Capitolo 5.

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"Fummo catapultati in questo mondo totalmente nero, e penso non ci sia cosa più brutta e triste di questa"
Riccardo sospira. Io non dico nulla. Non riesco.
"Sono distrutta... i-io non credo di farcela" Mormoro dopo qualche secondo. La mia voce si spezza, incrinandosi proprio alla fine. Mi rendo conto di star piangendo solo quando percepisco un lieve bruciore proprio alle guance, e la cosa mi riduce totalmente in poltiglia.
Appoggio entrambe le mani sul viso, coprendo ogni emozione e costruendo un muro che possa, in qualche modo, dividermi da Riccardo e dal mondo circostante. Probabilmente ho bisogno di farlo. E per fortuna ci riesco.
Riesco con precisione a formare questa parete, che mi isola da tutto e da tutti, ma è proprio lui, mio marito, a romperlo del tutto, e lo fa stringendomi le dita e provando ad allontanarle.
Riesce a raggiungere il suo obiettivo l'istante successivo, e nel momento in cui, incastra i suoi occhi nei miei, mi sembra che l'immenso mare mi abbia totalmente inondata. Essi possiedono una tonalità molto chiara, cristallina e veramente indescrivibile.
"Ehi, no... non piangere, piccola" Farfuglia, dolcemente. Si avvicina a me, appoggiando la sua fronte contro la mia. Percepisco il suo respiro soffiare sulla mia pelle, e per un istante mi sembra che stia formando un percorso immaginario e poco allineato su di essa. "Non voglio vederti piangere. Assolutamente"
Io lo guardo e scuoto la testa piano. Mi sento crollare, e le braccia di Riccardo non sono abbastanza per potermi sorreggere.
"N-non riesco... mi sembra di morire. Te lo giuro. Vorrei che non fosse successo nulla, vorrei solo tornare normale. Solo questo" La confusione mi pervade, le forze dentro al mio corpo sembrano diminuire, mentre la visione di ogni singola cosa si presenta sfocata a causa delle lacrime che mi riempiono lo sguardo.
"Ma tu sei normale. Sei una persona normale come me, come tua madre, come tuo padre e come tutta la gente del mondo. Hai solo bisogno di tempo e di tanta forza per poter ricostruire la tua vita" Tenta di soccorrermi, ma ogni suo tentativo è vano e trasparente.
Penso che nessuno possa minimamente capire come mi sento.
"Non è vero. Io non mi sento normale! È cambiato tutto! Sono cambiata io, siamo cambiati noi, è cambiata la mia vita, il mio modo di vedere le cose e tutto ciò che possa costituire la mia persona" Affermo. Ogni singola parola che dico, viene pronunciata con un tono di voce molto basso, e penso che sia un bene sotto tanti punti di vista. L'ultima cosa che voglio è richiamare l'attenzione di tutti, medici compresi. "Non ricordo nulla, Riccardo. Non ricordo assolutamente niente e mi sento inutile. Che senso ha continuare tutto ciò? Che senso ha continuare la mia vita senza nessun ricordo?"
Le lacrime rigano le mie guance con una notevole velocità, e purtroppo non riesco a fermarle. Pur volendo, non ne ho le forze.
"Ma cosa diavolo stai dicendo? È vero che non hai nessun ricordo, ma il tuo cuore ne è a conoscenza. La tua mente ha dimenticato ogni cosa, ma il tuo cuore no... lui sa di cosa parlo e ne sono certo" Afferra la mia mano con delicatezza, portandola proprio sulla parte del mio petto. "Ci vuole un po' di tempo, ma ce la farai, amore. Riuscirai a fare ogni cosa, e noi torneremo quelli che eravamo prima"
Il nomignolo che mi ha assegnato mi fa sorridere. Nonostante la situazione fra me e lui sia abbastanza opaca, lui riesce a portare quel pizzico di lucidità che serve ad entrambi. "Io sono qui, e non vado via. Sono qui per te, chiaro? Mettitelo in testa" Inclina leggermente la testa soltanto per guardarmi negli occhi con un'intensità maggiore, e quando asciuga le lacrime che mi rigano le guance con le punte delle dita, vorrei soltanto sorridere e ringraziarlo per queste parole e per quell'immensa quantità di forza che mi ha appena regalato. Sembra scontato dirlo, ma ciò che dice mi fa bene al cuore. Mi fa bene all'anima. "E ti giuro che tra domani e dopodomani porterò qui Emma, hai bisogno di vederla. Te lo leggo negli occhi"
Si, è così. Il fatto di essere mamma e non conoscere la mia bimba mi distrugge, e molto probabilmente anche questo dettaglio è la causa di questi miei crolli che mi pervadono senza nessun tipo di permesso.
"È troppo piccola, non la faranno entrare" Sussurro a bassa voce, per poi sospirare dolcemente e ingoiare quell'immenso nodo alla gola, fatto di lacrime e tanto dolore. La nostra bimba è tanto fragile, e farle beccare qualcosa anche a lei è l'ultima cosa che voglio in questo momento.
"Infatti non entrerà... ci incontreremo giù in giardino, se te la sentirai di scendere"
"Si, certo. Voglio conoscere la creatura che ho messo al mondo" Al pensiero, sorrido. Un po' me la immagino. Probabilmente sarà bella come l'uomo che mi ritrovo di fronte.
"Ehi, abbiamo messo al mondo! Voglio anche io le mie piccoli soddisfazioni" Mi stuzzica. So perfettamente che queste parole profumano di puro amore, riesco a percepirlo.
Lo fa per rendere la situazione più leggera, la mia anima più luminosa e il mio sorriso più grande. Ne ho bisogno. Ne ho davvero un bisogno immenso.
"Scusa, abbiamo messo al mondo" Ripeto, ridacchiando dolcemente, mentre stringo le sue mani nelle mie. Le sue labbra si poggiano sulla mia fronte, lasciandomi un dolce e delicato bacio sulla pelle. Singhiozzo lievemente, mentre provo ad essere forte e non crollare in un pianto improvviso.
"Sai che ti assomiglia?" Non smette di accarezzarmi e guardarmi negli occhi. Anche lui sta piangendo, e me ne rendo conto quando una piccola lacrima lascia il contorno del suo occhio destro per scivolare lungo la guancia. La raccolgo con il polpastrello, accarezzando una parte del suo collo, con l'obiettivo di regalargli una carezza. Ci calmiamo a vicenda. Lui calma me e io calmo lui, e probabilmente l'amore è anche questo, no? Calmarsi e sostenersi a vicenda senza nessun tipo di freno e paura.
"Si?" Sussurro, guardandolo, volendo disperatamente che mi dica tutto quanto.
"Si, ha i tuoi stessi occhi, i tuoi stessi lineamenti, il tuo stesso nasino e il tuo stesso cuore" Le sue parole mi fanno sorridere. Quest'uomo ha la capacità di farmi felice anche con una sola sillaba. "Quando è nata ho subito notato questi particolari"
"È bello saperlo" Sorrido. "E dimmi com'è... ha la carnagione molto chiara? E i capelli? Ne ha molti?" Domando.
"La carnagione è molto ma molto chiara, quasi rosea. E no, capelli ne ha davvero pochissimi e li ha di un biondo un po' scuro. Molto simile al mio"
Accarezzo i suoi capelli, notando il color caramello delle sue ciocche.
Vorrei tanto chiedergli di vedere una foto, ma non voglio che il primo incontro tra me e mia figlia avvenga tramite uno schermo. Ho bisogno di vederla e ho bisogno di farlo di persona.
"Raccontami del parto" Sussurro. Non ho minimamente idea di come sia stato e voglio assolutamente sapere anche questo.
Lui prende un lungo respiro, forse per rilassarsi.
"È stato un po' lungo a causa delle tue condizioni. Non ho respirato per tutto il tempo, non riuscivo a stare calmo e avevo tanta paura di perdere entrambe... ma sapevo che ce l'avresti fatta. Eri totalmente incosciente, ma possedevi una forza davvero assurda" Mi racconta tristemente. "Hai sempre avuto il terrore del cesareo, eppure sei riuscita ad affrontarlo e ad uscirne vincitrice. Sei davvero unica, Fede. Hai dato vita a nostra figlia mentre stavi per spegnerti e credo che non ti ringrazierò mai abbastanza" Caccia via una piccola lacrima, per poi continuare. "Quando la sera ero a casa con Emma, la guardavo e giuro che vedevo te. Riuscivo a percepire la tua forza dentro di lei e non esisteva cosa più bella"
Santo Cielo. Ogni singola cosa raccontata mi fa venire i brividi e per un attimo penso a quanto possa essere stato frustrante averle vissute. È una situazione davvero difficile.
"Dio mio, ho davvero bisogno di incontrarla. Te lo giuro" Singhiozzo. Le emozioni che mi stanno attraversando l'anima in questo istante sono davvero tante e forti, e bloccarle risulta un compito quasi impossibile da fare.
"Lo so, e lo farai. Lo farai. Cercherò di permetterlo" Bisbiglia, sfregando la punta del suo naso contro la mia, fredda a causa di queste temperature davvero polari. Si, ho il freddo anche dentro, e la stagione invernale non c'entra nulla. Mi sento morire, e so che non posso fare assolutamente nulla al riguardo. Il dolore svanirà piano piano, fino a cancellarsi del tutto.
"Promettimelo" Sono disperata, e mentre singhiozzo, non posso fare altro che guardarlo negli occhi, cercando blocchi di rassicurazioni.
"Te lo prometto. Te lo prometto, Fede"
Le sue braccia mi circondano i fianchi con delicatezza, tirandomi verso di lui per stringermi in un abbraccio che profuma tanto di tenerezza e amore.
Il suo profumo mi invade all'istante, varcando la soglia del mio corpo con un'intensità davvero sconfinata. Questo abbraccio è la vita.
Ogni piccolo pezzo rotto del mio corpo sembra tornare intero piano piano, facendomi sorridere. "Ti amo"
Queste due piccole paroline mi ghiacciano all'improvviso, prendendomi alla sprovvista. Non so cosa dire, credo che la scelta più giusta sia rimanere in silenzio. In assoluto silenzio.
Schiudo le labbra e sospiro. Lui prende in mano la situazione. "So che non risponderai allo stesso modo, ma anche per questo serve del tempo... ce la metterò tutta per farti ritornare la Federica di prima, e sono più che certo che riuscirai ad amarmi proprio come ti ho sempre amato io" Sussurra dolcemente. "Devi solo fidarti di me. Lasciati andare, paperella"
Sorrido nel vuoto e lui se ne accorge, poiché mi segue. Rimango un po' confusa a causa di questo soprannome, ma non voglio chiedergli nulla. Lui sembra leggere i miei pensieri all'istante. "Ti ho sempre chiamata così da quando ci conosciamo. Posso continuare a farlo?"
"Si, ma perché proprio 'paperella'?" Gli domando, curiosa. Mi stacco lentamente soltanto per guardarlo negli occhi.
"Non c'è un motivo valido. Alcuni tuoi atteggiamenti mi ricordano le paperelle. Loro hanno quella sfumatura tenera, ma al tempo stesso riescono ad essere delicate e sexy, ecco... tu sei proprio così. Sei come loro" Mi spiega freneticamente, agitando le dita con lentezza.
"Lo prendo come un complimento" Affermo, appoggiando la fronte contro la sua spalla, per ritornare ad abbracciarlo. Ho bisogno del suo estremo calore.
"Lo è. Assolutamente"

Gocce di memoria - Federica e RiccardoWhere stories live. Discover now