Capitolo 27

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-Harry-

Se pensavo che vedere Jackson morire tra le mie braccia e non poter far nulla per salvarlo fossero le cose più difficili da sopportare, mi sbagliavo. Ciò che successe dopo fu di gran lunga peggiore. Avevo la mente così offuscata dal dolore e dall'odio che sarei stato davvero capace di uccidere Gabriel se Sharon non avesse preso fuoco. Se ero già stato annientato prima con la morte di Jackson, ora sto venendo del tutto annullato con quella di Sharon. Non bastava il mio migliore amico, il mio fratello, ora anche lei. Casian ha cercato anche di spegnerla con della neve, ma neanche una grossa quantità è stata in grado di estinguere le fiamme, ed è del tutto inutile ormai. Di sicuro queste erano sotto il controllo del Bhuta e, se voleva uccidere Sharon, non avrebbe permesso a nessuno di noi di interferire. Non ho mai creduto nel destino, nell'universo o tutte quelle altre stronzate, ma non posso non negare che l'idea di essere odiato perfino dal caso non mi stia sfiorando la mente. Già a dieci anni ho visto la mia famiglia essermi portata via, ora il mio migliore amico è morto, così come sta morendo l'unica ragazza per cui abbia provato davvero quel tipo di affetto che porta le persone a innamorarsi, qualcosa di diverso anche rispetto a quello che ho avuto con Avery. La parte peggiore di ciò che sta accadendo è che sto guardando tutto quello che più amo essermi portato via così, senza che possa fare qualcosa per impedirlo perché perfino io sono impotente davanti alla morte. Lo sono diventato con uno stupido microchip per mano di un umano, come potrei sfidare qualcosa d'immortale, invincibile? Mi sembra di essere tornato a quando ero un bambino e davvero non sapevo cosa fare se non guardare il susseguirsi degli eventi. Il mio intero mondo sta crollando, ed io con lui. Il mio corpo continua a tremare dalla rabbia, ma ho ancora quel po' di controllo sul mio condotto lacrimale che m'impedisce di fare la figura del debole. Per anni ho sentito dire che piangere fa bene, aiuta a sfogarsi, ma non credo di possedere così tanti liquidi per sfogarmi di tutto il peso di questi ormai ventidue anni e di tutto quello che ho dovuto affrontare. Non riesco a fare nient'altro se non guardarmi intorno e cercare di mettere ordine nella mia mente, perché il controllo che avevo su di essa so di averlo perso subito. L'ho perso nel momento in cui Gabriel ha sparato a suo fratello.

Osservo il biondo ancora a terra mentre Phoebe lo aiuta ad alzarsi, sebbene lui sputi un altro rivolo di sangue prima. Studio con lo sguardo Casian che stringe al proprio petto, tra le sue braccia, Avery mentre quest'ultima lascia scorrere senza imbarazzo le lacrime sulle sue guance. È la prima volta che la vedo piangere fuori dalla sua doccia. Infine sposto i miei occhi su Jackson, ora così pallido da far invidia alla neve candida, sebbene quella intorno a noi sia sciolta, sporca di fango o di sangue per la maggior parte. Uso tutta la mia forza di volontà per trattenere un singhiozzo alla sua vista, soprattutto quando lancio un'occhiata al suo addome, impregnato di sangue, ora abbastanza coagulato. Tra i suoi capelli e su quell'accenno di peluria sul suo volto si sono posati dei minuscoli fiocchi di neve, che vanno a dargli un'aria ancora più spenta. Non avrei mai dovuto fermarmi e cercare di medicarlo per conto mio. Sono stato arrogante, superbo, sapevo che il mio comportamento avrebbe ucciso qualcuno, ma ho sempre creduto che quel qualcuno fossi io, non la persona più importante per me e per la quale avrei sacrificato la mia stessa vita sempre, senza alcuna esitazione. Gabriel ha sparato a Jackson, ma è stata la mia presunzione a ucciderlo definitivamente. Sono stato io ad ammazzare il mio migliore amico, e non potrò mai perdonarmi di aver infranto il nostro giuramento: non abbandonare l'altro per nessuna ragione al mondo. Ma soprattutto non potrò mai perdonarmi di aver infranto la promessa che mi sono fatto: di proteggere l'unica persona che mi abbia salvato da me stesso, da quel mostro che sul serio ero prima. Ero spietato, freddo, indifferente con chiunque, egoista, interessato solo al proprio tornaconto e, senza di lui, sarei ancora così.

La cosa peggiore è che non riesco neanche a piangere per Jackson, sebbene dentro sia già completamente esploso e mi senta così perso. C'è qualcosa che mi blocca, ma non riesco a capire cosa, quindi in effetti non devo esercitare poi un controllo così forte su me stesso. Tantomeno a fermarmi sono le persone che stanno qui ora: se voglio piangere, lo faccio; non devo dar conto a nessuno, soprattutto ora che ho perso tutto e di ciò che pensa la gente, onestamente, non mi passa neanche per le palle.

Sharon: I Cacciatori OscuriWhere stories live. Discover now