Capitolo 29

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-Sharon-

- Sharon! – Urla Delice con tutto il fiato che possiede nei polmoni, attirando la mia attenzione e facendomi smettere di giocare con la caviglia di Avery. - So che riesci a sentirmi, Sharon. Devi combatterlo. –

- Sono io Sharon. – Dico in tono innocente a Delice, anche se la mia voce ha una strana eco lontana e roca, maschile.

- No, non è vero. – Dico a me stessa, nella mia mente. Ma già sono nella mia mente, oppure no? No, non sono nella mia mente. Delice mi fissa con sguardo disperato, quasi pregandomi con gli occhi. Ma per cosa mi sta pregando? E perché le sto guardando le gambe? Cerco di scacciare dalla mia mente uno strano pensiero che spontaneamente si fa largo, ovvero quello di bruciarle gli arti inferiori. Sbatto per un attimo gli occhi per cercare di allontanarlo più facilmente, ma sembra solo che così do inizio a quel fuoco che sta cominciando a bruciare la bionda. – DELICE! – Cerco di urlare a pieni polmoni, non riuscendo a spegnere le fiamme che io stessa ho generato, ma non riesco neanche davvero a urlare, dato che quel grido si espande solo nella mia testa.

- Sì, le ho dato io fuoco. Ora zitta e goditi lo spettacolo. – Dico ancora a me stessa, anche se non l'ho detto io. Che cosa sta succedendo?!

- Che cosa hai fatto, Sharon? – Chiede Avery in un sussurro, che comunque riesco a sentire man mano che la sua figura appare dietro Delice, la quale sta continuando a bruciare e a urlare ma, facendo così, non mi permette di gestire i miei pensieri e di concentrarmi per spegnere le fiamme e aiutarla.

- Non vuoi spegnerla. – Dico a me stessa. Sì che lo voglio, perché dovrei pensare una cosa così cattiva? No. Non posso pensarla perché non riesco neanche a pensare.

- STA ZITTA! – Urlo nuovamente nella mia mente, dalle labbra non esce nemmeno un sospiro, e neanche più da quelle di Delice dopo un orrendo rumore di ossa che si spezza. Guardo con terrore la nuca di Delice, dato che la sua testa ormai si è girata di centottanta gradi.

- NO! DELICE! – Grido disperatamente di nuovo.

- Finalmente sta zitta. – Osservo con uno sbuffo. - Allora, chi è il prossimo? – Chiedo con un sorriso piacevolmente e orribilmente soddisfatto. Che cosa sto facendo? Sento disgusto per me stessa, ma anche eccitazione, entusiasmo. Che cosa sto facendo? Sto impazzendo? Devo essere impazzita. Sento più voci. No, è una, ma sovrasta la mia ogni volta che parla. - Oh, sì. Stai impazzendo. – Dico a me stessa, sentendo una risata rimbombare nella mia testa.

- No, no, no! Tutto... è tutto sbagliato! – Urlo ancora, cercando di controllarmi in qualche modo, di capire cosa stia succedendo, ma è tutto nero. Non riesco a vedere nulla. Ho perso la vista? Durante il combattimento qualcuno mi ha attaccato, forse con un elemento, e non sono più in grado di vedere? Ma se è così, perché riesco a vedere Delice? Delice... dov'è?! È sparita. Non c'è più. Vedo solo Avery adesso, circondata da una strana luce bianca. Pian piano Casian appare dietro di lei, poi Phoebe e Gabriel, materializzandosi dal nulla. O forse sono sempre stati lì ma non li vedevo... Jackson! Dov'è Jackson? Harry? Dove sono finiti? Li ho fatti sparire?

- Suvvia, che qualcuno si faccia avanti. Non siate timidi. – Le mie labbra s'incurvano per l'ennesima volta in quel ghigno orripilante mentre apro leggermente le braccia, invitando gli altri ad avvicinarsi a me. Ma non devono farlo, perché voglio ammazzarli? Io non voglio ammazzarli. Però voglio che si avvicinino. Forse è meglio ammazzarli. – Presterò attenzione a tutti voi allo stesso modo. – Li rassicuro con un sorrisetto diverso da quello di poco fa, volendo sfidarli. So bene che attaccheranno, devono attaccarmi. Così ho la scusa per ucciderli. Legittima difesa, vostro onore.

Sharon: I Cacciatori OscuriWhere stories live. Discover now