15. Antonio Banderas

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Hunter.

Giovedì 27 settembre.

Il sole è in alto da un po' e non so di preciso che ore siano. Forse le cinque o le sei di mattina. Non ho intenzione di muovere un solo muscolo, neanche per accertarmi di riuscire a tornare a casa in tempo. Lei dorme beata al mio fianco e, mentre la osservo, non faccio altro che pensare a tutto quello che è successo ieri.
Mi sono messo nei guai, come faccio spesso da qualche anno a questa parte, ma ieri l'ho combinata bella grossa, quei tipi avrebbero potuto uccidermi.
Ho mentito quando le ho detto di non conoscere nessuno nei paraggi, perché Jay abita a due isolati da qua, ma se non fossi venuto qui non sarei riuscito ad avvicinarmi così tanto a lei.
Tutto mi sarei aspettato, tranne che si aprisse in quel modo con me e che io facessi altrettanto con lei. Le ho riferito più di quanto abbia mai detto ai miei amici su di me, e la cosa che mi terrorizza è che io l'abbia fatto senza pensarci due volte.
Quando sono entrato in contatto con lei fino a sentirla scorrermi nelle vene non esisteva più vendetta, c'era solo Ella che si spogliava di tutte le sue sicurezze mentre mi stringeva a se come fossi l'ultimo baluardo a cui aggrapparsi. E questo non va bene.
Non va bene il modo in cui ha saputo tenermi mentre mi perdevo fra i miei pensieri contorti, non va bene il modo in cui, seppur per poco tempo, sia riuscita a silenziare il frastuono che c'è nella mia mente.
Non va bene che io la guardi dormire con quel suo volto angelico, il naso all'insù e le labbra carnose perennemente imbronciate, non va bene che le accarezzi una guancia e senta un calore mai provato prima irradiarsi nel petto.

Forse Jayden ha ragione, sto facendo solo un'enorme cazzata. Qui, fra le mie braccia, non sembra essere responsabile di tutti gli eventi di quella notte.
Forse lei non merita davvero il dolore.

Poi però penso al mio di malessere, quello che ho provato la sera di tre anni fa, quando la mia vita si è spezzata per la seconda volta.
Quando mi hanno detto che probabilmente, quegli occhi verdi così simili ai miei, non si sarebbero più dischiusi.

E allora mi rimangio tutto, mi convinco di star facendo la cosa giusta e che questa sia l'unica strada verso la redenzione.

Mi scosto velocemente da lei, come se scottasse, rimetto le scarpe e mi soffermo un secondo a guardare il piccolo giaciglio che aveva creato per me ieri sera.
Probabilmente le ho fatto pena, o non mi avrebbe mai permesso di dormire con lei.

Mi decido ad uscire dalla finestra e a lasciare dentro questa stanza qualunque cosa sia successa ieri.

Ella.

Giovedì 27 settembre.

Questa mattina sono proprio di cattivo umore e non so a cosa dare la colpa; se al fatto che mi sia arrivato il ciclo e abbia dolori allucinanti allo stomaco e ai reni, o se al fatto che, quando sono arrivata a scuola, Hunter non mi abbia degnata nemmeno di uno sguardo.
Mi sono sentita schifosamente presa in giro, credevo che ieri io e lui avessimo condiviso qualcosa di importante e che fossimo sulla buona strada per diventare, non dico buoni amici, ma almeno due persone che sanno rapportarsi in modo civile, senza urlarsi contro o trovarsi a distanze troppo ravvicinate che mettono in un certo disagio.
Invece mi sono ritrovata a fare la figura della stupida quando ho alzato una mano per salutarlo, nonostante mi sia costato molto vista la mia timidezza, e lui mi ha completamente ignorata, fiondandosi sulla bocca della bionda al suo fianco, niente meno di Isabelle Jones, alias bellissima ragazza, alias capo cheerleader, alias persona un po' superficiale che tutti temono in questa dannata scuola. A me non ha mai dato fastidio, ma l'ho vista molte volte fare l'arrogante con altre ragazze.

Decido di ignorare a mia volta il suo comportamento, lo facevo un po' più maturo. Forse tutto quello che mi ha mostrato ieri è stata una qualche copertura per portarmi a letto, cosa di cui l'ho già accusato una volta e dall'atteggiamento che sta mostrando credo che sia stato proprio così. Mi sento così ridicola per aver creduto alla sua giustificazione. In seguito gli avrò fatto pena visto che ho pianto come una bambina e quindi non si è preso tanto disturbo.
Eppure, mentre mi era vicino, ero convinta che non stesse mentendo. Tutte le emozioni che ho visto passare nei suoi occhi lucenti: la paura, la tristezza e forse anche un pizzico di senso di colpa, sembravano reali.
Ma probabilmente mi sono soltanto illusa.

Non ho intenzione di perdere tempo con queste sciocchezze, non me lo posso permettere in questo momento, per cui decido di ignorare il fastidio che cresce dentro di me e di avviarmi alla mia prossima lezione.

Quando arrivo in classe sono l'unica, dato che la campanella è suonata solo da qualche secondo. Ne approfitto per ripassare un po' gli ultimi paragrafi, il professore di storia è un amante delle interrogazioni a tappeto.

Quando sento tirare una ciocca di capelli rinsavisco dal mio stato di concentrazione e mi volto, notando Jayden dietro di me. Presa com'ero dalla lettura non ho notato che la classe aveva iniziato a riempirsi.

《Ehi studentessa modello.》 mi saluta sfoggiando un sorriso allegro ed io ricambio.
Vorrei tanto chiedergli cos'aveva il giorno in cui è praticamente fuggito dalla classe, ma non sono affari miei, per cui mi limito a ricambiare il saluto e a voltarmi completamente verso di lui.

《Oggi pomeriggio pensavo di invitare un po' di gente a casa, i soliti, se ti va puoi venire. Ci sarà anche Maddie.》 afferma iniziando a giocare con una ciocca dei miei capelli.
Normalmente, un carattere così esuberante ed espansivo mi darebbe quasi fastidio, visto che io sono dedita all'opposto, ma la sua frizzantezza in un certo senso mi piace.

《Penso che vada bene. Grazie per l'invito.》Sorrido.《Posso chiedere chi ci sarà? Solo per curiosità.》

《Oh, una cosa tranquilla, io e te, i due piccioncini, Kevin, Mark ed Hunter.》 all'ultimo nome che pronuncia sono quasi tentata di rifiutare cortesemente, ma lui mi precede.
《Mi sono accorto che tra voi non scorre esattamente buon sangue, ma Hunter non è freddo e cattivo come vuole far credere.》 vorrei potergli rispondere che lo so già, visto come mi ha coccolata la sera precedente. Ma ora so che la sua era solo finzione e non posso evitare di arrossire al pensiero di essermi fatta ingannare da lui così facilmente.

Probabilmente voleva solo provare il brivido di stare vicino ad una "suora", come mi aveva definita. Probabilmente lo pensa davvero.
Ed io sono ancora qui a rimurginarci sopra.
Sto dando troppo potere alle sue azioni.
Colta da un improvviso moto di sfida accetto l'offerta, mi spiega che ci troveremo lì tutti per le quattro e che probabilmente ci vedremo un film.
Non pensavo che ragazzi come loro, che si spaccano di feste, alcol e ragazze ogni fine settimana, si potessero divertire a passare una serata così. Ma ultimamente mi sto ricredendo praticamente su tutto.

***

《Ti vuoi muovere! Sono qua sotto da dieci minuti!》 urla quella pazza di Maddie da sotto casa mia.

Abbiamo deciso di raggiungere casa di Jay a piedi, visto che abita solo a pochi isolati da qui. Quando sono tornata a casa però ho avuto giusto il tempo per studiare e fare una doccia molto velocemente, per questo ora sono in ritardo e sto facendo arrabbiare la mia migliore amica.

《Ella Katherina Monroe, se non ti sbrighi a portare il tuo bel culetto di sotto giuro che mi incammino da sola!》 mi affaccio alla finestra per dirle di abbassare i toni, na noto che è troppo tardi.
La signora Winslet, una dolce - si fa per dire - donna alquanto anziana, si è già affacciata dalla finestra davanti a casa mia.

《Ragazzina scostumata, che modi sono questi? Urlare in quella maniera in mezzo alla strada, ma le sembra il caso?》 oh, caspita.
《Signora, con tutto il rispetto, ora sono già abbastanza irritata visto che la mia amica è una lumaca, potrebbe tornare a sbavare dietro Antonio Banderas in Televisione e lasciarmi sfogare la mia frustrazione?》 l'ho sempre sostenuto che le manca qualche rotella.
《Oh, giovani donne senza contegno.》 la signora Winslet chiude la finestra e Maddie torna a guardarmi male.
《Non guardarmi così! Sto scendendo!》 mi farà impazzire prima o poi.

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𝐃𝐎𝐖𝐍 𝐁𝐄𝐋𝐎𝐖 - ɴᴏɴ ғᴀʀᴛɪ ᴛʀᴀsᴄɪɴᴀʀᴇ ɪɴ ʙᴀssᴏWhere stories live. Discover now