Il Principio

313 25 19
                                    

Da quasi sei mesi vivo in un appartamento in centro. Si trova all’ultimo piano. L’idea che altre persone potessero camminarmi sulla testa non mi andava a genio. L’ho arredato personalmente, optando per uno stile moderno e tecnologico. Non sopporto quei vampiri che solo perché hanno centinaia di anni scelgono di vivere circondati da reliquie e anticaglie. Il mondo va avanti e solo perché noi non invecchiamo, non implica che dobbiamo restare immutati. È giusto apportare dei cambiamenti al proprio stile e adeguarsi all’epoca in cui ci si trova.

Appena giunsi nella mia abitazione, insieme a quel l'umano, percepii qualcosa di strano: era la prima volta che un mortale varcava la mia dimora.

Rimase fermo e immobile in un angolo del salone. Non emise neanche un suono. Continuava a fissare il pavimento.

Un barlume di rimorso iniziò ad affacciarsi dentro di me. Era sicuramente qualche reminiscenza dell’educazione impartitami dalla mia famiglia. Mi sembrava quasi di udire la voce di mio padre che mi diceva: «Cosa stai facendo? Quel poverino sarà molto spaventato. È per questo che non proferisce parola. Fallo tornare cosciente e lascialo tornare a casa sua».
Infastidita da questo suono che mi tamburellava in testa, decisi di interrompere lo stato di coercizione nei riguardi del mortale.
Pensavo avrebbe avuto una reazione violenta, che avrebbe tentato di fuggire. Ero preparata al peggio. Invece, rimase fermo nella stanza in religioso silenzio.
Questa sua inaspettata reazione mi infastidì un po'.

Sono consapevole che nella società attuale l’uomo è convinto di essere in cima alla catena alimentare. Ma dopo tutto ciò che avevo fatto quella sera, era innegabile una sostanziale differenza tra me e lui. Non era da prendere in considerazione l’ipotesi che il mortale non provasse paura nei miei riguardi. Perché non fuggiva in preda al panico? Perché non gridava e chiedeva aiuto? Forse il terrore lo aveva paralizzato.

«Perché resti lì immobile?», gli domandai.
Non mi rispose.
La cosa mi contrariò ancora di più.
«Rispondi!», gli ordinani.
Abbassò lo sguardo perseverando nel suo silenzio.
Ero furiosa.
Mi avvicinai a lui come una furia e con tono di voce intimidatorio gli dissi: «Come osi ignorarmi! Sai chi sono io? Hai avuto un assaggio di quello che sono in grado di fare. Solo un assaggio, ricordatelo! Io domando e tu rispondi. Hai capito?».
Mi fissò dritta negli occhi, ma non rispose.
«Insomma, parla!», gli gridai.
«Hai degli occhi stupendi», mi sussurrò.

Vampiri 2.0Where stories live. Discover now