Capitolo 2

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-Jackson-

Stringo il bambino tra le braccia nel tentativo di tranquillizzarlo quando comincia a piangere vedendo il ragazzo che l'ha salvato precipitare giù. Urlo il nome del dampiro in preda alla disperazione, ma mi rendo conto di quanto sia stupido dato che strillare non lo riporterà qui. Un forte dolore al petto mi sta impedendo di respirare normalmente, ma non posso rimanere fermo a osservarlo morire. Devo far qualcosa. Passo di fretta il bambino alla madre, la quale tenta in tutti i modi di calmarlo, accarezzandogli i capelli e bisbigliandogli parole di conforto. Incrocio lo sguardo di Sharon nel darglielo, i cui occhi terrorizzati grondano di lacrime. Mi rendo conto di come le fiamme si stiano man mano estinguendo e di come i lupi si tengano pronti ad attaccare. Se la parete cede, sarà la fine: non riusciremo mai a sconfiggere nove licantropi solo Sharon ed io, e Harry sarà caduto giù per niente, dato che saremmo tutti morti. Gettarmi in quel mare gelato sarebbe da pazzi, soprattutto con questo vento freddo che non aiuta per niente: rimarrei paralizzato per la temperatura dell'acqua e Sharon non avrebbe possibilità di proteggere se stessa e la famiglia da sola. Provo a richiamare alcune radici e allungarle verso Harry per cercare di acciuffarlo, ma anche ciò è inutile poiché è appena stato travolto dalle onde. Sento il cuore battere furiosamente per il terrore che non ritorni in superficie mentre fisso in modo disperato il punto in cui è caduto. Lì si vanno a formare dei piccoli cerchi per il tuffo e, dopo un paio di secondi, realizzo che Harry non tornerà a galla.

- Tutti indietro. - Ordino con rabbia e determinazione, facendo retrocedere la madre e il figlio mentre quest'ultima va accanto al marito, che allontana trascinandolo. - Sharon, mi serve che tu allunghi le fiamme in avanti, verso i lupi, altrimenti si spegneranno. - Lei incontra il mio sguardo con ancora le guance rigate dalle lacrime e corruga la fronte, non conoscendo le mie intenzioni, e neanche io sono sicuro che questa cosa funzionerà, ma tentare è l'ultima possibilità che ci resta. Continua a osservarmi con quegli occhi colmi di dolore e di paura per il sacrificio che Harry ha compiuto pur di salvare quel bambino, e questo fa riempire anche i miei di lacrime. Ciononostante, non riesco ad accettare di non poterlo salvare. Non posso.

Sharon non controbatte e si limita a eseguire i miei ordini. Con un gesto delle braccia, come se stesse spingendo qualcuno, fa serpeggiare le fiamme in avanti in modo da far arretrare i lupi, che non perdono tempo a indietreggiare. Nell'aria si sta espandendo uno sgradevole odore di bruciato, e spero che nessuno abbia chiamato i pompieri, altrimenti le cose s'incasinerebbero ancora di più. La donna, ancora con il bambino in braccio, osserva l'intera scena terrorizzata e allo stesso tempo incredula. Non capita tutti i giorni di essere quasi caduti in un dirupo ed essere salvati da un gruppo composto da un dampiro, un semplice Elementale e un essere più complesso. Suo marito, invece, è ancora inerme sull'erba, svenuto.

Dopo aver sbattuto più volte le palpebre per scacciare le lacrime ed evitare di vederci sfocato, mi giro verso il precipizio e avanzo con cautela. Chiudo gli occhi e cerco di concentrarmi sull'acqua diversi metri più giù, specialmente nella zona in cui Harry è piombato. Capisco di aver acquisito il controllo sul mare quando le mie mani cominciano a formicolare, ma solo quando sono del tutto sicuro di ciò alzo le braccia, come se stessi lanciando qualcosa in aria. Allo stesso modo, l'acqua esplode verso l'alto davanti a me come un geyser, bagnandomi il giubbotto di lana. Alcune gocce arrivano fin oltre le mie spalle, e spero che non raggiungano il muro di fuoco. In ogni caso, Sharon ha il controllo su quest'ultimo e riesce a organizzarsi benissimo anche senza le mie dritte, sebbene i lupi continuino a ringhiare minacciosi. Mi affretto a cercare Harry nell'acqua prima che questa ricada, ma non lo vedo. Sto per perdere le speranze di riuscire a salvarlo quando una figura nera si distingue nella parte più alta del getto. Quando l'acqua comincia a cascare, riuscendo a malapena ad avere ancora un controllo, piego le braccia verso di me come se stessi tirando qualcosa; allo stesso modo, una sua parte si riversa sull'erba, inondandomi fino alle caviglie e spiaggiando Harry sul terreno dietro di me, infine si ritira verso il basso, nel mare. Il giubbino di pelle, così come i pantaloni, il maglione di lana e gli anfibi neri sono completamente zuppi. Cado in ginocchio per lo sforzo, sentendo del sangue scorrere da entrambe le narici, ma lo pulisco e mi metto in piedi in fretta, malgrado la fatica. Non è il momento di cedere.

Sharon: I Cacciatori OscuriWhere stories live. Discover now