8 - Graffio

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Sono le undici di mattina.
Sono rimasta a casa con Darren, che è in camera sua, ed Elisabeth. Non riesco a smettere di pensare a ciò che mi ha fatto ieri, a come mi abbia preso in giro. A come passi da un uomo d'affari educato, con molto controllo, a un semplice uomo privo di controllo. Mi frulla in testa tanta cattiveria, troppa forse. Ma più che altro, tanta vendetta. Scendo dal mio letto, percorro le scale con molto silenzio, prendo un mazzo di chiavi e mi dirigo verso il garage. Entro senza pensarci due volte e attacco la punta della chiave alla superficie della macchina. Con decisione faccio pressione e inizio a graffiare la sua bellissima Maserati. So che ciò che sto facendo è da pazzi, ma se lo merita, brutto stronzo.

Cammino velocemente verso casa, poso le chiavi e vado in cucina. Per fortuna Darren non è ancora uscito dalla sua stanza, meglio per lui e meglio per me. Già lo odio. Immagino già la sua faccia impassibile diventare rossa.

Elisabeth  mi da un bacio e va a riposarsi nella sua stanza. Sono in cucina, a bearmi delle ciambelle appena sfornate. Ne mangio una in tutta tranquillità e quasi sbrano tutto il vassoio.
Mi immergo nei miei pensieri loschi, ai baci di Darren nei miei seni, i brividi, le scosse, odio il fatto che riesce a provocarmi tutto ciò. Solo al pensiero che potesse farmi cadere ai suoi piedi in un batter d'occhio mi fa imbestialire. Perché lo sappiamo entrambi che è così. Ma ciò che non capisco è: perché non mi ha fatto niente? Forse il desiderio nei miei confronti non è così tanto, perché un uomo davvero colmo di lussuria farebbe di tutto per far qualcosa, più o meno.

Vengo interrotta dai miei pensieri poco casti con un urlo.

<<CHI CAZZO È STATO?>> sento passi felpati raggiungere la cucina.

Appena mi vede il suo respiro sembra accelerare <<Sei stata tu?>>

Lo guardo un po' titubante e dico <<Forse si, forse no>>

Mi guarda, anzi, sta scavando nella mia mente cercando la verità. Sembra avermi scoperta, così si avvicina. Scendo e lentamente cammino indietro, mettendomi con le spalle al muro.

<<Ti rendi conto di ciò che hai fatto?>> i suoi occhi sembrano neri, non li avevo mai visti così.

<<Si, è stata colpa tua. Non avresti dovuto giocare con me>> dico con decisione ma allo stesso tempo con paura.

Si avvicina.

<< Sei una...>> so quello che stava per dire, ma so anche che in questo momento parla la rabbia. Ho esagerato lo so, ma è solo colpa sua.

<<Non provare a dirlo>> ordino mettendomi sull'attenti.

<<Di te posso farne ciò che voglio>> dice ringhiando a denti stretti.

<<No che non puoi>> ribatto pronta ad una guerra.

<<Oh, si che posso. Proprio come ieri sera>> fa riaffiorare i ricordi, proprio appena freschi.

<<Sei stato un manipolatore del cazzo>> mi difendo cercando di trattenere le lacrime. Il difetto? Quando mi arrabbio devo piangere, solo per sfogarmi.

<<Lo so che muori dalla voglia di essere scopata>> inizia a ridere prendendomi in giro.

<<Come ti permetti?>> questo è troppo, così altre la macchina, gli pianto un ceffone in piena guancia.

La sua testa si gira verso sinistra, resta impalato, come se dovesse capire cosa fare. Si rigira lentamente verso il mio viso. I suoi occhi sembrano essere vuoti, senza ragione. Così, senza capirci nulla, lancia una sedia quasi vicino a me, senza farlo a posta.

I miei occhi sono fissi su di lui che cerca di calmare il suo respiro irregolare.
Sembra essersi reso conto di ciò che ha appena fatto, ma non dice niente, sta lì impalato.

<<Tu sei pazzo>> mormoro scuotendo la testa e guardandolo con disprezzo. Sento le lacrime rigare le mie guance, stavolta non sono riuscita a contenerle.

Così a passo svelto vado via, lasciandolo li, con la sua misera mente e il suo senso di colpa.

Chiudo la porta della mia stanza quando qualcuno bussa  <<Vai via>> gli dico singhiozzando, so già che è lui.

<<Apri o la butto a terra Mad>> risponde ringhiando.

Vedo la porta iniziare a muoversi per i forti colpi, così vado subito ad aprire evitando di fargliela buttare a terra.

Entra velocemente nella stanza e chiude la porta a chiave.

<<C-che stai facendo?>> balbetto confusa.

Si avvicina sempre più, facendo toccare i miei polpacci con il letto. Metto subito le mie mani sul suo petto cercando di allontanarlo con una spinta ma lui resta fermo al suo posto. Prende di scatto i miei polsi e mi attacca a lui. Nel suo sguardo vedo la lussuria crescere.

La sua mano finisce nel mio fianco e accarezza la mia pelle delicatamente <<Scusami, non volevo>>

<<Chi me lo dici che sei sincero?>> mi metto sulla difensiva e cerco di non pensare alla sua mano che mi accarezza.

<<Mettila così, non ho mai chiesto scusa>> la sua mano adesso è salita infilandosi nella maglietta e accarezzando la pancia.

<<Mi fai perdere il controllo troppo velocemente, non dovresti farlo>> mi avverte avvicinando le sue labbra alle mie.
Non riesco a rispondere a ciò che ha detto, perché sono concentrata a fissare le sue labbra, che sembrano pronte per essere baciate.

Morde il suo labbro e nel frattempo si avvicina all'incavo del mio collo iniziando a lasciarci lunghi baci. Butto la testa leggermente all'indietro beandomi dei suoi baci morbidi. Sento le mie guance a fuoco, le gambe tremarmi, come se fossi sotto effetto di qualche droga.

<<Non sai cosa ti farei Madison. Mi fai passare a un uomo d'affari a uno sporco maniaco in un  battito di ciglia>>

Il suo viso è proprio davanti al mio adesso, mi avvicina ancor di più facendo sfiorare i nostri nasi. Sento il mio stomaco combattere una battaglia. La sua lingua lecca l'angolo delle mie labbra, facendomi rimanere di stucco. Le sue labbra iniziano ad avvicinarsi fino a toccare le mie. Inizia a baciarmi con foga, con passione e infila la mia lingua in bocca. La sua mano finisce sotto la mia maglietta palpando il mio seno. Mi butta sul letto e comincia di nuovo a baciarmi. Il nostro primo bacio.

Attacca i suoi fianchi ai miei, per farmi sentire la sua erezione già pronta per me.

Stava per togliere la mia maglietta quando qualcuno bussa.

<<Madison sei lì?>>

Two StormsWhere stories live. Discover now