Capitolo 61.

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Quando varco la soglia dell'azienda, percepisco un sottile velo di frustrazione riempirmi il cuore e l'anima, distruggendomi.
Devo assolutamente parlare con Riccardo, e malgrado la situazione mi faccia paura, ho un forte bisogno di dirgli ogni singola cosa senza paura.
"Buongiorno, signora Marcuzzo. Sta per arrivare l'editor americano! Tra mezz'ora sarà qui per l'appuntamento" Teresa esclama questa frase nel momento in cui i suoi occhi si incrociano ai miei, castani e forse un po' vuoti a causa di tutti i casini che sto affrontando. "Ho già avvisato suo marito"
"Va bene. Riccardo è nel suo studio? Sa dirmi qualcosa?" Il bisogno di scoprire dove diavolo possa trovarsi 'la causa della mia confusione' è davvero intenso. La paura che non sia ancora arrivato mi pervade, e il pensiero che io possa, anche solo rimandare la nostra conversazione a più tardi, mi fa letteralmente entrare all'interno di una palla senza uscita.
"Si, è lì dentro già da un po'"
Io annuisco, ma poi mi rendo conto di doverle dare una risposta. Qualunque essa sia.
"Lo raggiungo. Ci rivediamo dopo, Teresa"
Lei scuote la mano verso la mia direzione, salutandomi. Mi lascio sfuggire un lento sospiro, che cerco di cacciare via all'istante soltanto per poter raggiungere lo studio di mio marito. Appoggio la mano sulla maniglia, abbassandola senza bussare.
Per un attimo, ho paura di ritrovare Serena al suo fianco, ma un senso di sollievo mi riempie il cuore quando lo vedo completamente da solo a fissare lo schermo del computer con costanza.
Quando metto piede all'interno della stanza, perfettamente illuminata dai raggi solari, percepisco il suo sguardo glaciale incrociarsi al mio. Chiudo la porta alle mie spalle con molta tranquillità, per poi ruotare nuovamente il capo verso la sua direzione.
Riesco a notare un pizzico di inquietudine riempire le sue pozze celesti, e quando fa scappare un lento sospiro dalla sua bocca, mi rendo conto di quanto questo mio pensiero sia vero.
"Hai fatto colazione con Teresa? Si?" Rompe il silenzio qualche istante dopo e lo fa con un'immensa freddezza, che mi provoca dei brividi che purtroppo, non riesco assolutamente a fermare.
Sapere che Teresa sia a qualche metro da noi, e che possa anche solo avergli comunicato di non aver fatto colazione con me, mi fa letteralmente paura. Probabilmente capirebbe ogni singola cosa, e malgrado vorrei urlargli in faccia tutto quanto -anche di aver avuto un incontro con Francesca- non lo faccio.
"Si, ci siamo separate qualche minuto fa. Io sono passata al supermercato a comprare dei biscotti mentre lei è venuta qui" Gli mento spudoratamente e devo dire che una sensazione immensa di tristezza mi riempie il cuore velocemente. Mi sento dannatamente in colpa, ma spero davvero di riuscire a mantenere lo stesso equilibrio per potergli parlare. Non credo che sia una situazione semplice da affrontare, ma voglio provarci.
Mi avvicino a lui a passi cauti, poggiando entrambe le mani contro la scrivania mentre lo guardo negli occhi come se non ci fosse nient'altro da fare. Le nostre iridi sono incastrate come due piccoli pezzi di puzzle, e giuro che la mia anima riceve solo tante piccole scosse che mi portano quasi quasi con le spalle contro il muro.
"I biscotti al supermercato... capisco" È molto vago, e da queste sue parole riesco perfettamente a capire quanto la sua mente sia veloce nel smascherare le mie cazzate. Mentirgli è davvero molto più difficile del previsto, e malgrado tutta la rabbia che io provi, odio raccontargli balle. Lo odio davvero moltissimo.
"Si, c'era una fila infinita, infatti ho ritardato un po'" Continuo a mentire, cercando di far nascere qualcosa che abbia almeno un senso logico. Parlare mi risulta molto più difficile del previsto.
Si accarezza il mento con le punte delle dita, e quando si lascia sfuggire un piccolo sospiro di frustrazione, mi sembra di ricevere una scossa proprio all'interno della mente.
Qualche secondo dopo, a spezzare del tutto questo silenzio quasi imbarazzante, è proprio lui e lo fa con un'energia che non credevo avesse. Colpisce nervosamente la superficie della scrivania, sollevandosi di scatto e facendo nascere una strana scintilla di nervosismo all'interno delle sue iridi azzurre, che rispetto alle volte precedenti, mi sembrano così dannatamente diverse. Ma così dannatamente diverse che percepisco un sottile strato di tristezza varcarmi la soglia del cuore.
"Maledizione, smettila di raccontarmi cazzate! Dimmelo che non sei andata con Teresa, lei mi ha detto di non averti minimamente vista questa mattina, per cui riesco perfettamente a capire che tutto ciò che mi stai raccontando sia falso. Ti prego di piantarla, Federica!"
Un senso infinito di confusione mi attraversa ogni singolo centimetro del corpo, e malgrado cerchi di restare calma e rilassata, fallisco miseramente. Non so minimamente come gestirmi questa situazione. Giuro.
"Si, è vero! Non sono stata con Teresa... ma a quanto pare, a raccontare balle fra noi due non sono solo io! Ho saputo tutta la verità fra te e Serena, e il fatto che tu mi abbia mentito mi distrugge interamente! Quindi, ti prego, non venirmi a fare la morale! Sei un coglione e ti odio per questo. Non ti va bene tutto il male che mi stai provocando in queste ultime ore? No, vero?" Lotto contro me stessa per non alzare la voce, e devo dire che faccio molta più fatica del previsto.
I suoi occhi si spalancano improvvisamente, facendomi capire quanto sia alto il suo stupore in questo momento.
"Dannazione, cerca di essere ragionevole un momento e non cercare di giustificare le tue azioni. È stata una bugia a fin di bene, Federica. Nulla di più. Assolutamente" Si solleva immediatamente, incrociando i nostri occhi che si incastrano all'istante.
Un senso immenso di preoccupazione mi pervade in ogni angolo e la paura di far nascere l'ennesima discussione mi fa tremare.
"Una bugia a fin di bene? Ma per quale motivo, Riccardo? Io non riesco a capacitarmi" Quasi mi dispero. La mia mente è piena di domande; domande che purtroppo, sembrano non ricevere una risposta.
"Neanche io riesco a capacitarmi sul motivo delle tue bugie. Con chi sei stata a fare colazione?" Me lo chiede senza nessun timore, per poi far scivolare le sue dita fra i capelli, che gli ricadono sulla fronte in maniera tutt'altro che ordinata. È agitato e lo percepisco da ogni suo singolo movimento, che viene fatto con molta rapidità e meccanica.
"Importa davvero che io te lo dica? Sul serio?" Sbuffo freneticamente, sentendo quanto dannazione sia pesante questa situazione che si è appena creata tra di noi.
Proprio nel momento in cui schiude le labbra per poter dire qualcosa, il leggero bussare alla porta ci interrompe.
"Avanti" Questo è tutto ciò che dice Riccardo, prima che i suoi occhi si proiettino verso la direzione giusta. Io faccio lo stesso, trovando Teresa proprio sul ciglio della porta, leggermente in imbarazzo per averci interrotto.
"Mi dispiace per l'interruzione, ma è appena arrivato il signor Blake. Posso farlo entrare?"
Io chiudo lentamente gli occhi, sospirando con lentezza e girandole le spalle per poter coprire ogni strana emozione che mi attraversa lo sguardo in questo momento.
L'arrivo di questo editor americano ci ha completamente stravolto l'atmosfera, rendendola ancora più strana e pesante rispetto prima.
"Si, lo faccia entrare" È Riccardo a rispondere e lo fa con un'assoluta indifferenza, facendomi capire quanto sia alta la voglia di trovare un punto di incontro per poter risolvere con me piuttosto che parlare di progetti futuri con quest'uomo che non conosce minimamente.

Buona domenica!♥️

Gocce di memoria - Federica e RiccardoWhere stories live. Discover now