Capitolo 50.

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Sono a casa da circa un'ora, e nell'arco di questi minuti non ho fatto altro che sospirare, sistemare e pensare. Pensare, sistemare e sospirare. Solo questo.
Ogni singola frase, esclamazione, sussurro e urlo con Riccardo continuano a ripetersi nella mia mente con assoluta costanza, riuscendo a farmi ammattire.  Sono terribilmente agitata, e nonostante io provi a non esserlo fallisco miseramente. Tutto sembra crollare, e purtroppo, fino a questo momento, nessuno dei due ha avuto un minimo di forza per poter evitare ciò.
Il campanello suona all'improvviso, portandomi a cacciare via i pensieri e ad abbassare la maniglia per aprire la porta. Riccardo ed Emma riempiono il mio sguardo all'istante, e per la prima volta in queste ultime ore, un piccolo sorriso mi varca le labbra, curvandole verso l'alto in maniera meccanica ma assolutamente sincera. Vederli insieme è sempre bello, e ogni volta, la scena mi fa sciogliere il cuore.
"Ciao, amore di mamma. Com'è andata da nonna?" Quando gli occhi della mia bimba si incastrano ai miei, ride teneramente per poi sollevare le braccia verso la mia direzione per far capire al papà di voler venire da me. Senza dire una parola, Riccardo me la pone, entrando poi dentro casa. Regalo due baci alla creatura, respirando il suo dolce profumo, che rimarrà sempre la mia fragranza preferita. Assolutamente. "Hai visto che musone ha papà? In questo momento lo odio davvero da impazzire" Glielo sussurro a bassa voce, chiudendo poi la porta alle mie spalle.
Lei non risponde, ma stringe le mie spalle fra le sue manine, abbracciandomi con una dolcezza incredibile, che fa scoppiare a vivere il mio cuore. In un certo senso è come se mi stesse coccolando, pronta per cacciare via il mio dolore e far emergere almeno un pizzico di rassicurazione. Sembra così piccola, eppure riesce a darti una forza, che alcune volte non riescono a regalarti neanche gli adulti.
"Non ho il musone" La sua voce tuona all'improvviso, e quando sollevo lo sguardo verso la giusta direzione, ritrovo Riccardo proprio di fronte a me. A separarci, soltanto pochi metri, ma che sembrano essere solo tanti, troppi chilometri.
I nostri sguardi si incrociano. Il mix del colore azzurro dei suoi occhi e quello castano dei miei, riescono a dar vita ad uno scenario davvero inimmaginabile, quasi impossibile da descrivere, e difficile da decifrare.
"Ah no? E cos'hai? Quella con il musone dovrei essere io, eppure guardati! Abbiamo appena invertito i ruoli" Ancora con Emma fra le braccia, sollevo le spalle, indicando me e lui con l'indice per sottolineare maggiormente il concetto che ho appena esposto.
"Sono solo incazzato e anche un po' deluso" Afferma senza paura. Questa conversazione ha assolutamente una sfumatura di pazzia. Sembriamo due folli, pronti ad attaccarsi, a distruggersi e ad urlarsi contro ogni singola cosa che pensano.
"Deluso? Da me?"
"Si, da te" Risponde immediatamente. Un senso di tristezza si impossessa di me, provocandomi un verso e proprio senso di frustrazione. "Sono deluso da te perché non mi aspettavo che reagissi in quel modo, ecco tutto"
Non riuscendo più a guardare i suoi occhi, abbasso lo sguardo lentamente, osservando il suo corpo che si presenta teso e poco tranquillo. Indossa una maglia a mezze maniche nera e un jeans dello stesso colore; questo outfit riesce a rendendolo oscuro, ma al tempo stesso anche dannatamente limpido.
"Credo che tu stia minimizzando completamente questa situazione, Riccardo. E non lo dico perché voglio avere ragione, ma perché credo che se avessi fatto io ciò che hai fatto tu, avresti preso a pugni il ragazzo in questione, saresti impazzito e mi avresti totalmente distrutta con una sola parola" Glielo dico sinceramente, senza fare troppi giri di parole e cercando di mantenere la calma. "E non lo dico per difendermi o altro, lo dico perché lo penso davvero. Sei impulsivo, prepotente e pur di difendere ciò che è tuo, faresti qualsiasi cosa, anche perdere il senso di controllo"
"Cazzate!" Sbatte freneticamente una mano sulla coscia, sbuffando subito dopo con un'intensità che sembra raggiungere la galassia.
"È assurdo! Non sai dove diavolo attaccarti, Riccardo! E questa tua esclamazione ne è la prova!" Sbotto immediatamente. Emma osserva suo padre con infinita fragilità, e proprio quando queste parole lasciano le mie labbra, la sua attenzione è rivolta tutta su di me. I suoi occhietti castani, perfettamente chiusi in due piccole fessure, mi pregano di tagliare il filo, di finire questo litigio con il papà, e nonostante la mia voglia di accontentarla sia davvero immensa, non riesco a farlo. Chiaramente, non perché non voglio, ma perché il mio cuore ferito non mi permette di farlo.
"A dirla tutta non me ne frega un cazzo, Federica! Continua a mantenere il tuo pensiero, ma ti prego di non farmi perdere la pazienza. Hai già fatto abbastanza, e io sono veramente stufo di sentirti dire solo tante cazzate! Davvero stufo!" Con le punte delle dita elimina una ciocca dei suoi capelli, scoprendosi il viso. Fa una breve pausa per qualche secondo, smettendo di guardarmi. "E adesso... metti qualcosa addosso. Dobbiamo andare dai miei che siamo già in ritardo"
Il mio cuore si restringe lentamente, e giuro che essere la protagonista di un litigio di questa intensità, è più che frustrante, quasi impossibile da gestire e brutto da raccontare. Tutto ciò che faccio è sospirare, avanzando verso il divano senza dire una parola. Sistemo Emma sulla superficie morbida, e quando mi giro per afferrare il leggero maglioncino di cotone, caccio via una piccola lacrima che mi ha appena bagnato la guancia. Un senso improvviso di tristezza mi percuote l'anima, sfiorandola con un'immensa fragilità.
Lascio scivolare l'indumento lungo le mie braccia, stringendo nuovamente Emma contro il mio petto. Avanzo a passi lenti verso l'ingresso, cercando di non farmi beccare in questo mio momento di pura debolezza. L'unico rumore che riesco a sentire all'interno di questa stanza non sono soltanto i respiri di Riccardo, il rumore dei miei tacchi o i mugolii di nostra figlia, ma c'è anche tanta tensione, tanta paura e tanta tristezza. Niente sembra seguire il verso giusto, e odio letteralmente questa cosa. "Prendi la macchina, io vi raggiungerò a piedi. Ho bisogno di camminare un po'" I suoi passi si fanno sempre più vicini, e quando mi giro, lo ritrovo proprio di fronte a me. I nostri sguardi si incrociano, e quando i suoi occhi catturano la mia ennesima lacrima, inizio ad odiarmi da sola. "Non piangere..." Questa volta parla a bassa voce, riuscendo perfettamente a stravolgermi anche il punto più profondo dell'anima. Con lentezza, allunga una mano verso il mio viso, ma io mi allontano bruscamente, eliminando totalmente la possibilità di un contatto, anche piccolo e delicato con lui.
"Non mi toccare."
"Scusa" Abbassa lo sguardo, e per un secondo mi sembra che sia improvvisamente diventato indifeso.
"Dammi le chiavi"
Fa scivolare una mano all'interno della tasca dei suoi jeans, tirando fuori le chiavi della macchina per poi porgermele. Le nostre dita si sfiorano con lentezza, rendendo il mio cuore fragile come un dannato pezzo di vetro. Inizio ad odiarlo, e nonostante vorrei davvero risolvere questa situazione, dentro di me nasce una vera e propria guerra fra i sentimenti e la rabbia. Chiaramente, vince la rabbia, che emerge dentro di me senza che io possa rendermene conto.
"Ci vediamo dai tuoi" Bisbiglio, stringendo le chiavi. Senza dire nient'altro, tiro su con il naso e vado via, raggiungendo il cortile con agilità, malgrado io percepisca le mie gambe cedere come se fossero costituite da pan di zenzero.
Sistemo Emma nel seggiolino, sentendo tante, troppe, infinite lacrime, varcarmi il viso continuamente. Vorrei che si formassero, eppure fanno tutto il contrario. Mi sento un piccolo pezzo di carta ricoperto di fiamme.
Scoppio del tutto proprio quando entro in auto, e mentre lascio scivolare la testa contro il volante, mi chiedo disperata quando la vita regalerà un pizzico di pace anche a me. Anche a noi.

Ciaoooo♥️
Sono tornata! Mi dispiace davvero tantissimo per il ritardo, ma non sono stati dei giorni semplici.
Spero che questo capitolo vi piaccia. Vi auguro un buon sabato!♥️
-Roberta

Gocce di memoria - Federica e RiccardoМесто, где живут истории. Откройте их для себя