2 - Uomo d'affari

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Sono appena le sei di mattina, ma non avendo sonno decido di andare a prendere qualcosa da sgranocchiare. Metto la vestaglia cercando di coprire le gambe il più possibile. Faccio fatica a camminare durante i corridoi e le scale, cerco di non sbattere contro qualcosa e di non cadere puntualmente sui miei stessi piedi. Finalmente arrivo a destinazione e accendo la luce.

Quasi salto in aria quando trovo Darren appoggiato alla penisola con una tazza fumante tra le mani. Ma almeno che l'accendesse la luce.

<<Mi hai fatto prendere un'accidente>> dico portandomi la mano al petto.

<<Avevo notato>> replica impassibile e con gli occhi fissi su di me.

Mi accorgo ora quanto fosse bello anche con un sotto della tuta nera e una maglietta bianca. Non mi capacito ancora come una persona potesse avere tanto fascino.

Mi muovo come una piuma verso il frigo prendendo il latte. Lo verso nel pentolino e aspetto che si riscaldi. Mi sento a disagio stare con lui nella stessa stanza e per giunta soli.

Cerco di non dargli troppo peso e verso il latte nella mia tazza viola. Mi metto a sedere nello sgabellino attorno alla penisola e lo guardo anch'io.

<<Come mai non sei spesso a casa? Non ti piace New York?>> cerco di fare conversazione ma sembra altamente tempo perso.

<<Non cercare di fare conversazione con me>> rimane con la sua tranquillità ma la voce traspare fastidio.

<<Ho fatto solo una domanda>> alzo le spalle già irritata da lui.

<<E non farne più>> aggiunge mettendo la sua tazza nel lavandino.

Ma cosa?

Inizio ad odiare già i suoi modi di fare, la sua arroganza, la sua tranquillità nel fare qualsiasi cosa, il suo modo di essere rilassato mentre si prende gioco di me...e chissà quanti altri aggettivi potrei affiancargli.

<<Vorrei finire il latte in santa pace>> lo informo non guardandolo più negli occhi.

<<Certamente>> si muove verso l'uscita come un felino e spegne la luce. Così rimango al buio.

Mannaggia lui. Allora lo fa proprio a posta.

Scendo dallo sgabello per accenderla e quasi cado. Per fortuna il latte non si versa a terra. Così lo finisco con tutta la tranquillità e metto la tazza nel lavandino, affiancata a quella di Darren. La sua è nera, con il manico bianco e in basso c'è incisa un lettera D.

Salgo sopra e guardo l'ora, sono le 06:40 a.m., così invece di tornare a dormire mi lavo e metto dei jeans aderenti, una canottiera nera con le bretelle molto sottili e metto degli stivaletti dello stesso colore. Raccolgo i miei capelli in una coda, lasciando intravedere completamente il mio viso piccolo e definito.

Per far passare un po' di tempo, prendo il libro che ho comprato l'altro ieri e lo continuo. Nonostante sia estate il cielo oggi è grigio e sembra che a momenti potrebbe piovere a dirotto. Mi immergo nella lettura, sfoglio le pagine e le leggo a dovere, come se non volessi perdermi nemmeno una parola, capire e immaginare allo stesso tempo, così entro in un altro mondo. Avrò già letto ottanta pagine e sicuramente saranno le otto.

<<Ti ho chiamato tre volte>> sento infine da Kole.

Mi giro di scatto <<Oh scusami tanto, ero talmente presa che non riuscivo a sentirti>>

<<Vieni a fare colazione? Matilde ha preparato dei deliziosi plumcake>> salto subito dal letto e scendo insieme a lui.

Two StormsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora