Capitolo 23

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-Sharon-

- Poi si lamenta quando non lo chiamiamo. – Sbotta Avery mentre controlla per l'ennesima volta l'orario sul proprio cellulare. Sono quasi le tre, ovvero l'orario in cui Gabriel ha fissato il nostro incontro, ma Casian non è ancora qua. Jackson è stato chiaro sul non fare tardi, ma a quanto pare l'Ondino si è lasciato scorrere addosso la raccomandazione dello Gnomo. E ora mia cugina martella nervosamente con il piede sul terreno per cercare di non mettersi a urlare, di nuovo, e trattenere tutta l'ansia che è evidente sul suo viso. Lancio un'occhiata a Harry, che sta appoggiato alla propria Range Rover e concentrato sul proprio cellulare, con Jackson accanto che spia con lo sguardo lo schermo. Entrambi sembrano rilassati, già molto di più rispetto a Delice che è forse la più nervosa tra tutti noi, infatti continua a mangiucchiarsi le unghie, usando questa tecnica come antistress, e ciò mi preoccupa perché è una cosa che non ha mai fatto. Non ha mai voluto rovinarsele per nulla al mondo, eppure adesso non sembra più importarsene, ma ormai tutto quello che conoscevo sulla mia ex migliore amica è svanito, dato che non so più chi sia. Io invece mi sento abbastanza tranquilla e sicura per una volta. Abbiamo tutte le carte a nostro favore, sebbene non m'illuda sul serio che tutti ne usciremo illesi. Gabriel ha specificato di non portare per nessuna ragione al mondo armi con noi, e loro faranno la stessa cosa, ma già Harry ha violato questa clausola. Quando Avery ha cercato di separarlo dal proprio coltellino, è andato su tutte le furie, l'ha infilato quindi nelle sue mutande e ha sfidato la Silfide dicendole che glielo avrebbe dovuto cacciare fuori se proprio voleva confiscarglielo. Non c'è bisogno che menzioni il ghigno divertito che aveva sul volto quando ha pronunciato quelle parole, soddisfatto quando il doppio senso ha fatto infuriare Avery, che ha cercato di sbottonargli i pantaloni per recuperare l'arma, stranamente senza prenderlo a schiaffi. Quindi Harry si è messo a urlare a sua volta, accusandola di tentato stupro mentre le allontanava le mani, ma alla fine hanno trovato un accordo comune, ovvero quello di tenere il coltellino nascosto negli anfibi neri invece che nella tasca dei pantaloni. In questo modo l'avrebbe utilizzato solo in caso di emergenza, anche se non ne sono contenta. Non vorrei che questo dovesse rovinare qualsiasi ipotetico intento pacifico che gli altri hanno. Anche se, dall'altro canto, la loro lite è stata casino inutile poiché sappiamo benissimo che anche la squadra avversaria avrà di certo qualche arma nascosta, anche se spero con tutta me stessa che non sia così. Ora che ci penso mi sento più agitata. Abbiamo preso tutte le precauzioni per evitare di finire morti in questo incontro, eppure ho come la sensazione che non saranno sufficienti. Ci siamo organizzati sul rimanere concentrati, guardarci le spalle a vicenda, ma già il fatto che Delice sia con noi non aiuta molto. Ho paura che in qualche modo riesca a pugnalarci alle spalle di nuovo, e non posso permettere che qualcuno di noi faccia una brutta fine per causa sua. Ho un'angoscia e un senso di colpa terribili per la condizione in cui si trova zia Lizzie, e non vorrei che peggiorasse o che succedesse lo stesso a qualche altro genitore se qualcuno di noi si facesse male. Già con la "morte" di Harry eravamo distrutti, e non voglio che quell'orribile esperienza si ripeta e si avveri questa volta, che muoia uno di loro o io. Anzi, se dovesse capitare a me, li considererei degli sciocchi per non festeggiare: sanno benissimo che tutta questa questione del Bhuta finirebbe con la mia morte, ma nessuno ha osato intraprendere la via più facile. Se devo ammetterlo, neanch'io ultimamente, pensando in maniera egoistica. E se devo essere del tutto sincera, non so come reagirei se Delice fosse quella a rimetterci. Sono così furiosa con lei da essere diventata apatica nei suoi confronti, non m'importa se vive o meno, mi è completamente indifferente. Tuttavia, tra un'ipotetica conclusione di questa giornata nella mia testa e la realtà c'è un abisso, e mi sorprenderei se mi trovassi a piangere per lei se le accadesse qualcosa. Mi sento solo in colpa di essere così fredda e taciturna più del solito, ma non riesco a smettere di pensare a ciò che mi ha fatto. Vedo nella mia mente ricordi che mi fanno così male, e mi sento una perfetta masochista a continuare a ripescarli dal mio passato. Vorrei solo estrarre il suo nome, il suo volto, lei, e smettere di sentirmi così incazzata e triste allo stesso tempo. Vorrei tornare a prima, ma so che non si può.

Sharon: I Cacciatori OscuriWhere stories live. Discover now