34 - Ristrutturazioni terminate

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Sono le dieci di mattina, siamo seduti sulle nostre scrivanie pronti a lavorare.
La giornata sarà lunga e piena di appuntamenti da scrivere.
Non posso ancora crederci che stiamo assieme, non l'avrei mai pensato.
Più ci penso e più mi si riempie il cuore di gioia.
Sento il telefono di Darren squillare e lui accetta la chiamata.

<<Salve...No, non disturba, mi dica>> risponde.

<<Davvero? Non pensavo avreste fatto così velocemente...avete aumentato gli operai?
Capisco, beh, non so che dire, ottimo lavoro allora...prenderò un aereo domani mattina. Ci vediamo allora>> riattacca tirandosi i capelli all'indietro.

Prima che potessi fargli domande, mi precede <<Hanno finito di ristrutturare la mia azienda>> dice guardandomi, come se stesse aspettando la mia reazione.

Sento il mio cuore frantumarsi, non pensavo questo giorno sarebbe arrivato così presto. Sto in silenzio. Semplicemente penso al fatto che ora dovrà tornare a casa e penso che ciò che abbiamo costruito sarà tutto perso.

<<Ehi...>> si avvicina cercando di capire a cosa stia pensando.
<<Cosa ne sarà di noi?>> vado dritta al punto fissando i suoi occhi verdi.
Prende il mio viso tra le sue mani <<Andremo avanti lo stesso. Scenderò una volta a settimana, così potremmo vederci>> cerca di rassicurarmi, ma non ci riesce.
<<Una volta a settimana? È impossibile, come potremmo viverci? Conoscerci meglio?>> Chiedo già in pieno nervosismo, pronta a prendermela con lui.
<<Senti, è il mio lavoro, la mia casa è lì ormai. Non posso restare qui per sempre. Non fare così cazzo, cerca di venirmi incontro>> si allontana iniziando ad arrabbiarsi.
<<So che la tua vita ormai è lì. Ma è impossibile una relazione a distanza, io non ci credo a queste cavolate>> divento impulsiva, non capisco ciò che sto facendo. Prendo la mia borsa e mi dirigo verso la porta <<Tanto non ti servirò più come segretaria>>
Sto per uscire ma vengo presa e messa contro il muro <<Ma che cazzo stai facendo? Davvero te ne stavi andando?>>urla mettendo le mani al muro attorno al mio viso.
<<Non urlare con me>> strillo anch'io.
<<Vuoi calmarti un attimo? E pensiamo da persone adulte come siamo? >> abbassa la voce ormai non sapendo più che fare.
Sento le lacrime arrivare, non riesco più a trattanerle e le lascio andare.
Il suo pollice non tarda ad arrivare e le asciuga <<Mad...>> sospira disperato.
<<Finiamola qua Darren, non andremo da nessuna parte tanto>>
Il suo sguardo cambia <<Cosa? Mi stai lasciando? Questo è il colmo cazzo>> toglie le mani dal muro e gesticola.
<<Spero tu stia scherzando. Io ti chiedo di essere la mia donna e tu l'indomani che fai? Decidi di lasciarmi. Da romanzo, davvero>> va verso la sua scrivania e poggia le sue mani sulla superficie, cercando di capire cosa fare.
<<Mi dispiace Darren, lo sai che non potrà mai funzionare>> singhiozzo e asciugo le mie lacrime con il polso, fregandomene del trucco.
Non dice più nulla, il suo sguardo sembra perso nel vuoto.
Così ritorno sui miei passi e esco da lì con il cuore distrutto. Forse è così che doveva andare.

Fermo un taxi e salgo. Guardo fuori dal finestrino e penso.
Sono stata troppo impulsiva, ma sappiamo entrambi che non sarebbe mai andata avanti.
Una volta a settimana? Che relazione sarebbe stata?
Rifletto e mi maledico, perché non ci ho pensato prima? Prima di innamorami di lui? Perché si, mi sono innamorata di lui.
Avrei dovuto pensare prima, che se ne sarebbe andato lo stesso.

Entro a casa, vado dritta in camera mia e metto una tuta comoda.
Voglio solo dormire e non pensare più per oggi.

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Strizzo i miei occhi e li apro. Raggiungo con fatica il comodino e prendo il cellulare.
Sono le tre di pomeriggio. Ecco, nessuno mi ha svegliato, segno che non c'è stato nessuno all'ora di pranzo.
Noto un messaggio da un numero sconosciuto.
Lo apro: "Ciao. Ti ricordi di me? Sono Greg"

Spalanco leggermente gli occhi, non pensavo mi avrebbe cercato dopo quel pugno. Per il momento decido di non rispondergli. Mi alzo e mi dirigo al piano terra per mangiare qualcosa.
Poso il telefono sul tavolino del salone e nel frattempo apro il frigo.
<<Allora...>> dico ad alta voce.
Vedo della pasta fresca conservata e decido di mangiarla.
Decido di andare in terrazzo, mi siedo e mi gusto la pasta.
Il vento scompiglia leggermente i miei capelli, i raggi del sole colpiscono il mio viso, emanando calore e facendomi rilassare.

Penso un po' a tutto. Ai momenti passati assieme, alle urla, ai momenti dolci, l'amore. Sono stata una stupida a lasciarmi trasportare in questo modo da un uomo come lui. Ma ormai ci sono troppo dentro, non posso uscirne illesa a tutto questo.

<<Greg eh>> sento ridacchiare.
Mi spavento girandomi di colpo <<Darren>>
<<Sei una donna libera ormai, rispondigli, no?>> lascia correre il mio telefono sul divano con nonchalance.
<<So io se rispondergli o no>> metto le braccia incrociate come per proteggermi.
<<Vai pure, tanto domani parto>> mette le mani dentro le tasche del pantalone e mi guarda con freddezza.
<<Cazzo finiscila!>> urlo dicendo una parolaccia, sembra sorpreso tanto quanto me.
<<Wow, da premio oscar>> mi guarda come se per lui stessi fingendo.
<<Tu non stai bene! Premio Oscar? Mi stai prendendo in giro? Io ti amo! Cos'è che non capisci?>> urlo gesticolando.
Ma appena mi rendo conto di ciò che ho detto vorrei solo buttarmi in piscina e affogare.

Il suo viso sembra sconvolto, mi sta fissando, non sa cosa dire, sembra essersi preso di panico. Toglie le mani dalle tasche e le mette in viso per poi portare indietro i suoi capelli.
<<io...>>mormora in pieno panico.

Lo guardo con disprezzo <<Bene, tranquillo. Non provi ciò che provo io, ma almeno abbi il coraggio di uscire le palle e dirmelo>> prendo il piatto e me ne vado in cucina, lasciando correre tutto nel lavandino e correndo in camera mia sbattendo la porta.

Mi appoggio totalmente alla porta e mi lascio cadere lentamente a terra, portando le ginocchia al petto e iniziando a piangere.

Two StormsWhere stories live. Discover now