Si aggrappò a quel pensiero con tutte le sue forze , non voleva morire in solitudine circondata dalle grida di dolore dei viventi che come lei stavano subendo lo stesso gramo destino.

Con le ultime forze che le rimasero tramutó in serpente una delle corde che giacevano lì a terra. Con un filo di voce disse: " Va' amico mio porta il mio grido d' aiuto." 

Ed esso annuì con la testa , sapendo esattamente dove andare.

Crollò di nuovo in quel torpore per non soffrire ancora.

Augurandosi che quel messaggio giunga a chi potrà aiutarla.

 vαмριяε |үσσηмιη| Where stories live. Discover now