25. Cosa dovrei fare?

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Ella.

Domenica 7 Ottobre.

《Sei sicura di volerlo fare?》 Mi chiede Maddie una volta arrivate davanti alla porta di casa di Carter.

Dopo avermi informata sul fatto che Hunter si era ridotto uno straccio e che aveva chiesto di me, per un momento ho pensato di aver sentito male. Poi Maddie l'ha ripetuto, e ho capito che invece avevo sentito benissimo.
Eppure non riesco a capacitarmene, perché ha chiesto di vedermi?
E se so che sto facendo solo del male a me stessa, perché mi sono precipitata qui, senza nemmeno dare spiegazioni a Curtis?
Ho già tre sue chiamate perse, ma ora come ora, con la testa piena di dubbi e pensieri, non saprei neanche inventarmi una balla credibile. Spero solo che Kat mi abbia coperta.

《Si.》 Dico solo, cercando di smettere di pensare a ciò che potrebbe succedere. Voglio agire di pancia e seguire l'istinto, ma devo comunque stare attenta.

Maddie evidentemente deve aver già avvertito Carter del nostro arrivo, perché viene subito ad aprirci tutto trafelato, senza darmi il tempo di suonare il campanello.

《È in cuicina.》 Si sposta per farci passare, la faccia contratta in una smorfia di preoccupazione che proprio non gli si addice, visto che l'ho sempre visto calmo e impassibile.

Mi guardo intorno per cercare di orientarmi, Carter si è fermato a mettere in ordine il porta ombrelli rovesciato a terra.

《Da quella parte.》 Maddie al mio fianco mi indica una porta chiusa che da sul corridoio d'entrata.

Mi volto. 《Hunter è lì?》 Chiedo  cercando di mandare giù l'improvviso groppo amaro in gola.

《Si. È meglio se vai da sola, mi ha praticamente cacciato via. Vuole vedere solo te.》 Abbassa la voce all'ultima frase distogliendo lo sguardo dal mio. Maddie si acciglia e fa per dirgli qualcosa, ma gli ho già voltato le spalle e il cuore che mi rimbomba accellerato nelle orecchie mi impedisce di sentire il resto della conversazione.

Solo ora noto una scia di oggetti rotti a terra: quello che sembra un vaso, due cornici e dei piatti. Scommetto di sapere a chi appartiene questo disastro.

Fossi in Carter lo avrei cacciato fuori a calci. Come si permette di distruggere tutto così? E se fossero oggetti con un importante valore affettivo? Capisco l'essere arrabbiato col mondo, ma questa è mancanza di rispetto verso l'amico.

Cerco di reprimere il mio perbenismo e mi convinco a proseguire.

Deglutisco avanzando incerta, raggiungendo la maniglia. La abbasso cauta ed entro, provando a reprimere la voce nella mia testa che mi dice di fuggire:

Ci sono piatti e bicchieri rotti ovunque e qualche chiazza di sangue, le sedie rovesciate sul pavimento ma intatte. Lo sguardo percorre tutto il pavimento fino a raggiungere la figura di un ragazzo distrutto non solo fisicamente, ma anche emotivamente, visto lo sguardo vuoto, ma al contempo disperato. Mi chiudo la porta alle spalle.

《Che diamine...》 gli occhi mi cadono sulle nocche sbucciate e su tutto il sangue presente sui suoi abiti. Lo raggiungo a passi incerti, sbalordita dalla situazione: tutto mi sarei aspettata, ma non questo. Mi chino di fianco alle sue lunghe gambe stese.

𝐃𝐎𝐖𝐍 𝐁𝐄𝐋𝐎𝐖 - ɴᴏɴ ғᴀʀᴛɪ ᴛʀᴀsᴄɪɴᴀʀᴇ ɪɴ ʙᴀssᴏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora