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Scusate per l'immenso ritardo. Buona lettura.

Il bussare sulla porta lo sveglia dal suo quasi pisolino. Si gira, balbettando un invito ad entrare, poi la sua porta si apre rivelando sua madre e, dietro di lei, suo padre. La preoccupazione è incisa sulla faccia di entrambi.

"William?"

"Non è mai stato William" borbotta, facendo sobbalzare leggermente sua madre. Si avvicinano facendo molti passi verso di lui.

"Bill." Si corregge, e qualcosa in questo gesto lo fa sorridere. Sembra una sorta di passo avanti. Gli piace sentirlo ancora. Gli ricorda quando aveva cinque anni e l'unica volta che lo chiamavano William era quando era nei guai.

Si siede e sua madre si siede dolcemente sul lato del letto e suo padre sulla sedia della scrivania. Sua madre porta le mani accuratamente sulle sue guance, esaminando la sua faccia e facendo una smorfia.

"Cosa è successo? Chi ti ha fatto questo?" Chiede e Bill si stringe nelle spalle.

"Sono capitato in una rissa."  Dice e il suo modo spensierato di farlo fa preoccupare ulteriormente sua madre.

"Voglio che tu stia a casa domani" insiste lei. "Dovresti riposarti un po' e lasciare che il gonfiore diminuisca" lui annuisce, silenziosamente grato. Non solo non ha fatto i compiti, ma ritrovarsi a faccia a faccia con Stanley e i suoi amici è una sfida contro se stesso.

"Tuo fratello ha detto molte cose a noi prima che ci ha portato a riflettere." Dice suo padre, sporgendosi un po' in avanti, con i gomiti sempre appoggiati alla sedia. "Vogliamo scusarci, per tutto. Sappiamo che è tardi e siamo ancora più dispiaciuti per non aver mai realizzato prima."

"È a-appost-"

"No, non lo è. " Lo interrompe sua madre. Lo guarda intensamente, alcune lacrime si tonno strada nei suoi occhi e li ricoprono. "Non siamo stati onesti con te. Noi sappiamo che non possiamo riparare tutto in una notte. Ci vorranno mesi, o forse anni per riparare ciò, ma vogliamo relazionarci con te ancora."

È una richiesta pesante, pensa Bill provare a digerire tutto ciò. È un processo difficile, veramente, quando solo poco prima i suoi genitori non avevano idea di quanto si sentisse terribilmente solo e spaventato il loro figlio. Loro non hanno mostrato rimorsi per le loro azioni prima ď ora. Bill pensa che lo vorrebbe, tanto, veramente, quindi annuisce.

"Ma io ho bisogno di sapere che questo non è solo una commedia." Dice Bill e sua madre e suo padre si guardano l'un l'altro.

"Non mentiremmo su questo." Dice suo padre. "Non saremmo stati dei bravi genitori per te. Non abbiamo fatto nulla di tutto questo, come la sparizione di Georgie, facile per te. Lo sappiamo è vogliamo chiederti di farci riprovare e fare la cosa giusta."

"Okay." Un sorriso compare sul volto di sua madre, che dice più di mille parole. È stata onesta su quello che ha detto, lei vorrebbe riprovarci.

"Io voglio scusarmi per prima cosa per quello che ho detto sull'essere gay." Dice sua madre. "È stato l'istinto. Io redigo la religione, sono molto tranquilla ed ero convinta che fosse sbagliato. So che non posso dare tutta la colpa solo alla mia educazione, ma ho realizzato che questo è quello che sei. Voglio provare a capirlo, essere d'accordo su questo e magari esserci al tuo matrimonio. Se mi inviterai, certamente. Io ti accetto, mi dispiace."

Bill si morde le labbra, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Abbraccia forte sua madre. Sembra sorpresa inizialmente, ma poi ricambia l'abbraccio. Sono seduti lì, in un abbraccio in cui si scambiano tutti i sentimenti provati fino ad ora, quando Bill si stacca, è pieno di lacrime sul suo viso.

"I-i-io non s-so cosa d-d-dire, g-grazie" cerca di dire lui.

"Non devi ringraziarci, figliolo. Noi ti amiamo." Dice sua madre. "Ora, vorrei chiederti un pò di cose." Gli occhi di Bill si spalancano e guarda suo padre, che anche lui ha lo sguardo molto confuso.

"Zach, sei libero di andare se vuoi, devo fare del gossip sui ragazzi con mio figlio."

"Grazie tesoro per farmi andare via" dice suo padre e Bill ridacchia.

"Quindi" sua madre dice a suo marito indicando la porta è invitandolo ad uscire. "Parlami di questo ragazzo che ti piace tanto."

"Cosa intendi?"

"Intendo, il ragazzo che ovviamente hai visto, con cui ti sei frequentato. So che non sgattaiolavi fuori la notte per niente, Bill." Ancora una volta, il nome sulle sue labbra fa sorridere Bill. Ruota gli occhi leggermente.

"Nessuno." Dice, lui ora potrebbe essere stato sostituito da Patricia, ma non vuole essere rimpiazzato nella vita di Stanley. Lui non è uno stronzo.

"Oh,davvero?" La madre di Bill solleva le sopracciglia. "Non devi dirmi per forza il suo nome, ma voglio sapere l'intera storia. Quando hai rotto con Beverly, quando hai iniziato ad uscire con un altro, forse dirmi come ti sei procurato queste botte, quando eri a-"

"Okay, okay" dice Bill, ridendo. Allora, inizia a raccontare. Tutto.

Le racconta di quando ha rotto con Beverly e di come lei lo ha accettato. Del gioco dei sette minuti in paradiso e il sentimento che ha provato. Le parla dell'accordo con Stan di tenerlo segreto e dell'anno successivo. Le dice di quando Georgie l'ha scoperto, quando Beverly l'ha scoperto e di quando ha perso la verginità. Bill le dice di Patricia e della festa in cui ha visto Bill e Stan e delle conseguenze. Sul finale è in lacrime e sua madre lo abbraccia dicendogli di sfogarsi.

Lei non dice che va tutto bene, perché sa che non è così. Sa che Bill ha il cuore spezzato e,  ora come ora, non sta bene. Ma non vuole mentirgli.

Alla fine, Bill non ha mai usato il nome di Stan e Patricia. Perché Bill odia Patricia Blum. Lui non è una puttana come Patricia.

***
Io che risorgo magicamente dopo mesi. Ye. Come state? Come state passando la quarantena? Io mi annoio molto, tenetemi compagnia nei commenti :(

lipstick +stenbrough [Italian translation] Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz