Capitolo 33

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-Casian-

Resto in macchina con le dita strette intorno al volante mentre mantengo lo sguardo davanti a me, sul piazzale della casa di Jackson dove si trova la porta d'ingresso. Non so per quanto tempo sono rimasto così fermo a osservare la neve posata tutto intorno, senza un vero pensiero nella mia mente, ma solo con lo sguardo perso nel bianco che mi circonda. Dovrei scendere dall'auto ed entrare in casa per andare a salutare Sharon, che oggi parte con la madre per tornare a Ruddy Village, a casa sua, anche se non so quanto la consideri ancora tale dopo aver passato del tempo qua. Certo, la mole di giorni trascorsi qui è limitata rispetto a quelli passati lì, ma la qualità è fin troppo alta perché consideri questo edificio come di poca importanza. Qui c'è tutta la sua famiglia dopotutto, una famiglia che ho sempre invidiato da quando l'ho conosciuta la prima volta. Nonostante tutto ciò che è successo al suo interno, sono così coesi e in armonia da far paura, tutt'altra storia rispetto alla mia famiglia, che neanche a Natale riesce a riunirsi da quanto sono impegnati nei loro lavori, soprattutto il mio vecchio. Agli occhi degli altri sarebbe figo avere uno dei più grandi manager musicali del mondo come padre ma, se lui si considera più in base alla sua carriera che come genitore, non c'è molto da essere contenti, dato che non si ricorda neanche di avere un figlio se mia madre non glielo facesse notare. Non che quest'ultima sia migliore, perché è la sua segretaria che le ricorda di aver partorito ventiquattro anni fa. È il rettore dell'università di Oxford da quando sono nato, ma la scuola e i suoi allievi sono sempre stati più importanti del suo stesso figlio. Mi puntava i suoi occhi addosso ogniqualvolta ero il protagonista delle principali risse a scuola, ma subito distoglieva lo sguardo quando i pugni li ricevevo dai bulli, tra cui anche Elya giacché andavamo allo stesso liceo, perché frequentavo un ragazzo a quel tempo. E subito mi prestava di nuovo la sua attenzione quando cominciai a farmi valere e a causare danni a scuola, cosa che mio padre elogiava a differenza di mia madre perché lui vedeva tutto ciò come un segno di forza e di coraggio da parte mia per farmi rispettare. Non mi meraviglio del fatto che i miei abbiano divorziato proprio per questo motivo, dato che i loro metodi di educazione sono sempre stati agli antipodi, anche se per una cosa erano uguali: voltarmi le spalle nei momenti di difficoltà. Ho sempre invidiato la famiglia di Jackson, che soprattutto in quei momenti di oscurità accendevano tutti una luce per aiutarsi a vicenda a uscirsene. Non posso incolpare neanche la mia natura da Elementale, che loro non hanno sviluppato, ma anzi devo ringraziarla, dato che è stata questa a salvarmi dalle cattiverie del mondo e a riuscire a farmi camminare pian piano sempre a testa più alta. Non è stato ciò ad allontanare sempre di più la mia famiglia da se stessa, c'è sempre stato qualcosa di rotto da quando sono nato. Lo stesso c'era nella famiglia di Avery e Jackson, ma non hanno mai smesso di riempire quella frattura con colla, scotch e qualsiasi altra cosa che potesse sanarla. Forse per questo motivo ho mentito a Sharon sulla carriera di mia madre, siccome le ho detto che era una cameriera, e ho ridimensionato l'importanza del lavoro di mio padre, probabilmente per aumentare la loro cattiveria per avermi lasciato indietro. Se le avessi detto che avevano dei lavori davvero impegnativi, avrebbe cercato di giustificare la loro assenza, ma nessun genitore dovrebbe essere perdonato per non guardare il proprio figlio. Essere visto da loro era l'unica cosa che ho sempre voluto, forse per questo ho cominciato a causare casini e a diventare un'artista, per ribellarmi al percorso che loro avevano scelto al posto mio. Ma andiamo, essere un insegnante o un avvocato non è proprio per me. Preferisco essere libero come la mia arte, senza che qualcuno m'imponga standard da seguire come se fossi un robot. Forse anche per questo ho sempre invidiato la famiglia Mitchell, che ha sempre permesso a chiunque di diventare ciò che volevano, a prescindere da quello che si pensava essere il loro destino. E ne ho avuto un'altra prova in questi giorni quando hanno deciso di lasciare viva Sharon. Da sempre hanno sostenuto che prima o poi sarebbe dovuta morire, invece ora hanno cambiato idea. Erano convinti della sua morte fin dai primi giorni che entrai in questa casa grazie ad Avery, che mi ha costantemente aiutato con i miei casini. Non a caso la considero la mia migliore amica a conti fatti, e lo stesso vale per lei.

Sharon: I Cacciatori OscuriWhere stories live. Discover now