Capitolo 20

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-Sharon-

- Non può essere davvero lui. – Mormora zio Ronald mentre scuote la testa, incredulo. Dopo aver fatto riprendere Jackson, che per quei pochi secondi non ha osato avvicinarsi a Harry, abbiamo avvertito gli altri di quanto fosse successo. Mentre noi ci siamo spostati in cucina per discutere della situazione in cui ci troviamo, Harry è rimasto in salotto. Non sappiamo effettivamente se è lui, e non abbiamo voglia di rischiare, illuderci e farci ancora più male. Non ci fidiamo neanche di lasciarlo lì da solo, potrebbe scappare o non so cos'altro, quindi Sally si è occupata di circondare la stanza con un incantesimo per evitare una sua ipotetica fuga. L'unica ancora in camera al piano di sopra è Delice, ed è meglio così. Avrei preferito che qualcuno la tenesse d'occhio, ma se fosse rimasta sotto controllo, avrebbe capito che sappiamo la verità. Non l'avremmo mai trattata così altrimenti, e non possiamo avere anche questo problema di cui occuparci ora.

- Per me è inutile rimanere qui a parlottare tra di noi. Dovremmo chiamare Harry e verificare ciò che davvero ricorda e se sia lui. – S'intromette Jackson.

- L'abbiamo già fatto. Il suo coltellino è tornato indietro. – Replico, incrociando le braccia al petto. – È un punto a favore al credere che sia davvero lui, ma non so cos'altro possiamo fare per assicurarci che non sia un mostro. –

- Ti ricordo che è un mostro. – Osserva zia Diana con la sua solita antipatia.

- Le persone non ritornano in vita da un momento all'altro. Anche i più stupidi ne sono consapevoli. – Commenta zia Sally, che per quei dieci minuti in cui siamo rimasti qui a discutere non ha aperto bocca. – Se mi lasciaste aprirlo in due, potrei capirci qualcosa in più. –

- Mamma, ti prego, basta. Non puoi torturare un ragazzo. – Fa un verso di scherno la figlia prima di staccarsi dal muro a cui era appoggiata e camminare verso il bancone per prendersi una tazza di caffè. – Hai tanti di quei trucchi magici che potresti usare per capire cosa sia successo, invece non vuoi collaborare, come sempre. –

- Concordo. – Aggiunge Avery. – Non capisco perché la includiamo ancora in queste faccende se non fa altro che metterci i bastoni tra le ruote. Ha avuto così tante possibilità per aiutarci e non ha mai voluto muovere un dito, non vedo perché questa volta dovrebbe essere diversa, giusto, nonna? – Sputa, ancora scossa e nervosa. Da quando Harry è letteralmente risorto, ho visto così tante espressioni sulla sua faccia, ma quella di dubbio e paura sono rimaste costanti. Cosa che mi sorprende, dato che è strano che mia cugina si mostri così chiaramente spaventata, ma mi sbalordisce di più intravedere per la prima volta un briciolo di offesa sul volto della strega. Infatti, non molti secondi dopo sparisce in una nuvola di fumo.

- Non so cosa pensare, sinceramente. – A interrompere il silenzio creatosi è zia Lizzie, con mia madre accanto a lei che annuisce in accordo. – Sembra impossibile. – La capisco: più ci penso e più la mia testa sembra esplodere. – Però Jackson ha ragione. Dovremmo parlare con Harry e basta. –

- E se accadesse qualcosa? – Domanda zio Ronald, dubbioso. – Non possiamo sapere cosa succederà davvero. –

- Beh, come se fosse una novità per noi. – Interviene d'istinto mia madre. - Non lo sapremmo neanche se non agiamo prima che finisca la giornata. – Dopo aver afferrato un sacchetto con della polvere a me ignota, che zia Sally aveva lasciato per spezzare l'incantesimo col quale abbiamo bloccato Harry in soggiorno, si dirige verso la porta e la apre per andare a recuperare il dampiro. Qualche secondo dopo quest'ultimo ci raggiunge con mia madre, ancora più spaesato e confuso, sentendosi quasi sotto accusa.

- Per una buona fottuta volta, qualcuno mi dice che cazzo sta succedendo? – Chiede Harry in maniera sgarbata ma con tono stranamente tranquillo e lento, marcando bene ogni parola. Mio zio gli appoggia una mano sulla schiena e lo accompagna a sedersi a tavola mentre noi rimaniamo in piedi intorno a lui. – Bene. – Sbuffa e incrocia le braccia al petto. – Manca una luce puntata negli occhi e avrò un déjà-vu del carcere. – Borbotta infine.

Sharon: I Cacciatori OscuriWhere stories live. Discover now