Una vita piacevole

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Le giornate in compagnia di Alan passavano serenamente. Ormai avevamo abitudine consolidate: lui mi viziava e io mi lasciavo coccolare. Consumare i pasti insieme era una delle cose che mi permetteva di conoscerlo meglio. Ogni giorno scoprivo un pezzetto della sua vita passata.

«Da bambino suonavi l'oboe?», affermai stupita per l'insolita scelta dello strumento.

«Si, che c'è di male?», rispose quasi risentito ma comunque ridendo. «È divertente suonarlo. Inoltre, ero anche abbastanza bravo», concluse.

«Allora, appena possibile suonerai per me!», asserì sfacciatamente.

«Impossibile! Non mi ricordo niente…», disse scoppiando a ridere.

La risata di Alan mi piaceva tantissimo. Mi trasmetteva allegria, quasi fosse contagiosa.

Poi, c'era il sesso. La passione consumava i nostri corpi di continuo. Era come se non ci servissero le parole per capirci. Io e lui diventavamo una cosa sola. 

Adoravo anche il modo in cui Alan si prendeva cura di me sotto ogni aspetto. Badava alla casa, preparava da mangiare, faceva la spesa ed ogni tipo di commissioni gli affidassi. Si premurava perfino di farmi il bagno. Essere servita e riverita in quel modo mi faceva sentire speciale. Però, avevo compreso che aveva una grande valenza se a farlo era lui. Se a farlo fosse stato un altro, non mi sarebbe piaciuto.

Una mattina, mentre facevamo colazione, di punto in bianco me ne uscii con «Tu mi ami?».

Lui si voltò verso di me, mi guardò sorridendo e poi, passandomi la mano sulla bocca, rispose «Certo! Come si potrebbe non trovare adorabile qualcuno che alla tua età si sporca ancora come una bambina quando mangia?».

Il mio imbarazzo fu a livello mille. Avevo tutta la bocca sporca di marmellata e briciole.

Una simile domanda avrei dovuto fargliela in una atmosfera più consona e pregna di romanticismo. Comunque aveva detto di "sì" e questo mi aveva fatto toccare il cielo con un dito.

Vampiri 2.0Where stories live. Discover now