13. Smettila di scusarti per cose di cui non devi.

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Ella.

Mercoledì 26 settembre.

-

Che cosa ci...- non riesco a finire la frase perché Hunter entra richiudendosi la porta alle spalle.
Ha il fiatone, la maglietta grigia sottile strappata all'altezza della clavicola e lo sguardo vacuo. Ma ad attirare di più la mia attenzione è il grosso taglio che si estende su tutta la guancia sinistra.
Faccio per parlare, ma lui mi attira a se posandomi una mano sulla bocca.

-Non urlare piccola El, o ci ammazzano a tutti e due.- afferma piano ed io spalanco gli occhi terrorizzata.

-È uno scherzo vero?- dico con voce ovattata dalla mano.
Scuote la testa tornando a guardarmi intensamente negli occhi.

-Se ti lascio mi prometti che non urlerai?- ora il suo tono è un sussurro.

Tutto questo è surreale. Devo essermi addormentata in cucina ed ora sono in una specie di sogno collaudabile, troppo reale per essere riconosciuto come tale.
Cerca di richiamare la mia attenzione, visto che non gli ho risposto.

-Se non mi dici subito perché sei qui chiamo la polizia.- lo trafiggo con lo sguardo, cercando di liberarmi dalla sua stretta.
Ridacchia -Ci sono ragazze che pagherebbero per stare al suo posto, ma lei vuole chiamare la polizia.- fa in tono sarcastico rivolgendosi a se stesso.
-A me non importa cosa vogliono le altre. Piombi qui nel bel mezzo della notte, mettendo anche a rischio la mia vita!- esclamo.

-Ehi, non mi hanno visto entrare qui, non ti avrei mai messa in pericolo.- aggrotta le sopracciglia.

Rimango in silenzio, non sapendo cos'altro aggiungere.

-Ti ho vista dalla finestra, eri in cucina. Sapevo che eri sveglia.- strabuzzo gli occhi per la milionesima volta da quando è entrato.

-Ora cosa sei? Uno stalker? E poi non mi hai ancora detto cosa ci fai qui.- mi dimeno ancora una volta.
Sbuffa e, con poca delicatezza, mi sbatte di schiena sulla porta, con le braccia ai lati della mia testa. Di nuovo.

-Ci provi gusto a vedermi intrappolata? Mi hai fatto male all'osso sacro.- torreggia su di me e non fa altro che guardare dallo spioncino sopra la mia testa. -Ricordi che ti avevo promesso un calcio nei gioielli se ti fossi avvicinato senza il mio permesso?-

-Sssh. Vorrà dire che dopo ti farò un massaggio- torna con la mano sopra la mia bocca e preme il corpo sul mio, ignorando deliberatamente la mia domanda.

"Non c'è bisogno di diventare una cosa sola" penso fra me e me.

-Li senti?- sussurra a pochi centimetri dalla mia faccia.
Mannaggia a Curtis che mi ha insegnato a cogliere i doppi sensi.
Lo guardo confusa mentre lui mi intima di ascoltare.
Effettivamente, da fuori provengono varie voci maschili, sembra che siano vicini al viale di casa mia.
Mi libero dalla sua mano sulla bocca.
-Se non mi dici immediatamente cosa sta succedendo urlo così forte da farmi sentire fino a New York.-
Sospira, allontanandosi di un poco.
-Le voci che hai sentito prima lì fuori, appartengono a delle persone che, fidati, non vorresti incontrare. Ero ad una festa e ci ho provato con la ragazza sbagliata, o meglio, è stata lei a strusciarsi su di me. Ho tirato un pugno al fidanzato di lei, lui ha chiamato gli amici e mi hanno rincorso per mezza San Diego.- restiamo in silenzio per qualche secondo, in ascolto. Devono essersene andati perché siamo piombati di nuovo nel silenzio più totale, se non fosse per i nostri respiri affannosi.

-E perché sei venuto qui?- chiedo.

-Ero in zona e mi è sembrata l'unica cosa da fare per uscire da quella situazione. Di solito non sono uno che scappa di fronte ad una rissa, ma erano quattro o cinque, dei tipi loschi, probabilmente mi avrebbero ammazzato. Io abito da tutt'altra parte.- si passa una mano fra i capelli.

𝐃𝐎𝐖𝐍 𝐁𝐄𝐋𝐎𝐖 - ɴᴏɴ ғᴀʀᴛɪ ᴛʀᴀsᴄɪɴᴀʀᴇ ɪɴ ʙᴀssᴏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora