46.

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Cole
"E poi mi sono alzato e sono uscito dalla classe, cioè ma ti rendi conto? Voleva che le scrivessi sulla lavagna quello che ha inventato quel coglione di Einstein!" scoppio nelle risate mentre butto la testa all'indietro.
È da circa mezz'ora che Will mi sta raccontando ciò che gli succede a scuola, a calcio, a casa, la sua vita. E mi interessa da morire.

"Voglio conoscere la tua prof" dico ridendo e mi passo una mano tra i capelli, lui sorride scuotendo la testa.

"Ho paura di mandarti da lei, potrebbe stuprarti" ridacchio alzandomi dalla sedia e mi siedo accanto a lui sul letto.

"Vuoi saperla una cosa?" gli domando mentre lui si mette comodo e mi guarda annuendo.

"Che cosa?" domanda curioso, sorrido tirando fuori il cellulare e vado nella galleria per mostrargli la foto dell'ecografia di Barbara, me l'ha mandata Dylan poche ore fa. Però il biondo sembra aver visto un fantasma e spalanca gli occhi guardando con attenzione la foto.

"C-che cos..." si volta verso di me spaventato e il suo respiro aumenta, all'inizio non capisco il perché della sua reazione ma subito dopo collego il tutto.

"No, no, no. Hai frainteso, papà. È l'ecografia di Barbara" gli dico, lui rimane ancora più scioccato e sorride d'istinto.

"Barbara? Vuoi dire, Barbara di zio Dylan?" mi domanda sbattendo le palpebre velocemente, annuisco leccandomi le labbra.

"Questo significa che avrò un cuginetto? Oddio si!" si alza dal letto con un sorriso a trentadue denti in volto.

"Quando nascerà? Dove sono loro adesso, possono venire qua?" mi bombarda di domande. Ridacchio alzando le spalle.

"Piano, comunque penso che nascerà tra molto tempo perché Barbara è ancora alla seconda settimana e adesso sono nel mio appartamento a Manhattan" lo accontento rispondendogli ad ogni domanda, ascolta il tutto attentamente e si passa una mano sul viso.

"Non ci credo, Barbara non era sterile?" mi chiede confuso, con le sopracciglia aggrottate. Alzo le sopracciglia con un enorme sorriso in volto.

"A quanto pare no" sussurro facendogli segno con la mano di sedersi accanto a me, lui corre subito e lo fa. Mi guarda sospirando.

"Mi racconteresti quello che ti succede a Manhattan?" la sua voce è dubbiosa, non è sicuro della sua domanda, probabilmente ha paura che io dica di no oppure che gli dica qualcosa di cui non vuole sapere l'esistenza.
Faccio il finto dubbioso per tenerlo in ansia apposta, ma poi decido di parlare.

"Beh, non è poi così tanto divertente, sai? Lavoro tutto il giorno e di notte faccio le riprese finali del film, ho pochissimo tempo libero. Solo qualche domenica posso concedermi di dormire e riposare, tutto l'altro tempo è occupato con il lavoro." gli sorrido per rassicurarlo. È la verità, non ho il tempo per nulla, solo lavoro, ma oggi avevo deciso di fare una cosa e l'ho fatta, vedere la mia famiglia, ne avevo un bisogno tremendo.

Sospira di sollievo e annuisce poggiando le mani dietro di se per potersi tenere.

"Perché non sei restato con Dylan?" mi chiede curioso, spalanco gli occhi mentre cerco di trattenere un sorriso.

"Non mi andava di fare il terzo incomodo, quindi gli ho lasciato casa libera" scoppia a ridere coinvolgendo anche me, però tutto questo viene interrotto dalla porta che si apre.

La solita donna sexy da paura si mostra con le braccia incrociate e l'espressione seria.

"Will dobbiamo iniziare la vigilia, vieni con me. Tu Cole puoi anche andare, qui vicino c'è un hotel" si sente chiaramente in colpa per quello che ha appena detto, o forse no.

Così Per Sempre Where stories live. Discover now