Capitolo 36.

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'Buongiorno, io sono a lavoro. Spero di ricevere un tuo messaggio non appena leggerai queste righe. Mi dispiace per quello che è successo fra noi due... ma davvero tanto, amore. Tutto ciò che desidero in questo momento è fare pace con te. Mi manchi tantissimo. Riccardo'

Questo è ciò che ha scritto Riccardo poco prima di andare a lavoro. Mi ha lasciato un piccolo bigliettino proprio sul bancone della cucina, e mentre lo stringo fra le dita dolcemente, non riesco a smettere di osservare ogni singola parola che colora in maniera delicata e contrastante il bianco del foglietto. L'unica emozione che riempie il mio cuore è solo tanto amore. Probabilmente ha ragione. Abbiamo bisogno di fare pace, e abbiamo bisogno di farlo adesso. Ma non parlo di fare pace in maniera sdolcinata o altro, probabilmente ci urleremo contro ancora per un po', per poi crollare fra le braccia dell'altro, del tutto distrutti ma innamorati follemente dell'amore. Perché noi siamo così. Questo è il piccolo particolare che ci caratterizza.
Abbiamo sbagliato, abbiamo sbagliato tanto, ci siamo distrutti senza volerlo, non sapendo minimamente come gestire la situazione. È un momento strano, fragile e sconnesso, e la mia debolezza attuale non fa altro che rendere ancora più difficile ogni singola cosa.
Non avrei dovuto reagire in quel modo ma avrei dovuto parlarne con lui in maniera civile e tranquilla per cercare di trovare la giusta strada da percorrere. Invece no, ha vinto la rabbia, riuscendo a distruggerci e a portarci lontanissimi come se fossimo due estranei. Folle, vero? Eppure è accaduto.
In questo momento vorrei risolvere tutto quanto in meno di un secondo, cercando di rendere più sereno possibile sia il mio cuore che quello di Riccardo, abbastanza teso già da qualche mese.
"Santo Cielo" Questa leggera esclamazione lascia le mie labbra in maniera leggera e delicata, e prima che possa bloccare ogni mia azione, afferro il cellulare per cercare il suo numero nelle ultime chiamate effettuate. Ho solo bisogno di sentire la sua voce, di sapere che lui stia bene e di avere la certezza che quando tornerà, proveremo a chiarire tutto quanto per cercare almeno un pizzico di serenità. "Rispondi, ti prego" Ma purtroppo, tutto quello che riesco a sentire sono solo squilli. Uno, due, tre, quattro, cinque squilli, fin quando non vengono interrotti soltanto per dare spazio alla voce registrata della segreteria. Sospiro frustrata, attaccando la chiamata e poggiando il cellulare sul bancone.
Qualche secondo dopo, prendo la decisione di uccidere un po' di tempo preparando un caffè, sperando che il mio corpo reagisca in maniera positiva e cancelli questo leggero tremore che riempie ogni singolo centimetro di me. Tengo lo sguardo fisso sulla caffettiera fra le mie mani, cercando di trovare la giusta quantità di forza per poter uccidere questa tristezza, che sembra non voler andare via da me. Probabilmente, l'unico che potrebbe eliminarla del tutto è solo Riccardo e proprio nel momento in cui, questo pensiero mi attraversa la mente, avverto un leggero brivido alla spina dorsale.
Mi impongo di non pensarci, e cerco di accentuare questa cosa, facendo dei profondi respiri. Una manciata di minuti dopo, mi ritrovo con il fondoschiena pressato contro il bancone a sorseggiare il mio caffè, che assaporo ad ogni singolo e piccolo sorso. Il suo sapore è davvero intenso e caldo, e penso sia un po' difficile cercare di trovare un giusto aggettivo che possa descrivere la sua bontà.
All'improvviso però, il suono del mio cellulare interrompe ogni mio pensiero, spezzando questo stato di calma momentaneo. Mi catapulto verso l'aggeggio tecnologico, sperando con tutta me stessa di vedere il suo nome sullo schermo. Purtroppo non accade, poiché a chiamarmi è mia madre, proprio come fa ogni mattina per accertarsi che io stia bene.
"Ehi, mamma!"
"Buongiorno, tesoro. Come stai? Tutto bene?" Mi domanda con un dolce tono di voce. Per la prima volta in queste ultime ore, un senso di sollievo mi pervade. Tutto ciò che è successo con Riccardo mi ha confuso non solo la mente ma anche il cuore, per cui avere un conforto, anche minimo da parte di qualcuno, è davvero bello.
"Diciamo di si"
"Perché, figliola? Cosa è successo?" Nella sua voce riesco a cogliere un pizzico di tristezza, che mi fa immediatamente percepire quanto sia allarmata in questo momento. Probabilmente starà pensando alle cose peggiori, ma decido di porre fine ad ogni suo pensiero, provando a rendere un po' più leggera la sua tensione.
"Ho solo avuto una discussione con Riccardo, mamma... niente di che" Le dico immediatamente, cercando di non agitarmi. Poi continuo. "Abbiamo litigato ieri sera e non abbiamo ancora avuto modo di chiarire la situazione; o meglio: lui ha cercato di chiedermi scusa, ma io sono terribilmente fragile, per cui mi risulta difficile anche credere alle parole di mio marito. L'orgoglio ha preso il sopravvento all'improvviso e adesso siamo ognuno per gli affari propri" Cerco di non entrare nei dettagli, perché molto probabilmente, ricordare i motivi del nostro litigio mi farebbe solo tanto male.
Dalle labbra di mia madre sento scappare un lungo sospiro di frustrazione, che viene successivamente seguito dalla sua domanda.
"Adesso è lì con te?"
"No, è andato a lavoro molto presto... ma ho provato a chiamarlo e non mi risponde. Prima di andare via mi ha anche lasciato un bigliettino, e dal modo in cui ha scritto ogni singola parola, non sembra essere ferito o arrabbiato, per cui sto cercando di convincermi che tutto si risolverà, presto o tardi che sia" Non so se lo penso davvero, ma voglio sul serio mantenere questo pensiero.
"Sono certa di si, tesoro. Dovete ancora imparare a conoscervi, e sono sicura che lo farete molto presto. Avere qualche litigio aiuta a crescere e quando accadono, dovete assolutamente trarre il lato positivo. Ritrovare quel pizzico d'amore e complicità non è mai stato semplice per nessuno, ma fidatevi che non è impossibile. Niente è impossibile" Queste frasi profumano di tanta sincerità, che riesce ad autoconvincermi quanto dannazione siano vere.
"Lo so e spero vivamente che tu abbia ragione" Le sussurro a bassa voce, cacciando via una ciocca dei miei capelli dal viso e sollevando gli angoli delle labbra in un dolce sorriso. So che non può vederlo, ma sono sicura che lei abbia percepito in maniera perfetta almeno un mio piccolo stato di sollievo.
"Assolutamente! Stai serena"
La nostra conversazione continua ancora per qualche minuto, e solo dopo avermi ricordato quanto mi voglia bene, attacca la chiamata, facendomi sorridere come una bambina. Mi sento molto più leggera e penso che il merito sia solo e soltanto di mia madre e delle sue dolci parole: è riuscita a calmarmi e sono davvero molto felice di ciò.
Grazie a Dio, questa mia dose di felicità sembra aumentare senza preavviso quando noto un messaggio da parte di Riccardo riempire lo schermo del cellulare. Lo leggo all'istante, facendo scorrere lo sguardo fra le diverse parole con una velocità davvero incontrollata.

'Fede, scusa se non ho risposto alla tua chiamata, ma ero in riunione. Torno a casa per pranzo. Un bacione'

Digito la risposta con il cuore in gola, riuscendo a percepire almeno un pizzico di speranza dentro al mio cuore impazzito.

'Va bene. Comunque dispiace anche a me per quello che è successo ieri, ma voglio parlarne quando tornerai... non vedo l'ora di vederti. Buon lavoro'

Gocce di memoria - Federica e RiccardoTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang