Capitolo 2.

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Un mese dopo.

L'unico colore che son riuscita vedere negli ultimi trenta giorni è stato il nero. Solo ed esclusivamente nero. Nessun puntino di luce, nessuna sfumatura di vivacità, nessun tipo di tonalità frizzante.
Solo nero. Solo buio. Solo demoni. Solo paura.
Ma adesso, proprio in questo istante, la mia voglia insistente di tornare a vivere mi fa totalmente perdere ogni ragione. Quando ogni cosa sembra essersi totalmente distrutta, quando le speranze sembrano essersi cancellate, quando la vita sembra non essere dalla nostra parte e quando ogni cosa sembra seguire la direzione sbagliata rispetto a quella desiderata dai nostri obiettivi, arriva un po' di felicità... e arriva in punta di piedi, senza far rumore, ma riuscendo a sconvolgere tutto quanto in maniera chiaramente, positiva.
In un istante, ogni grammo di forza che possiedo si accumula proprio al centro del cuore, riuscendo a farlo tornare a vivere. Quasi mi manca il fiato, e tutto ciò che accade qualche secondo dopo avviene in maniera abbastanza naturale e velocissima: il nero mi abbandona, permettendo ai miei occhi di schiudersi dolcemente e di poter sfiorare i diversi colori che mi circondano.
Una luce intensa e improvvisa mi colpisce lo sguardo, per cui sono costretta a proteggere le mie iridi e socchiudere le palpebre. Li riapro qualche secondo dopo, focalizzando il bianco del soffitto sopra di me e i diversi volti che circondano lo spazio dove sono posizionata.
Dalla morbidezza che percepisco lungo la mia schiena, mi rendo conto di essere su un letto. E non un letto qualunque, ma quello di un ospedale.
Quasi mi manca il respiro, ma non riesco a dire una parola. Neanche una.
Credo di aver bisogno di qualche secondo.
"Fede, amore mio..." È una voce maschile, roca, delicata e dolce, a scuotermi con molta sensibilità. Riesco a capire all'istante dal punto in cui proviene la vibrazione, e con un lento movimento giro il capo verso la direzione interessata, trovando due occhioni di un azzurro quasi surreale, pronti a travolgermi. Il colore mi sembra quasi infinito, quelle piccole sfumature che possiedono quelle iridi mi regalano un brivido. Un brivido intenso, che non riesco a bloccare in nessun modo.
Analizzo la sua figura con attenzione: ha i capelli castani, i lineamenti dolci e delicati, le braccia grandi e il corpo alquanto atletico. Devo dire che è davvero bello. "Finalmente ti sei svegliata..." Continua, allungando una mano verso la mia direzione per regalarmi una dolce carezza sul viso. Al contatto, rimango un po' sconvolta, ma non mi muovo.
Ogni singola cosa mi sembra nuova. Anche la più piccola. "Chiamiamo un medico..."
La mia mente è totalmente vuota, totalmente trasparente, priva di qualsiasi pensiero, di qualsiasi idea, di qualsiasi emozione.
Niente e nessuno mi ricorda qualcosa, e questa cosa mi distrugge.
"No, un attimo" Sussurro, provando a fermare tutto questo. Credo di averne bisogno. "C-chi siete?" Riesco a chiedere soltanto questo. Le mie forze sono praticamente pari a zero, e anche parlare mi risulta più difficile del previsto. Non ricordo. Non ricordo nulla.
Distolgo lentamente lo sguardo dal ragazzo moro al mio fianco, e mi concentro sulle due persone alla mia destra. Non ricordo neanche loro.
Sono un uomo e una donna che ad occhio e croce avranno circa cinquant'anni.
Alla mia domanda, i volti delle persone che mi circondano diventano pallidi all'improvviso, mentre un'espressione di pura tristezza varca la soglia dei loro occhi.
"Non ti ricordi? Forse è normale, devi riprendere conoscenza" Tenta di convincersi il ragazzo dagli occhi azzurri. Non so se ciò che sta dicendo lo pensa davvero. Temo che si tratti di parole confuse in modo da non focalizzarsi sulla dannata realtà che ci ha appena colpito il cuore.
"Non ricordo nulla. Oddio, perché? Cosa mi è successo?" La mia voce trema. Ha quasi paura ad uscire. Sul serio.
Percepisco un sottile velo di lacrime riempire i miei occhi e per un istante, la mia vista si annebbia, diventando un vortice di dettagli confusi e colori sfocati. Mi sento morire.
Vorrei che tutto questo fosse un incubo.
Inizio ad agitarmi, sentendo una scia di pura confusione riempirmi il cuore. Tento di sollevarmi dal letto, ma le mani della donna di fronte a me si poggiano sulle mie spalle, bloccando ogni singolo movimento.
"Calmati, figlia mia... stai serena. Sono la mamma, non ti ricordi neanche di me?"
I suoi occhi si inchiodano nei miei. Il castano delle sue iridi mi travolge.
Io scuoto la testa nervosamente, non sapendo cos'altro dire. Credo che non esistano le parole giuste.
Una lacrima mi riga la guancia, bagnandola e rendendola umida. Mi pizzica la pelle, ma la lascio scorrere dolcemente, senza nessun tipo di problema.
La donna che dice di essere mia madre si avvicina a me, stringendomi e coccolandomi con amore. Anche lei sta piangendo, lo percepisco dalla vibrazione delle sue spalle che sussultano dolcemente ad ogni singhiozzo.
Io circondo il suo bacino con un braccio, ma nessuna sensazione mi attraversa. Mi sento un bicchiere vuoto.
Quando mi stacco, mi lascio sfuggire un piccolo sospiro, mentre tiro su con il naso, provando a cacciare via questo dolore che si fa man mano sempre più intenso proprio al centro del petto.
"Cosa mi è successo? Potete spiegarmi?"
"Hai fatto un incidente... eravate tu e Riccardo, tuo marito" Indica il ragazzo dagli occhi azzurri con lo sguardo, e io faccio lo stesso. Le sue parole mi colpiscono rapidamente. Mio marito? Quindi sono sposata? Sono sposata con lui?
Lo guardo con attenzione e quando noto il suo labbro inferiore tremare, mi rendo conto di quanto sia alta la sofferenza che prova in questo momento.
"Continua..." Sussurro a bassa voce a mia madre. Lei prende un profondo respiro.
"Avete fatto questo incidente a causa di una macchina che viaggiava in senso opposto al vostro. È stato un impatto frontale, e purtroppo non avete potuto evitarlo" Continua, provando a ricostruire un discorso che abbia senso. "Quando hanno chiamato i soccorsi, era già troppo tardi. Il colpevole dell'incidente è morto sul colpo, Riccardo ha subito soltanto una rottura al braccio, una lieve lesione alla gamba destra e qualche escoriazione sul viso... invece per te, la situazione è stata un po' più complicata" Cerca di trattenersi nel piangere, ma fallisce miseramente. Io guardo Riccardo, notando il gesso circondare il suo braccio molto delicatamente. "Ti prego, Cristiano... continua tu" Si volta verso l'uomo pelato al suo fianco, tentando un conforto sia fisico che psicologico. Lui la stringe a sé, per poi fare un passo verso la mia direzione.
"Sei mio padre?" Gli chiedo, guardandolo. La mia domanda fa bloccare sia i battiti del mio cuore che i suoi. È davvero brutto non riconoscere la famiglia che ti ha cresciuta e che ti ha amata.
Penso proprio che sia una delle cose più brutte che possano accadere ad una persona.
"Si, sono tuo padre" Afferma con un sospiro. "Hai avuto un grave trauma cranico, amore... sei stata in coma per quasi un mese. Ma non appena ti hanno trasferito in ospedale, hai lottato con forza contro un cesareo per far nascere la tua piccolina..."
Non so per quale motivo, ma alle sue parole sposto di scatto lo sguardo verso Riccardo, fissando i suoi occhi azzurri. Cosa vuol dire questo? Ero incinta?
"Quindi sono mamma?" Giuro che fatico a crederci.
"Si, è nata il giorno del vostro incidente, esattamente il dieci di Dicembre"
"Oddio mio" Mi prendo la testa fra le mani, non sapendo come gestirmi questa situazione. Non ricordo neanche il mio nome, eppure eccomi qui... Dio mio, sono mamma di una bambina che ancora non conosco, ma che sicuramente conoscerò molto presto. "E come sta? Adesso dov'è? Come si chiama? Non so, ditemi qualcosa" Sono terribilmente emozionata. Vorrei fare altre mille domande, ma le mie forze mi limitano a sussurrare soltanto queste.
"Sta bene, amore. È a casa con mia madre, la nostra bambina è un angelo, te lo giuro... il suo nome è Emma, e so perfettamente che non ricordi nulla, ma l'abbiamo scelto insieme non appena abbiamo scoperto che fosse una femminuccia" È Riccardo a rispondermi, e io seguo ogni sua singola parola con massima attenzione. "Lei ti ama. Ha solo un mesetto, eppure so perfettamente quanto sia immenso l'amore che prova nei tuoi confronti"
Scoppio a piangere all'improvviso. Ho mille motivi per farlo.
Mi sento impotente e tutto ciò che vorrei fare è semplicemente cacciare via ogni problema e tentare di ricordare tutto quanto, ma purtroppo si tratta di una cosa impossibile. "Ti prego non piangere" Lui appoggia la sua mano sulla mia guancia, cercando di rimettere insieme i pezzi del mio cuore.
"Non ce la faccio... ti giuro che non ce la faccio" Non lo guardo, semplicemente affondo il viso fra i palmi delle mie mani, nascondendomi dalla realtà che mi ha appena sconvolto l'esistenza.
"Chiamo un medico, va bene? Hai bisogno di essere visitata" Mormora con la voce impastata di tristezza. I miei genitori rimangono in silenzio, mentre, annuisco nel vuoto, non sapendo da dove iniziare questo nuovo percorso di vita che mi aspetta.

Ebbene si...💔
Cosa ne pensate di questo secondo capitolo? È triste, lo so...
Fatemi sapere ogni vostro pensiero, mi raccomando!
Siamo già in tendenza praticamente ovunque, e niente... vi amo. Ho finito le parole per ringraziarvi. Davvero.
Un'altra cosa! Vi ricordo che potete guardare il trailer di questa storia sulla mia pagina Instagram. Ci tengo davvero moltissimo🙏🏻
Vi auguro una buona serata.
Un bacio♥️
-Roberta💫

Gocce di memoria - Federica e RiccardoWhere stories live. Discover now