Capitolo 18

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-Avery-

Sono passati un paio di minuti da quando ho abbassato le palpebre di Harry e da quando Jackson si è inginocchiato accanto a lui a piangere, sfogandosi. Ho recuperato subito l'unica lacrima che mi è scappata, a differenza dello Gnomo che si sta del tutto lasciando trasportare dai singhiozzi e di Sharon che è rimasta in silenzio con una mano davanti alla bocca, senza preoccuparsi di asciugarsi le guance. Forse sono sbagliata, ma non riesco a mostrare in modo così evidente i miei sentimenti rispetto agli altri. Ho un dolore al petto enorme, eppure non riesco a liberarmi come stanno facendo loro. Nella mia mente c'è solo il pensiero di andarcene via subito da qui perché non mi sento per nulla al sicuro, come se fosse questione di secondi prima che succeda altro.

La suoneria di un cellulare fa sussultare tutti e tre, e mi affretto a controllare chi sia quando mi rendo conto che è il mio. Leggo più volte il nome di Casian sullo schermo, ma decido di non rispondere poiché ancora sto pensando al da farsi. Sa che mi metterò in contatto con lui quando sarà possibile. Ora abbiamo cose più gravi di cui occuparci, perché non possiamo tornare a casa in queste condizioni, non ce la farei sia fisicamente che mentalmente a sentire i rimproveri di zio Ronald, pieni dei suoi "ve l'avevo detto!", e il pianto disperato di zia Lizzie per Harry. Non sono neanche pronta a bruciarlo come facciamo sempre. Dopo tutto quello che è successo, non ho mai smesso di volergli bene sul serio e il solo pensiero che Gabriel gli abbia fatto questo mi manda in bestia. Forse non riesco neanche a piangere perché due traumi in meno di un'ora mi hanno scombussolato e non riesco a elaborare ancora per bene tutto, a differenza di quei due. Quando ho visto mio cugino, ho solo avuto voglia di abbracciarlo, felice di sapere che è vivo e che sta bene, forse anche troppo, ma da quando ha premuto quel telecomandino, l'odio ha preso il posto di ogni sentimento pacifico e d'amore che avevo nei suoi confronti. Ora ho solo voglia di girare anche l'intera Inghilterra se fosse necessario per cercarlo e riempirlo di botte come non ho potuto fare in tutti questi anni. Non è la stessa persona che conoscevo, o forse non l'ho mai conosciuto davvero. Quella di oggi è una persona diversa: menefreghista, arrogante, determinata, prepotente, crudele. Chi gli ha dato il diritto di scegliere sulla vita di Harry, chi di mettergli un microchip sotto pelle per ucciderlo? Gli darei fuoco se fossi al posto di Sharon e controllassi quell'elemento, dato che è una Salamandra e quindi le viene più facile crearlo rispetto a noi altri che possiamo solo controllare una fiamma già esistente. Gli farei provare le peggiori pene che esistono pur di fargli capire il dolore che sto provando per ciò che ha fatto a Harry. Però non è qui, e non posso prendermela con lui. Mi viene istintivo quindi girarmi verso Delice, ricordandomi solo ora della stronza che è ancora a terra con gli occhi lucidi: anche dopo tutto questo continua imperterrita con la sua scenetta ridicola.

- È tutta colpa tua! - Sbraito verso la bionda, la quale alza lo sguardo dopo aver smesso di osservare i miei cugini piangere per Harry. - Ti è piaciuto lo spettacolo, ah? - Le mollo un ceffone così forte in faccia da farlo rimbombare fino a Londra. - È stato di tuo gradimento?! - Prima che riesca a cresimarle anche l'altra guancia Sharon mi blocca il polso e mi trascina a qualche metro di distanza. Non m'impedisce però di lanciare una fugace occhiata a Jackson, che mi fissa ancora con gli occhi lucidi ma senza espressione in volto, e di guardare di nuovo quello sputo di biondina che increspa le labbra per trattenersi dal dire qualsiasi cosa, o dal piangere.

- La prenderei a schiaffi anch'io, ma dobbiamo attenerci al piano. - Bisbiglia mia cugina a denti stretti per non farsi sentire dalla traditrice. Non ho nessuna intenzione di attenermi a un bel cazzo di niente, e prenderei a schiaffi anche lei se non mi stessi trattenendo dall'esplodere dalla rabbia solo per evitare altre preoccupazioni a Jackson. Non voglio cominciare a litigare con Sharon e dare ulteriori problemi al biondo, a cui toccherebbe poi separarci con la forza, mentre ora sta male. E ricordo bene lo sguardo che quest'ultimo ha, perché l'ultima volta che era così in lutto e in preda alla disperazione è stato quando Gabriel scomparve. Prendo quindi un bel respiro per tentare di liberarmi da quest'ira, da quest'angoscia e da non so che altro più ho dentro, ma so già che non mi tranquillizzerò finché non colpirò qualcosa. - Harry è morto. - Aggiunge con un filo di voce, spezzato. - Non rendere il motivo della sua morte più inutile e patetico di quanto non lo sia già. – M'implora con occhi lucidi, e non posso fare a meno di annuire. Sebbene le abbia concesso di non prendere a botte Delice, per il momento, ho comunque bisogno di sfogarmi.

Sharon: I Cacciatori OscuriOnde as histórias ganham vida. Descobre agora